Scandalo a Hollywood: Harmony Destiny
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Anteprima del libro
Scandalo a Hollywood - Jules Bennett
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Caught In The Spotlight
Harlequin Desire
© 2012 Jules Bennett
Traduzione di Franca Valente
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-078-1
1
Quando quella femmina mezza nuda che grondava acqua gridò il suo nome, Bronson Dane non tentò neppure di distogliere lo sguardo dal suo corpo.
La segretaria personale di sua madre sapeva di sicuro come attirare l’attenzione di un uomo, era coperta solo da un corto asciugamano che lasciava esposta molta parte della sua pelle luminosa.
«Signor Dane» ripeté lei, stringendosi l’asciugamano al petto con entrambe le mani. Si era bloccata di colpo quando, uscendo dal bagno, l’aveva visto fermo presso la scrivania della madre.
«Non c’è bisogno di essere formali quando si indossa solo un asciugamano, chiamami pure Bronson.»
Lui infilò le mani nelle tasche dei pantaloni, contento di essersi tolto la giacca, perché la temperatura si era alzata di almeno dieci gradi. «Dov’è mia madre, e perché diavolo ti stavi facendo la doccia nel suo bagno?»
Gli occhi enormi, scuri quasi come i capelli di ebano, sbatterono velocemente. «Olivia starà via tutto il giorno. Uso spesso la palestra e, dato che oggi lavoro, mi ha detto di venirmi a rinfrescare qui, invece di correre al mio cottage.»
Bronson borbottò una parolaccia per l’ingenuità di sua madre. Già non gli piaceva l’dea che la ragazza vivesse nella loro proprietà, ma ora le aveva lasciato prendere in mano le redini della casa? Non aveva imparato la lezione dopo l’esperienza dell’ultima leale assistente? Quando si sarebbe resa conto che non poteva fidarsi di ogni ragazza che sembrava avere un aspetto innocente?
Erano a Hollywood, accidenti. Le menzogne e la manipolazione degli altri erano cose di tutti i giorni, come la chirurgia estetica.
«Mi dispiace, signor Dane. Non avevo idea che sarebbe arrivato qualcuno» continuò Mia raddrizzando le spalle, come se una conversazione con addosso solo una striscia di spugna fosse una cosa normale. «Ma lei non doveva essere in Australia a girare il film fino alla prossima settimana?»
«Chiamami Bronson» le ricordò lui, stringendo i denti, mentre l’effluvio di fiori che emanava dal bagno gli arrivava alle narici. «Abbiamo terminato una settimana prima, sono passato a parlare con la mamma del festival cinematografico che si terrà la prossima settimana. Ti ha detto quando sarebbe tornata?»
«Nel tardo pomeriggio. Pranzerà col suo avvocato per discutere del contratto del nuovo libro.» Le nocche che stringevano l’asciugamano sul petto diventarono bianche, mentre lei attraversava la stanza. «Se mi vuole scusare, quando sono entrata ho gettato la mia borsa sulla sedia della scrivania.»
Prima che lei riuscisse a passargli accanto lui la bloccò afferrando la sua borsa di pelle. Lei tentò di prenderla, ma Bronson la teneva lontano. Non si fidava di Mia, soprattutto perché prima era stata una stretta collaboratrice dell’uomo che più disprezzava nel campo cinematografico, Anthony Price. Lo odiava con ogni fibra del suo essere. Ma in quel momento non voleva pensarci.
La madre gli aveva assicurato che Mia era una bambolina, assolutamente affidabile e servizievole. Perfino sua sorella Vittoria aveva preso le difese di Mia, dicendogli persino che si era sentita subito in sintonia con la nuova assistente della madre.
D’accordo, ormai la ragazza era lì da sei mesi, ma com’era possibile che, in così breve tempo, la madre e la sorella fossero diventate delle sostenitrici tanto convinte?
Lui, però, non era cieco. Non si sarebbe mai aspettato che Anthony si sarebbe abbassato a un livello tale da mandare Mia Spinelli a spiarlo.
Ciò che lo irritava maggiormente erano i pettegolezzi riguardanti una relazione poco professionale tra Anthony e Mia. Bronson era ancora seccato dal fatto che la madre avesse assunto Mia mentre lui si trovava a girare in Australia. Sua madre poteva avere qualsiasi assistente volesse, perché aveva scelto proprio una che aveva lavorato per l’uomo che era all’origine di un’esperienza devastante per Bronson?
La macchina dei pettegolezzi di Hollywood aveva attribuito all’affascinante Mia la crisi del solido matrimonio di Anthony. Non erano affari suoi sapere con chi lei dormisse, ma lo diventavano se la donna avesse riportato i segreti della famiglia Dane al proprio amante.
Bronson e sua madre stavano lavorando in tutta segretezza a un grande film, e i media avrebbero dato la vita per metterci le mani sopra. Erano anni che perfezionavano quel progetto, non aveva dubbi che Anthony, il più grande regista di Hollywood, volesse ottenere quante più informazioni possibili per potersi assicurare il lavoro. Se sua madre non era sospettosa, lui invece non avrebbe certo abbassato la guardia tanto presto.
Bronson intendeva scoprire le intenzioni di quell’assistente tanto opportunamente inserita nella loro vita. Forse voleva impossessarsi della sceneggiatura per poi tornarsene tra le lenzuola di Anthony. Il pensiero di quella sirena sensuale a letto col demonio gli procurò un nodo allo stomaco.
Le lanciò la borsa, solo perché voleva che si vestisse. Il suo profumo di fiori gli impediva di concentrarsi, e non era contento dell’attrazione immediata che sentiva per l’amante del suo nemico.
«Vestiti, poi parliamo.»
Con un cenno di assenso la ragazza si voltò per entrare nel bagno, chiudendosi la porta alle spalle. Nella sua agenda Bronson non aveva tempo per pensieri lussuriosi, e si sentì un idiota per avere permesso che gli si insinuassero nella mente. Il suo principale obiettivo, per ora, era di cercare di tenere sua madre e sua sorella, la famosa disegnatrice di moda, fuori da altri scandali.
L’ultima assistente della madre aveva rubato mezzo milione di dollari dal conto personale di Olivia. I giornali amavano sguazzare negli affari della famiglia Dane, perciò ci voleva molta cautela nello scegliere le persone che lasciavano entrare nella loro vita, soprattutto se volevano mantenere il segreto sulla sceneggiatura del nuovo film.
Da quando era entrato nell’ufficio della madre aveva sentito la pressione alzarsi. Olivia Dane era un’icona, i media avrebbero tanto voluto gettarle un po’ di fango addosso. Avevano un metodo infallibile per rivoltare anche le cose più innocenti e farle sembrare sordide.
Olivia Dane era ancora molto amata a Hollywood, il numero dei film in cui aveva recitato non era mai più stato raggiunto da altre attrici nell’industria cinematografica, tanto che anni prima era stata soprannominata la Grande Dane. I media la amavano, ed era proprio il motivo per cui doveva tenere d’occhio la nuova assistente.
Quando Mia emerse dal bagno indossava un paio di pantaloni al polpaccio bianchi e una camicetta nera senza maniche. Si era arrotolata i lunghi capelli neri in una crocchia bassa sulla nuca. I piedi scalzi avevano le unghie laccate di rosa. Dal collo le pendeva un semplice portaritratti d’oro.
Tutto in lei gridava innocenza e semplicità. Allora, perché diavolo era finita lì a lavorare fianco a fianco con la donna più sofisticata e ricercata di Hollywood?
Olivia gli aveva raccontato delle credenziali impeccabili della ragazza, di quanto fosse ansiosa di lasciare il lavoro precedente, con Anthony. Forse non aveva voluto scatenare ulteriori pettegolezzi, rischiando di gettare ancora di più nel fango la vita privata del suo ex capo.
Olivia aveva espresso la propria ammirazione per le persone che anteponevano i bisogni degli altri ai propri. La madre gli aveva anche assicurato che un controllo sul passato della ragazza aveva confermato ciò che pensava di lei fin dall’inizio. Mia era stata dichiarata senza macchia e perfetta per quel lavoro.
Sulla carta una persona poteva anche sembrare ineccepibile, e Mia sembrava innocente come un angelo, ma Bronson voleva saperne di più su quell’acqua cheta chiamata signorina Spinelli. Una donna che, nonostante per Olivia Dane risultasse senza macchia, forse andava ancora a letto con Anthony e faceva la spia per lui.
Il destino gli aveva offerto un’opportunità perfetta. Trascorrere un po’ di tempo da soli con una persona era il modo migliore per imparare a conoscerla. Mia non avrebbe potuto evitare di soccombere al fascino di Bronson, se le avesse chiesto di accompagnarlo al festival cinematografico di Cannes, con la sua atmosfera sensualmente esotica. Non per niente era stato nominato l’uomo più sexy del mondo dal settimanale People.
«Ho una proposta da farti» le disse lui. «Andrai a Cannes con mia madre, vero?»
Mia annuì.
«Ci sono cerimonie ogni sera, seguite da feste. Desidero che tu sia la mia accompagnatrice per quegli eventi.»
«La tua accompagnatrice?» domandò lei con gli occhi sbarrati. «Ma lavorerò solo con Olivia, non era nei miei piani partecipare alle feste.»
Anche lui non aveva progettato di portarsela dietro come accompagnatrice e, ancora meno, non aveva previsto che l’immagine di lei coperta solo di gocce iridescenti e da un minuscolo asciugamano lo colpisse così tanto. Avrebbe potuto invitare qualsiasi donna, ma non voleva intrattenere e coccolare qualche diva. Questa sconosciuta sarebbe stata la compagna ideale. Bronson era stato sul set per tutto il tempo in cui Mia aveva lavorato con sua madre e nessuna opportunità sarebbe stata migliore per conoscere la ragazza se non farne la propria accompagnatrice per cinque notti di seguito.
«Non credo sia una buona idea» commentò Mia sedendosi alla scrivania per accendere il computer. «Sono piuttosto impegnata con Olivia, so che lavoreremo tanto anche a Cannes perché vuole cercare di finire il libro entro l’estate.»
Bronson si posizionò davanti alla scrivania a fissare le dita delicate, prive di anelli, che scorrevano sulla tastiera. «Ti assicuro che mia madre non avrà nulla da obiettare al fatto che tu sia la mia accompagnatrice. Vedi solo di arrivare in tempo sull’aereo e di portare un bagaglio leggero. Farò spedire da Victoria tutti gli abiti di cui avrai bisogno.»
Lo guardò dallo schermo mordicchiandosi le labbra. «Ma perché proprio io?»
«Perché non proprio tu?» ribatté lui, sempre più compiaciuto dell’idea.
«Sono solo un’assistente.»
Bronson scrollò le spalle. «È un motivo in più. A meno che tu non voglia apparire in mia compagnia a causa del tuo recente scandalo con il tuo ex datore di lavoro.» Lui si chinò per sussurrarle: «Oppure hai un amante geloso».
Mia spalancò gli occhi. «Non riesco a credere che con tutte le donne che conosci tu voglia portare proprio me.»
Mia aveva evitato la domanda con molta abilità, ma per questa volta avrebbe fatto finta di nulla.
«Sarò sincero.» Si appoggiò sui palmi delle mani rivolgendole un ghigno storto, poi si tirò leggermente indietro, per non sembrare troppo opprimente. «Sono protettivo con mia madre. Voglio cogliere l’occasione per conoscerti meglio.»
Sul viso di Mia si diffuse un sorriso meravigliosamente tentatore. «Capisco benissimo ciò che intendi. In questo caso sarò contenta di accompagnarti, a patto che Olivia sia d’accordo.»
Bronson si raddrizzò restituendole il sorriso. «Lo sarà, credimi.»
Credimi.
Erano passati quattro giorni da quando Bronson le aveva scoccato quel sorriso sensuale, convincendola a trasformare quel viaggio di lavoro in qualcosa di più mondano.
Avrebbe dovuto dirgli brutalmente no. Non le avrebbe chiesto di partecipare alle feste e alle cerimonie con lui se avesse conosciuto il segreto che lei custodiva. Un segreto che avrebbe rovinato il solido legame che univa la famiglia Dane
Mia si riscosse dal senso di colpa che provava per concentrarsi sulla sua missione immediata: si trovava a Cannes, e sarebbe andata in giro al braccio dello scapolo più sexy di Hollywood. Sarebbe dovuta apparire al proprio meglio.
Non sarebbe stato un problema. Aveva cinque creazioni originali di Victoria Dane. Mia si mosse nella suite di lusso, restando ancora una volta senza fiato. Olivia le aveva spiegato