Una ribelle per lo sceicco: Harmony Collezione
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Quando però Regan causa accidentalmente una tempesta mediatica, Jaeger si trova costretto a rimediare in fretta e l'unica soluzione è quella di sposarla. Il loro fidanzamento sarà ovviamente una farsa, ma le scintille che crepitano tra loro sono invece pericolosamente reali.
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Anteprima del libro
Una ribelle per lo sceicco - Michelle Conder
successivo.
1
«Sono addolorato, Vostra Maestà, ma non abbiamo nuove informazioni su dove si trovi vostra sorella.»
Jaeger al Hadrid, re di Santara, annuì, per poi voltare le spalle al suo anziano consigliere dai capelli argentati. Osservò il panorama della città di Aran che si poteva godere dalle finestre ad arco dell'ufficio del suo palazzo. Era presto, il sole stava albeggiando sul golfo di Ma'an, illuminando la capitale di Santara di un bagliore dorato. Il palazzo rosa pallido posto in cima a una collina si affacciava su un porto, che da approdo industriale era stato trasformato di recente in un centro turistico. Molti alberghi, ristoranti e negozi erano stati progettati con stile, fondendo l'innovazione con la storia. Il porto era solo uno dei tanti progetti di Jaeger per sostenere l'economia locale e mostrare l'anima progressista del suo regno.
In quel momento, però, preoccupato dalla scomparsa della sorella, era cieco davanti a tutta quella bellezza.
Dov'era? E, cosa ancora più importante, stava bene?
La settimana precedente, di ritorno da un viaggio di lavoro a Londra, aveva trovato un biglietto sulla propria scrivania:
Caro Jag,
so bene che la notizia che sto per darti non ti piacerà, ma ho deciso di partire per alcune settimane. Non voglio rivelarti dove sto andando perché questo viaggio è molto importante per me. Ecco perché non ho preso il mio cellulare. Infatti, se l'avessi preso, tu avresti scoperto la mia destinazione ancor prima del mio arrivo! Ma tu non ti devi preoccupare, io sono in grado di badare a me stessa.
Ti voglio bene,
baci, Milena
Non si doveva preoccupare? Dopo quello che era successo tre anni prima, come poteva non essere in pena per lei?
Afferrò il biglietto sulla scrivania, chiuso in una busta di plastica della polizia, e si sforzò di non accartocciarlo. L'unica cosa che la sua agenzia investigativa era stata in grado di scoprire era che la sorella aveva preso un volo per Atene, per poi scomparire con un uomo. Un uomo che era stato identificato come Chad James, un semplice impiegato, a cui Jaeger aveva dato il permesso di lavorare insieme alla sorella negli ultimi sei mesi.
Serrò la mascella e cercò di respirare profondamente. Chad James si era laureato a pieni voti e l'anno prima era stato assunto presso la sua società statunitense nel campo della zootecnica, la Geo Tech Industries. L'azienda reclutava soltanto persone intelligenti ed energiche, che riuscivano a pensare fuori dagli schemi per creare tecnologie all'avanguardia. Una settimana prima quel giovane laureato aveva preso un mese di ferie senza stipendio. Aveva forse costretto Milena a partire con lui per una fuga d'amore? O, ancor peggio, l'aveva rapita e aveva scritto il biglietto, credendo di poter un giorno chiederne il riscatto?
Jag imprecò in silenzio. Da quando era diventato re, una decina di anni prima, aveva cercato in ogni modo di proteggere i propri fratelli dai pericoli. Come aveva fatto a fallire in quell'impresa? Dove aveva sbagliato? Ancora una volta! Era stata colpa sua. Aveva messo sua sorella in pericolo, anche se ovviamente allora non poteva saperlo, e si sentiva responsabile. Oltretutto, quella crisi non poteva arrivare in un momento peggiore.
Negli ultimi dieci anni aveva lavorato instancabilmente per far riemergere il suo paese dalla stagnazione economica e politica in cui suo padre l'aveva lasciato e ora che era sul punto di presentare il regno come potenza politica sulla scena mondiale, sua sorella era scomparsa. Era consumato dalla preoccupazione.
«Com'è possibile?» ringhiò rivolgendosi a Tarik. «Com'è possibile che ai nostri giorni non si riesca a scoprire dove si trova?»
L'uomo anziano, che Jag conosceva sin dall'infanzia, scosse il capo. «Senza il suo cellulare o il computer non c'è modo di rintracciarla. Abbiamo controllato le telecamere di sicurezza nei porti di Rafina e Lavrio e nelle stazioni ferroviarie locali, ma finora non abbiamo trovato nulla.»
Un colpo alla porta zittì la serie di imprecazioni del sovrano. La sua assistente personale entrò e mormorò qualcosa a Tarik prima di lanciargli un'occhiata comprensiva.
Il cuore di Jaeger prese a battere all'impazzata.
Notando l'espressione costernata del re, Tarik scosse il capo. No, non riguardava la principessa.
Jag fece un sospiro di sollievo. Solo la stretta cerchia intorno a lui era a conoscenza della scomparsa di Milena. Insieme avevano mobilitato una piccola task force di militari per ricercare lei e Chad James, esigendo un'assoluta discrezione. Jag non aveva nemmeno avvertito suo fratello della scomparsa di Milena e non aveva intenzione di farlo finché non avesse avuto nuove informazioni. Non ne aveva neppure parlato con il principe di Toran che avrebbe dovuto sposarsi con Milena il mese successivo. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era uno scandalo di questa portata, proprio a una settimana da uno dei più importanti summit internazionali della storia di Santara. I leader di tutto il mondo sarebbero arrivati nel regno per quattro giorni per discutere su temi mondiali, tra cui questioni ambientali, bancarie e commerciali. Sarebbe stato un vertice che avrebbe sancito la rinascita di Santara e il suo staff aveva lavorato instancabilmente per organizzarlo senza intoppi di alcun tipo.
«Dimmelo» ordinò, notando la leggera esitazione sul viso pallido del consigliere.
«Sono appena stato informato che la sorella maggiore di Chad James è sbarcata a Santara un'ora fa.»
Jag si accigliò.
«La sorella cui lui aveva inviato una email il giorno prima di scomparire?»
«Credo di sì. Un rapporto su di lei è stato inviato al vostro indirizzo email.»
Jag si sedette alla scrivania, accendendo lo schermo del computer. Trovò in fretta la email in questione e aprì l'allegato. Era un dossier:
Nome: Regan James
Età: venticinque anni
Erano riportati anche l'altezza, il peso e il codice fiscale erano riportati. I suoi occhi erano marroni, i capelli ramati e lavorava come insegnante in una scuola dal nome altisonante. Secondo il rapporto, viveva da sola a Brooklyn e faceva volontariato in un centro di sostegno psicologico per bambini. Niente animali, fedina penale pulita. I genitori erano morti.
Tutte informazioni che Jag aveva appreso dal file che era stato compilato sul fratello. Jaeger passò alla pagina successiva. C'era una foto di Regan James. Era a mezzo busto su una spiaggia, i capelli raccolti in una coda bassa. Alcune ciocche erano mosse dalla brezza sul viso ovale, che lei cercava di sistemare con una mano.
Stava sorridendo felice, mostrando i denti bianchi. Una macchina fotografica era appesa al collo esile.
«Dov'è lei adesso?»
«Ha prenotato una camera al Santara International. È tutto quello che sappiamo.»
Jag fissò la foto che appariva sullo schermo. Il fratello di quella donna aveva portato Milena da qualche parte. Avrebbe messo a setaccio il mondo intero pur di trovarli e riportare a casa la sorella. Sperava che Chad James avesse un esercito con sé quando finalmente sarebbe riuscito a mettere le mani sul collo di quel bastardo, perché niente lo avrebbe fermato.
«Falla seguire» ordinò. «Voglio sapere dove va, con chi parla, cosa mangia e persino quante volte va in bagno. Se quella donna compra un pacchetto di gomme da masticare voglio saperlo. È chiaro?»
«Chiarissimo, Vostra Maestà.»
Regan sapeva bene che non appena fosse entrata in quel bar sarebbe stata tentata di uscire subito. Per tutto il giorno aveva girato per la città di Aran in cerca di informazioni su Chad, ma l'unica cosa che aveva appreso è che faceva un caldo da morire. Eppure era certa che avrebbe amato quell'antica città fortificata se solo si fosse trovata lì per una ragione diversa dallo scoprire cosa fosse successo a suo fratello. Più cercava e più si preoccupava. Ecco perché non poteva seguire il proprio istinto e abbandonare subito il piccolo e oscuro bar che Chad frequentava di solito.
Il locale aveva tavoli di varie dimensioni e sedie di legno e sembrava che i principali avventori fossero uomini che giocavano a carte o fumavano il narghilè. Non volendo destare sospetti, si sistemò il velo che le copriva il capo e le spalle, seguendo la tradizione locale, e si diresse verso il bancone di legno graffiato con sgabelli di pelle rossa sbiadita.
La verità era che quel locale era la sua ultima risorsa. Per tutto il giorno si era sentita inadeguata mentre cercava di orientarsi tra le strade confuse di Aran o tentava di approcciare la gente locale che non era affatto accogliente quanto le pubblicità di viaggio dipingevano, come il viscido padrone di casa di Chad, che le aveva lanciato uno sguardo sprezzante e poi le aveva detto che non poteva entrare nell'appartamento senza il permesso dello stesso inquilino. Essendo appena tornata dalla sede della Geo Tech Industries, dove non aveva ricevuto alcuna risposta, Regan non avrebbe potuto sopportare un ulteriore diniego. Aveva quindi minacciato di denunciare l'ometto sfuggente e quando lui a sua volta le aveva detto che avrebbe chiamato la polizia, lei gli aveva risposto di non disturbarsi: ci sarebbe andata da sola.
Sfortunatamente, l'ufficiale di turno le aveva spiegato che Chad non era scomparso da abbastanza tempo per poter avviare un'indagine e che sarebbe dovuta tornare il giorno seguente. Tutto in Santara funzionava a un ritmo molto più lento di quello cui lei era abituata. Ricordava che quella era una delle cose che Chad amava di più di quel paese. Regan era però disperata e non riusciva ad apprezzare nulla. Esausta, era quasi scoppiata a piangere davanti all'inutile ufficiale. Poi però si era ricordata che Chad le aveva parlato di quel bar. Aveva quindi fatto una doccia veloce e chiesto indicazioni a un addetto dell'hotel.
Di solito a New York usciva con Penny, e in quel momento desiderò aver convinto l'amica a venire con lei perché non si sentiva del tutto a suo agio a entrare da sola in un bar sconosciuto. Era come se tutti la stessero osservando anche se, a dire il vero, aveva percepito quella stessa sensazione per tutta la giornata.
Forse stava solo esagerando perché era sconvolta dal timore profondo che fosse successo qualcosa di terribile a suo fratello. Era in ansia da quando aveva ricevuto quella email stringata la settimana precedente, nella quale lui l'avvertiva di non tentare di contattarlo per un po' di tempo perché sarebbe stato irraggiungibile. Per un uomo che era così attaccato al proprio telefono, che lei riteneva fosse il suo migliore amico, quello era un campanello d'allarme che, per quanto si fosse sforzata, non era stata in grado di cancellare. Era una diretta conseguenza, senza ombra di dubbio, del fatto che fosse dovuta subentrare nel ruolo di madre quando aveva quattordici anni. Sarebbe stata in grado di controllare l'angoscia se solo Penny, la sua amica e collega di lavoro, non avesse cominciato a raccontarle storie morbose su viaggiatori e lavoratori stranieri scomparsi in terre lontane e mai più ritrovati.
Per due giorni Regan aveva ignorato la crescente paura e cercato di contattare Chad, senza peraltro riuscirci. A quel punto Penny le aveva comprato un biglietto aereo per Santara.
«Prendi quell'aereo e assicurati che vada tutto bene» aveva insistito. «Non potrai essere d'aiuto ai bambini finché non lo farai. Inoltre, non hai mai preso una vacanza da quando ti ho conosciuta. Nel migliore dei casi avrai una grande avventura, nel peggiore dei casi...» Aveva lasciato la frase incompleta. «E per l'amor di Dio, stai attenta!» Non l'aveva di certo incoraggiata.
Mentre lanciava una rapida occhiata attorno a sé come se sapesse cosa fare, il suo sguardo venne momentaneamente catturato da una figura oscura nell'angolo in fondo a destra. Era vestito di nero con una kefiah sulla testa, il braccio era rilassato e sedeva immobile su una sgangherata sedia di legno con le lunghe