Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La sposa del magnate: Harmony Collezione
La sposa del magnate: Harmony Collezione
La sposa del magnate: Harmony Collezione
E-book152 pagine2 ore

La sposa del magnate: Harmony Collezione

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Due spose da sogno 1/2
Hanno percorso la navata al braccio di un milionario senza scrupoli. E lo hanno cambiato per sempre.

Camilla Alvarez si rifiuta di abbandonare i suoi amati cavalli quando il milionario Matías Navarro acquista la tenuta di famiglia. Per questo si traveste da stalliere e continua a lavorare nell'unico posto che abbia mai chiamato casa. Tuttavia Matías, che è noto per pretendere che il personale che lavora nelle sue scuderie sia composto da soli uomini, si accorge presto dell'inganno. Ma, con grande sorpresa di Camilla, anziché licenziarla le fa un'offerta che la lascia di stucco: diventare sua moglie. L'innocente Camilla si ritrova così ricoperta di gioielli e attenzioni. Lei sa che si tratta solo di finzione, ma la loro prima notte di nozze è tutt'altro che una recita.
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2020
ISBN9788830509283
La sposa del magnate: Harmony Collezione

Leggi altro di Maisey Yates

Correlato a La sposa del magnate

Titoli di questa serie (2)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su La sposa del magnate

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La sposa del magnate - Maisey Yates

    successivo.

    Prologo

    Lui non assumeva donne.

    Camilla Alvarez si guardò allo specchio. Lei era una donna, anche se non si era mai preoccupata troppo del suo aspetto. Tuttavia immaginava che, per Matías Navarro, dovesse sembrare irrimediabilmente femmina. Batté più volte le palpebre nel vano tentativo di trattenere le lacrime che continuavano a cadere. Era impensabile perdere prima il padre a causa di un attacco cardiaco, poi anche il ranch e tutti i cavalli... Loro erano tutto il suo cuore, che era già spezzato per il dolore. Non poteva perderli. Ma bisognava vendere tutto per pagare i debiti e Matías Navarro, il più agguerrito concorrente del padre, si sarebbe preso ogni cosa.

    Ormai la sua famiglia non possedeva altro che fumo e specchi. Era tutto ipotecato fino all'ultima pietra. Suo padre era stato un idealista, concentrato solo sul lavoro e i cavalli, con poco tempo per qualsiasi altra cosa. Non doveva neppure chiedersi come fosse potuto succedere, lo sapeva: a suo padre la situazione non piaceva, così l'aveva ignorata.

    I creditori si erano fatti vivi con Camilla nel momento in cui Cesar era morto e sua madre, prevedibilmente, se n'era andata in Francia rifugiandosi sotto l'ala di uno dei suoi tanti amanti. Li aveva sempre sbandierati in faccia al marito, e Camilla supponeva che, ora che Cesar era morto, si sentisse pienamente giustificata dal momento che le erano serviti da assicurazione per il futuro.

    Camilla invece non aveva nulla, a parte il ranch in cui era stata allevata come una piccola selvaggia. Sua madre era stata perlopiù assente, e lei era cresciuta con il padre, che le aveva sempre permesso di fare ciò che voleva: correre a piedi nudi, cavalcare fino ai confini della proprietà e anche oltre, vagabondando su tutto il territorio spagnolo a suo piacimento.

    A sua madre, che era un'ereditiera americana, quella vita rurale era apparsa al di sotto del suo livello, per Camilla invece era stata tutto. E adesso non c'era più nulla.

    Quando i cavalli erano stati portati via dalla proprietà dagli uomini di Matías Navarro, aveva implorato di poter andare con loro. Se doveva perdere il ranch almeno desiderava restare con i cavalli, in particolare con Fuego. Questo le avrebbe permesso di sopravvivere. Aveva assicurato di poter fare qualsiasi cosa, qualsiasi lavoro. Ma l'uomo con il viso di pietra che aveva guidato il suo stallone nero sul rimorchio aveva scosso il capo, dichiarando che Matías Navarro non assumeva donne. E doveva essere vero, dato che non c'era neppure una donna nella squadra del milionario che aveva preso possesso del ranch.

    Presto lei sarebbe stata mandata via, senza un luogo dove andare. Non aveva più niente e nessuno. Non aveva potuto contare su sua madre nei tempi buoni, figurarsi ora che la situazione era difficile.

    Camilla conosceva soltanto una cosa. I cavalli. Quei cavalli. Li amava. Fuego sarebbe stato il prossimo campione delle corse nel circuito europeo, ne era sicura. Ma nessun altro poteva prendersi cura di lui, nessuno poteva cavalcarlo, e avrebbe dato del filo da torcere a chiunque ci avesse provato.

    Tornò a guardarsi nello specchio. Non era certo di una bellezza classica. Sua madre si era sempre disperata per il suo aspetto, che non riteneva per nulla femminile. Per la prima volta Camilla ne fu compiaciuta, perché sarebbe stato il suo vantaggio adesso. Aprì un cassetto e prese un paio di forbici, con le quali cominciò a tagliare i lunghi capelli scuri, finché arrivò all'altezza delle orecchie.

    Sì, aveva trovato la sua soluzione.

    Matías Navarro non assumeva donne, ma forse avrebbe assunto un nuovo ragazzo di stalla.

    1

    Camilla si raddrizzò e si deterse la fronte, guardando i campi ormai familiari del ranch Navarro. In due mesi, da quando aveva preso servizio come stalliere, quel posto era diventato la sua casa. Ovviamente non poteva paragonarlo al ranch Alvarez, dove aveva vissuto per ventidue anni, così come non poteva immaginare di sentirsi mai più come si era sentita là.

    A volte stava male per il desiderio di varcarne ancora la soglia, di sentire sotto i piedi il pavimento di mattonelle rosse, di cui conosceva ogni imperfezione. Era come un amico familiare che se n'era andato. Non avrebbe mai potuto riaverlo indietro.

    Ma almeno aveva i cavalli.

    Tuttavia era complicato andare da Fuego. Matías non consentiva a nessuno di avvicinarsi, a parte lui stesso e il suo più fidato stalliere. Ovviamente Fuego si era rivelato indocile, proprio come lei aveva previsto, tuttavia Camilla aveva preferito tenere un basso profilo. Non era una buona idea attirare l'attenzione. Ma se voleva avvicinarsi a Fuego doveva in qualche modo farsi avanti.

    Aveva scoperto che Matías era generoso con i suoi dipendenti. Sembrava avere un debole per i giovani problematici, così cercava di aiutarli affidando loro un lavoro. A dispetto della reputazione della sua famiglia, Matías sembrava un uomo buono. Se si ignorava il fatto che non assumeva donne.

    Non era stato troppo difficile per lei assumere le sembianze di un ragazzino turbolento che dormiva per strada, il che era stato abbastanza vero. Così aveva ottenuto il lavoro per il quale era del tutto qualificata. Le era sembrata una soluzione ragionevole, se si tralasciava il fatto che era una donna. Nessuno pareva essersene accorto, un po' per l'ottimo travestimento e un po' perché nessuno la guardava con attenzione. Men che meno Matías. O la sua fidanzata, che si era trasferita al ranch proprio il mese scorso.

    Era una creatura amabile, che a Camilla ricordava un po' sua madre. Aveva ondulati capelli biondi, occhi blu chiaro e pelle d'alabastro. Tutte le volte che usciva di casa si spalmava chili di lozione solare e cercava sempre luoghi all'ombra. Matías era molto sollecito con lei, le metteva una mano sulla schiena, la prendeva sottobraccio e la reggeva come se potesse cadere in ogni momento se non l'avesse sostenuta.

    A volte si chiedeva come dovesse essere farsi trattare in quel modo. Nessuno era mai stato così premuroso con lei. Suo padre l'aveva sempre trattata come il figlio maschio che non aveva mai avuto, l'aveva lasciata libera e le aveva insegnato il duro lavoro. Sua madre invece l'aveva trattata con irritazione. Ma nessuno l'aveva mai fatta sentire preziosa. Né fragile.

    Si raddrizzò e alzò le spalle, tornando a spalare letame. Preferiva questo piuttosto che essere rinchiusa nella casa principale. Meglio stare fuori al sole, dove poteva respirare l'odore del fieno, dei cavalli e dell'erba. Guardò in alto ed emise un gemito. A giudicare dalla posizione del sole, era quasi ora del giro quotidiano di Matías.

    Il che significava che sarebbe venuto alle stalle, probabilmente per prendere Fuego e portarlo a sgranchirsi nel recinto.

    Di solito la faccenda non andava troppo bene.

    Tutte le volte che ne aveva avuto la possibilità, Camilla aveva sbirciato attraverso le fessure della porta della stalla, e anche in quel momento si guardò intorno circospetta prima di correre alla sua postazione. Trattenne il fiato. Ecco lì Matías, che si muoveva rapido nel galoppatoio, tenendo in mano le redini di Fuego. Lo stallone era bellissimo come sempre, con il mantello lucente che scintillava al sole del tardo pomeriggio. Agitò la testa, comunicando la sua irritazione, le orecchie rivolte all'indietro. Poi gli occhi di Camilla si spostarono su Matías, e tutto in lei gelò. Era splendido e le ricordava l'animale che stava cercando di domare. I capelli scuri erano pettinati all'indietro, la pelle bronzea riluceva. Aveva il petto ampio, la camicia bianca sbottonata fino a metà, le maniche arrotolate sugli avambracci muscolosi. I pantaloni gli si modellavano sui fianchi e sulle cosce, e su altre parti...

    Camilla era sempre stata in mezzo ai fantini, magri e bassi per poter cavalcare con facilità. Matías non gareggiava proprio per quello, un uomo della sua altezza e della sua stazza non poteva competere con gli esili avversari. E vederlo con quei pantaloni da cavallerizzo addosso era... un'esperienza diversa. Non una cui era abituata, pur essendo cresciuta nelle stalle.

    Aiutato da uno degli stallieri, Matías cambiò le redini del cavallo con la lunghina, la corda lunga usata dagli addestratori, poi si fece indietro, con un frustino in mano per segnalare i cambiamenti di passo. Ma come succedeva ogni volta, Fuego recalcitrò. Peggio, si mise a tirare con forza all'indietro, muovendosi pericolosamente verso la staccionata, quasi rivoltandosi sulla schiena.

    Camilla provò un fiotto di rabbia, e prima di sapere quello che stava facendo corse fuori dalle stalle verso il recinto. Aveva il viso arrossato e il cuore che le batteva forte, e questa volta non per i calzoni di Matías.

    «Sciocco!» gridò. «Lo sa che non gli piace, eppure insiste a provarci. Si farà del male in questo modo.»

    Le ci volle un momento per rendersi conto di quello che aveva fatto: aveva urlato contro il proprietario del ranch, e questo dopo aver passato due mesi a rendersi quasi invisibile.

    «Lo vedo» rispose Matías allungando ancor più la corda per avvicinarsi a lei. «Credi di essere un grande addestratore, vero?»

    Quegli occhi scuri sembravano trapassarla mentre lei si sentiva sprofondare nell'erba dove si era fermata. Lui la stava raggiungendo, e Camilla riuscì a fatica a fare un passo indietro.

    «Non grande, forse» rispose, cercando di mantenere la voce bassa e ferma. «Ma conosco il cavallo.»

    «Cosa vuoi dire?»

    «Quando sono venuto qui...» Tentò disperatamente d'improvvisare. «Non mentivo riguardo al fatto che se non fossi stato assunto non avrei avuto una casa.» Lanciò uno sguardo allo stalliere del ranch per essere certa che sentisse, e potesse in qualche modo confermare almeno una parte della sua storia. «Io vengo dal ranch Alvarez, e conosco Fuego. Posso lavorare con lui.»

    «E perché lo dici soltanto adesso?» chiese Matías, lanciando un'occhiata severa al suo uomo.

    «Non è colpa di Juan, non gliel'ho detto, non volevo attirare l'attenzione su di me. Ma ora vedo che Fuego fatica ad ambientarsi e non sopporta i nuovi addestratori. Io posso cavalcarlo.»

    Matías appoggiò i potenti avambracci sul recinto, sporgendosi verso di lei. «E io dovrei credere che Cesar Alvarez permetteva a un ragazzino pelle e ossa di cavalcare uno dei suoi più preziosi purosangue? Che questo stallone risponde a te?»

    «È così» ammise Camilla, alzando il mento. «Ho il mio modo di fare con lui.» Aveva sempre avuto un modo di fare con i cavalli difficili, proprio come suo padre. Era un dono. Qualcosa che era nel suo DNA.

    Era stato il loro punto in comune. I cavalli e il ranch. Tutta la vita del padre, e anche la sua.

    «Non ti permetterò di avvicinarti all'animale.»

    «Perché no? Cos'ha da perdere?»

    «Non si tratta di quello che posso perdere, ma di quello che rischio. Non voglio un'indagine sul perché uno stupido ragazzo si sia rotto il collo nel mio ranch.»

    «Non mi romperò il collo» dichiarò Camilla. «Ma Fuego potrebbe spezzarsi una gamba se continuerà a trattarlo in questo modo. Ho sentito dire che è molto bravo con i cavalli, señor Navarro, ma non è quello che ho visto.»

    «Pensi che insultare il tuo capo sia la strada giusta per

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1