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Un rovente San Valentino: Harmony Destiny
Un rovente San Valentino: Harmony Destiny
Un rovente San Valentino: Harmony Destiny
E-book180 pagine2 ore

Un rovente San Valentino: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

I FRATELLI MCNEIL
Tra i fratelli McNeil e la loro eredità c'è solo il matrimonio... d'amore o di convenienza.

Tra Brianne Hanson e Gabe McNeil c'è una bella amicizia, nonostante lui sia il suo capo e lei lo desideri segretamente. Quando Gabe viene sollecitato a risposarsi dalla famiglia, pena la perdita dell'eredità, il suo pensiero va immediatamente a lei: quale altra donna conosce così profondamente? E quale miglior periodo si potrebbe trovare, se non San Valentino, per quel matrimonio di convenienza?
Dividere l'appartamento e fingersi una coppia porta Brianne e Gabe a scoprire una passione inaspettata e un nascente desiderio di tramutare la loro unione combinata in qualcosa di più coinvolgente, non solo sotto le lenzuola. Riuscirci, però, non sarà così scontato.
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2019
ISBN9788858995136
Un rovente San Valentino: Harmony Destiny
Autore

Joanne Rock

Laureata in letteratura inglese, prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura di romanzi sia storici sia contemporanei ha lavorato in televisione e in pubblicità, ed è stata attrice, fotomodella e persino insegnante.

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    Anteprima del libro

    Un rovente San Valentino - Joanne Rock

    successivo.

    1

    La cotta che Brianne Hanson si era presa per il capo aveva subito una brutale e veloce battuta d'arresto quando lui aveva sposato un'altra. E dopo che i due avevano divorziato in malo modo non aveva certo pensato di andarlo a ripescare. Non sarebbe mai voluta essere la tipica avventura di un uomo infelice.

    Eppure di tanto in tanto quell'antica scintilla tornava a farla ardere. Come in quel momento.

    Si era appena presa una pausa dai lavori che stava facendo nel giardino del resort di Gabe, il Birdsong Hotel, a Martinica. In qualità di progettista d'esterni Brianne aveva lavorato in dozzine di proprietà dell'isola prima che Gabe la convincesse a lavorare a tempo pieno al Birdsong, un anno prima. Adorava quel mestiere, visto che le dava carta bianca per progettare tutto quello che voleva e Gabe le aveva messo a disposizione un budget considerevole. Si era appassionato al progetto e condivideva la visione estetica di Brianne: andavano d'accordo. Il loro era un rapporto esclusivamente lavorativo.

    Quel giorno, però, era diverso. Si era fermata al suo laboratorio in un capanno ristrutturato per chiedergli come volesse modificare l'entrata di uno dei bungalow. Il terreno del resort era la passione di Gabe, che nel tempo libero sfruttava il suo talento nell'intagliare il legno per costruire pannelli per i soffitti e restaurare mobili.

    Accidenti a lei! Si fece assalire da quella vecchia cotta proprio sulla soglia del laboratorio. L'aspiratore ronzava in sottofondo, ripuliva l'aria dalle particelle sollevate dalla sega da banco che Gabe aveva appena finito di usare. In quel momento era concentrato su un legno stretto a un tavolo con un morsetto, ne stava levigando la superficie con una pialla.

    Alto più di un metro e ottanta, Gabe era concentrato e fissava il pezzo di mogano attraverso gli occhiali protettivi, concedendole di godersi la vista dei suoi muscoli in movimento. Era sempre bello, con quei capelli scuri e gli occhi azzurri simili a quelli dei fratelli. I McNeill avevano fatto girare la testa a molte donne a Martinica e non solo, visto che il loro giro d'affari arrivava fino a New York e alla Silicon Valley. Ma Gabe spiccava per i suoi modi semplici e alla mano e la sua propensione per il lavoro manuale.

    Una brezza marina spirava attraverso la porta aperta del laboratorio nell'aria che sapeva di segatura. La t-shirt bianca gli aderiva alle spalle, mettendo in evidenza fasci di muscoli che scorrevano lungo le scapole. Un leggero strato di sudore e polvere gli ricopriva le braccia che non avrebbero dovuto essere sexy, o almeno era quello che si disse Brianne. Ma quei muscoli erano la riprova dello sforzo fisico a cui si sottoponeva ogni giorno. I jeans gli cadevano bassi sui fianchi, in parte grazie al peso della cintura porta attrezzi.

    All'improvviso la temperatura si fece rovente. E per fortuna che doveva farsi passare la cotta.

    «Ehi, Brianne.» Si voltò e le sorrise scanzonato mentre accantonava l'attrezzo. «Che posso fare per te?»

    Sollevò gli occhiali protettivi sul capo, mostrando i suoi occhi azzurri. Poi si sporse oltre la sega da banco e spense l'aspiratore. Mentre le si avvicinava Brianne si ricordò perentoria che erano finiti i tempi in cui lo guardava con desiderio. Aveva bisogno dello stipendio adesso che la sua problematica famiglia aveva lasciato sola la nonna a Brooklyn.

    Brianne doveva tutto – la sua etica del lavoro, la vita a Martinica, il buonsenso – alla donna che le aveva dato la possibilità di vivere una vita migliore lontana dal dramma che si consumava a casa. La nonna stava diventando sempre più fragile, e Brianne sperava di riportare Nana ai Caraibi per prendersi cura di lei.

    E poi perché complicare ancora di più le cose? Gabe McNeill era diventato il suo migliore amico.

    «Ehi.» Sforzandosi di sorridere per mascherare ogni traccia residua di desiderio Brianne cercò di ricordare perché fosse andata al laboratorio. «Scusa il disturbo. Credevo che stessi per andare a pranzo e volevo vedere se avevi un minuto per illustrarmi i progetti per il bungalow due.»

    Lui slacciò la cintura porta attrezzi e la appese a un chiodo accanto al banco da lavoro.

    «Cioè il Butterfly Bungalow?» scherzò, ammiccando e dandole una spallata.

    Brianne era contraria a usare i nomi che la nuova azienda di marketing di Gabe aveva affibbiato alle suite e alle villette della proprietà, perché facevano assomigliare l'hotel a un parco divertimenti per turisti.

    «Esatto. Il Butterfly Bungalow.» Dovette accelerare per stare al passo con Gabe mentre si dirigeva proprio lì con lunghe falcate.

    Gabe non aveva mai fretta.

    Era una delle qualità che lo rendevano un falegname eccellente. Faceva le cose in modo ponderato, lento, perché prestava attenzione assoluta a ogni compito. I turisti che alloggiavano all'hotel dicevano che aveva assunto i ritmi dell'isola. Ma Brianne lo conosceva meglio di così. In realtà era un uomo appassionato. Ci aggiungeva solo una facciata piacevole.

    «Fermiamoci nell'edificio principale.» Gabe cambiò direzione sul vialetto in legno che congiungeva le diverse parti della tenuta e faceva da sfondo per le creazioni da giardino di Brianne. «Ti posso dare un disegno, così vedi cos'ho in mente per il bungalow.»

    Superò due bungalow vuoti che avevano bisogno di una ristrutturazione mentre avanzavano verso la porta sul retro dell'edificio principale del Birdsong Hotel, che ospitava dieci appartamenti dotati di terrazzi che si affacciavano sull'oceano. Il tetto mansardato in mattonelle scure con abbaini era un omaggio alla storica architettura francese dell'isola. Il resto dell'edificio era costruito con tavole di legno bianche e pesanti persiane grigie alle finestre; a meno che non sopraggiungesse un uragano, le persiane erano decorative, altrimenti potevano essere usate come misure di sicurezza. Le stecche di molte case nel centro di Fort-de-France, la capitale dell'isola, potevano essere usate come ulteriore riparo.

    «Non voglio piantare niente che possa intralciare la riprogettazione sul giardino antistante.» Brianne sapeva bene che un rinnovamento per Gabe significava solo un paio di finestre nuove o una porta migliore. Le piaceva vedere come gli edifici prendevano forma mentre Gabe ne seguiva la riprogettazione, i dettagli ricercati che rendevano unico ogni edificio. Speciale.

    Le piaceva pensare che loro due formassero una bella squadra. I giardini curati da Brianne erano una cornice decorativa per il lavoro di Gabe, attiravano l'attenzione sugli aspetti migliori.

    «Questo progetto sarà più semplice.» Tolse un po' di polvere dalla maglietta, poi aprì la porta di un'entrata privata sul retro che portava al suo ufficio e alla suite al piano inferiore. «Oggi volevo parlarti di qualche cambiamento nei miei progetti. Affiderò alcune ristrutturazioni a un impresario.»

    Tenne la porta aperta per lei, in attesa che entrasse. Brianne vide il figlio di undici mesi di Gabe, Jason, seduto su un seggiolone. La tata, la signora Camille, si affaccendava nella piccola cucina a uso esclusivo di Gabe. Il lussuoso monolocale era più grande degli altri. Gabe aveva una villetta in fondo al resort e utilizzava quello spazio come ufficio centrale e luogo in cui poter far stare il figlio.

    «Un impresario?» Doveva aver capito male. «Hai seguito personalmente per due anni le ristrutturazioni, perché è il tuo hotel e sei il migliore dell'isola. Non capisco.»

    «Entra.» La sospinse delicatamente posandole una mano sulla schiena mentre con l'altra salutava la tata. «Signora Camille, prendo io Jason se vuole pranzare.»

    L'anziana annuì. «Stia en garde, monsieur Gabriel» gli disse, con marcato accento francese consegnandogli una pila di posta. «Il nostro dolce Jason fa il birichino.»

    Brianne guardò il bambino nel seggiolone, che agitava i piedini nudi e ballonzolava alla vista del padre. Nella bocca rilucevano due piccoli dentini. Indossava pantaloncini a righe blu e una maglietta di un blu acceso, e colpiva il vassoio con un cucchiaio.

    «Ci penso io» le assicurò Gabe, sporgendosi a baciare la fronte del bambino, un gesto che fece sciogliere Brianne, che si chiese come la madre di Jason avesse potuto abbandonare Jason e il padre di suo figlio.

    Theresa Bauder aveva vissuto con loro per sei mesi interi. Era una bella e dotata cantante che Gabe aveva incontrato a Martinica quando, dopo tre anni di frustranti tentativi, lei aveva rinunciato al sogno di entrare a far parte del mondo della musica. Brianne l'aveva invidiata, per la sua bellezza mozzafiato, la naturale eleganza, e soprattutto per la sua voce dolce nelle sere in cui si esibiva sulla spiaggia con la chitarra acustica.

    Il fatto che si fosse anche accaparrata quello che per Brianne era il migliore dei fratelli McNeill era un'altra delle cose che le invidiava. Poi però, quand'era rimasta incinta di Jason, aveva ricevuto una telefonata da Nashville dall'ex manager. Un artista sulla cresta dell'onda voleva cantare una delle canzoni di Theresa. E cosa ancora più entusiasmante, era in trattativa per girare un film sulla vita di Theresa. Voleva che lei andasse a Los Angeles per recitare la parte di se stessa da giovane. Theresa se n'era andata. Aveva lasciato la casa, il marito, il matrimonio.

    I pettegolezzi locali dicevano che Gabe fosse andato con lei a Los Angeles solo per attendere la nascita del figlio, perché Theresa aveva anche deciso che non voleva essere una madre. Gabe ne aveva parlato poco, ma era tornato a Martinica con il figlio di sole quattro settimane.

    Anche Brianne baciò il piccolo sulla nuca, negli ultimi dieci mesi aveva stretto un legame con lui. «Come stai oggi, tesorino?» gli chiese, il cuore che le si scioglieva mentre Jason le rivolgeva un sorriso bavoso. Vide uno dei giocattoli sul bancone – un dinosauro verde – e lo fece saltellare fino al seggiolone.

    «È arrivato qualcosa per te, Brianne.» Gabe estrasse una piccola busta dalla pila di posta che gli aveva dato Camille, poi posò le altre in un vassoio di legno accanto alla porta. «Sembra venga da casa.»

    «Grazie.» L'indirizzo del mittente era scritto nella familiare grafia di Nana, e sperò che la nonna stesse bene. Distratta, si dimenticò del dinosauro finché Jason non lo strattonò.

    Diligentemente, Brianne riprese a far saltellare il giocattolo attorno al vassoio del seggiolone mentre leggeva la lettera.

    «E mi spiace dirti così, di punto in bianco, che parto.» Gabe prese dal frigorifero in acciaio due bottigliette d'acqua, porgendogliene una. «È per questo che affiderò alcuni dei progetti a un impresario. Devo finire qualche altro bungalow visto che i clienti stanno aumentando, ma porto Jason a New York e non so quando torneremo.»

    «Te ne vai?» Strinse la bottiglia senza aprirla, la fredda condensa che le gelava i palmi mentre un'ondata di delusione la travolgeva.

    Gabe le era simpatico, vecchia cotta a parte. Lo considerava il suo migliore amico. Le aveva dato un'opportunità meravigliosa quando l'aveva assunta per progettare i giardini al Birdsong, un progetto a lungo termine che la dava stabilità e le concedeva di essere creativa. Era un lavoro di gran lunga migliore degli impieghi temporanei che aveva avuto fino ad allora. Lo aveva incontrato mentre stava aiutando un altro giardiniere a rinnovare gli storici giardini della tenuta McNeill Meadows. Gabe stava costruendo un pergolato per la lussuosa villa di famiglia a Le François. All'epoca stava organizzando il suo matrimonio, così Brianne aveva ignorato l'attrazione che sentiva e si era concentrata per fargli una buona impressione a livello lavorativo.

    «Sì. Vado a New York per passare un po' di tempo con mio nonno.» Rovistò in un cassetto della cucina e ne estrasse un piccolo pezzo di carta, poi si avviò lentamente al tavolo rotondo nell'angolo per la colazione con vista sull'oceano. «Siediti, Brianne.»

    Scostò per lei una sedia in vimini accanto alla portafinestra aperta che dava su un patio su cui un'alta acacia proiettava la sua ombra. La temperatura a Martinica non variava molto, ma in un giorno di febbraio come quello c'era meno umidità, e dall'oceano spirava la brezza. Brianne non era mai stanca di quel clima meraviglioso dopo i gelidi inverni dell'infanzia trascorsa a Brooklyn.

    «Tuo nonno. Vuoi dire Malcom McNeill?» Aveva seguito online le notizie su quella famiglia facoltosa, dalla scomparsa della cognata, l'ereditiera Caroline McNeill, alla scoperta che Gabe era imparentato con il ricco proprietario dei resort McNeill, Malcom McNeill. La madre di Gabe era stata l'amante di Liam McNeill. Liam aveva avuto tre figli da lei ma poi li aveva abbandonati quando Gabe aveva appena undici anni. All'epoca Liam era sposato con un'altra, e aveva tre figli legittimi che vivevano a Manhattan.

    «Esatto.» Gabe avvicinò il seggiolone di Jason al tavolo, guadagnandosi altri sorrisi sdentati e cucchiaiate sul vassoio. «Sto bene qui e mi piace da morire lavorare al Birdsong, ma continuo a pensare che non sia giusto limitare il futuro di Jason a questo posto, visto che è un erede della fortuna dei McNeill.»

    Il pensiero di restare senza Gabe la turbava.

    Le piaceva lavorare con lui. Per lui. Non voleva pensare a quanto sarebbe stato vuoto il Birdsong senza la sua presenza. E senza Jason.

    Guardò il bambino, ripensando a tutti i pranzi improvvisati che avevano condiviso.

    «Rimarrai lì?» Cercò di non far trapelare alcuna emozione nella voce.

    Gabe diede al figlio un contenitore con fette di pane e

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