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La sfida dell'infermiera: Harmony Bianca
La sfida dell'infermiera: Harmony Bianca
La sfida dell'infermiera: Harmony Bianca
E-book152 pagine2 ore

La sfida dell'infermiera: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Fuori dai bagliori della ribalta le GEMELLE PIERMONT, infermiere e vere it-girl, brillano di luce propria.

Jenna Piermont è sempre stata una brava ragazza, la gemella buona, rispettosa e ragionevole. Completamente diversa da sua sorella, preferisce occuparsi degli altri piuttosto che stare sotto le luci dei riflettori. Troppa tranquillità alla fine però stanca e, per una volta, Jenna ha deciso di agire seguendo il proprio cuore. Sedurre il suo amore di una vita è certamente la cosa più ardita che abbia mai fatto, ma le ha portato in dono due splendide gemelle. Ora non resta che informare il neopapà e la missione si rivela tutt'altro che semplice, soprattutto perché dalla sua reazione dipenderà il loro futuro.
LinguaItaliano
Data di uscita10 feb 2020
ISBN9788830510265
La sfida dell'infermiera: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    La sfida dell'infermiera - Wendy S. Marcus

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Secrets of a Shy Socialite

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2013 Wendy S. Marcus

    Traduzione di Giacomo Boraschi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-026-5

    1

    Jenna Piermont non avrebbe saputo spiegare con parole semplici perché avesse impersonato la sua sorella gemella, attirato un uomo nel suo letto sotto false pretese e poi fosse partita di nascosto senza più farsi viva, lasciandosi alle spalle una pessima reputazione.

    «Sei tornata da quindici giorni» osservò Jaci, la sua gemella, appoggiandosi allo schienale del divano e posando i piedi sul tavolino. «Finora ho avuto pazienza ma è ora che tu mi risponda.»

    Per la verità l’ora era passata da un pezzo. Dov’era stata? Perché era partita? Fin quando sarebbe rimasta? E la domanda più importante: a chi si doveva il contributo genetico per le adorabili gemelle che aveva messo al mondo durante la sua assenza?

    «Ho quasi finito.» Jenna dispose il formaggio Brie e le fragranti fette di pane francese su due grandi piatti che depose sul vassoio con il foie gras. Nessuno poteva dire che Jenna Piermont di Scarsdale, New York, non fosse una perfetta padrona di casa. Ora avrebbe dovuto rivelare la verità prima che arrivassero gli invitati al loro spuntino. Ma purtroppo non poteva ancora rispondere a due domande: perché era tornata? Perché intendeva fermarsi qualche settimana? Se fosse andato tutto bene, forse sarebbe addirittura riuscita a partire senza soddisfare la curiosità di Jaci.

    Deglutì, poi si asciugò i palmi umidi con un tovagliolo. La classe prima di tutto. Respirò profondamente, prese il vassoio e andò a deporlo sul tavolino. Muoviti. Dispose le leccornie presso le bottiglie di acqua minerale e di birra.

    A Justin piaceva la birra.

    «Basta» le ingiunse Jaci. «Lo fai sempre, quando sei nervosa. Traffichi, riordini, prepari spuntini.»

    Jenna smise di sprimacciare un cuscino e lo depose sul divano.

    «Siediti.» Jaci batté la mano sullo spazio libero al proprio fianco. «Dimmi perché da qualche tempo sei così taciturna. Che cosa ti ha sconvolta? Parla, ti prego. Prima che arrivino i ragazzi.»

    I ragazzi. Jenna considerò l’idea di scusarsi e correre in bagno a rigettare. Ma avrebbe perso tempo prezioso, così si sedette. «Ti voglio bene» ricordò a sua sorella.

    «Anch’io» le assicurò lei, scrutandola in viso. «Perché si direbbe che ti sia andata un’oliva di traverso?»

    Perché si sentiva esattamente in quel modo. Okay, aveva già rimandato abbastanza. Era venuto il momento della verità. «Il padre è Justin» rivelò, fissandosi il grembo. «Delle gemelle» specificò come se ce ne fosse bisogno. Di solito loquace, Jaci rimase in silenzio. Jenna la sbirciò con stupore. «Di’ qualcosa» la esortò.

    «Sono... sorpresa, tutto qui.» Jaci cambiò posizione sul divano per guardarla meglio. «Sapevo che al liceo avevi una cotta per lui.»

    Non esattamente una cotta. Più che altro provava attrazione e curiosità per un tipo di ragazzo completamente sbagliato. Cercava di sfuggire a una vita di rigido conformismo borghese con responsabilità troppo pesanti per un’adolescente. Sognava una fuga clandestina nel mondo meraviglioso della trasgressione. Disobbedisci, scatenati, fa’ sesso immaginario.

    «Credevo che lo considerassi più che altro un candidato al matrimonio per entrare in possesso dell’eredità» continuò Jaci.

    Non c’era pericolo. Be’, forse in qualche momento di debolezza, quando Jenna aveva considerato la possibilità che Justin la proteggesse contro gli intrighi di suo fratello, procurasse una casa a lei e alle sue figlie, si occupasse di tutte e tre.

    Ma Justin non la voleva e Jenna rifiutava di considerare una soluzione di ripiego. In ogni caso la faccenda non aveva più importanza, dato che il matrimonio non era più al primo posto nella sua lista delle cose da fare. Per il momento doveva soprattutto vivere per le sue figlie.

    «Non sapevo che voi due...» cominciò Jaci. «Voglio dire, da anni non vi vedo insieme. Non mi hai mai detto che siete... rimasti in contatto.»

    «Ci siamo visti soltanto una sera» spiegò Jenna, sfuggendo lo sguardo di sua sorella. «Ci siamo incontrati da Oliver.» Un bar-ristorante dove Justin e Jaci s’incontravano spesso. «Mi ha scambiata per te.»

    «Come?» strillò Jaci. «Non dirmi che Justin ti ha portata a letto credendo che tu fossi me

    Jenna non poteva cambiare l’accaduto e nemmeno le conseguenze, così non le restava che accettare la realtà. Guardò sua sorella negli occhi. «Era l’anniversario della morte della mamma. Avevo litigato con Jerald.» Il loro borioso fratellastro che cercava di accollare a entrambe una dozzina dei suoi altrettanto boriosi soci d’affari. «Non mi sentivo di restare a casa.» Una villa nella tenuta Piermont dove lei e Jerald occupavano un’ala ciascuno. «Avevo parlato con te, eri triste perché Ian era tornato in Irak. Ho deciso di offrirti una cena a sorpresa.» Era cominciato così... un gesto gentile per rallegrare sua sorella. «Mentre aspettavo che mi cucinassero i piatti, ho ordinato un bicchiere di vino e ho notato Justin seduto al banco del bar. Solo. Con una quantità di bicchieri vuoti davanti a sé.» In altre circostanze si sarebbe accontentata di guardarlo da lontano. Ma... «Il barista mi ha notata e ha gridato Jaci, portalo a casa prima che lo buttiamo fuori.» Sentendo nominare Jaci, Justin aveva rizzato subito le orecchie. «Sembrava che non gli importasse chi ero, purché lo portassi a casa sano e salvo.»

    Jaci incrociò le braccia. «Mi stai dicendo che durante il tragitto in limousine, la passeggiata dal parcheggio al quinto piano e il percorso dalla porta dell’appartamento al letto, non hai trovato il tempo di rivelargli la tua vera identità?»

    Certo che lo aveva trovato. Ma la vicinanza di Justin l’aveva eccitata a tal punto da liberare tutte le fantasie che aveva represso nel corso degli anni. Così si era permessa di godersi la sua compagnia e la libertà derivante dal fatto di essere Jaci... la sorella che infrangeva ogni regola, che sfidava ogni convenzione. Come Justin.

    Per la prima volta in vita sua, Jenna non si era soffermata ad analizzare, non aveva valutato i pro e i contro, non aveva pensato a quello che avrebbe fatto una persona con radicati principi morali. Senza curarsi delle conseguenze, si era concentrata su quello che voleva, su quello che le occorreva più di tutto in quel particolare momento... conforto, carezze, una breve evasione dalla vita reale. Così si ritrovava in quelle condizioni. «Mi dispiace.»

    «È assurdo» osservò Jaci, tirandosi un cuscino sulle ginocchia e giocherellando con la frangia. «Justin e io non abbiamo quel tipo di relazione. Siamo amici. Non abbiamo mai...» Fece una smorfia. «Ti confesso che tutta questa faccenda mi sembra molto strana.»

    «Se la cosa può consolarti, ho cominciato io.» Uno stuzzicante incontro delle loro labbra. Jenna si sporse in avanti per attirare l’attenzione di Jaci. «Ha cercato di fermarmi.»

    Un non troppo convinto non dovremmo due secondi prima di attirarla a sé e baciarla con tutta la passione repressa in anni di autocontrollo.

    Jaci sorrise. «Piccola tigre. Non ti conoscevo sotto questo aspetto.»

    Era stata una sorpresa anche per Jenna.

    Qualcuno bussò alla porta. Jenna sussultò.

    «Presto» la esortò Jaci. «Perché sei partita?»

    «Il mattino seguente Justin era sconvolto, continuava a dire che aveva commesso un enorme errore. Era furibondo con se stesso per avere permesso che accadesse, per avere rovinato la nostra amicizia. Si sentiva in colpa perché eri la ragazza di Ian e lui non usava cacciare nel territorio degli altri.» Jenna rabbrividì al ricordo dell’ira di Justin. Per questo motivo aveva deciso d’informarlo delle gemelle alla presenza di Jaci. «Sapevo di doverglielo dire e gliel’ho detto.» Lo rivide seduto sull’orlo del letto, i gomiti sulle cosce, la testa fra le mani, per niente imbarazzato dalla propria nudità. Lei era sulla soglia della camera, completamente vestita. «Ho detto non hai fatto sesso con Jaci. Lo hai fatto con me... con Jenna. Invece di esultare, lui mi ha guardato tristemente. Oh, Dio mio, è ancora peggio, ha mormorato.»

    Jaci le prese la mano e la strinse leggermente. «Oh, cara, mi dispiace.»

    «Be’, adesso va meglio» le assicurò Jenna. «Poi si è premuto la mano sulla bocca, ha detto che gli veniva da vomitare ed è corso in bagno.»

    Sembrava che l’intimità con Jenna gli avesse dato la nausea.

    Bussarono di nuovo. Più forte.

    «Vengo subito!» gridò Jaci.

    «Così sono partita.»

    «Perché non sei venuta da me?»

    Jenna distolse lo sguardo. «Mi vergognavo troppo. Come potevo affrontarti?»

    «Ehi, guardami» la invitò Jaci. Aspettò che sua sorella la guardasse. «Dove sei andata?»

    Jenna scorse la comprensione nel suo sguardo. «A casa.» Dove aveva ordinato al custode di non lasciar entrare nessuno. Come se Justin potesse perdere tempo a correrle dietro. In tre ore aveva preparato i bagagli, prenotato il volo e si era fatta accompagnare all’aeroporto. «Carolina del Sud. Marta era là.» La loro antica bambinaia. «Quando Jerald l’ha licenziata, ha detto che ci avrebbe sempre accolto a braccia aperte.»

    Aveva apprezzato il suo conforto e la sua guida quando si era scoperta incinta, quando aveva scoperto un altro doloroso nodulo al seno sinistro, quando le avevano praticato una biopsia, quando erano nate le gemelle.

    «Grazie al cielo è andato tutto bene» commentò Jaci. Si alzò, la tirò in piedi e l’abbracciò. «Ma perché non mi hai detto niente? Ero in pensiero per te.»

    Lei si strinse nelle spalle. «Se lo avessi saputo, saresti venuta. E molte persone dipendono da te. Le residenti del Centro di Accoglienza per Donne in Difficoltà.» Fondato da Jaci. «I tuoi pazienti.» Che curava tramite un’agenzia d’infermiere a domicilio. «Non potevo distrarti dalla tua vita perché avevo sciupato la mia.»

    «Ti voglio bene» le assicurò Jaci. «Preferirei che facessi sesso con la tua identità e non con la mia, ma ti vorrò sempre bene.» Si ritrasse e la guardò negli occhi. «Qualunque cosa tu faccia.»

    «Grazie» mormorò Jenna commossa.

    Bussarono di nuovo.

    «Apri, Jaci» disse Ian. «Tutto bene?»

    Jaci si asciugò l’angolo dell’occhio con un dito. «Si preoccupa per niente.»

    Ma non poté trattenere un sorriso.

    «C’è anche Justin» le ricordò Jenna.

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