Ancora tu: Harmony Collezione
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Info su questo ebook
Caprice Tregore deve farsi forza per prepararsi a incontrare l'uomo che aveva giurato di non vedere mai più: ha bisogno del suo aiuto e può solo immaginare cosa potrebbe chiederle lui in cambio. Il tempo però l'ha cambiata, non è più l'ingenua ragazza che lui ha conosciuto sette anni prima...
Luciano Duchelini desidera il meglio per la riabilitazione di suo fratello, e se questo significa avere ancora a che fare con Caprice è disposto a rinunciare persino alla propria felicità. Due mesi accanto a lei, però, gli fanno capire che l'irrefrenabile passione che si era lasciato alla spalle è ancora viva, e questa volta è determinato a ottenere ciò che vuole. A qualunque costo.
Janette Kenny
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Ancora tu - Janette Kenny
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Bound by the Italian’s Contract
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2014 Janette Kenny
Traduzione di Paola Mion
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5894-227-7
www.harlequinmondadori.it
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1
Caprice Tregore strinse le braccia intorno al corpo come per proteggersi e varcò la soglia del Corbett Hotel, il nuovo cinque stelle di Aspen costruito da un milionario russo per i clienti ricchi e famosi. Si guardò intorno, quasi sopraffatta da tanta ostentazione. L’ingresso era mozzafiato, con colonne di marmo, pavimenti di granito lucente e ampi arazzi alle pareti imponenti. Luoghi tanto sontuosi e accoglienti erano esattamente ciò che aveva evitato nei sette anni passati. E se non avesse avuto disperatamente bisogno di aiuto, non avrebbe mai messo piede in quel posto. Aggirò svelta la fontana che dominava l’atrio e si guardò attorno tra i presenti accomodati sulle comode poltrone alla ricerca dell’affascinante italiano che era venuta a incontrare. Non le sembrò di vederlo. Era in ritardo? L’aveva bidonata?
«Puntuale come sempre, signorina Tregore...»
Quella voce profonda proveniente da dietro, con un chiaro accento italiano, le procurò un brivido lungo il corpo. Era l’ultima reazione che voleva nutrire per quel playboy e non l’avrebbe tollerata un secondo di più. «La puntualità è una virtù cardinale negli affari» sentenziò mentre si girava a guardarlo con il sorriso professionale che aveva perfezionato nel corso degli anni, e che per un attimo minacciò di dissolversi mentre fissava quegli occhi blu disegnati per il viso di un arcangelo... o di un diavolo?
Dio solo sapeva che entrambi i personaggi potevano attagliarsi alla perfezione a Luciano Duchelini.
Quel ricordo la fece irrigidire.
«Una citazione da Don Marquis... ma hai tralasciato il resto» ripose lui, la voce che lei una volta trovava tremendamente seducente che non tradiva il minimo sconcerto. «Pretendila sempre dai tuoi sottoposti.»
«Non stavo dicendo che tu fossi...»
«Non importa. Ti ho vista entrare pochi minuti fa. La tua sollecitudine è un vantaggio.»
Così era rimasto nascosto a sorvegliarla, facendo quasi apparire che fosse lei in ritardo. L’uomo che conosceva un tempo aveva sempre avuto almeno cinque o dieci minuti di ritardo. Per questo si era fatta un punto d’onore di arrivare in orario. Ma Luciano era già lì ad aspettarla. Una sorpresa. E un errore di calcolo da parte sua.
Sette anni prima Luciano Duchelini era stato un campione del mondo di sci, aveva vinto più medaglie d’oro di chiunque altro, persino del suo famoso padre. Gli unici eventi a cui arrivava puntuale erano le competizioni. Nessuno poteva batterlo. Pettegolezzi dicevano che la sua ex moglie aveva catturato il suo cuore portandolo con sé nella tomba, e che da allora lui non si era più curato di nessuno. Amava solo lo sport e il piacere, e viveva alla giornata. Nessuna donna poteva più toccargli il cuore.
Tuttavia lei si era innamorata del campione, vittima di una potente cotta adolescenziale. Lui era il suo idolo, il suo allenatore. Il suo amico.
O così aveva pensato.
Luciano aveva usato la sua amicizia e la sua ingenuità, così come aveva fatto con tutte le sue amanti e lei aveva finito per odiarlo per averla ferita. Ora detestava solo se stessa, perché sapeva bene che non avrebbe dovuto fidarsi di un tipo come lui.
Era un playboy conclamato. La vita per lui era un gioco, fatto di risate e di feste. Non prendeva nulla sul serio. Certo non lei, che aveva avuto la stupida idea di flirtare con lui, cosa che aveva rimpianto per il resto della sua vita. Quell’orribile incidente l’aveva convinta di non essere una giocatrice adatta a quel mondo.
«Grazie per aver accettato di incontrarmi» gli disse, rifiutandosi di lasciarsi imbarazzare.
Sorrise. «Piacere mio.»
Se solo avesse potuto dire lo stesso. Per lei era uno sforzo immane, ma aveva dovuto farlo. Aveva lavorato duro, risparmiando e lottando, ma non era stato abbastanza per salvarsi dalla crisi. E ora aveva bisogno di questo accordo per salvare Tregore Lodge, la sua eredità, la sua casa, il suo passato.
«Sono venuta preparata, Luciano Duchelini» annunciò, andando dritta al punto.
Rise, un suono breve e ricco che fece scintillare i suoi occhi blu e gli piegò le labbra in un’espressione avvezza ad affascinare le donne. «Sei tu ad avere il comando. Ricordo con quanta perizia schioccavi la frusta per farmi arrivare in tempo a quegli incontri che precedevano le gare.»
Lei quasi sorrise, prima di ricordare quanto amaramente fosse finita la loro amicizia. «Sarebbe stato più facile se tu non fossi stato un nottambulo.»
Si strinse nelle spalle, proprio come era uso fare allora. Zero costrizioni: lei non si aspettava altro da un consumato donnaiolo che aveva passato la vita a scansare ogni genere di responsabilità.
«Vieni. Andiamo a parlare in privato.»
Stare in privato con lui era l’ultima cosa che desiderava, ma annuì. «Sono pronta.»
«Da questa parte.»
Salì in ascensore reprimendo l’irritazione che lui non avesse pensato a un luogo neutro per il loro incontro. Prima fosse finita quella fase, meglio sarebbe stato. No, non finita. Risolta. Così da poter andare avanti con i suoi piani e i suoi sogni. «Ho portato dei progetti per il lodge e un prospetto dei miei programmi» cominciò, non volendo perder tempo.
«Ottimo. Sempre precisa.»
Lo specchio della larga cabina rifletteva l’interno, ma era come se lui assorbisse da solo tutto lo spazio. Era sempre stato così, catalizzava tutte le energie di ogni luogo. Lei sapeva bene che molte donne sarebbero state deliziate di contemplare il suo corpo superbo e i suoi lineamenti classici, lei stessa era caduta sotto il suo incanto anni prima. Ma adesso non più, sebbene ammirarlo costituisse una forte tentazione. Grazie a Dio era più forte: aveva imparato dai suoi errori.
«A essere onesta, sono sorpresa che tu non abbia mandato qualcuno al tuo posto.»
Le lanciò uno sguardo freddo.
«Sbrigo molti affari personalmente.»
«Non lo facevi una volta, a meno che non avesse a che vedere con una competizione. Voglio dire, non mi aspettavo che attraversassi mezzo mondo per parlare con me.»
«Non è stato un disturbo inserire questa destinazione nel mio programma. Ero già a Denver per parlare con un terapista come te, quando il mio assistente mi ha informato della tua telefonata.»
Sebbene quelle parole alimentassero la tensione per una situazione di per sé già abbastanza difficile, si sforzò di restare calma.
«Bene. Non vedo l’ora di parlare di affari.»
«Lo stesso vale per me» rispose lui con una traccia di impazienza.
Il gioco era iniziato.
«Prego» la invitò lui con un sorriso quando l’ascensore si fermò e le porte si aprirono.
Immune al suo fascino, lei ricambiò il sorriso con freddezza, poi uscì nel corridoio.
«Da questa parte.» Lui le indicò una porta che aprì con la propria chiave elettronica. «Spero non ti dispiaccia se parliamo nella mia suite.»
«Certo che no.»
Lei lo superò di un paio di passi per riguadagnare un minimo di distanza.
La vista dalle ampie vetrate spaziava sulle montagne. Apprezzò la calma che sempre le infondeva la contemplazione delle cime, la forza che le trasmetteva. «Grazie per l’interesse dimostrato per la mia proposta» disse infine girandosi verso Luciano, che sembrava concentrato su un computer appoggiato sulla scrivania. «Se c’è qualcosa in particolare che desideri conoscere riguardo al design che ho immaginato per Tregore Lodge...»
«La tua proprietà è piccola e ha bisogno di restauri» la interruppe lui.
Lei maledisse il rossore che le salì al viso.
«Vero. Tregore Lodge ha bisogno di lavori per tornare ai fasti di un tempo. Ma credo che abbia molto potenziale...»
«Io no» la troncò lui prima che Caprice avesse la possibilità di spiegare come intendeva trasformare il posto in un centro specializzato in riabilitazione per sciatori disabili.
«Se la pensi così, perché hai accettato di incontrarmi?» gli domandò lei.
«Semplice. L’unico investimento di valore nelle tue proprietà sei tu.»
«Si tratta di un qualche genere di gioco?» replicò Caprice, chiedendosi se per caso avesse equivocato.
«Per nulla.» La fissò con occhi impenetrabili, occhi che la toccavano intimamente come una carezza, sfacciata e senza vergogna. «Sei tu che desti il mio interesse, Caprice. Ti voglio.»
Sette anni prima si sarebbe sentita al settimo cielo. Ma allora era stata innocente e fiduciosa. Adesso sapeva che era meglio non credere a un uomo. E sebbene lui le sembrasse solo un pallido bagliore del playboy che aveva conosciuto un tempo, considerò la sua dichiarazione come un insulto. «Ascolta, sono venuta a parlare di un affare che mi sta a cuore, signor Duchelini. Se non sei interessato alla mia proposta, allora non c’è alcuna ragione di continuare.» Si girò e si avviò impettita verso l’uscita.
«Resta.» Il comando era dolce eppure persuasivo.
Si girò, le dita contratte intorno alla tracolla della borsetta. «Perché?»
«Ho una proposta che potrebbe accontentare entrambi. Posso procurarti quello di cui hai bisogno.»
Questo lo sapeva bene. Del resto, poteva andarsene senza almeno ascoltare la sua proposta? No. «Allora sentiamo.»
«Con piacere.» Lui tornò verso la scrivania. «Un bicchiere di vino?»
«No, grazie.» Non beveva mai alcolici quando era impegnata in un affare, soprattutto uno cruciale come questo.
Luciano era uno scaltro negoziatore, e doveva stare attenta. Andò a sedersi sul sofà posto vicino al balcone, concentrandosi sul lavoro.
Era l’unica cosa che voleva da lui.
«Cominciamo da Tregore Lodge. Parlami dei tuoi piani in proposito» la esortò lui sedendosi sulla poltrona di pelle girevole e voltandosi a fronteggiarla, le lunghe dita abbandonate casualmente sui braccioli.
«Bene.» Gli allungò il portfolio che aveva preparato. «Pensavo di rinnovarlo dentro e fuori. E vorrei rivolgermi sia a disabili esperti di sci, sia a chi non ha mai sciato.»
«Si tratta di un programma a più livelli, allora?»
«Nelle sue forme basi, come puoi vedere da queste» rispose lei, sentendo la sua sicurezza venir meno mentre gli porgeva le schede che aveva preparato.
Allungandosi sulla poltrona, lui consultò i fogli, apparendo rilassato e concentrato. Era cambiato. Non nell’aspetto. Era sempre affascinante in modo disarmante, forte e solido. Ma aveva perso ogni traccia di quel fascino seducente e ammiccante che lei ricordava bene, e aveva adottato invece un atteggiamento da uomo tutto d’un pezzo, non incline a sprecare tempo.
O forse, come allora, non era attratto da lei. Forse riteneva che se si fosse mostrato troppo amichevole, avrebbe avuto di nuovo a che fare con una adolescente cotta di lui. Ma non doveva preoccuparsi. L’unica cosa che lei voleva ora era un accordo