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Un sogno, una donna: Harmony Collezione
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Un sogno, una donna: Harmony Collezione
E-book157 pagine2 ore

Un sogno, una donna: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Fra loro è successo qualcosa…qualcosa che non possono dirsi ma nemmeno ignorare,una scintilla che diventa fuoco appena si guardano. Finn Delaney è travolto dalla bellezza e dal comportamento di Catherine Walker, lei ha cancellato dalla mente il doloroso ricordo di un amore appena finito. Per colpa di un simpatico equivoco devono condividere lo stesso tavolo di un ristornate, ma il giorno dopo lei vorrebbe ignorarlo. Mentre fa il bagno, però….
LinguaItaliano
Data di uscita10 giu 2016
ISBN9788858951170
Un sogno, una donna: Harmony Collezione
Autore

Sharon Kendrick

Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.

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    Anteprima del libro

    Un sogno, una donna - Sharon Kendrick

    successivo.

    1

    Catherine non aveva notato la figura che sedeva in ombra nel piccolo ristorante. Era troppo occupata a rivolgere al cameriere un sorriso di circostanza, già esibito altre volte, della serie mi-sto-proprio-godendo-questa-vacanza. Per nessuna ragione avrebbe permesso al suo viso di esprimere tutta l'amarezza per un amore finito, quando il suo fidanzato si era innamorato di un'altra donna.

    L'aria pesante della notte accarezzò la sua pelle e la avvolse come uno spesso strato di miele.

    «Kalispera, Nico.»

    «Kalispera, signorina Walker» rispose il cameriere, illuminandosi in viso. «Ha trascorso una buona giornata?»

    «Mmm...!» rispose lei fingendo un minimo di entusiasmo. «Ho fatto il giro in barca delle baie, come mi avevi consigliato!»

    «E mio fratello le ha fatto da guida?» le domandò ansiosamente.

    «È stato molto gentile» replicò Catherine.

    Infatti, il fratello di Nico aveva dimostrato un interesse e un'attenzione nei suoi confronti più che professionali tanto che Catherine aveva trascorso la maggior parte del tempo il più lontano possibile da lui!

    «Il mio solito tavolo, non è vero?» gli chiese con un sorriso, poiché ogni sera lui si era sempre premurato di riservarle il tavolo migliore, quello più appartato, da cui si godeva una splendida vista del mare.

    Ma Nico la guardò preoccupato. «Temo sia difficile questa sera, signorina. Il tavolo è già stato prenotato. È arrivato il signore dall'Irlandia

    La sua voce assunse un tono strano mentre parlava. Catherine percepì una sorta di riverenza. Di rispetto. E qualcos'altro che assomigliava a una profonda invidia. Lo guardò senza capire. Il signore... da dove? «Irlandia?» ripeté lei.

    «Ir-lan-da» tradusse il cameriere attentamente, dopo un momento di riflessione. «È arrivato questo pomeriggio e ha prenotato il suo tavolo.»

    Che seccatura! pensò lei contrariata. Era ridicolo, ma era proprio fastidioso. Buffo come si assumano rapidamente delle abitudini anche in vacanza! Sera dopo sera Catherine si era seduta a quel tavolo così vicino al mare che le sembrava di galleggiare sopra di esso. L'acqua scura e brillante lambiva i supporti delle barche e la luna diffondeva la sua luce argentea sulla superficie dell'acqua. La bellezza del paesaggio era così intensa che per un attimo Catherine riusciva a dimenticare l'Inghilterra, Peter e il lavoro frenetico che l'attendeva.

    «Come ha potuto?» protestò. «Domani è il mio ultimo giorno di vacanza!»

    Nico si strinse nelle spalle. «Lui può fare tutto ciò che vuole. È un buon amico del signor Kollitsis.»

    Il signor Kollitsis. Il magnate ultra settuagenario dell'isola che, oltre ai tre alberghi, possedeva anche quasi tutti i negozi del paese.

    Catherine focalizzò lo sguardo sulla scura figura che occupava il suo posto. Dicevano che si poteva giudicare una donna dal viso e un uomo dal corpo, e, nonostante la luce fioca all'interno della sala, dal fisico forte e possente, dedusse che quest'uomo era decisamente più giovane del signor Kollitsis. Almeno di una quarantina d'anni!

    «Oh, ma posso riservarle il tavolo accanto, se lo desidera» le propose Nico conciliante. «Si gode una bella vista anche da lì.»

    Gli sorrise di nuovo. Che sciocca ancorarsi a un'abitudine, anche se temporanea, solo perché il suo mondo si era frantumato in una realtà che lei non riconosceva più! Solo perché Peter se n'era andato e aveva trovato l'amore della sua vita il giorno dopo la fine della loro relazione, lasciandola sola a chiedersi malinconicamente che ne era stato del loro rapporto durato quasi tre anni.

    «Sarebbe fantastico. Grazie, Nico.» accettò Catherine di buon grado.

    Finn Delaney sorseggiava lentamente il suo bicchiere di ouzo mentre guardava il tramonto. Sentiva che tutta la tensione, a lungo accumulata, cominciava a defluire dal suo corpo. Aveva appena concluso il miglior affare della sua vita, fatta di continui successi. Era stato difficile ed estenuante, ma, come al solito, aveva ottenuto ciò che voleva.

    Tuttavia, per la prima volta dopo tanto tempo, il successo e il denaro sembravano non avere più alcun valore.

    L'inchiostro non si era ancora asciugato sul contratto e lui già volava verso quella bellissima isola fuori dal mondo, che conosceva così bene. La sua segretaria l'aveva guardato alquanto sorpresa.

    «Ma...Finn...i tuoi appuntamenti?» gli aveva obiettato. «È tutto fissato» aveva concluso sconcertata.

    Lui le aveva risposto con una semplice alzata di spalle, avvertendo un improvviso, vertiginoso senso di liberazione. «Cancellali» aveva replicato seccamente.

    «Cancellarli?» aveva ripetuto lei sbalordita. «Ma... okay, sei tu il capo.»

    Sì, il capo era lui e c'era un prezzo da pagare per quella posizione. Il potere è sinonimo di solitudine. In realtà la solitudine gli piaceva e, con essa, la conseguente capacità di controllare il proprio destino.

    Finn studiò divertito il bianco liquido denso, avvertendo una strana sensazione, come se il resto del mondo e gli anni si stessero allontanando da lui. In fondo, quell'isola gli aveva sempre fatto quell'effetto. L'aveva conosciuto quando non aveva nulla e l'aveva accolto a braccia aperte. Qui era semplicemente Finn, o il signor Delaney e non il freddo e determinato uomo d'affari.

    Gli abiti eleganti che normalmente indossava erano stati sostituiti da un paio di jeans scoloriti e una leggera maglietta bianca. I tre bottoni superiori casualmente aperti, lasciavano intravedere il torace abbronzato; i capelli folti e scuri avevano bisogno, come al solito, di un taglio, e le gambe muscolose si allungavano pigramente sotto il tavolo.

    Quella sera si sentiva come uno dei pescatori che poco prima avevano ancorato le loro barche sulla spiaggia.

    Era una serata perfetta, con una luna perfetta ed egli sospirò quando si rese conto che il successo talvolta fa perdere di vista anche i piaceri più semplici.

    «Da questa parte, signorina Walker» Finn percepì come in lontananza le parole del cameriere.

    Con sguardo assente si volse all'improvviso rumore dei passi che risuonavano contro le assi di legno del pavimento, finché i suoi occhi misero a fuoco la donna che stava entrando in quel momento. Appoggiò il bicchiere e rimase a fissarla.

    Era bellissima. Madre di tutti i santi! Era più che bella, commentò tra sé, mentre il suo cuore perse inaspettatamente un battito. Il suo mondo era di regola frequentato da donne stupende, ma... allora cosa c'era di diverso in lei?

    Lunghi capelli neri ricadevano in onde morbide color ebano sulle sue spalle conferendole l'aspetto di un'irresistibile maga, con un viso così delicato come il leggero abito che delineava il suo corpo.

    I suoi occhi brillarono di ammirazione. Sì, era davvero bellissima. La bocca era decisa mentre guardava dritto verso di lui, come se lui non fosse lì.

    Finn ricambiò il suo sguardo. Non capitava tutti i giorni di incontrare una donna del genere. Al contrario, aveva trascorso la sua vita a liberarsi da quelle donne che pretendevano di far capitolare uno dei più famosi scapoli d'Irlanda!

    Esaminò con interesse il suo profilo mentre lei sedeva al tavolo accanto al suo, a pochi centimetri di distanza. Era un profilo attraente. Il naso piccolo e perfetto, e le labbra che assomigliavano a petali di rosa; la carnagione ambrata per il caldo sole della Grecia, il corpo agile e snello.

    Un battito primitivo incominciò a pulsare incessantemente alle sue tempie e un'insolita sensazione di calore pervase il suo corpo. Avrebbe voluto rapirla, portarla via da lì, e perdersi con lei nei dolci piaceri dei sensi. Erano la luna e l'aria calda e pigra della notte che l'avevano stregato? Era la magia dell'isola che aveva scatenato in lui quei desideri impellenti e immediati, tipicamente adolescenziali?

    Catherine avvertì su di sé lo sguardo scrutatore dell'intruso, sì perché lui stava occupando il suo spazio. Continuò a ignorarlo, concentrandosi sul menù, pur sapendo già cosa avrebbe ordinato.

    Finn le rivolse un mezzo sorriso, affascinato dall'armonia del suo corpo e dalle vibrazioni che lei gli stava inviando.

    «Kalispera» la salutò.

    Catherine finse di non sentire. Sì, era sicuramente Irlandese! L'accento melodioso non poteva provenire da nessun altro luogo. La sua voce era profonda e sensuale, una voce che Catherine immaginò facesse sciogliere migliaia di donne.

    Non lei, però!

    «Buonasera» insistette lui.

    Catherine sollevò il capo e si voltò a guardarlo. L'istante successivo desiderò di non averlo fatto, perché non era preparata a quel paio di splendidi occhi rivolti verso di lei. Occhi azzurri, limpidi come il mare, incorniciati da folte ciglia scure. Il viso era tipicamente irlandese, lineamenti bellissimi, ma spigolosi e una bocca carnosa i cui angoli erano sollevati in un'espressione interrogativa e divertita allo stesso tempo, mentre attendeva una sua risposta.

    «Sta parlando con me?» chiese lei freddamente.

    Finn finse di guardarsi attorno, tra i tavoli nel ristorante. «Di solito non ho l'abitudine di parlare da solo.»

    «E io non ho l'abitudine di fare conversazione con completi sconosciuti» ribatté Catherine seccata.

    «Finn Delaney» si presentò.

    «Prego?»

    «Il mio nome è Finn Delaney» ripeté lui, cercando di ricordare l'ultima volta in cui era stato sottoposto a una tale doccia fredda. A quanto pareva, il suo sorriso si rifiutava di tessere la sua solita rete magica.

    Catherine rimase in silenzio. Se questo era un tentativo di approccio, la cosa non la interessava affatto.

    «Io non conosco il suo nome» proseguì lui imperterrito.

    «Forse perché non l'ho ancora detto» gli rispose ironica.

    «E ha intenzione di dirmelo?»

    «Dipende» rispose prontamente lei.

    Finn aggrottò la fronte, sorpreso. «E si può sapere da che cosa?»

    «Se lei è disposto a cambiare tavolo.»

    «Cambiare tavolo?»

    «Sì, ha capito benissimo. E... ma lei ha l'abitudine di ripetere sempre ogni cosa e di rispondere con una domanda?» commentò Catherine istintivamente; il suo spirito giornalistico fece la sua comparsa.

    «E lei è sempre così sgarbata nei confronti dell'altro sesso?»

    Stava per risponderle che era proprio arcistufa dell'altro sesso, ma preferì tacere al riguardo. Non voleva risultare acida; si stava solo abituando al fatto che la sua relazione con Peter fosse finita, nient'altro.

    «Non si può certo dire che lei sprizzi simpatia da tutti i pori!» aggiunse Finn.

    «No, ha ragione. È perché lei siede al mio tavolo.» Catherine si strinse nelle spalle quando incrociò la sua espressione stupita e non poté certo biasimarlo. «So che può sembrarle sciocco, ma io mi sono seduta lì ogni sera e mi sono affezionata a quel posto.»

    «Non è affatto sciocco» ribadì Finn e la sua voce si addolcì in una musicale carezza. «Non capita molto spesso di godere di una vista del genere, nemmeno da dove vengo io.»

    Catherine vide una stella lanciare una sfumatura d'argento attraverso il cielo notturno. «Lo so» sospirò malinconica.

    «Che ne direbbe di sedersi al mio tavolo? Così potremmo entrambi godere del panorama. Perché no?» la esortò lui vedendo la sua indecisione.

    Già, perché no! Dopo aver cenato da sola per dodici giorni, una donna normalmente loquace avrebbe dato chissà cosa per avere un po' di compagnia. E

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