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Un amore da salvare: Harmony Collezione
Un amore da salvare: Harmony Collezione
Un amore da salvare: Harmony Collezione
E-book165 pagine2 ore

Un amore da salvare: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Una telefonata e il mondo le crolla addosso: "Tuo marito è in una camera d'albergo con" Marianne Buchanan ha pensato spesso ai motivi che l'hanno allontanata ogni giorno di più dall'adorato marito, fino ad arrivare all'evento che l'ha costretta ad andarsene da casa. Innamorata come il primo giorno di matrimonio ma ferita nel profondo del cuore, non vuole dare a Zeke nemmeno la possibilità di spiegarle la sua verità. Quando lui finalmente la rintraccia...

LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2015
ISBN9788858939666
Un amore da salvare: Harmony Collezione
Autore

Helen Brooks

Helen è nata e cresciuta in Nuova Zelanda. Amante della lettura e dotata di grande fantasia, ha iniziato a scrivere storie sin dall'adolescenza. A ventun anni, insieme a un'amica, partì in nave per un lungo viaggio in Australia, che da Auckland l'avrebbe condotta a Melbourne.

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    Anteprima del libro

    Un amore da salvare - Helen Brooks

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Whirlwind Marriage

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2000 Helen Brooks

    Traduzione di Sonia Indinimeo

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2003 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-966-6

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Zeke Buchanan si alzò da tavola dopo colazione e guardò la moglie. Marianne sentiva lo sguardo su di sé ma non sollevò gli occhi nemmeno quando lui si fermò alle sue spalle e le sfiorò i capelli con la mano. «Non ti sei dimenticata che i Morton vengono a cena alle sette, vero?»

    No! Non si era dimenticata dei Morton. Si sforzò di non lasciare spazio ad alcun tipo di reazione quando rispose. «No. È tutto pronto.»

    «Bene.» Dopo un momento di esitazione, Zeke si chinò e le posò un bacio delicato sulla testa bionda. «Io dovrei arrivare prima delle sette. Devo fare un salto a Stoke per vedere un terreno ma potrei tornare a metà pomeriggio se hai bisogno di me.»

    Se ho bisogno di te? Certo che ho bisogno di te, ma questo è un concetto alieno, vero? Era sicura che tutta quell’amarezza sarebbe trapelata se avesse parlato, così si limitò ad annuire senza sollevare il viso.

    «Ciao, Marianne» la salutò lui, freddamente.

    «Ciao, Zeke» gli rispose lei con lo stesso tono.

    Una volta sola, rimase seduta immobile per qualche minuto, decisa a non dare sfogo alle lacrime, sempre in agguato negli ultimi giorni, poi si alzò lentamente e si avvicinò alla grande finestra affacciata a sud.

    Londra si estendeva a perdita d’occhio. Una vista che toglieva il fiato. L’attico svettava su un lussuoso palazzo che Zeke aveva progettato prima di conoscerla, circa due anni prima. Era l’ultimo grido in fatto di architettura d’interni, dal regale salotto blu e oro alla loro stanza da letto nero e argento, completamente rivestita di specchi. Marianne odiava quella casa.

    L’arredamento era opera di Liliana de Giraud, designer di successo, una vecchia fiamma di Zeke. All’inizio Marianne aveva trovato solo ridicola quella tana da scapolo ma col tempo era arrivata a detestarla con tutta se stessa.

    Aveva perso il conto delle volte che aveva pregato Zeke di cercare una casa col giardino ma lui le aveva sempre rifilato un vago domani vedremo...

    Appoggiò la fronte al vetro freddo poi all’improvviso sollevò il mento con determinazione.

    Basta!, si ammonì in silenzio, non poteva cedere all’impulso di scappare via e nascondersi! Stavano attraversando un momento difficile, ma non per questo doveva lasciarsi andare. Ne sarebbe uscita. Aveva superato lo shock per la morte di sua madre, quattro anni prima, e quindi era in grado di superare anche la sua crisi matrimoniale. Strinse le labbra. Qualche volta pensava che sarebbe impazzita, in quella torre d’avorio dove Zeke l’aveva rinchiusa.

    Lo squillo del telefono la strappò dai suoi pensieri.

    «Ciao, Marianne. È una vita che non ci sentiamo! Sono Pat. Sono in città per due o tre giorni e mi chiedevo se...»

    «Pat! È così bello sentirti!»

    «Davvero? Ma devi solo prendere il telefono per sentirmi, Annie!» disse l’amica con una punta di rimprovero.

    Marianne sorrise. La solita Pat, schietta e sincera... Diceva sempre ciò che pensava e proprio per questo Zeke l’aveva presa in antipatia fin dalla prima volta che si erano incontrati. Comunque era vero. Avrebbe potuto telefonarle, ammise Marianne tra sé, ma in quel periodo avrebbe dovuto dire cose poco lusinghiere su Zeke e le sarebbe sembrato di tradirlo.

    «Sei in città?» chiese. «Possiamo pranzare insieme?»

    «Splendido! Vuoi che venga a casa tua?» accettò Pat senza mettere tempo in mezzo.

    Marianne volse lo sguardo tutto intorno e serrò le palpebre per un istante. «No, preferirei pranzare fuori. C’è un bel ristorante francese a qualche isolato da qui, Rochelle. Ci vediamo lì a mezzogiorno?»

    «Fantastico. Annie...?»

    «Sì?» rispose lei, esitante.

    «Va tutto bene?»

    Marianne respirò a fondo. «No, Pat» ribatté con un filo di voce. «Non va tutto bene.»

    «Mi pareva... Allora, a mezzogiorno!» Pat interruppe la linea senza salutare, come sempre.

    Oh, Pat! Marianne posò il ricevitore e si sentì pervadere da un senso di sollievo. Non si era resa conto di quanto le fosse mancata la sua amica. Pat, con la sua logica ferrea e il suo approccio alla vita senza fronzoli inutili, era ciò di cui aveva bisogno in quel momento.

    Guardò il piccolo orologio d’oro da polso che Zeke le aveva regalato per il suo compleanno. Erano le otto.

    Decise di farsi un bel bagno rilassante e si avviò verso il bagno.

    Poco dopo si immerse nella vasca piena d’acqua, chiuse gli occhi e ripensò alla prima volta che aveva parlato di Zeke con Pat.

    «E hai fatto tutto questo nelle otto settimane che sono stata in Canada?» aveva chiesto seccata. «Ma se a Bridgeton non succede mai niente, Annie!»

    «Che ti posso dire?» aveva replicato lei sorridendo. «È arrivato, ha visto, ha conquistato. Zeke è fatto così!»

    «È anche ricco e bello? Dimmi che ha un fratello!»

    «Oh, Pat!» Era scoppiata a ridere, ma guardando in viso la sua migliore amica aveva dovuto ammettere che lei era la prima a essere meravigliata.

    Era accaduto tutto così in fretta... Che Zeke Buchanan, ricchissimo imprenditore edile, si fosse innamorato di lei aveva il sapore di una fiaba.

    Una favola lampo che era dilagata nel paesino. Erano tutti eccitati al pensiero che una loro ragazza avesse catturato un simile nababbo della capitale.

    Aveva mostrato all’amica l’enorme diamante che scintillava sulla sua mano e aveva provato lo stesso senso di vertigine dell’istante in cui Zeke glielo aveva messo al dito, sette giorni prima.

    «Voglio che mi racconti tutto in ogni minimo dettaglio!» le aveva intimato Pat. «Dal primo istante che hai posato gli occhi su di lui fino a quando non ti ha infilato quell’incredibile anello. Tutto, capito? E io che pensavo che mi sarei divertita in Canada! Invece era qui che stava accadendo l’incredibile. Mi sta proprio bene! Sono rimasta per settimane accampata sulle montagne e tutto quello che ho visto è stato un alce in pensione e il didietro di un orso bruno!»

    «Non ti sei divertita?»

    «Pensavo di sì!» Aveva un’espressione comica. «Ma rispetto a te... Dai, sputa il rospo!»

    «Non c’è molto da dire.» Erano arrivate a casa di suo padre e lei aveva invitato Pat a entrare. «Zeke è venuto qui per dare un’occhiata alla fattoria che i Farnon hanno messo in vendita. Stava attraversando la strada principale con la sua Ferrari... e mi ha visto uscire dall’emporio.»

    «E...?»

    «Be’, si è fermato, si è presentato e abbiamo chiacchierato per qualche minuto, poi mi ha invitato a cena per quella sera.» Una cronaca scarna ed essenziale esposta con fare noncurante, a braccia conserte. «E poi abbiamo continuato a vederci.»

    E lei era stata trasportata in un’altra dimensione dove tutto era magia da quando Zeke l’amava.

    Pat le aveva puntato contro un indice. «Tu! Acqua cheta!» Poi aveva esalato un lungo respiro. «Però credo che nessuno lo meritasse più di te, Annie. Non sono molte le ragazze belle e intelligenti disposte a rinunciare all’università per prendersi cura del padre, lavorando in uno studio medico di provincia.»

    «Non è proprio così. A me piace quello che faccio.»

    «Sarà!» aveva commentato Pat scettica.

    Erano sempre state amiche del cuore. Avevano percorso insieme le tappe fondamentali della loro vita, dall’infanzia fino all’età adulta. Si erano sempre incoraggiate a vicenda e solo Pat, due anni prima, aveva capito quanto fosse stato orribile per Marianne perdere la madre all’improvviso per un’emorragia cerebrale, pochi giorni prima di partire per l’università.

    Josh Kirby, il padre di Marianne, era rimasto distrutto dalla tragedia e lei, oltre al suo immenso dolore, aveva dovuto sopportare di veder andare in pezzi l’uomo forte, il medico stimato che era sempre stato il pilastro della loro famiglia.

    Aveva rinunciato all’università e si era dedicata a suo padre, cercando di rimettere in sesto le loro vite sconvolte. Aveva preso il posto di sua madre sia in casa sia nello studio del padre ed era stata ricompensata perché, nel corso di quei ventiquattro mesi, lo aveva visto riprendersi pian piano dalla depressione in cui era sprofondato.

    Marianne non aveva rimpianto nemmeno per un secondo la sua decisione di rimanere, anche se era stata dura ascoltare i progetti e i racconti entusiastici di Pat e degli altri amici quando tornavano a casa per le vacanze, mentre lei viveva a Bridgeton, dove il più spettacolare colpo di vita degli ultimi mesi era stato un improvvisato spogliarello di Ned Riley che barcollava lungo il viale completamente ubriaco.

    Ma poi era arrivato Zeke. Zeke Buchanan, con i suoi capelli corvini e quegli occhi grigi che avevano il potere di liquefarla con uno sguardo.

    Marianne rabbrividì all’improvviso e allungò un braccio per aprire il rubinetto dell’acqua calda. Quando la temperatura fu di nuovo confortevole si rilassò contro la parete della vasca e con la mente tornò a Bridgeton, in quella calda estate di due anni prima.

    «Spero che il tuo Zeke sappia quant’è fortunato» le aveva detto Pat con un sorriso. «Ce n’è una su un milione come te, e non parlo solo dell’aspetto fisico. Sei bella dentro, Annie, ed è quello che conta.»

    «Non esageri un po’?» si era schermita lei ricambiando il sorriso e porgendole una tazza di caffè. «Sarai la mia damigella?»

    «Prova a impedirmelo! Avete già fissato la data?»

    Aveva esitato un istante prima di rispondere. Non era sicura che Pat avrebbe reagito bene alla notizia. «Il secondo sabato di ottobre.»

    «Del prossimo anno, intendi?»

    «No... di quest’anno.»

    «Quest’anno?» aveva domandato, versandosi un po’ di caffè sull’abito bianco scelto apposta per far risaltare la bella abbronzatura canadese. «Ma è solo tra...»

    «Sei settimane... lo so.» Si era sforzata di sorridere. Chissà perché tutti avevano reagito come se stesse facendo qualcosa di profondamente immorale e non come se stesse sposando l’uomo che amava. «Zeke non vuole aspettare e nemmeno io. Ha abbastanza soldi da poter organizzare tutto in tempo. Ha riservato un meraviglioso hotel a Londra, i fiori, la macchina. E la chiesa qui è disponibile per quella data...»

    «Ma... il tuo vestito? E il mio vestito?»

    «Non è un problema. Zeke è amico di alcuni stilisti e uno di loro...» disse un nome che fece sgranare gli occhi a Pat, «... ha appena finito una collezione di abiti da sposa e ne ha uno per me assolutamente fantastico. Oh, Pat! Devi proprio vederlo... è meraviglioso! Si occuperà anche del tuo abito, non preoccuparti. Come vedi, è tutto a posto.»

    Pat aveva serrato le labbra per un attimo adagiandosi meglio sulla sedia. «E tu sei sicura che è proprio quello che vuoi?» aveva indagato.

    «Sì.»

    «Scusa... non vorrei fare la guastafeste, ma hai considerato il vecchio detto: sposarsi in fretta, pentirsi con comodo?» domandò l’altra.

    «No» le aveva risposto lei con voce

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