A letto col greco: Harmony Collezione
Di Andie Brock
5/5
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Info su questo ebook
Lukas vuole vendicarsi della famiglia Gianopoulous per averlo incastrato e intende sedurre Callie per farle pagare i torti del passato... fra le lenzuola. Quando scopre di avere una figlia con lei, però, il seducente piano di Lukas si trasforma nel bisogno impellente di farla sua. Per sempre.
Andie Brock
Andie Brock ha cominciato a dare sfogo alla sua fervida immaginazione fin da bambina, creando intorno a sé un mondo di magiche creature con le quali vivere emozionanti avventure, e continua a fare la stessa cosa anche oggi, con la sola differenza che fate e folletti hanno lasciato spazio a impetuose eroine e affascinanti eroi. Per fortuna, adesso non ha più soltanto quei divertenti amici immaginari, ma una ricca vita sociale, oltre a uno splendido marito, tre figli e un adorabile gatto.Andie vive a Bristol, e quando non è occupata a scrivere un romanzo con ogni probabilità sta già elaborando una nuova storia d'amore.
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Anteprima del libro
A letto col greco - Andie Brock
successivo.
1
«Non vogliamo problemi, Kalanos.»
Lukas si liberò dalla mano poggiata sul suo avambraccio, poi rivolse uno sguardo gelido al suo interlocutore.
«Problemi?»
Osservò il volto sudaticcio dell'uomo di mezza età.
«Cosa ti fa credere che io possa creare problemi, Yiannis?»
L'uomo si allontanò di un passo in cerca di una via di fuga.
«Kalanos, è il funerale di mio padre – non aggiungo altro. Mostra un po' di rispetto.»
«Rispetto» ribatté con sarcasmo Lukas.
Rivolse uno sguardo denigratorio alle poche persone riunite intorno alla bara.
«Dev'essere per questo motivo che c'è questa folla. Per onorare il grand'uomo che è stato tuo padre.»
«È una cerimonia privata, solo per la famiglia» rispose Yiannis, senza guardarlo negli occhi. «Tu non sei una persona gradita.»
«Ah no?» rispose lui. «Be', è un peccato.»
A dire il vero Lukas non aveva avuto intenzione di andarci.
Non ancora.
Non pensava che quell'uomo malvagio morisse prima che lui potesse mettere in atto i suoi piani.
L'uomo che aveva ucciso suo padre.
L'uomo le cui macchinazioni crudeli avevano fatto finire Lukas in prigione per un crimine che non aveva commesso.
Lui aveva ipotizzato di vendicarsi su quell'uomo fino a portarlo a implorare perdono.
Quattro anni e mezzo.
Lukas era stato in prigione per tutto quel tempo, in compagnia della peggiore feccia della società.
Un tempo lunghissimo per riflettere su ogni singolo dettaglio di quel tradimento.
Anni in cui la rabbia cocente era sedimentata in lui ed era diventata un blocco granitico che aveva fatto di lui un concentrato di odio.
Quattro anni e mezzo per mettere a punto la sua vendetta e la morte era sopraggiunta a rovinare i suoi piani.
Aristotle Gianopoulous era morto il giorno in cui Lukas era stato scarcerato.
Come se l'avesse programmato deliberatamente.
Come se avesse intuito cosa lo aspettava.
Lukas guardò il feretro che veniva calato a terra e il prete che impartiva la benedizione finale.
Il suo sguardo di ghiaccio si posò sui pochi presenti in gramaglie.
Voleva che registrassero la sua presenza, che si sentissero a disagio.
Yiannis Gianopoulous era visibilmente agitato.
Il figlio di seconde nozze di Aristotle non era di alcun interesse per Lukas.
C'era anche suo fratello Christos che lo fissava dall'altro lato della bara.
Erano presenti anche un paio di soci in affari, l'avvocato di Aristotle, una delle sue amiche, con gli occhi lucidi come si conveniva all'occasione.
Petros e Dorcas, gli ultimi dipendenti fedeli ad Aristotle, che avevano lavorato per lui per tutta la vita, erano leggermente in disparte.
Tutto sommato, un'accozzaglia indistinta di umanità, riunita sotto il sole cocente di mezzogiorno su quell'isola greca dove stava per essere seppellito l'uomo che era riuscito in qualche modo a rovinare le loro vite.
A Lukas non importava nulla di nessuno di loro.
Di nessuno, eccetto una persona.
Il suo sguardo si posò su di lei.
La ragazza teneva il capo chino e stringeva fra le mani un giglio.
Calista Gianopoulous.
Callie.
La figlia della terza moglie di Aristotle, l'ultimogenita e l'unica femmina.
L'unica cosa buona che Aristotle avesse fatto in vita sua.
Questo era ciò che Lukas aveva sempre pensato, finché anche lei lo aveva tradito.
Aveva svolto la sua parte in maniera subdola, conducendolo verso l'abisso.
Lukas gustò per un attimo il disagio di lei.
L'aveva riconosciuta immediatamente.
Era arrivato nel piccolo cimitero, era passato accanto alla tomba trascurata di suo padre e si era diretto verso la fossa appena scavata, godendo dello sgomento che si era diffuso fra i presenti.
Nello sguardo di Calista aveva letto il panico.
Nonostante lei indossasse un velo, lui aveva notato il lampo di terrore nei suoi occhi verdi, aveva notato il leggero tremore che aveva attraversato il suo corpo.
Rimase a fissarla, mentre chinava ulteriormente il capo, facendo sì che il velo nero coprisse i suoi splendidi capelli rossi, come se potesse nascondersi alla vista di lui.
Guardami, Calista.
Voleva che lei alzasse lo sguardo, che incontrasse il suo.
Voleva leggere in quegli occhi il senso di colpa, la vergogna.
O c'era ancora una parte di lui che sperava e si illudeva che ci fosse un'altra spiegazione?
Ma lei teneva lo sguardo fisso sulla bara, come se non esistesse altro al mondo.
Lukas non le avrebbe permesso di cavarsela così.
Aristotle era morto prima che lui potesse mettere in atto la sua vendetta, ma Calista era viva.
La vendetta sarebbe stata di altro tipo, molto più piacevole.
La fissò intensamente.
Come si era sbagliato.
Negli anni erano diventati amici, o almeno, così lui aveva creduto, avevano trascorso le estati insieme sull'isola di Thalassa, un idillio privato acquisito dai loro padri, quando la G&K Shipping aveva festeggiato il primo milione di utili.
Un simbolo del successo e della loro amicizia eterna.
C'era di che ridere...
Lukas era maggiore di otto anni di Calista e la vedeva solo quando la madre nevrotica, che l'aveva trascinata in Inghilterra dopo il divorzio, la spediva a trascorrere le vacanze a Thalassa.
Una bambina chiara di carnagione, con il visino ricoperto di lentiggini che rincorreva i suoi fratellastri nella sontuosa residenza dei Gianopoulous.
Cercava anche la compagnia di Lukas, lo seguiva nelle sue battute di pesca, lo seguiva sulle rocce e restava ad ammirarlo mentre lui si tuffava nell'acqua turchese.
Era cresciuta ed era diventata un'adolescente timida.
Aveva perso la madre ed era stata spedita in un collegio, ma continuava a trascorrere le estati a Thalassa.
Nascondeva i suoi folti capelli rossi sotto un cappello di paglia e il viso dietro un libro e non cercava più la compagnia dei fratellastri o di Lukas.
Si limitava a guardarlo di nascosto con i suoi grandi occhi verdi e arrossiva se lui se ne accorgeva.
Callie, o Calista, a diciotto anni si era trasformata in una donna incredibilmente bella.
Lui aveva tentato di resistere, ma avevano finito con il consumare il loro amore su un divano del soggiorno.
Lukas aveva capito fin dal primo istante di aver commesso un errore.
Ma lei era troppo bella, troppo invitante per resisterle.
Gli era sembrato un onore che avesse scelto lui per fargli dono della sua verginità.
Ma lei lo aveva ingannato.
Ed era giunta l'ora che pagasse.
Calista aveva avuto la sensazione che le mancasse il terreno sotto i piedi.
No, per piacere, no.
Non Lukas, non lì.
Invece l'uomo che troneggiava su di lei dall'altro lato della bara di suo padre era proprio lui.
Era più alto e muscoloso di come lo ricordasse, la sua figura era più imponente.
Calista prese atto della sua presenza e si sentì invadere dal panico, poi chinò lo sguardo sulla bara.
Non era possibile, non stava accedendo davvero.
Lukas Kalanos era in prigione, lo sapevano tutti.
Doveva scontare una lunga pena per traffico d'armi, messo in atto con suo padre Stavros, l'ex socio di suo padre.
Calista era rimasta disgustata dall'immoralità di quella condotta.
L'impresa di spedizioni che suo padre e il padre di Lukas avevano fondato aveva subito un tracollo a causa di quella vicenda e la loro famiglia ne era uscita rovinata.
A ventitré anni lei aveva conosciuto le vette e gli abissi e sapeva senza ombra di dubbio cosa scegliere.
Per quel motivo, cinque anni prima lei se n'era andata, decisa a voltare le spalle alla Grecia.
Aveva preso le distanze dal collasso dell'impresa di famiglia, delle liti dei fratellastri, dalla depressione alternata all'ira del padre.
Soprattutto, aveva deciso di allontanarsi per sempre da Lukas Kalanos, l'uomo che in quel momento la stava fissando intensamente.
Colui al quale lei aveva donato la sua verginità e che le aveva spezzato il cuore, dopo averle lasciato un ricordo indelebile.
Al pensiero di sua figlia, Calista provò un brivido.
Effie aveva quasi cinque anni ed era al sicuro nella casa di Londra con Magda, l'amica fidata di Calista.
Lei voleva trattenersi lì su quell'isola lo stretto necessario, due giorni al massimo.
Avrebbe firmato quello che c'era da firmare e poi sarebbe fuggita per sempre da quell'isola.
D'un tratto, mettersi in salvo era diventato ancora più importante.
Significava sfuggire alla minaccia che rappresentava Lukas Kalanos.
La cerimonia funebre era quasi al termine.
Il prete li invitò a recitare un'ultima preghiera, poi tutti i presenti gettarono fiori e una manciata di terra sulla bara che veniva calata nella fossa.
Calista provò un brivido a quel suono.
«Non hai certamente freddo. Devo pensare che si tratti di una manifestazione di dolore?» disse una voce ferma alle sue spalle.
Lui parlava un inglese perfetto, sebbene Calista conoscesse abbastanza il greco da poter sostenere una conversazione con lui.
Lui le aveva posato una mano sul braccio e la costrinse a girarsi.
«Abbastanza fuori luogo, non trovi?»
«Lukas, per favore...» mormorò lei, a disagio.
Lui non aveva più i riccioli scuri che ricordava lei, i suoi capelli erano tagliati corti e accentuavano la durezza dei suoi lineamenti.
Gli occhi erano scuri e profondi e lo sguardo era di un'intensità che lasciava senza respiro.
«Sono qui per seppellire mio padre, non per ascoltare i tuoi insulti.»
«Credimi, agape mou, tutti gli insulti del mondo non basterebbero a esprimere il disgusto che provo per quell'uomo.»
Calista si irrigidì.
Sapeva che suo padre aveva avuto dei difetti e delle colpe.
Un temperamento autoritario, aveva trattato male sua madre, aveva avuto una serie di relazioni mancandole di rispetto e conducendola ad abusare di calmanti, fino all'overdose finale.
Calista non lo aveva mai del tutto perdonato.
Ma era pur sempre suo padre, il suo unico padre, e lei aveva deciso che tornare a Thalassa per partecipare al suo funerale era un atto dovuto che forse l'avrebbe aiutata a placare i propri demoni.
Non aveva potuto immaginare che il suo principale demone si sarebbe presentato lì in carne e ossa e che le avrebbe cinto la vita con fare possessivo.
«Ti sarei grata se evitassi di parlare di mio padre in questi termini.»
Fece un passo di lato per liberarsi dalla presa di lui e raddrizzò le spalle.
«È una mancanza di rispetto e direi