Senza compromessi
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Catherine George
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Anteprima del libro
Senza compromessi - Catherine George
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Their Scandalous Affair
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2004 Catherine George
Traduzione di Anna Vassalli
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-524-5
Frontespizio. «Senza compromessi» di George Catherine1
Non era stata una buona idea cenare così presto. Il resto della serata si prospettava interminabile, con soltanto la televisione dell’albergo come diversivo. Colpa sua. Aveva colto al volo la possibilità di un viaggio che lo distogliesse dal lavoro alla scrivania, offrendosi di sostituire uno degli assistenti. Si lasciò andare a un breve sorriso. Avendo come meta una sonnolenta cittadina, il viaggio non si prospettava di certo molto interessante.
Estrasse dalla tasca una penna e aprì il giornale all’ultima pagina. Poteva fermarsi al bar per completare le parole crociate. Se non altro c’era una parvenza di compagnia.
Purtroppo, prima ancora di terminare il cruciverba, i pochi avventori se n’erano andati. Si lasciò sfuggire un sospiro.
Stava cimentandosi con un anagramma quando si accorse che una donna sola era entrata nel locale. Alta e sottile, con le curve al posto giusto sotto un abito di taglio maschile, i capelli neri pettinati all’indietro che rivelavano un viso minuto. Gli occhi altrettanto scuri si spalancarono mentre spostava una ciocca dietro l’orecchio con una mano ornata da un anello di brillanti. La destra, notò lui con approvazione.
Inconsapevole di essere oggetto di studio, Avery Crawford si diresse al bar; l’idea che l’aveva spinta in quel luogo ora le appariva meno brillante. Con un tempismo esasperante il locale si era svuotato prima del suo arrivo, a eccezione di un uomo che leggeva il giornale. Poca speranza di mimetizzarsi, quindi. Ordinò un bicchiere di minerale e la sorseggiò lentamente in attesa di qualche avventore. Era un imprevisto che non aveva preso in considerazione. Se non arrivava nessuno, non le restava che sedersi da sola a un tavolo. A meno che...
Lanciò un’occhiata interessata all’uomo immerso nella lettura del quotidiano. Non male. Uno e ottanta, a giudicare dalla lunghezza delle gambe che sbucavano da sotto il tavolino. Probabilmente occhi azzurri, con quei capelli striati dal sole. Controllò l’orologio e seppe di dover prendere una decisione rapida, nella speranza che il suo obiettivo non fosse in attesa di qualcuno. Così attraversò decisa il locale.
«Le dispiace se mi siedo al suo tavolo?» chiese. «Ho già la mia consumazione e non cerco né di adescarla né di venderle qualcosa. Ho soltanto bisogno di mimetizzarmi per un poco. Mi aspettavo che il bar fosse affollato, così da passare inosservata, ma non ho avuto fortuna.»
«Con molto piacere» rispose lui pronto, indicando la sedia accanto alla propria.
«Grazie mille.» Lei si sedette, ma balzò in piedi di scatto. «Non sarà per caso Philip, vero?»
«No, spiacente, mi chiamo Jonas. Jonas Mercer.» Si alzò a metà accennando un inchino scherzoso.
«Grazie al cielo...» mormorò lei sollevata, sedendosi di nuovo. «Per un terribile attimo ho avuto paura di aver mandato a monte tutto. Io mi chiamo Avery Crawford.»
«Perché ha bisogno di compagnia mentre aspetta il fortunato Philip?»
«Non sono io che ho appuntamento con lui. Rappresento una sorta di via di fuga per un’amica.»
«Una via di fuga?» le fece eco lui prima di sedersi, più rilassato. «Prosegua.»
Avery ebbe un attimo di esitazione. «Per la verità riguarda un’amica, non me. Ma, date le circostanze, credo che non sia un segreto. La mia amica ha un appuntamento qui.»
«E perché ha bisogno della sua presenza?»
«Frances è divorziata e spesso si sente sola. In un momento di depressione ha messo un annuncio sul giornale locale. Signora poco più che quarantenne, sottile, bionda, con spiccato senso dell’umorismo avrebbe piacere di conoscere... Philip ha risposto all’annuncio. Ma quando hanno deciso di incontrarsi qui, la mia amica ha cominciato ad avere paura. Così abbiamo studiato un piano.»
Lui sorrise. «Mi faccia indovinare. Se Philip non le piace, lei corre subito in suo aiuto.»
«Esattamente. Senta...» aggiunse ripensandoci, «se lei mi presta il giornale posso nascondermi dietro le pagine e la lascio libera.»
«Stavo ammazzando il tempo prima di salire in camera» la rassicurò. «Non alzi la testa» aggiunse poi sottovoce. «Ho l’impressione che Philip sia arrivato.»
L’uomo che si guardava intorno aveva capelli scuri con qualche filo grigio alle tempie e indossava una giacca di tweed dal taglio perfetto che l’occhio esperto di Avery approvò senza esitazione.
«Mi auguro che lei abbia ragione. Ha un aspetto promettente. Anche l’età giusta, direi.» In quel momento scorse Frances White che esitava sulla porta del locale, con l’aria di chi aveva intenzione di fuggire. Ma l’uomo che si era seduto al bar le andò incontro sorridendo. Avery si nascose di nuovo dietro le parole crociate. «Non oso guardare» mormorò. «Cosa succede?»
«Si siedono a un tavolino.»
«Com’è l’espressione della mia amica?»
«Stanno ridendo entrambi.»
Avery lanciò una breve occhiata e sorrise a sua volta. «Probabilmente la mia presenza è inutile. Tra poco sarò libera di andarmene. La mia amica andrà in bagno e io la raggiungo per avere istruzioni. Quando torna da Philip la chiamo sul cellulare per un’emergenza o, se le sta bene la compagnia, me ne torno a casa.»
Jonas Mercer scosse il capo. «Io avrei un’idea migliore. Dopo che si è accordata con la sua amica, possiamo prendere qualcosa da bere e terminiamo insieme le parole crociate. A meno che non ci sia qualcuno che l’aspetta a casa.»
«Nemmeno un cane.»
«Ottimo. Tanto per essere chiari, anch’io non sono atteso da nessuno. Il sedici orizzontale è parapetto.»
Lei osservò la sua testa china. Nessuno l’aspettava all’albergo, ma a casa era tutt’altra storia.
«La sua amica si sta alzando» la informò lui poco dopo.
Avery diede tempo a Frances di raggiungere il bagno, poi si alzò di scatto e la borsa le cadde a terra. Jonas si affrettò a raccogliere gli oggetti che si erano sparpagliati sul pavimento e glieli porse. «Grazie. Quando torno le racconto tutto» gli promise.
Frances la stava aspettando con impazienza. «Chi è quel fantastico sconosciuto?»
«Non ha importanza. Non farmi stare sulle spine. È interessante Philip? Ti fermi con lui o...»
«Molto meglio del previsto. Ceniamo insieme.»
Avery si lasciò sfuggire un fischio.
Frances era radiosa quando posò una mano sulla sua. «Senza di te non sarei venuta, e sarebbe stato un gran peccato perché Philip è un uomo incantevole. E credo di piacergli.»
«Ma certo che gli piaci! Divertiti e domani mi racconterai tutto.»
«Torni a casa subito?»
Avery socchiuse gli occhi. «Prima prendo un drink col mio affascinante sconosciuto. Ci vediamo domani mattina.»
Si rinfrescò il trucco alle labbra, indecisa se lasciare sciolti i capelli. Poi stabilì che non era il caso. Troppo ovvio. Assicurò una ciocca alla crocchia severa e tornò da Jonas.
Lui le porse il cellulare. «Era caduto dalla borsa.»
«Grazie.» Avery si guardò intorno ma non c’era traccia di Frances e Philip.
«Se ne sono andati» la informò Jonas. «Allora, cosa prende?»
Avery decise per un bicchiere di vino rosso e studiò attentamente Jonas che si avviava al bar per ordinare. Molto alto e snello, con i muscoli sodi di chi si teneva in forma, aveva un fascino particolare dovuto più ai modi e al comportamento che non a una bellezza classica. Benché lei di solito preferisse gli uomini dai capelli scuri. Uomini? Sorrise con amarezza. Quali uomini?
«Perché sorridi?» le chiese confidenzialmente posando il bicchiere sul tavolino.
Avery fu colta alla sprovvista. «Oh, sì... Prima, quando speravo che arrivasse molta gente, ti ho valutato un metro e ottanta e con gli occhi azzurri. Mi sono sbagliata su tutta la linea.»
«Solo qualche centimetro in più e tu, quanto sei alta?»
«A piedi nudi, quasi uno e settanta.» Avery alzò lo sguardo dal bicchiere. «Quante domande, invece delle parole crociate.»
Lui spinse il giornale nella sua direzione.
«Ho terminato il cruciverba quando eri con la tua amica.»
«Allora non c’è motivo che resti.»
«C’è una ragione molto valida» la smentì prontamente con un sorriso. «Mi fa piacere la tua compagnia.»
«Se è così, rimango per un poco.» Dopo essersi imposta, Avery era lusingata che lui trovasse piacevole la sua compagnia. «Se resto mi assillerai con altre domande?»
Lui alzò le spalle. «Lo fanno tutti appena si conoscono. Scusami. Parlami di Avery Crawford.»
Gli spiegò che era single, che aveva un’attività in proprio e possedeva una casa alla periferia della città. «Adesso tocca a te.»
«Molto semplice» disse Jonas. «Anch’io sono single e ho una casa, ma mando avanti l’azienda di famiglia. Sono qui per una ricognizione. Vivi in un luogo molto bello, Avery.»
Lei gli raccontò qualche aspetto della città, addentrandosi in particolari storici, ma quando terminò il vino si rese conto di avere appetito. In tutta la giornata aveva fatto solo colazione.
A malincuore si alzò prima che lui le offrisse dell’altro vino che le sarebbe di certo andato alla testa mettendola in imbarazzo. «Grazie per il drink e per l’aiuto. Prima che me ne vada, dimmi la verità. Cos’hai pensato quando ti ho avvicinato?»
«Che era il mio giorno fortunato» le assicurò con un sorriso che le tolse il fiato. «Devi proprio andare? Non è tardi.»
«Sì, devo andare. Buonanotte, Jonas. Grazie ancora.»
Era da tanto che non sperimentava una sensazione così piacevole, come il contatto di quella mano maschile che teneva stretta la sua. Guidò verso casa più lentamente del solito per assaporare la novità.
Ma la serenità svanì all’istante quando alla luce dei fari scorse la figura maschile che si stagliava all’ingresso di casa sua.
«Ciao» la salutò guardingo l’uomo. «È tanto che non ci si vede.»
Avery sbatté la portiera fissandolo con ostilità. «Cosa diavolo fai di nuovo qui, Paul?»
«Dammi tregua, Avery.» Un sorriso illuminò il viso piacevole. «Comportiamoci da persone civili e scambiamo quattro chiacchiere davanti a un caffè o a un drink, se non ne hai già bevuti troppi a The Angel. Benché, per