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Una dolce farsa
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E-book168 pagine2 ore

Una dolce farsa

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1819 - Bello, ricco ed eroe di guerra, Charles Lyndon è uno degli scapoli più in vista della città. Eppure, nonostante il suo successo con le donne, sembra non riuscire a trovare una moglie giusta per lui. Rania Temple è una bella fanciulla, gentile e riflessiva, che sta vivendo sulla propria pelle i problemi economici legati alle conseguenze delle guerre come molti altri nobili. Lontano dalle mode cittadine, lei si è sempre dedicata alla famiglia e ai suoi amati cavalli, che ora la mancanza di soldi la obbliga a vendere. Almeno finché un incontro casuale con il bel Charles cambia completamente le carte in tavola. Lui ha bisogno di una fidanzata e lei di denaro, così decidono di unire le forze per architettare una farsa che ben presto però si trasforma in un intricato e pericoloso groviglio da cui non si vede l'uscita.
LinguaItaliano
Data di uscita19 lug 2017
ISBN9788858968024
Una dolce farsa
Autore

Barbara Cartland

Nata a Edgbaston, nei pressi di Birmingham, il 9 luglio 1901, negli anni Venti e Trenta fu una delle personalità più celebri dell'alta società londinese, acclamata oltre che per la bellezza e il fascino anche per gli audaci ricevimenti che organizzava e per la sua innata capacità di "fare tendenza" nel campo della moda. Nel corso della sua lunghissima vita ha dato il proprio sostegno a numerose cause umanitarie e caritatevoli, e nel 1981 è stata nominata dalla Regina Elisabetta Dama dell'Ordine dell'Impero britannico proprio per il suo impegno in ambito letterario, politico e sociale. Autrice di numerosi romanzi storici, biografie, commedie e persino saggi, è diventata famosa in tutto il mondo per aver scritto più di 700 romanzi rosa, impresa per la quale nel 1983 ha meritato un posto d'onore nel Guinness dei primati. Si è spenta alla veneranda età di 99 anni il 21 maggio del 2000.

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    Una dolce farsa - Barbara Cartland

    successivo.

    1

    1819

    Charles Lyndon stava guidando il suo Highflyer, pensando che quel tiro a quattro fosse il migliore che avesse mai posseduto.

    Era un genere di phaeton stava diventando molto popolare, tra i giovani dandy di Saint James. Era un veicolo smisuratamente alto e molto difficile da guidare, in particolar modo con quattro cavalli.

    Le ruote posteriori erano dell'incredibile diametro di cinque piedi e otto pollici, e il pianale della vettura si trovava a cinque piedi dal terreno.

    Charles Lyndon possedeva l'Highflyer da quando era tornato dall'armata di occupazione in Francia. Lo considerava il veicolo più elegante e veloce che un gentiluomo potesse possedere: vantava prestazioni eccellenti, alle corse, ed esisteva sempre la possibilità di un incidente che avrebbe potuto dimostrarsi fatale, il che non veniva considerato un difetto, anzi.

    I giovani dandy trovavano la prospettiva a dir poco eccitante. Inoltre, la esagerata altezza del veicolo rendeva possibile alle dame eleganti della società guardare con insolenza dall'alto in basso coloro che andavano a piedi.

    Charles Lyndon non provava quel tipo di emozione, ma era comunque molto consapevole della propria importanza e posizione. Dal suo ritorno dalla guerra era indubbiamente il più attraente, brillante e ricercato tra tutti gli eleganti gentiluomini di White's, e aveva conquistato Londra in un batter d'occhio.

    Era tornato dalla Francia riportando due delle medaglie per il coraggio più prestigiose che il Duca di Wellington potesse concedere, all'interno delle sue truppe. Inoltre era stato il più giovane comandante di un numeroso reparto di truppe nell'esercito britannico. Il duca lo aveva talmente elogiato davanti al Principe Reggente da far sì che Charles diventasse un ospite molto assiduo, a Carlton House. In aggiunta, era favolosamente ricco, non soltanto perché il suo defunto padre gli aveva lasciato una vasta fortuna, ma anche perché sua madre era stata un'ereditiera.

    A coronamento di tutto ciò, era l'erede presunto di suo zio, il Conte di Lyndonmore, il quale, nonostante avesse goduto di una pessima salute per molto tempo, era riuscito a raggiungere l'età di sessantacinque anni.

    Tutti i suoi amici lo ammiravano e lo imitavano, ma, come spesso accadeva, c'erano anche persone che lo invidiavano e che erano gelose di lui. E in modo particolare per il suo successo tra le bellezze del beau monde.

    Quelle persone lo definivano: il Pari che non sarà mai.

    Charles riusciva a riderne, ma allo stesso tempo il nomignolo lo infastidiva.

    Dopo il ritorno dalla Francia aveva goduto di un anno di interminabili feste e divertimenti. Non erano solo le sofisticate donne sposate e le vedove, a gettarsi tra le sue braccia, ma lo inseguivano anche tutte le ambiziose madri che avevano una figlia in età da marito.

    In quel periodo le cortigiane erano al vertice della loro fama e non era sorprendente che lui avesse corteggiato le più belle, le più talentuose e ricercate tra loro. La sua vita era diventata quasi troppo perfetta e facile, e a volte Charles si ritrovava a desiderare che gli accadesse qualcosa di emozionante e imprevisto, come capitava sempre, in guerra.

    Fu tale considerazione, più di tutto, a indurlo a decidere, mentre si stava avvicinando ai ventotto anni, che era giunto il momento di prendere moglie.

    Charles Lyndon possedeva una delle case di campagna più belle d'Inghilterra. Lyndon Hall, nella contea di Berkshire, apparteneva alla famiglia dal diciassettesimo secolo. Il vecchio edificio era stato abbattuto e, mentre i lavori di ricostruzione di quello nuovo erano in corso, il Conte di Lyndonmore si era spostato nel Northumberland, dove aveva trovato le migliori occasioni di pesca e di caccia di tutto il Paese. Così aveva ceduto la casa di famiglia al fratello, il padre di Charles.

    Charles era cresciuto a Lyndon Hall e l'amava più di ogni altro posto al mondo. La ricostruzione dell'edificio era stata eseguita dal più celebrato architetto del tempo, Robert Adam. Il suo genio si ispirava allo stile di architettura che derivava dal Rinascimento italiano, con il formalismo e la dignità che lo caratterizzava e che aveva dato origine a un gran numero di case ed edifici britannici.

    Adam, tuttavia, era più libero e audace nel suo approccio. La sua parola d'ordine non era precisione, ma movimento. A Lyndon Hall aveva messo in pratica il concetto in modo brillante, con le curve contrastanti delle magnifiche scalinate e disegnando la cupola più impressionante che si fosse mai vista, e un'incomparabile hall di marmo. Una volta terminata, la casa era più grande, più bella e più imponente di qualunque altra.

    Il luogo perfetto in cui un gentiluomo di elevato lignaggio potesse vivere con ogni comodità ed eleganza insieme alla sua famiglia.

    Una volta che Charles aveva preso una decisione, si muoveva sempre con rapidità. Se doveva vivere a Lyndon Hall, aveva bisogno di una moglie che gli desse nel giusto tempo un figlio ? o meglio, dei figli ? che alla sua morte ereditasse tutti i suoi vasti possedimenti. Perciò aveva iniziato la sua ricerca di una sposa adatta nelle sale da ballo dell'alta società, tra i volti ansiosi i cui occhi si illuminavano al suo apparire. Sceglieva sempre di danzare con le più affascinanti tra le bellezze che il beau monde aveva da offrire, ma ora che la posta in gioco era tanto alta, comprese che solo una di loro sarebbe stata degna di stare al suo fianco.

    Silver Bancroft era la figlia di un illustre statista. Era indubbiamente la più ammirata e la più bella tra le giovani della sua generazione. Charles ne era rimasto colpito dal primo istante in cui l'aveva vista, anche se doveva ammettere che il sentimento che provava per lei non poteva certo definirsi amore. Cercò di immaginarla nel ruolo di sua moglie, vedendola con gli occhi della mente sullo sfondo di Lyndon Hall, consapevole che lei eguagliasse in bellezza le divinità scolpite che decoravano la Marble Hall.

    Comprese che la scelta era fatta. Non esisteva un'altra donna, nel colorato e fascinoso beau monde, che potesse starle alla pari per bellezza, educazione e raffinatezza. Inoltre lui sapeva d'istinto, senza bisogno di chiederglielo, quale sarebbe stata la sua risposta, se le avesse offerto il matrimonio.

    In società, era la giovane dama più ricercata e corteggiata. Aveva ricevuto ogni complimento possibile, e si diceva che i suoi pretendenti più determinati raggiungessero ormai un numero a due cifre. Lui, comunque, non aveva la benché minima preoccupazione. Era certo che sarebbe uscito vincitore da quella contesa. Era sempre stato così, qualsiasi occupazione avesse intrapreso, a scuola come in guerra, e anche in tempo di pace non c'era gentiluomo in grado di sfidarlo e batterlo in nessuna attività. E perché avrebbe dovuto essere diverso, ora che si trattava di combinare un matrimonio?

    Danzando con Silver, la sera prima, le aveva sussurrato: «Ho una domanda da porvi. Mi stavo chiedendo dove potremmo stare da soli per parlarne».

    Silver aveva riso.

    Le era spesso stato detto che la sua risata era come il suono di campanelle d'argento, e quello era stato uno dei motivi per cui aveva cambiato il proprio nome da Sylvia, con cui era stata battezzata, in Silver. Immancabilmente, nell'udire il suo nome, ogni uomo esclamava: «Ma non è adatto a voi! Dovreste chiamarvi Oro, o Diamante, niente di meno!».

    Di consueto, Silver si limitava a rispondere con un sorriso seducente, riflettendo allo stesso tempo che sarebbe stato un piacevole cambiamento, se una volta tanto un uomo le avesse rivolto parole più originali.

    Sapeva, senza bisogno di parole, di cosa intendesse parlarle Charles, così aveva risposto: «Domani partiremo per la campagna, perché a mio padre piace passare là i fine settimana. Se verrete in visita, sabato pomeriggio, sarò felice di ricevervi».

    Charles non disse che anche lui ne sarebbe stato felice, limitandosi a replicare: «Sarò da voi alle due».

    Poi, con sorpresa di Silver, non le aveva chiesto un'altra danza e dopo un po' aveva lasciato il ballo senza neppure salutarla. Nonostante questo, mentre tornava in carrozza alla casa di suo padre a Belgrave Square, era certa di aver sconfitto tutte le sue amiche, che avevano tentato di attirare l'attenzione di Charles Lyndon da quando aveva fatto la sua apparizione sulla scena del ton.

    Charles guidava i suoi cavalli con un'abilità eccezionale, come ogni altra attività che intraprendeva, e nel frattempo pensava che la cerimonia di nozze avrebbe dovuto svolgersi in campagna, e che lui e la sua sposa si sarebbero trasferiti a Lyndon Hall dopo una breve luna di miele.

    C'era una gran quantità di miglioramenti che voleva apportare, compresi molti restauri. La casa era stata trascurata, durante la guerra, mentre lui era via, anche se i più vecchi servitori, che erano là da quando lui era un ragazzo, se ne erano occupati al meglio delle loro possibilità. Tuttavia era necessario investire una notevole somma di denaro nel rinnovamento delle sale principali, e la maggior parte delle costruzioni esterne doveva essere sistemata.

    In effetti, c'è parecchio da fare, rifletté. Meglio, così non rischierò di annoiarmi. E nel frattempo Silver potrà occuparsi delle attività sociali necessarie.

    Era inevitabile che, una volta che si fossero insediati nella residenza, i vicini, molti dei quali erano stati intimi amici della famiglia ai tempi della sua gioventù, calassero su di loro in visita.

    Decise che avrebbe costruito una pista per le corse di cavalli.

    La vita sociale si era bloccata, durante la lunga guerra con Napoleone, ma adesso che l'Inghilterra aveva conseguito una gloriosa vittoria tutto sarebbe tornato alla normalità, e nessuno avrebbe avuto un momento da perdere.

    Aveva trovato Londra travolgente. Prima di lasciare la sua casa a Berkeley Square, aveva notato che c'era un'enorme pila di lettere non ancora aperte sullo scrittoio. Era sicuro che si trattasse soprattutto di inviti e che ben presto ci sarebbero state senza dubbio anche una quantità enorme di pacchetti contenenti i regali di nozze.

    Charles era molto grato al suo intelligente e brillante segretario. L'uomo che aveva servito suo padre si era ritirato e perciò lui aveva chiesto al maggiore Monsell, che aveva servito sotto il suo comando, di prenderne il posto. Charles era sicuro che molto presto il maggiore avrebbe messo ordine nei suoi affari, risparmiandogli una quantità di compiti noiosi.

    I cavalli che stava guidando ? li aveva acquistati a Tattersall's la settimana precedente – erano meravigliosamente addestrati. Mentre li sentiva aumentare la velocità, considerò con se stesso che non aveva mai guidato un tiro migliore. Sebbene fossero costati molto, valevano ogni penny che aveva speso.

    Svoltò per i cancelli eccessivamente elaborati della casa di Lord Bancroft. Si sentiva sicuro di aver infranto ogni primato raggiunto da chiunque altro, nel guidare direttamente da Londra. Era anche consapevole che mancassero esattamente tre minuti alle due, e la puntualità era una cosa che apprezzava, una delle virtù per cui era stato notato nell'esercito. Si seccava sempre molto se uno dei suoi uomini arrivava in ritardo alla rivista, e si sarebbe arrabbiato se qualcuno non avesse eseguito i suoi ordini con la prontezza che si aspettava.

    La dimora di Lord Bancroft era vasta e opulenta, ma non particolarmente attraente. Mentre il phaeton si fermava con lentezza, un tappeto rosso fu steso sulla scalinata che conduceva all'ingresso centrale e due lacchè in pretenziose livree si affrettarono ai lati del phaeton.

    Il suo stalliere, che aveva viaggiato seduto dietro di lui, balzò a terra e si portò alla testa dei cavalli. A quel punto Charles discese, piano e con dignità. Era un'operazione in qualche modo difficoltosa, considerando quanto in alto dal suolo fosse situato il sedile del conducente. Mentre saliva i gradini, un lacchè si inchinò e un maggiordomo dai capelli bianchi lo accolse.

    «Buongiorno, milord. Confido abbiate avuto un piacevole viaggio da Londra.»

    «Molto piacevole, e sono sicuro di aver segnato un primato.»

    Il domestico sorrise. «Questo è quanto ci si aspettava, milord.» Senza aggiungere altro, l'uomo gli fece strada lungo un corridoio pesantemente arredato e, giunto alla fine, aprì una porta.

    Charles entrò, rendendosi conto che la stanza era ornata di fiori in maniera eccessiva. Silver stava accanto alla finestra. Indossava un abito rosa. Lei stessa sembrava una rosa.

    «Mr. Charles Lyndon per voi, Miss Silver» annunciò il maggiordomo in tono stentoreo.

    Lei volse le spalle alla finestra, dalla quale stava osservando delle colombe bianche nel giardino sottostante, quindi tese le mani a Charles, che stava avanzando nella stanza.

    «Pensavo poteste aver dimenticato che eravate atteso oggi, Charles» lo apostrofò.

    «Sapete perfettamente che è qualcosa che non avrei mai potuto dimenticare» replicò lui. «Devo proprio dire che avete un aspetto incantevole, oggi.»

    Silver sorrise dolcemente, come se non

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