Una moglie da domare: Harmony Collezione
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Melanie Milburne
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Una moglie da domare - Melanie Milburne
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Virgin’s Price
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2006 Melanie Milburne
Traduzione di Velia De Magistris
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-847-2
1
«Non posso credere che abbia scritto questo di me!» Gli occhi grigi che fiammeggiavano d’ira, Mia gettò per terra il giornale del mattino. «È la prima vera scrittura che mi capita, e lui la stronca così! La mia carriera di attrice sarà terminata ancora prima di iniziare.»
«Io non la prenderei su un piano personale» sentenziò Shelley, intenta a caricare la lavastoviglie del bar. «Bryn Dwyer stronca praticamente tutto. Lo hai sentito alla radio ieri? Ha fatto fare la figura dell’idiota alla persona che stava intervistando. È proprio per questo che i suoi indici di ascolto sono così alti. O lo odi, o lo ami.»
«Bene, io lo odio» sbuffò Mia. «E mi piacerebbe tanto avere la possibilità di dirgliene quattro!»
«Potresti anche essere fortunata.» Shelley versò il detersivo nell’apposito scomparto. «È stato qui tre mattine di seguito la scorsa settimana, ogni volta con una donna diversa. Avresti dovuto vedere Tony... Lo trattava come se fosse un nobile, una cosa nauseante.»
«È stato qui?» Mia sgranò gli occhi. «Bryn Dwyer è stato qui?»
«Ora ascoltami attentamente» la invitò Shelley raddrizzando la schiena, «ricorda che sei ancora in prova, e che Tony ti ha assunto solo perché io gli ho parlato così bene di te. Se tu...»
«Un cappuccino e un decaffeinato al tavolo sette.» Tony Pretelli, il proprietario del bar, lasciò cadere sul bancone il fogliettino con l’ordine e prese un piatto di ciambelle. «Cercate di dare il meglio» aggiunse. «La nostra celebrità locale è di nuovo qui questa mattina.»
«Uh-oh» disse Shelley, e lanciò un’occhiata di soppiatto verso la sala.
«Chi c’è?» chiese Mia, sbirciando da dietro la schiena di Shelley, poi fischiò quando vide un uomo dai capelli castani e le spalle ampie che chiacchierava con un’attraente bruna. «Bene, che io sia dannata...»
Shelley le afferrò un braccio. «Non pensarci nemmeno» la ammonì. «Sai com’è fatto Tony, ti licenzierebbe in tronco se tu infastidissi un cliente, celebrità o meno.»
Mia si divincolò dalla presa dell’amica, le regalò un sorriso melenso e si impadronì delle bevande che il barista di turno aveva appena preparato. «Penso che per questa volta correrò il rischio» affermò. «Comunque, ne vale la pena pur di dire a quell’arrogante cosa penso di lui e della recensione che mi ha fatto.»
«Allora preferisco non guardare» mormorò Shelley mentre la sua amica la oltrepassava, vassoio in mano.
Mia si fermò accanto al tavolo dove era seduto Bryn Dwyer. Le dava le spalle, spalle davvero massicce, non poté fare a meno di notare, apprezzando allo stesso tempo i potenti muscoli che guizzavano sotto la stoffa blu pallido della camicia che indossava. Le maniche arrotolate rivelavano avambracci molto abbronzati ricoperti da una fitta peluria scura, e un costoso orologio d’argento al polso sinistro. I capelli non erano né lunghi né corti, né ricci né lisci, ma una via di mezzo, pettinati in modo casuale, il che lasciava immaginare che li avesse sistemati passandoci alla svelta le dita dentro.
Conosceva il suo volto, le sue foto erano apparse sulle pagine di tutte le riviste femminili durante l’ultimo mese perché, per la seconda volta di seguito, era stato eletto lo Scapolo d’Oro dell’anno. Il suo programma radiofonico e la colonna che scriveva sul quotidiano di maggiore tiratura di Sydney gli avevano dato fama e fortuna, ma quelli erano dettagli trascurabili se paragonati al fatto che era diventato multimilionario ancora prima di compiere i trentadue anni grazie a indovinati investimenti in borsa.
Mia guardò alla svelta la sua immagine riflessa nel grande specchio che occupava quasi tutta una parete, certa che Bryn non l’avrebbe mai potuta associare con l’attrice che aveva visto recitare la sera prima. Con i lunghi capelli biondi stretti in una coda di cavallo e il viso completamente privo di trucco, aveva l’aspetto di una qualsiasi cameriera di un qualsiasi bar.
«Buongiorno a entrambi» esordì allegramente, avvicinandosi al fianco di Bryn. «Allora, cosa abbiamo qui, un cappuccino e un decaffeinato?»
«Il mio è il decaffeinato» spiegò la bruna.
Mia si sporse in avanti per piazzare la tazza davanti alla donna, e poi si rivolse all’uomo dai capelli scuri, che non sembrava nemmeno essersi accorto della sua presenza. «E lei cosa prende, signore?»
«Il cappuccino» rispose l’uomo, senza alzare lo sguardo dal quotidiano che stava leggendo.
«Il cappuccino arriva» dichiarò Mia, procedendo a versargli il contenuto del bicchiere in grembo.
Bryn scattò in piedi. «Ma cosa...?»
«Sono terribilmente dispiaciuta, signore» disse Mia, il tono assolutamente privo di sincerità. «Provvedo subito a servirgliene un altro.»
«Io non ne voglio un altro!» Bryn le rivolse uno sguardo fiammeggiante, poi socchiuse gli occhi. «Ehi, ma io la conosco?»
«Mi spiace, ma credo che mi confonda con qualcun’altra» replicò Mia mentre si allontanava dal tavolo. «Io non l’ho mai vista prima d’ora» concluse.
«Lei è quella ragazza...» ipotizzò Bryn, appoggiandole una mano grande e molto forte sul braccio. «... La pubblicità della carta igienica, giusto?»
Mia si divincolò dalla sua presa. «Mi dispiace, ma deve confondermi con un’altra persona» ripeté.
«Io non dimentico mai una faccia e la sua è decisamente...»
«Sei licenziata!» urlò Tony Pretelli mentre camminava in tutta fretta verso il tavolo. «Mi hai sentito, Mia Forrester? Licenziata. Licenziata, a partire da questo preciso istante.»
Un ruga solcò la fronte di Bryn. «Mia Forrester?»
«Deve scusarmi, signor Pretelli» disse Mia, «è stato solo un incidente. Il bicchiere mi è sfuggito di mano.»
«Io ti ho visto» la accusò Tony. «Tu hai agito intenzionalmente! Prendi le tue cose e vattene!» esclamò. «La prego, accetti le mie scuse per l’ingiustificabile comportamento della mia dipendente» continuò poi, rivolgendosi a Bryn. «Ex dipendente» precisò. «Mi accerterò che la risarcisca per il danno che le ha causato, intanto le porto subito un altro cappuccino. Posso tentarla con una fetta della torta, la specialità della casa? Un tiramisù, delizioso, davvero... Offro io, naturalmente.»
«No, grazie» replicò Bryn, un sorriso freddo che gli incurvava le labbra. «Ma mi piacerebbe poter scambiare qualche parola in privato con la sua... ex dipendente» aggiunse, inchiodandola con i suoi occhi azzurri.
Allarmata, Mia arretrò di un passo. «Ma io stavo appunto andando via...»
«Non così alla svelta, signorina Forrester» replicò Bryn, afferrandole ancora una volta il braccio con decisione. «Sono certo che il suo ex datore di lavoro non si seccherà se lei mi dedicherà un minuto o due.»
In cerca di aiuto, Mia si voltò subito verso Tony, ma quest’ultimo era già quasi arrivato in cucina.
«Penso che non sia necessaria la mia presenza» ipotizzò la donna bruna alzandosi. «A proposito, signorina Forrester, io sono Annabelle Heyward» si presentò, regalandole un sorriso molto amichevole. «L’addetto stampa di Bryn.»
«Un destino ingrato, il suo» commentò Mia, stringendo la mano che l’altra donna le stava porgendo. «Ma sono molto lieta di fare la sua conoscenza. Scommetto che lei deve essere una persona gradevole, nonostante le persone di cui si circonda.»
«Che cosa ha detto?» intervenne Bryn, la fronte aggrottata.
«Ti chiamerò più tardi per aggiornarti sulle ultime percentuali, Bryn» concluse Annabelle. Scrollò lievemente le spalle e si avviò verso la porta del bar, uno scintillio divertito negli occhi.
«Mi lasci andare il braccio» ordinò Mia. «Ci stanno guardando tutti.»
«Crede che mi importi?» replicò Bryn. «Quello che invece mi importa sapere è come mai pensava di cavarsela così facilmente dopo avermi rovesciato un cappuccino addosso.»
«Non me la sono cavata tanto facilmente» puntualizzò lei. «Sono stata licenziata, ricorda?»
«E lo ha meritato. Ma che cosa le è preso? Cosa le ho fatto?»
«E me lo chiede?» sibilò Mia fra i denti. Con uno strattone si liberò il braccio, poi si massaggiò il polso. «Non solo sono stata licenziata qui, ma sono anche sicura che la Peach Pie Production non mi offrirà nessun’altra possibilità dopo quello che lei ha scritto sul mio conto nel giornale di questa mattina. È stata la mia prima vera apparizione su un palcoscenico, e lei l’ha rovinata! L’attrice protagonista era ammalata e il regista mi ha chiesto di sostituirla all’ultimo momento, io ho fatto del mio meglio, ma ora la mia carriera è finita ancora prima di iniziare a causa del suo stupido giudizio, che ovviamente è prevenuto e...»
«Oh, quella Mia Forrester» la interruppe Bryn, massaggiandosi il mento con aria pensosa.
Mia gli scoccò un’occhiata furente. Cosa aveva voluto dire con quella Mia Forrester?
«Dunque ha avuto una recensione negativa. Se ne faccia una ragione.»
«Dovrei farmene una ragione?» Mia avanzò di un passo e gli puntò il dito indice contro al petto. «Allora lei dovrà farsi una ragione su quanto sto per dirle. Lei è l’uomo più arrogante e maschilista che io abbia mai conosciuto, e per qualche strano motivo ritiene di poter dire tutto ciò che vuole, e di conseguenza, di poter insultare pubblicamente una persona, ma si sbaglia. Questa volta ha sicuramente scelto la persona sbagliata da mettere in ridicolo. Se io perderò la sostituzione per colpa sua, lei se ne pentirà, e molto, ha la mia parola.»
Bryn intanto stava osservando quel piccolo ciclone in attività con crescente interesse. Quando qualcuno lo aveva affrontato così direttamente per l’ultima volta, dicendogli ciò che pensava di lui senza mezzi termini? Le persone, in particolare le donne, facevano di tutto pur di compiacerlo, ma d’altra parte quella cameriera era completamente diversa dalla media.
Era tutta occhi grigi fiammeggianti e capelli biondi, e aveva l’aspetto più di una scolaretta che della fascinosa seduttrice che aveva interpretato in modo così terribile la sera prima nella nuova commedia di Theodore Frankston.
«Avrebbe dovuto continuare a fare pubblicità alla carta igienica» sentenziò. «O meglio, ha mai preso in considerazione la possibilità di cambiare lavoro?»
«E lei, ha mai preso in considerazione la possibilità di cambiare personalità?»
Bryn represse a stento un sorriso e lasciò scorrere pigramente il suo sguardo su di lei. Aveva un fisico snello e asciutto, e la pelle abbronzata, come se fosse dedita ad attività all’aperto. Il viso privo di trucco era di una bellezza accattivante, pur tuttavia semplice e pulito. Insomma, quella donna era proprio il tipo che la sua prozia Agnes avrebbe apprezzato, pensò.
«Mi ascolti, signorina Forrester.» Bryn la spinse a muovere qualche passo, in modo che gli avventori del tavolo vicino non potessero sentire le sue parole. «Mi dispiace che sia stata licenziata, ma d’altra parte, cosa ci fa un’attrice di talento come lei in un posto come questo?»
«Non mi ha definito un’attrice di talento nel suo articolo» precisò Mia. «Mi ha definito, e cito le sue testuali parole, un’attricetta senza esperienza che ha pateticamente provato a interpretare il ruolo della femme fatale
! Non è esattamente questo quello che ha detto?»
«Forse il mio articolo si offriva a una doppia lettura...»
«Cosa?» lo interruppe Mia, gli occhi sgranati. «Non ricorda nemmeno con precisione cosa ha scritto sul mio conto?»
«Mi ascolti.» Bryn sospirò e si