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Il matrimonio di capodanno: Harmony Jolly
Il matrimonio di capodanno: Harmony Jolly
Il matrimonio di capodanno: Harmony Jolly
E-book188 pagine2 ore

Il matrimonio di capodanno: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Le principesse spose 1/3
Per le principesse Rossiano di Domodossola il dovere viene prima dell'amore. Quasi sempre...
La principessa Lanza Rossiano di Domodossola è determinata a compiere il suo dovere per il bene del regno, anche se questo implica piegarsi a un matrimonio combinato. Lei è a conoscenza che il principe Stefano Casale sta seguendo le medesime volontà, per questo deve farsi forza e non pensare ai suoi sentimenti e dimenticare il sogno del vero amore. Il principe sembra però uscito da una delle favole che Lanza amava, e questo le fa intravedere uno scenario diverso da quello che aveva immaginato... Il loro matrimonio di Capodanno potrebbe essere l'inizio di una felice vita coniugale?
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2020
ISBN9788830509795
Il matrimonio di capodanno: Harmony Jolly
Autore

Rebecca Winters

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il matrimonio di capodanno - Rebecca Winters

    successivo.

    1

    «Stefano? So che è l'alba, ma c'è qualcosa di cui devo parlarti prima possibile. Per favore, vieni da me.»

    Stefano, trent'anni, si mise seduto sul letto, sorpreso da quella chiamata di suo padre alle cinque e mezzo del mattino.

    «Adesso?»

    «Sì.»

    «Arrivo» rispose, immaginando che la sofferenza impedisse al padre di dormire. Tutto il personale del palazzo era sotto pressione da settimane. Cioè da quando suo fratello Alberto, ventotto anni, figlio minore dei suoi genitori ma erede al trono, era deceduto prematuramente.

    Ovviamente non c'era alcun antidoto o consolazione per un dispiacere del genere.

    Anche sua sorella minore Carla, suo marito Dino e i loro due bambini, erano affranti per la perdita di Alberto.

    Adesso era lei l'erede al trono, e sarebbe diventata regina quando il loro padre sarebbe mancato o avesse abdicato perché non più in grado di governare.

    Di sicuro lui, anche se figlio primogenito, non avrebbe mai regnato, concluse Stefano.

    Non appena aveva raggiunto la maggiore età, aveva chiesto ai genitori di esonerarlo dai doveri regali. Una richiesta che era stata accolta e in seguito ratificata dal parlamento del regno di Umbriano.

    Da quel momento era stato escluso dalla successione al trono, ma lui e la sua famiglia erano rimasti uniti. Un'unione che si era rafforzata ancora di più dopo quella tragedia inaspettata.

    I suoi genitori sembravano invecchiati di colpo di vent'anni e adesso lui, oltre al dispiacere per la scomparsa di suo fratello, doveva affrontare il fatto di essere rimasto l'unico figlio maschio di re Basilio.

    Nonostante suo padre potesse fare affidamento su Carla, ovviamente contava anche su di lui per avere conforto e sostegno.

    Immaginando che fosse per quello che suo padre gli avesse telefonato così presto, Stefano si alzò, fece una rapida doccia e si vestì.

    Un quarto d'ora dopo entrò nel salotto dell'appartamento privato dei suoi genitori, situato nell'ala nord del palazzo.

    Re Basilio era fermo davanti al camino acceso e sentendolo entrare si voltò.

    «Grazie per essere venuto, Stefano. Tua madre è ancora in camera, affranta dal dolore.»

    «Proprio come te, papà» disse Stefano, abbracciandolo. Ancora adesso a tutti sembrava impossibile che una settimana prima Alberto fosse rimasto vittima di un incidente automobilistico.

    Stefano, laureato alla Colorado School of Mines, rammentò che quel fatidico giorno era stato in Canada, impegnato a ispezionare una delle miniere d'oro dei Casale, una nobile e antica famiglia italiana.

    Quella tragica notizia gli era sembrata irreale fino a quando era tornato a casa, nel piccolo regno di Umbriano, situato fra le Alpi.

    Suo padre era venuto ad accoglierlo all'aeroporto e insieme avevano espletato le formalità per il riconoscimento della salma di Alberto.

    Il giorno seguente si erano svolte le esequie nella basilica principale di Umbriano, presiedute dal cardinale che aveva fatto un commovente elogio funebre, un vero e proprio omaggio ad Alberto, molto stimato da tutti i sudditi del piccolo regno.

    Alla cerimonia avevano partecipato politici e dignitari di parecchie nazionalità. Tra le quali, naturalmente, la famiglia reale del Regno di Domodossola, situato al confine con Francia, Svizzera e Italia.

    Stefano pensò che non avrebbe mai dimenticato lo sguardo fisso nel vuoto della promessa sposa di Alberto, la principessa Lanza Rossiano di Domodossola, bellissima sotto il suo velo nero da lutto.

    Uno sguardo che gli aveva ricordato quello dei soldati di leva rimasti feriti o mutilati durante il servizio militare in Medio Oriente, tutti con la stessa espressione smarrita e disorientata, la loro vita cambiata per sempre.

    La figlia ventiduenne di re Victor di Domodossola era stata promessa in sposa ad Alberto dodici mesi prima. Il loro matrimonio era stato programmato per l'anno seguente, a Capodanno, ed entrambe le famiglie reali erano rimaste profondamente scosse da quella perdita inaspettata.

    Stefano, che raramente si trovava nel Regno di Domodossola per motivi di lavoro, non aveva più incontrato la famiglia di re Victor dall'infanzia, quando le famiglie si erano frequentate occasionalmente.

    Incontrando i Rossiano al funerale, era rimasto sorpreso da quanto fossero cresciute e cambiate le tre figlie del re.

    «Siediti» esordì suo padre, facendogli cenno di accomodarsi. «Abbiamo qualcosa di vitale di cui discutere.»

    Stefano immaginò che suo padre desiderasse che lui restasse a palazzo per un po' di tempo, ma questo era impossibile a causa dei suoi impegni professionali. Sarebbe partito infatti di lì a due giorni per restare circa sei mesi in Kenya a controllare i lavori di scavo di una miniera d'oro, un progetto molto remunerativo e innovativo, che sarebbe servito da prototipo per altri simili sparsi nel mondo.

    Guardò suo padre, sapendo che in quella delicata situazione aveva bisogno di tutto il suo sostegno. Inoltre era anche curioso di scoprire cosa avesse di tanto urgente da comunicargli.

    «Le nozze con la principessa Lanza Rossiano devono avvenire come è stato programmato» dichiarò re Basilio, andando dritto al punto. «Da quando tuo fratello Alberto è mancato, io e tua madre ne abbiamo discusso a lungo. È imperativo che tu prenda il posto di tuo fratello.»

    «Stai scherzando?» replicò Stefano, stupefatto da quella richiesta inaspettata.

    «Mi aspettavo che tu fossi sorpreso» ammise suo padre.

    «Sorpreso è dir poco» puntualizzò lui, alzandosi.

    «Ascoltami» replicò il re in tono paziente.

    Stefano sospirò, avvicinandosi a una delle finestre del palazzo, dalla quale si godeva una magnifica vista delle Alpi, con le cime imbiancate di neve.

    «I nostri due paesi hanno bisogno di stringere un'alleanza più solida, per migliorare le rispettive risorse finanziarie. E questo processo sarà più facile e duraturo se sposerai la principessa Lanza.»

    «Dodici anni fa mi concedesti la libertà da ogni obbligo dinastico, con un decreto parlamentare» ribatté Stefano.

    «Quel decreto può essere annullato da un editto di emergenza.»

    «Cosa?»

    «Proprio così» annuì suo padre. «Ho già attivato la procedura necessaria. A causa del tragico lutto che ha colpito l'erede al trono designato e della necessità di una solida alleanza fra i due regni, i miei consiglieri mi hanno informato che il parlamento ti reintegrerà a breve al posto di tuo fratello.»

    Quell'annuncio lasciò un istante Stefano senza parole. Poi ritrovò il coraggio di ribattere. «Ammettendo che questo sia possibile, non mi starai chiedendo davvero di sposare la principessa Lanza?» chiese. «Non ci vediamo da quando eravamo bambini e ho sette anni più di lei.»

    «Non mi sembra una differenza d'età preoccupante» osservò il re.

    Stefano respirò a fondo, imponendosi di mantenere la calma.

    «Era Alberto che era attratto da lei. Io... Non posso farlo, papà. Attualmente sono impegnato nella realizzazione di un progetto molto redditizio. Lo sviluppo di un nuovo tipo di miniere d'oro in Kenya. Investiremo i profitti, e questo avrà un effetto molto positivo sull'economia del nostro paese. Non abbiamo bisogno del legname di Domodossola!»

    Suo padre scosse il capo. «Quello che ti sto chiedendo va ben oltre un accordo finanziario. Io e Victor abbiamo sempre sognato di creare un legame di sangue fra le nostre famiglie. Un sogno che si è consolidato quando entrambi abbiamo avuto dei figli.»

    «Questo è il vostro sogno, papà. Non il mio. E mai lo sarà» ritorse Stefano con fermezza. «Mi spiace, ma non posso fare quello che mi chiedi.»

    «Nemmeno per onorare tuo fratello?» chiese una voce femminile.

    Stefano si voltò, accorgendosi solo in quel momento della presenza di sua madre, la regina Diania di Umbriano.

    «Che vuoi dire, mamma?» le domandò, accigliandosi.

    «Vorrei che tu tenessi fede alla promessa che tuo fratello fece alla principessa Lanza un anno fa. Lei è stata educata per diventare la sposa di Alberto. Da allora la sua vita è cambiata. Indossa l'anello di fidanzamento della nostra famiglia, in attesa del giorno delle nozze.»

    «Nessuno poteva prevedere quello che è successo» commentò Stefano, scuotendo il capo. «In pochi istanti le regole del gioco sono cambiate.»

    «Non tutte» replicò sua madre.

    «Che significa?» domandò Stefano, accigliandosi.

    «Il giorno che tu compisti diciotto anni, tuo fratello venne da me e tuo padre in segreto. Voleva regalarti quello che desideravi più di ogni altra cosa al mondo.»

    «E sarebbe?»

    «La libertà.»

    «Non capisco» mormorò Stefano.

    «Allora lascia che ti spieghi» disse Diania. «Tu hai sempre rifiutato la tua appartenenza a una famiglia reale. Ce lo facesti capire dal momento che raggiungesti l'età per esprimere le tue opinioni. Alberto ti voleva molto bene, sapeva che ti pesava tanto sapere di essere il principe ereditario ed eri infelice. Per questa ragione ci pregò di esonerarti dai tuoi doveri dinastici e di lasciarti libero di vivere la tua vita come volevi. In cambio ci promise che avrebbe assunto lui il ruolo di erede al trono, così tu avresti potuto ottenere la tua libertà. Questo fu l'accordo che ci propose.»

    «Avevate un accordo? È per questo che avete acconsentito senza opporre alcuna resistenza a tutte le mie richieste?»

    «Per quest'unica ragione» annuì suo padre. «Tu e Alberto eravate molto uniti. Ti voleva così bene che ha deciso di mettere te prima delle sue aspirazioni personali. Riuscì a convincerci che era giusto che tu ti dedicassi in altro modo al bene della nostra nazione. Non sopportava l'idea che tu ti sentissi in gabbia.»

    Alberto aveva detto questo ai loro genitori?

    «Ci chiese quindi di acconsentire a lasciarti libero» continuò sua madre. «In cambio, si offrì di assumere tutti i doveri che sarebbero spettati al principe ereditario, cioè a te. Compreso quello di sposare la principessa Lanza Rossiano o qualunque sposa avessimo scelto per lui. Tutto quello che desiderava era la tua felicità. Questo, infatti, era l'unico motivo della sua richiesta.»

    Durante la breve pausa di silenzio che seguì, Stefano rimase rigido, come pietrificato da quella rivelazione. I suoi genitori non gli avevano mai mentito. Non aveva quindi motivo di dubitare di loro.

    Era stato quindi l'affetto e la stima di suo fratello, e non la comprensione dei suoi genitori, che gli avevano permesso di sfuggire ai doveri dinastici per vivere una vita diversa.

    Sua madre si avvicinò e gli posò una mano sul braccio.

    «Alberto ci pregò soltanto di non dirti nulla della supplica che ci aveva rivolto in tuo favore. Temeva che se tu avessi scoperto la verità, ti saresti sentito in debito con lui. La sua richiesta era il suo dono per te, del tutto altruista.»

    L'aggettivo altruista non bastava a esprimere quello che suo fratello aveva fatto per lui, per la sua felicità.

    Un dono inaudito, pensò Stefano, profondamente commosso.

    Aveva sempre voluto bene a suo fratello minore, il suo miglior amico fin dall'infanzia. Il carattere nobile di Alberto gli aveva guadagnato la stima e l'affetto della gente comune. La sua scomparsa così prematura era quindi una vera e propria perdita per tutti.

    Sopraffatto dalle emozioni, Stefano abbracciò la madre, grato del fatto che i suoi genitori avessero sempre dimostrato attenzioni e affetto per i loro figli, cercando di esaudire sempre le loro richieste e aspirazioni.

    In particolare la generosità di suo fratello lo faceva sentire umile e gli diede una nuova prospettiva della situazione.

    «Saresti disposto a fare ciò che Alberto non può più fare?» gli domandò sua madre, guardandolo negli occhi. «Assumere i tuoi doveri dinastici e sposare la principessa Lanza?»

    «Cosa ti fa credere che acconsentirà quando aveva intenzione di sposare Alberto?» obiettò Stefano.

    «Re Victor sostiene che sua figlia sarà d'accordo. Tu e Lanza vi conoscete già e avete un anno di tempo per approfondire la vostra conoscenza.»

    «Comunque sia, un accordo del genere è impossibile, papà» obiettò Stefano. «Ho un'agenda di lavoro già fissata per i prossimi diciotto mesi. Tante persone dipendono da me, specialmente con il nuovo processo di estrazione mineraria che ho sviluppato.»

    Suo padre tacque un istante, con espressione pensierosa. «Dopo che avremo informato Lanza e i suoi genitori della tua proposta ufficiale di matrimonio, sono sicuro che riuscirai a trovare il modo di farle visita periodicamente e rimanere in contatto con lei mentre sarai all'estero. Sia io che re Victor abbiamo già parlato con il cardinale, che ha dato la sua benedizione alle vostre nozze.»

    A quelle parole, Stefano si rese conto che era già tutto programmato. Mancava solo il suo consenso.

    «Fin da quando eravate bambini, i nostri due paesi non vedevano l'ora che arrivasse questo momento» intervenne sua madre con profonda commozione. «I nostri sudditi sanno che i tuoi interessi commerciali in tutto il mondo hanno contribuito al benessere economico della nazione. Il regno di Umbriano si rallegrerà per la tua reintegrazione come erede al trono e onorerà il tuo nome per avere accettato di assumere il ruolo di tuo fratello.»

    Stefano non ebbe difficoltà a credere che fosse così. Ciò nonostante, non riusciva a immaginarsi di nuovo nei panni di principe ereditario. Senza contare che non aveva tempo di riprendere i contatti con la principessa Lanza Rossiano. Anche se il parlamento di Umbriano avesse votato per reintegrarlo come erede al trono, aveva degli affari urgenti cui dedicare impegno e attenzione.

    «Prima d'ora non ho mai preteso nulla da te, Stefano» proseguì suo padre. «Ti ho concesso di svolgere la professione che desideravi, libero da ogni responsabilità negli affari di stato, ma il destino ci ha privato prematuramente di Alberto. Adesso

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