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Come sposare una principessa: Harmony Jolly
Come sposare una principessa: Harmony Jolly
Come sposare una principessa: Harmony Jolly
E-book182 pagine2 ore

Come sposare una principessa: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Le principesse spose 3/3
Per le principesse Rossiano di Domodossola il dovere viene prima dell'amore. Quasi sempre...

Per la Principessa Fausta Rossiano di Domodossola, ogni giorno è una lotta con i genitori. Loro vogliono che lei sposi un principe, mentre Fausta desidera vivere come una ragazza comune e sposare chi ama davvero, anche se non ha una goccia di sangue nobile nelle vene.
Perrché lei sa che non è il lignaggio che rende nobile un cuore, e ne ha la conferma quando conosce Nico Barsotti, medico che presta le sue mani e la sua conoscenza per il volontariato. E anche per lui è impossibile resistere alla principessa ribelle, al punto che l'amore che prova per lei lo convince a renderla partecipe del suo segreto più grande...
LinguaItaliano
Data di uscita20 mar 2020
ISBN9788830512276
Come sposare una principessa: Harmony Jolly
Autore

Rebecca Winters

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Come sposare una principessa - Rebecca Winters

    successivo.

    1

    L'orario di visita dei pazienti era terminato, ma quel pomeriggio il dottor Nico Barsotti si trattenne con il suo ultimo paziente fino alle cinque e mezza.

    Prima però di fare uno spuntino e tornare a casa, decise di andare a controllare un suo paziente di nove anni, Tommaso Coletti, ricoverato in pediatria.

    Uscì dall'ambulatorio e attraverso i corridoi dell'ospedale Tre Croci di Domodossola, capitale del regno omonimo, raggiunse il reparto pediatrico.

    Il bambino era stato operato il giorno prima per una appendicite acuta. Il dottor Sala aveva eseguito l'intervento chirurgico, ma Nico era il suo medico di base.

    Giunto in reparto, Nico rivolse un cenno di saluto alla capo infermiera e poi si fermò sulla soglia della camera dove era ricoverato Tommaso. Si aspettava di trovare con lui uno dei genitori, invece seduta accanto al letto del piccolo paziente c'era una bellissima donna bionda. Sopra un elegante abito blu indossava un camice azzurro da volontaria ospedaliera e stava leggendo un libro a Tommaso.

    Nico distolse lo sguardo dal bel profilo di lei e diede un'occhiata al titolo del libro.

    Adriano, il Cane di Pompei era la storia di un cane randagio che visitava il sito archeologico dell'antica Pompei come se fosse un luogo magico.

    L'espressione sorridente di Tommaso significava che si stava divertendo ad ascoltare quel racconto.

    Del resto, chi non sarebbe rimasto affascinato dalla voce di quella specie di sirena bionda?, pensò Nico.

    Attese che lei finisse di leggere prima di avvicinarsi. I loro sguardi si incontrarono e per un istante Nico si accorse di non riuscire a distogliere il suo da quegli splendidi occhi azzurri.

    Aveva già visto quella donna. Ma dove?, si chiese.

    Forse era una celebrità, ma non ricordava quale.

    La sconosciuta gli rivolse un sorriso e in quel momento lui ricordò dove l'aveva già vista.

    Un mese prima l'aveva notata a pranzo alla mensa dell'ospedale, in compagnia di Mia Giancarlo, una delle infermiere.

    Quel giorno lei indossava una gonna e una camicetta a fiori che le mettevano in risalto la figura sottile ma ben modellata. Una vera e propria visione bionda, che gli era rimasta impressa nella mente.

    «Guarda chi c'è, Tommaso... Il dottor Barsotti!»

    Il bambino si voltò a guardarlo e sorrise.

    «Vedo che sei in buona compagnia, Tommaso. Come stai?»

    «Fausta mi sta leggendo un libro!» lo informò allegramente.

    Fausta?

    Quel nome fu come un campanello di allarme per Nico. Santo cielo!

    Come aveva fatto a non riconoscerla?, si disse. La donna seduta accanto al letto era la principessa Fausta Rossiano in persona!

    «Principessa» disse, mentre controllava la flebo del paziente. «Tommaso è fortunato a ricevere una sua visita.»

    «Sono io la fortunata, dottore» rispose lei.

    «Si chiama Fausta» lo corresse Tommaso.

    Nico sorrise fra sé. Le tre figlie di re Victor, sovrano del piccolo regno di Domodossola, situato fra i confini di Francia, Svizzera e Italia, erano famose per la loro bellezza.

    Recentemente due delle sorelle di Fausta, Lanza e Donetta Rossiano, si erano sposate e le cronache rosa dei giornali avevano dedicato loro molto spazio.

    Placato il clamore per le loro nozze, i tabloid avevano cominciato a fare speculazioni per un possibile fidanzamento di Fausta con qualche rampollo di una delle famiglie reali d'Europa.

    Tuttavia Nico non fu affatto sorpreso di trovare Fausta nel reparto pediatrico dell'ospedale di Domodossola. Sapeva infatti che tutta la famiglia reale dedicava tempo e risorse alle opere di bene.

    Di sicuro quel giorno Fausta si era conquistata l'amicizia di Tommaso.

    «Quando posso tornare a casa?»

    «Stasera stai molto meglio, Tommaso. Probabilmente verrai dimesso domani mattina.»

    «Perché non adesso? Sto bene» insistette il bambino.

    «Dobbiamo fare quello che dice il dottore» intervenne il padre di Tommaso, entrando in quel momento nella stanza con la moglie.

    Nico osservò come la coppia interagiva con il loro bambino. Tommaso non sapeva quanto fosse fortunato ad avere genitori amorevoli. Lui invece era stato abbandonato da piccolo ed era cresciuto in un istituto religioso. Da anni cercava di rintracciare i suoi genitori, ma per ora senza successo.

    I genitori di Tommaso ringraziarono la principessa per avere dedicato del tempo al loro bambino, dopo di che lei uscì dalla camera.

    Nico scambiò qualche parola con loro e poi seguì Fausta. Provava un'intensa, assurda attrazione nei suoi confronti e non voleva perdere l'occasione di conoscerla meglio. Ma in corridoio, di lei non c'era più traccia.

    «Da quando la principessa Fausta ha iniziato a frequentare il reparto di pediatria come volontaria?» domandò a una delle infermiere.

    «A dire il vero, ha iniziato alcuni mesi fa in geriatria» lo informò la donna. «Questa settimana è stata assegnata in pediatria e i bambini sono entusiasti della sua compagnia. Ci sa davvero fare con loro. Speriamo rimanga a lungo con noi, prima che la trasferiscano in un altro reparto.»

    «Quando tornerà di nuovo qui?» si informò Nico.

    «Domani. Questo mese le è stato assegnato il turno pomeridiano quattro volte alla settimana.»

    Nico ringraziò l'infermiera per l'informazione e poi uscì dall'ospedale, lieto di dover aspettare solo poche ore prima di avere l'occasione di rivedere la principessa Fausta Rossiano.

    Durante il viaggio di ritorno a palazzo in limousine, Fausta ripensò all'istante in cui il dottor Barsotti era entrato nella stanza di Tommaso. Negli ultimi due mesi le era capitato spesso di incontrare quel giovane medico alla caffetteria dell'ospedale, ma finora non avevano avuto occasione di parlarsi.

    Ciò nonostante aveva provato un'attrazione immediata nei suoi confronti. Una reazione che l'aveva a dir poco sorpresa. Aveva pensato infatti che non sarebbe riuscita a provare interesse per nessun uomo dopo che Dego Spinella le aveva spezzato il cuore quattro anni prima.

    Fin da bambina aveva avuto un debole per Dego.

    Il padre di Dego, Tano, era stato per parecchio tempo l'autista personale di re Victor.

    Era quello il motivo per cui la famiglia Spinella, genitori e due figli, abitava negli alloggi dei dipendenti, all'interno della tenuta reale.

    Dego, il loro figlio maggiore, aveva la stessa età di Fausta. Per quella ragione erano stati compagni di gioco durante l'infanzia e al liceo la loro amicizia si era trasformata nella classica cotta adolescenziale. Avevano quindi deciso di frequentare insieme l'università di Domodossola e poi di sposarsi.

    Ma il sogno era fallito miseramente quando un giorno, poco prima dell'inizio dell'anno accademico, re Victor l'aveva informata che Dego sarebbe partito presto per frequentare l'università a Roma.

    Il re gli aveva offerto una borsa di studio. Un modo per ringraziare Tano e la sua famiglia per tanti anni di fedele servizio.

    In preda al panico, lei aveva telefonato a Dego. «Perché non hai rifiutato l'offerta di mio padre? Era questo che dovevi fare! Così avremmo continuato a stare insieme!» gli aveva detto, disperata.

    «Come potevo rifiutare il dono del re?» aveva replicato Dego. «Come ha detto mio padre è un'opportunità che non posso lasciarmi sfuggire. La mia famiglia non ha denaro sufficiente per consentirmi di laurearmi all'estero. Resteremo in contatto, te lo prometto. Ci telefoneremo, ci manderemo messaggi. Dopo la laurea tornerò a Domodossola e decideremo il nostro futuro.»

    Quale futuro? Mi hai spezzato il cuore, Dego, aveva pensato lei.

    Re Victor non lo aveva certo obbligato ad accettare la borsa di studio. Tutto era dipeso da Dego, ma lui non aveva combattuto per il loro amore.

    «Fausta? Dimmi che capisci» le aveva detto, sentendola silenziosa. «Ti amo e mi mancherai, ma tuo padre stato così buono con la nostra famiglia e lui è il re.»

    Esatto, e lei era nata figlia di un re anziché di un cittadino comune, come avrebbe tanto desiderato.

    «Capisco più di quanto immagini» gli aveva risposto.

    Non le era mai piaciuto essere una principessa reale. Dego non era nobile, si conoscevano dall'infanzia, andavano molto d'accordo e si era convinta che un matrimonio fra loro avrebbe potuto funzionare. Il suo sogno era stato quello di avere una piccola casa in città, dove potere vivere una vita normale insieme a un marito e a dei figli.

    Invece Dego aveva accettato la borsa di studio che gli aveva offerto il re e aveva deciso di andare a Roma a studiare, senza nemmeno chiederle di seguirlo. Il suo comportamento era stato una specie di tradimento. Aveva pensato di contare qualcosa per lui, ma quella convinzione non avrebbe potuto essere più lontana dalla verità. Le sue parole d'amore erano state solo illusioni e l'unica sua consolazione era di aver mantenuto la decisione di aspettare ad avere rapporti con lui.

    La sua partenza l'aveva fatta sentire tradita e umiliata.

    Suo padre sapeva che era innamorata di Dego e aveva disapprovato il loro legame. Ma lei era stata sicura che non avrebbe ostacolato le loro nozze se Dego avesse dimostrato di nutrire dei sentimenti profondi nei suoi confronti.

    Il fatto che Dego fosse partito per Roma senza rimpiangere troppo quella separazione, era stato un segnale forte e chiaro.

    Con il trascorrere delle settimane, le telefonate e i messaggi da parte sua erano diventati sempre più rari e infine erano cessati del tutto.

    In seguito Fausta aveva saputo che dopo la laurea lui aveva sposato una ragazza italiana.

    Quel particolare le aveva confermato che i sentimenti di Dego non erano stati profondi. Qualcuno, inoltre, doveva averlo convinto che, non essendo nobile, non poteva aspirare a sposare una principessa, e lei aveva odiato più che mai il destino che l'aveva fatta nascere in una famiglia reale.

    Dopo la delusione sentimentale che le aveva inflitto Dego, aveva preferito non legarsi a nessun altro uomo.

    I suoi genitori speravano che avrebbe accettato di sposare uno dei principi che erano sulla loro lista di pretendenti graditi. Ma lei aveva deciso che non sarebbe mai accaduto.

    Era convinta, infatti, che prima o poi sarebbe riuscita a trovare un uomo senza titoli nobiliari che l'avrebbe amata veramente e non si sarebbe fatto manipolare da nessuno.

    Per qualche strana ragione, nella sua mente affiorò il ricordo dell'incontro nel pomeriggio con il dottor Nico Barsotti. Alto, bruno, capelli castani e occhi blu che gli illuminavano il bel viso, le era sembrato la quintessenza del fascino virile.

    Mia Giancarlo, la sua migliore amica, le aveva anche rivelato che Nico era dotato di virtù che andavano ben oltre l'aspetto fisico.

    Per quanto la riguardava, lei sapeva solo che il ventottenne dottore non era sposato, e non era barone, conte, duca o principe.

    Era semplicemente un giovane medico che svolgeva con passione il suo lavoro e aveva l'aria di essere un uomo che non era facile intimidire, manipolare o corrompere.

    Non appena rientrò nel suo appartamento a palazzo, Fausta telefonò a Mia, come le aveva promesso a pranzo.

    «Tutto bene?» le chiese l'amica.

    «Sono appena tornata a casa dopo il mio primo turno nel reparto pediatrico. Non poteva andare meglio.»

    «So quanto vuoi bene ai bambini» commentò Mia.

    Era la pura verità, pensò Fausta. Adorava i bambini e non vedeva l'ora di avere una famiglia sua.

    «Per caso hai incontrato il dottor Barsotti?» si informò Mia.

    «È entrato nella stanza mentre leggevo una favola a Tommaso, uno dei piccoli pazienti.»

    «Immagino che Nico sia rimasto senza parole scoprendo che la principessa Fausta Rossiano lavora come volontaria ospedaliera.»

    «Non saprei.»

    «Davvero credi che un uomo possa non notare la tua presenza?» replicò l'amica con una risatina.

    «Mia...»

    «Smettila di fingere di non sapere che non è possibile!»

    «Credo che il dottor Barsotti non si sia neanche accorto di quando sono uscita dalla stanza. Probabilmente nemmeno se fossi stata una paziente in quarantena avrei suscitato il suo interesse.»

    «Sciocchezze. Sei la figlia di re Victor, è per questo che ha mantenuto un atteggiamento rispettoso. Non si permette confidenze. Felipe si comporta allo stesso modo quando si tratta di te.»

    «Lo so» ammise Fausta.

    Il dottor Felipe Peletti, un amico del dottor Barsotti, era il fidanzato di Mia.

    «Esistono linee invisibili che non tutti osano oltrepassare» proseguì Mia. «Temo che la maggior parte delle persone comuni, gli uomini in particolare, abbiano un certo timore quando scoprono che sei una principessa reale.»

    La sua amica, invece, non sembrava avere mai avuto quel problema, pensò Fausta.

    Avevano frequentato lo stesso liceo ed erano diventate subito inseparabili. Mia Giancarlo era una delle poche persone al mondo che la trattava in modo naturale. Lei apprezzava moltissimo il suo atteggiamento e le voleva bene anche per questo.

    «Mi mettono su un piedistallo» convenne Fausta, in tono piatto.

    «Se solo sapessero che persona positiva e allegra sei!»

    «Lo stesso vale per te» replicò Fausta. «Non ti trattengo... So che devi essere in ospedale molto presto domattina. Ci vediamo a pranzo da Babbo» aggiunse poi, nominando una trattoria vicino all'ospedale.

    «D'accordo» rispose Mia, prima di riagganciare.

    Il pomeriggio seguente Nico trovò di nuovo la principessa Fausta

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