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Vendetta dal passato: Harmony Collezione
Vendetta dal passato: Harmony Collezione
Vendetta dal passato: Harmony Collezione
E-book168 pagine2 ore

Vendetta dal passato: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Un giuramento di vendetta.

Quando Sophie Griffin-Watt è uscita dalla vita di Javier Vasquez per sposare un altro, lui ha giurato a se stesso che gliel'avrebbe fatta pagare.

Una proposta dal passato.

L'occasione non tarda ad arrivare quando una di-sperata Sophie si rivolge a lui nel tentativo di salvare la propria famiglia. Javier decide di aiutarla, ma la sua generosità ha un prezzo: possedere lo splendido corpo che un tempo lei gli aveva ne-gato.

Una scoperta sconvolgente.

In questo modo Javier pensa di chiudere i conti con il passato, ma si rende ben presto conto che il presente ha un sapore ancora più dolce.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2017
ISBN9788858974025
Vendetta dal passato: Harmony Collezione
Autore

Cathy Williams

Autrice originaria di Trinidad, ha poi studiato in Inghilterra, dove ha conosciuto il marito.

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    Anteprima del libro

    Vendetta dal passato - Cathy Williams

    successivo.

    1

    Javier Vasquez abbracciò il suo enorme ufficio con un lungo sguardo compiaciuto.

    Era tornato a Londra dopo sette anni passati a New York e... be', non erano misteriose le vie del destino?

    Dal suo privilegiato punto di osservazione, dietro la parete di vetro, osservava le strade affollate della città in miniatura. Piccoli taxi e piccole auto che trasportavano piccole persone, verso mete più o meno importanti.

    E lui...?

    Un lento sorriso, privo di umorismo, curvò la sua bellissima bocca.

    Il passato era tornato a chiamarlo e Javier si sentiva soddisfatto, perché l'ufficio era spettacolare quanto quello di Manhattan, che si era appena lasciato alle spalle. Anche da lì si potevano osservare le strade piene di gente, come fiumi pulsanti.

    Anno dopo anno si era rinchiuso in una torre d'avorio, padrone indiscusso del suo regno. Aveva trentatré anni. Sapeva che non avrebbe mai potuto conquistare la giungla d'asfalto, perdendo di vista l'obiettivo. Così, era rimasto concentrato, aveva superato montagne di difficoltà e durante quel percorso a ostacoli, il tempo era passato.

    Lanciò un'occhiata all'orologio.

    Dodici piani più giù, nella lussuosa area reception, Oliver Griffin-Watt doveva essere in attesa da mezz'ora.

    Javier si sentiva in colpa? Nemmeno un po'.

    Aspettava quel momento da tanto tempo e voleva assaporarlo fino in fondo.

    Il passato gli si affacciò alla mente. Aveva lasciato l'Inghilterra per l'America e la sua vita era diventata una corsa al denaro, resa possibile dall'istruzione che i suoi genitori gli avevano regalato a costo di enormi sacrifici. E aveva seppellito il ricordo del breve incontro con una donna, che aveva deciso di consegnare ai libri di storia.

    Figlio unico di genitori devoti che abitavano nella più misera periferia di Madrid, Javier aveva passato l'infanzia e l'adolescenza seguendo il motto che per uscirne doveva avere successo, e per avere successo doveva avere un'istruzione. E l'aveva avuta.

    I suoi genitori lavoravano duramente, suo padre come tassista e sua madre come donna delle pulizie, ma faticavano a tirare avanti. Ce l'avevano fatta sacrificando tutto. Per loro non c'erano state vacanze, né cinema o cene al ristorante. Avevano risparmiato fino all'ultimo centesimo per permettere al figlio, brillante e precoce, di frequentare l'università in Inghilterra. Avevano visto troppi figli di loro amici finire in una gang o morire di overdose, abbandonati in qualche angolo di strada e avevano deciso che il loro figlio non avrebbe subito lo stesso destino.

    Se Javier aveva odiato lo stretto controllo a cui era stato sottoposto, non lo aveva mai dato a vedere.

    Fin da piccolo aveva capito le enormi limitazioni imposte dalla mancanza di denaro. Aveva visto alcuni dei suoi compagni lasciare la scuola in cerca di facili guadagni, per finire malamente in qualche sudicio vicolo. A diciotto anni aveva programmato il suo futuro e niente avrebbe potuto distoglierlo dai suoi piani.

    Avrebbe lavorato per un paio d'anni, per aggiungere denaro a quello che i suoi genitori avevano risparmiato per lui, poi sarebbe andato all'università e avrebbe avuto successo perché era più brillante di chiunque altro avesse mai conosciuto. Una volta laureato, avrebbe trovato un lavoro ben pagato. Non avrebbe cominciato dalla gavetta, sgobbando per quattro soldi. Conosceva il suo valore e non intendeva svendersi.

    Non sarebbe stato furbo da parte sua.

    Molte altre persone erano furbe, ma lui era anche acuto. Possedeva quell'astuzia da strada che gli faceva fiutare un buon affare e gli suggeriva come portarlo a termine. Sapeva giocare duro ed essere intimidatorio, all'occorrenza. Tutte doti innate che non si imparavano a scuola ed erano preziose nello spietato mondo degli affari.

    Era destinato a fare grandi cose e fin da bambino non aveva mai avuto dubbi che ci sarebbe riuscito.

    Aveva lavorato sodo. Aveva affinato la sua straordinaria intelligenza e aveva terminato senza intoppi l'università, deciso a proseguire con un Master. Un prestigioso Master in ingegneria gli avrebbe aperto molte più porte rispetto alla sola laurea, seppure conseguita con il massimo dei voti.

    Ed era stato allora che aveva incontrato Sophie Griffin-Watt. La sola anomalia nel perfetto progetto di vita che aveva concepito.

    Lei era una matricola e Javier stava per iniziare il Master, visto che l'anno accademico era ormai agli sgoccioli.

    Quella sera non voleva uscire, ma uno dei suoi due compagni di stanza festeggiava il compleanno e aveva insistito perché si unisse a loro, così li avevi seguiti al pub locale.

    L'aveva vista non appena era entrato. Giovane, incredibilmente bella, rideva con la testa reclinata all'indietro e un drink in mano. Indossava un paio di jeans sbiaditi, un giubbotto dello stesso tessuto su una canottiera corta.

    L'aveva fissata.

    Non lo faceva, di solito. Dall'età di tredici anni non aveva mai dovuto dare la caccia a una ragazza. Il suo aspetto era qualcosa che dava per scontato. Erano le ragazze a fissarlo, a dargli la caccia, svolazzandogli intorno cercando di farsi notare.

    Gli amici gli invidiavano la facilità con cui mieteva vittime, ma le conquiste femminili non erano la più grande ambizione di Javier. Era sano e dotato di un robusto appetito sessuale, per cui era ben contento di cogliere ciò che gli veniva generosamente offerto, ma non andava oltre. Il suo obiettivo, ciò che lo spingeva, era la sua divorante ambizione.

    Le ragazze erano sempre state al secondo posto, ma tutto era cambiato la sera in cui era entrato in quel bar.

    Lei non lo aveva degnato di uno sguardo, anche se nella combriccola di amiche che la circondavano, serpeggiavano risatine e gomitate.

    Per la prima volta in vita sua, Javier era diventato cacciatore. Aveva fatto la prima mossa.

    Lei era molto più giovane delle donne a cui era abituato. Era un uomo concentrato sul suo brillante futuro e non aveva tempo per le romanticherie delle ragazzine. In genere frequentava donne più navigate che conoscevano il loro ruolo e lo accettavano senza creargli complicazioni.

    Sophie Griffin-Watt rappresentava tutto ciò che non gli interessava, eppure c'era cascato come un pollo.

    Una parte della sua ossessione per lei era dovuta al fatto che lo aveva fatto aspettare e alla fine non era andata a letto con lui?

    Lo aveva tenuto sulla corda e lui glielo aveva permesso. Era stato contento di aspettare. L'uomo che giocava solo secondo le sue regole, e non aspettava nessuno, era stato felice di aspettare, perché aveva intravisto un futuro per loro due.

    Era stato stupido e ne aveva pagato il prezzo.

    Ma erano passati sette anni e ora...

    Tornò a sedersi davanti alla scrivania e diede istruzioni alla sua segretaria di far salire Oliver Griffin-Watt.

    La ruota era tornata a girare, pensò affondando nella sua poltrona di pelle, con aria soddisfatta. Non era un tipo vendicativo, ma questa volta la vendetta era andata a bussargli alla porta e chi era lui per non lasciarla entrare?

    «Hai fatto... cosa?» Sophie fissava il suo gemello con un misto di panico e orrore.

    Doveva sedersi subito. Se non lo avesse fatto, le sue gambe sarebbero collassate sotto di lei. Sentì esplodere il mal di testa e si massaggiò le tempie con le dita tremanti.

    Una volta notava tutti i segni dell'incuria e dell'usura nell'enorme villa di famiglia, ma col passare degli anni si era abituata allo squallore della decrepita casa in cui lei e suo fratello avevano passato tutta la loro vita.

    «E cos'altro avrei potuto fare?» si lamentò suo fratello, con uno sguardo contrito.

    «Tutto tranne questo, Ollie!» strillò Sophie.

    «Ma sei uscita con quel tipo solo per dieci minuti, anni fa! Ammetto che sia stato azzardato andare da lui, ma ho pensato che non avevamo niente da perdere. Credo che sia un segno del destino che sia tornato qui per un paio di mesi. Ero sulla metropolitana, ho gettato uno sguardo al giornale di un tizio lì vicino e chi mi fissa dalla prima pagina...? Sai che non vado spesso a Londra. Insomma, mi è sembrata una strana coincidenza. E comunque, abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile.»

    Fece un ampio gesto per abbracciare le quattro pareti della cucina. In una fredda notte d'inverno, con le luci basse e la stufa a legna accesa, sarebbe anche sembrata graziosa, ma la luce del sole sottolineava impietosa tutto il suo squallore.

    «Voglio dire...» riprese, passando dal disappunto all'indignazione. «Guarda questo posto, Soph! Ha bisogno di un restauro che non possiamo permetterci. Ci sta mangiando fino all'ultimo centesimo e hai sentito cosa hanno detto gli agenti immobiliari. Gli interventi da fare sono troppi e il prezzo richiesto è esagerato, viste le condizioni. È sul mercato da due anni, ormai. Non ce ne sbarazzeremo mai a meno che l'azienda non trovi i fondi per fare i lavori!»

    «E credi che correre da... da...» Non riusciva nemmeno a pronunciarne il nome.

    Javier Vasquez.

    Anche dopo tanti anni il ricordo di lui la tormentava ancora, rifiutandosi di farsi scacciare.

    Era entrato nella sua vita con la devastante intensità di un tornado forza dieci e aveva mandato in pezzi tutti i suoi progetti per il futuro.

    Lo rivedeva spesso nella sua mente, più uomo che ragazzo. Una figura alta, imponente, con un'aria autoritaria che riduceva tutti al silenzio quando entrava in una stanza.

    Ancora prima di cadere sotto il suo incantesimo, prima ancora di aver scambiato una parola con lui, aveva capito che era pericoloso. Quando era entrato nel pub, le sue amiche, viziate ragazzine di buona famiglia, si erano scatenate scambiandosi risatine e gomitate, cercando di attirare la sua attenzione. Lei, dopo avergli dato una veloce occhiata, aveva distolto lo sguardo in fretta. Ma non era riuscita a fermare il battito impazzito del cuore che le martellava nella cassa toracica e il velo di sudore gelido che le si era formato sulla schiena.

    Quando le si era avvicinato, ignorando le sue amiche e aveva cominciato a parlare con lei, era stata sul punto di svenire.

    Dopo la laurea avrebbe frequentato un Master in ingegneria ed era il ragazzo più intelligente che avesse mai incontrato. Bello da togliere il fiato.

    Era anche il genere di ragazzo che i suoi genitori avrebbero disapprovato. Straniero e soprattutto... senza il becco di un quattrino.

    La sua sicurezza, l'aura di potere che l'avvolgeva come una cappa, l'avevano affascinata e spaventata al tempo stesso. A diciotto anni, aveva avuto poche esperienze con l'altro sesso e in sua compagnia le erano sembrate del tutto insignificanti. Roger, che insisteva a cercarla nonostante lei avesse interrotto la loro tiepida relazione, aveva solo un paio d'anni meno di Javier, ma tra i due sembrava esserci un abisso.

    Vicino a Javier si era sentita una ragazzina goffa. Una ragazzina goffa con un piede sull'orlo di un precipizio, pronta a saltarci dentro, lasciando la zona protetta della sua vita privilegiata e sicura.

    Scuole private, settimane bianche, lezioni di piano e concorsi ippici, non l'avevano preparata ad affrontare qualcuno di vagamente simile a Javier Vasquez.

    Non era il ragazzo giusto per lei, ma si era sentita come un gattino braccato.

    «Andiamo via» le aveva mormorato al pub, con una voce così seducente da farle tremare le ginocchia. «Non ho molti soldi, ma credimi, posso farti passare ore indimenticabili anche senza un centesimo.»

    Sophie aveva sempre frequentato gente come lei. Ragazze vezzeggiate e ragazzi viziati che non si erano mai posti il problema di quanto costasse passare una serata fuori. Così era finita con Roger, che faceva parte di quel mondo e che conosceva da sempre.

    Perché? Era qualcosa che non si era mai chiesta. Oliver dava tutto per scontato mentre lei, guardandosi indietro, si era sempre sentita un po' in colpa per la facilità con cui aveva ottenuto tutto ciò che voleva.

    Suo padre adorava mostrare in giro i suoi splendidi gemelli e li aveva sommersi di regali dal momento in cui erano nati.

    Era la sua principessa e anche se ogni tanto si era sentita a disagio per il modo in cui lui trattava le persone socialmente inferiori, c'era passata sopra perché, nonostante tutti i suoi difetti, Sophie l'adorava. Lei era la cocca di papà.

    Nel momento in cui Javier Vasquez aveva posato gli occhi neri su di lei,

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