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L erede dei Borgia: Harmony Collezione
L erede dei Borgia: Harmony Collezione
L erede dei Borgia: Harmony Collezione
E-book180 pagine2 ore

L erede dei Borgia: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Se qualcuno è a conoscenza di un motivo...

Scarlett Ravenwood corre un grosso rischio quando decide di interrompere le nozze di Vincenzo Borgia. Lui è ricco e potente mentre lei è sola e senza un soldo, ma ha bisogno del suo aiuto per proteggere il loro futuro bambino.



Lei sa che Vincenzo non riesce a perdonarla per avergli tenuto nascosto un segreto così importante, e che l'unico motivo per cui le ha chiesto di sposarlo è per legittimare il suo erede, e non avrebbe mai pensato che un diamante da dieci carati potesse pesare sul cuore come un macigno. Ora, però, ha paura di non riuscire a ottenere l'unica cosa di valore per lei: il cuore dell'uomo che ama.
LinguaItaliano
Data di uscita19 gen 2018
ISBN9788858976173
L erede dei Borgia: Harmony Collezione
Autore

Jennie Lucas

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    L erede dei Borgia - Jennie Lucas

    successivo.

    1

    «Hai due opzioni, Scarlett.» Gli occhi bramosi del suo ex capo si spostarono lentamente dal ventre gravido ai suoi seni rigonfi, che premevano contro il tessuto dell'abito nero premaman. «O firmi queste carte per dare in affido tuo figlio una volta nato e diventi subito mia moglie, o...»

    «O cosa?» Scarlett Ravenwood cercò di scostarsi dalle scartoffie che le stavano premendo contro, ma la mole massiccia di muscoli dell'uomo occupava gran parte del sedile posteriore della limousine.

    «O farò in modo che il dottor Marston ti dichiari incapace di intendere e di volere. E ti farò internare.» Le sue labbra carnose si curvarono in un sorriso compiaciuto. «È per il tuo stesso bene, sia chiaro. Perché qualsiasi donna sana di mente vorrebbe sposarmi, è ovvio. E poi anche in questo caso perderesti comunque il tuo bambino, non credi?»

    Scarlett lo fissò, accorgendosi a malapena degli edifici scintillanti di Manhattan che scorrevano alle spalle dell'uomo mentre percorrevano la Fifth Avenue. Blaise Falkner era bello e ricco. E un mostro.

    «Stai scherzando, vero?» Non riuscì a trattenere una risata nervosa. «Dai, Blaise, in che secolo pensi di vivere?»

    «Nel secolo in cui un uomo ricco è libero di fare ciò che vuole.» Allungando la mano, attorcigliò un ricciolo di lunghi capelli rossi attorno al suo dito. «E chi mai potrebbe impedirmelo? Tu?»

    La bocca di Scarlett si seccò. Gli ultimi due anni li aveva trascorsi nella sua residenza dell'Upper East Side come aiuto infermiera per assistere la madre morente, e un po' alla volta le avances di Blaise si erano fatte sempre più insistenti. Solo la madre dispotica, inorridita al pensiero che il suo prezioso erede potesse arrivare a compromettersi con il personale domestico, era riuscita a tenerlo a freno.

    Ora però la signora Falkner era morta, e Blaise era ricco oltre ogni immaginazione. Mentre Scarlett non era altro che un'orfana approdata a New York alla disperata ricerca di un lavoro. Non appena arrivata, l'avevano confinata in camera con l'ammalata, costretta a obbedire ai duri ordini delle infermiere e a eseguire i compiti più ingrati, prendendosi cura di un'invalida perfida e irascibile. Non aveva amici a New York. Nessuno che potesse prendere le sue difese.

    Eccetto...

    No, ripeté a se stessa con tono disperato. Non lui.

    Non poteva farlo. Non l'avrebbe fatto.

    E se Blaise avesse avuto ragione? Se fosse riuscita a sfuggirgli e ad andare alla polizia, ma non le avessero creduto? Lui e quel tirapiedi del suo psichiatra sarebbero riusciti a mettere in pratica le loro minacce?

    Quando quel mattino al funerale le aveva chiesto senza tanti preamboli di sposarlo, letteralmente sulla tomba di sua madre, lei aveva cercato di riderci sopra, dicendogli che se ne sarebbe andata da New York. Ed era rimasta sorpresa quando lui si era offerto di accompagnarla alla stazione degli autobus. Così aveva accettato, ignorando il segnale d'avvertimento del proprio intuito.

    Avrebbe dovuto capirlo subito che non si sarebbe arreso così facilmente. Ma mai si sarebbe immaginata che potesse arrivare a tanto. Minacciarla per costringerla ad abbandonare il suo bambino e diventare sua moglie?

    Pensava che Blaise non fosse nient'altro che un playboy egoista e capriccioso che la bramava come un bambino viziato desidera a ogni costo un giocattolo che non può avere, ma si sbagliava di grosso. In realtà era un pazzo.

    «Be'?» chiese Blaise. «Qual è la tua risposta?»

    «Perché vorresti sposare proprio me?» domandò Scarlett con voce flebile. Poi sospirò, cercando di far leva sul suo narcisismo. «Sei un bellissimo uomo, affascinante e ricco. Qualsiasi donna sarebbe più che felice di sposarti.»

    Qualsiasi donna che non ti conosca, aggiunse in silenzio.

    «Ma io voglio te.» Le afferrò il polso abbastanza forte da farla trasalire. «Mi hai sempre rifiutato. Poi ti fai mettere incinta da un altro e non vuoi dirmi nemmeno chi è.» Strinse i denti. «Una volta sposati, però, sarò l'unico uomo che potrà toccarti, e non appena nascerà il marmocchio e ce ne saremo liberati tu sarai mia. Per sempre.»

    Scarlett cercò di soffocare il panico crescente. Mentre la limousine proseguiva sulla Fifth Avenue, scorse la cattedrale di St. Swithun alla fine della strada. Un'idea disperata si fece largo nella sua mente. Poteva...?

    Sì. Poteva e l'avrebbe fatto.

    Anche se non faceva parte del suo piano. La sua intenzione era stata quella di comprare un biglietto dell'autobus diretto verso sud, di utilizzare i suoi pochi risparmi per iniziare una nuova vita in un posto dove batteva sempre il sole e i fiori sbocciavano tutto l'anno, e crescere suo figlio da sola. Ma come spesso diceva suo padre quando era ancora piccola, serviva sempre un nuovo piano per affrontare una nuova sfida.

    Anche se il piano che ora aveva in mente la terrorizzava. Era come passare dalla padella alla brace. Perché se Blaise Falkner era poco più di una scintilla, Vincenzo Borgia era il fuoco.

    Vin Borgia. S'immaginò gli occhi scuri del padre del bambino che portava in grembo, così passionali un attimo prima, glaciali quello successivo. Disegnò mentalmente i tratti duri della mascella. Il vigore del suo corpo. L'ardore del suo desiderio.

    Un brivido le attraversò il corpo. E se lui...

    Non pensarci!, ripeté a se stessa con fermezza. Una cosa impossibile per volta.

    Un'altra massima che aveva imparato da suo padre.

    Non appena l'autista iniziò a rallentare davanti al semaforo rosso, capì che quello sarebbe stato il momento giusto. Adesso o mai più. Fece un respiro profondo, poi aprì gli occhi con un accenno di sorriso.

    «Blaise...» Scarlett si sporse in avanti nascondendo la mano destra, stretta a pugno. «Sai cosa mi sarebbe sempre piaciuto fare...?»

    «Che cosa?» sussurrò lui, leccandosi le labbra mentre abbassava lo sguardo sul suo seno.

    «Questo!» esclamò lei assestandogli un sonoro montante alla mascella. La bocca gli si chiuse e la testa balzò all'indietro, costringendolo a lasciare la presa.

    Senza nemmeno aspettare che la limousine fosse del tutto ferma, Scarlett diede uno strattone alla maniglia e si catapultò fuori, sul marciapiede. Sbarazzandosi dei tacchi, strinse la mano sul ventre in modo protettivo e si mise a correre a perdifiato verso la chiesa.

    La giornata era perfetta per sposarsi. Era il primo di ottobre e tutti gli alberi della città erano adornati di giallo, arancio e rosso. St. Swithun era la più famosa cattedrale di New York, il luogo in cui venivano celebrati i battesimi, i matrimoni e i funerali dei ricchi e dei potenti. L'edificio di marmo grigio svettava nel bel mezzo della città, con le sue guglie altissime che si elevavano fiere fino a tuffarsi nel cielo azzurro chiaro.

    Ansimando mentre correva, Scarlett gettò lo sguardo sul logoro orologio dorato che un tempo era appartenuto a sua madre, sperando di non essere arrivata troppo tardi.

    Una Rolls-Royce era parcheggiata accanto al marciapiede, ornata con nastri e fiori. Un autista in uniforme aspettava lì vicino. Alcune guardie del corpo munite di occhiali scuri, espressione dura e auricolari, sorvegliavano i gradini della chiesa e l'intero perimetro.

    La cerimonia quindi era già iniziata. Scarlett aveva letto l'annuncio sul New York Times qualche mese prima, e da allora aveva cercato in tutti i modi di non pensarci. Ma i dettagli le erano rimasti impressi nella memoria, e ora ne era felice, perché solo Vin Borgia avrebbe potuto aiutarla.

    Una guardia del corpo la fulminò con lo sguardo. «Signorina, si allontani...»

    Stringendosi la pancia in modo teatrale, Scarlett avanzò barcollando sul marciapiede. «Aiuto! Un uomo mi sta inseguendo, vuole rapire il mio bambino!»

    «Che... che cosa?» balbettò la guardia del corpo.

    Lei lo oltrepassò, urlandogli: «Chiami la polizia!».

    «Ehi! Ma non può...»

    Scarlett salì di corsa i gradini della cattedrale, cercando di riprendere fiato.

    «Si fermi subito!» Una seconda guardia del corpo si diresse verso di lei con un'espressione minacciosa dipinta in volto, ma si voltò non appena sentì il grido del suo collega mentre due degli scagnozzi di Blaise avevano iniziato a colpirlo, in basso sul marciapiede. «Ma che co...»

    Approfittando della sua distrazione, Scarlett aprì il portone della cattedrale ed entrò.

    L'ombra più totale la costrinse a sbattere le palpebre per abituarsi alla poca luce, e quando riaprì gli occhi vide davanti a sé un matrimonio da fiaba. Centinaia d'invitati erano seduti tra i vari banchi e davanti all'altare, sotto una cascata di rose bianche, gigli e orchidee, c'era una sposa incantevole, in piedi accanto all'uomo più bello al mondo.

    Era la prima volta che vedeva Vin dopo quella magica notte in cui avevano concepito il bambino, e a quella vista Scarlett trattenne il fiato.

    «Se qualcuno è a conoscenza di un motivo» recitò l'arcivescovo davanti agli invitati, «per cui questa coppia non debba unirsi nel sacro vincolo del matrimonio...»

    Sentì un rumore metallico dietro di sé, poi l'ansimare di Blaise mentre irrompeva all'interno della cattedrale.

    «... parli ora o taccia per sempre.»

    Disperata, Scarlett avanzò traballando verso il centro della navata.

    Alzando la mano, gridò: «Per favore, fermatevi!».

    Seguì un boato collettivo quando gli invitati si girarono, puntandole gli occhi addosso. Inclusi la sposa e lo sposo.

    Scarlett si mise le mani sul viso, sentendosi quasi mancare. Non era facile parlare, visto che riusciva a malapena a prendere fiato, quindi concentrò la propria attenzione sull'unica persona di cui le importava.

    «Per favore, Vin, mi devi aiutare.» Le si strozzò la voce in gola, ma poi riprese con più forza, pensando al bambino che portava in grembo e che dipendeva completamente da lei. «Il mio capo sta cercando di portarci via il nostro bambino.»

    A differenza di molti sposi, Vincenzo Borgia, Vin per gli amici, aveva dormito profondamente la notte prima del matrimonio.

    Sapeva benissimo che cosa l'aspettava l'indomani. Avrebbe sposato la donna perfetta. Il corteggiamento di Anne Dumaine era stato semplice, e con la stessa facilità era avvenuto il loro fidanzamento. Nessun disaccordo. Nessun intoppo emotivo. Niente sesso, o almeno non ancora.

    Ma quel giorno le loro vite si sarebbero unite, così come le loro famiglie e quel che più importava, le loro imprese. Non appena la SkyWorld Airways di Vin si fosse fusa con la Air Transatlantique del padre della sposa, lui sarebbe riuscito a guadagnare in un sol colpo trenta nuove rotte transatlantiche, incluse le redditizie tratte New York-Londra e Boston-Parigi. La compagnia di Vin avrebbe raddoppiato le proprie dimensioni, e a condizioni molto vantaggiose. Perché mai Jacques Dumaine non avrebbe dovuto mostrarsi più che generoso con il suo futuro genero?

    Dopo quel giorno non ci sarebbero più state sorprese nella vita di Vin. Nessuna incertezza, nessun interrogativo sul proprio futuro.

    Amava quel pensiero.

    Sì, Vin aveva dormito bene la sera precedente, e quella stessa notte, dopo aver fatto finalmente l'amore con la sua sposa, che aveva insistito per restare illibata sino al matrimonio, avrebbe dormito ancora meglio. Così sarebbe stato per tutte le successive notti della sua vita ordinata e piacevolmente prevedibile.

    E che male c'era nel non sentirsi attratto più di tanto da sua moglie? Magari era una buona cosa, visto che gli era stato detto che la passione svaniva presto dopo il matrimonio. Nel suo caso, quindi, non avrebbe sentito la mancanza di qualcosa che non aveva mai provato.

    Anche se lui e Anne sembravano avere ben poche cose in comune, a parte l'idea del matrimonio e dell'unione delle due imprese, che differenza faceva? Uomini e donne avevano interessi diversi. Non dovevano per forza assomigliarsi. Lui avrebbe colmato le debolezze della moglie. Lei avrebbe colmato le sue.

    Perché fra tutti i difetti di cui era stato accusato dai suoi nemici e dalle sue ex amanti, ce n'era sicuramente qualcuno di veritiero. Non aveva pazienza. Ed era privo di empatia. Nel mondo degli affari certo erano punti di forza, ma una volta avuti dei figli, sapeva bene che la pazienza e l'empatia erano doti che bisognava possedere in grande quantità.

    Si sentiva pronto ad accasarsi. Voleva una famiglia. Era stata questa la ragione principale che l'aveva spinto a sposarsi, oltre a quella di voler creare un vero e proprio impero. Ma non era stata l'unica. Dopo l'ultima scappatella che aveva avuto, una notte esplosiva con una splendida rossa con cui aveva fatto il miglior sesso della sua vita, aveva deciso di smetterla con gli incontri occasionali.

    Così, qualche mese più tardi, aveva chiesto ad Anne Dumaine di sposarlo. Era stata una scelta oculata.

    Nata a Montreal, Anne era bellissima, e sarebbe stata senz'altro una buona madre e un'ottima compagna d'affari. Parlava svariate lingue, tra cui il francese e l'italiano, e aveva una laurea in economia internazionale. Ma la cosa più importante era la sua dote alquanto appetitosa, ovvero la Air Transatlantique.

    Vin ora le sorrideva, lei in piedi davanti a lui, in attesa di scambiarsi la promessa nuziale. Somigliava alla principessa Grace, pensò, bionda e algida, con un casto abito bianco e un lungo velo di pizzo che era stato cucito a mano dalle suore belghe. Divina. L'immagine della sposa perfetta.

    «Se qualcuno è a conoscenza di un motivo» recitò con tono solenne l'arcivescovo incaricato di celebrare il matrimonio, «per cui questa coppia non debba unirsi nel sacro vincolo

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