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Un imprevisto formato famiglia: Harmony Bianca
Un imprevisto formato famiglia: Harmony Bianca
Un imprevisto formato famiglia: Harmony Bianca
E-book173 pagine2 ore

Un imprevisto formato famiglia: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Quando la passione per la medicina incontra le ragioni del cuore, la famiglia diventa il posto in cui sentirsi a casa

Kayla O'Connell doveva essere solo la madre surrogata per suo fratello Liam, ma un tragico incidente l'ha trasformata di punto in bianco in una mamma a tutti gli effetti. Kayla non è pronta ad affrontare questo nuovo ruolo, tanto più che il padre biologico del bambino, il carismatico dottor Jamie Garrett, è deciso a essere coinvolto nella sua vita.

La determinazione di Jamie spaventa Kayla, che più di una volta in passato ha riposto la sua fiducia negli uomini sbagliati. Ma con l'attrazione che cresce inarrestabile tra loro, lei dovrà decidere se fidarsi abbastanza di Jamie da permettergli di entrare nella sua vita... e nel suo cuore!
LinguaItaliano
Data di uscita21 set 2020
ISBN9788830518926
Un imprevisto formato famiglia: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Un imprevisto formato famiglia - Karin Baine

    successivo.

    1

    «E così sei tu la donna per la fecondazione assistita? Felice di rivederti.»

    «Salve, dottor Garrett.» Kayla O'Connell strinse la mano all'uomo che Liam e Tom, sposati da poco, avevano scelto come il più adatto per tentare di avere un bambino, ovviamente con l'aiuto di Kayla, sorella di Liam. Lei aveva accettato la proposta. Niente di straordinario, tutto sommato, solo una questione privata, anche se, soltanto per quella stretta di mano, lei si sentiva tremare le ginocchia. Veramente, Kayla avrebbe preferito che non fosse proprio Garrett la persona implicata nella faccenda. Con uno sconosciuto, tutto sarebbe stato più facile. Infatti, il primo incontro con Jaime Garrett, al matrimonio di Liam e Tom, l'aveva completamente scombussolata.

    «Non ci davamo già del tu, Kayla? Chiamami Jaime, va benissimo.»

    Perfino quel suo sorriso, così seducente, la innervosiva. Le ricordava l'ipocrisia dei suoi genitori, pronti a nascondere agli occhi del mondo tutte le scorrettezze compiute dentro le mura di casa. E Garrett, così simpatico, era certamente compiaciuto e divertito nel vederla arrossire, ogni volta che lui le era accanto.

    In ogni caso, in quanto fratello maggiore di Tom, Jaime era ormai una presenza inevitabile.

    Kayla gli sorrise. «Grazie per essere qui, Jaime.»

    «Sai che farei tutto ciò che mi chiedi, devi solo dirmi quando.» Jaime guardò Kayla più a lungo del necessario; e fu uno sguardo da brividi e sensazioni allusive. Eppure, a spaventarla più di tutto, non era l'aperto interesse di Jaime, ma la propria reazione.

    Era meglio non farci caso, pensò Kayla. Doveva cercare di resistere con tutte le sue forze alla notevole tentazione del fascino che lui emanava.

    «Guarda che non devi fare questo per me, ma per i nostri rispettivi fratelli.» gli disse accigliata. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso mentre lui le si sedeva di fronte, allentava la cravatta azzurra a righe argentate e apriva il primo bottone della camicia, scoprendo una piccola porzione di pelle sul collo.

    Nella mente di Kayla, la scena cambiò di colpo, trasportandola dall'affollato bar di Londra in cui erano, in una stanza da letto. Solo fantasie, scatenate in lei all'idea che il futuro padre di quella maternità surrogata, a cui lei acconsentiva, fosse Jaime Garrett. Altrimenti ne avrebbe sorriso; infatti, lei, di recente, preferiva amicizie maschili piuttosto tranquille, abbastanza inoffensive, di cui non innamorarsi e per non soffrire. Una forma di autodifesa, dopo genitori oppressivi e un ex fidanzato che aveva tentato di assumere il totale controllo su di lei. Per fortuna, Liam, da bravo fratello, l'aveva messa in guardia, aiutandola a comprendere che Paul tendeva a sottomettere la sua volontà, manipolandola verso le proprie decisioni, e spaventandola al punto da non riuscire più a rivolgergli domande.

    Per Kayla, rompere quella relazione, e provare la fulminea rivelazione di sentirsi al sicuro, era stato un tutt'uno: ormai non era più la stessa, sempre docile e remissiva per compiacere i genitori, che preferivano ignorare i problemi invece di affrontarli. Aveva capito che la fiducia non si concedeva facilmente a chiunque, anche se Paul le aveva quasi distrutto l'autostima.

    Non c'era da stupirsi se, da allora, preferiva relazioni brevi, senza futuro né amore, per non rischiare di ripetere gli stessi errori. Lei, in fondo, era felice di non avere obblighi per qualcun altro, ma di occuparsi soltanto di se stessa, senza altre relazioni pericolose e coinvolgenti, e senza il desiderio di formarsi una famiglia sua. Anche per questo, avere accanto Jaime era così difficile. Poteva attrarla, certo, ma sapeva anche che era il tipo di uomo da lasciare in giro cuori infranti. Liam era stato molto esplicito, a questo proposito.

    «Giusto» rispose Jaime. «Ma non vuol dire che non potremmo anche goderci una piacevole compagnia reciproca, no?» La mano, allungata attraverso il tavolo, accarezzò le dita di Kayla. Lei guardava il gioco delle dita, stupita, in silenzio, sapendo che ogni sua parola poteva essere errata o fraintesa.

    In quell'istante qualcuno si materializzò accanto al tavolo. La cameriera, portando i loro ordini, fissava Jaime incantata, e indugiò a lungo, dopo averli posati, senza smettere di guardarlo.

    «Grazie» sorrise lui, così seducente che la ragazza corse via, ridendo piano.

    Negli occhi scuri di Jaime, brillava quel sorriso insolente da far cadere ai suoi piedi non poche donne, anche se, come Kayla pensava, lui non era certo il tipo ansioso di sistemarsi – come si dice – con una donna per sempre. E questa era soltanto una delle ragioni apparenti per cui lei aveva aderito alla proposta di accettare la fecondazione. Era il momento di parlarne. In fondo, quel giorno era in quel luogo, con Jaime, proprio per questo.

    «Da quanto so, sei il rispettabile dottore di uno studio medico, insieme ad altri colleghi. Tom mi ha detto che ti sei occupato di lui, dopo la morte dei vostri genitori, ma non vuoi avere niente a che fare con il bambino che nascerà» disse Kayla, in fretta, ignorando il tepore della mano di Jaime sulla sua. E in quel momento ricordò anche, che durante la cerimonia di nozze, lui aveva cercato di attirare la sua attenzione, ignorando le altre donne presenti. Ma a Kayla interessava soltanto sapere che il padre di quella futura creatura fosse intelligente, nonché dotato di un aspetto gradevole. E, una volta concluso l'accordo, non era necessario che rimanesse a ronzarle intorno, nella speranza di distrarla dal difficile compito che doveva portare a termine.

    «Detto così, sembra un po' brutale... In realtà, sono ben felice di aiutare la nuova coppia a mettere su famiglia, ma essere padre non mi interessa. Però il ruolo di zio non mi dispiace, per te sarebbe un problema?» chiese lui, inclinando il capo, un sopracciglio alzato, con aria complice.

    Per quanto difficile, Kayla riuscì a restare impassibile. Ebbene sì, per lei sarebbe stato un problema.

    Forse, tutto sommato, accettare non era stata una buona idea. Credeva che avrebbero discusso un po' meglio della questione, dell'esito dell'accordo, ma Jaime sembrava prendere la cosa con leggerezza, mostrando uno strano disinteresse per i compleanni e le riunioni di famiglia. Insomma, il suo era il ruolo del donatore e basta.

    Ma perché criticare Jaime? Anche lei non intendeva partecipare alla vita del bambino. Semmai, voleva sembrare una zietta affettuosa, che andava dal nipotino quando voleva. Non era altro che una madre surrogata, l'incubatrice per far nascere un nuovo essere umano. In realtà, l'idea stessa di famiglia, oltre quella del fratello, la terrorizzava. La tirannia dei genitori le aveva svelato quanto gli errori degli adulti potevano danneggiare un bambino per sempre, e lei non voleva assumersi quel tipo di responsabilità, così elevata. Liam e Tom erano tra i migliori uomini sulla Terra, e qualunque bambino sarebbe stato felice di averli come genitori.

    Kayla sorseggiò il suo infuso di erbe, sperando che gli i loro fratelli arrivassero presto per allentare la tensione. «Nessun problema» replicò. «Volevo verificare la tua opinione.»

    Frattanto, era difficile per Kayla dimenticare la forte emozione provata al loro primo incontro, al matrimonio di Tom e Liam. Jaime l'aveva corteggiata apertamente, con insistenza, finché lei non lo aveva pregato di smetterla, non ottenendo, tuttavia, alcun risultato. Anzi, lui ne era sembrato molto divertito. Ovviamente, Jaime non era abituato a donne che rifiutavano complimenti. Ma la verità era che Kayla si era sentita sempre più a disagio, proprio perché capiva di contraddirsi, visto che le parole di Jaime l'avevano infiammata all'istante.

    Non è il mio tipo, continuò a dirsi. In quel momento non c'era un solo uomo di cui volesse fidarsi... Naturalmente Tom e Liam non avevano notato le scintille tra loro due, troppo felici per quel giorno indimenticabile. Del resto, quando le avevano proposto Jaime come donatore, Kayla aveva accettato senza alcuna obiezione.

    «Non pensavo che fosse il mio fratellino il primo a sposarsi e a mettere su famiglia» mormorò Jaime, scuotendo il capo con un sorriso affettuoso.

    «È stata una cerimonia magnifica» annuì lei. La coppia non aveva badato a spese per dividere quel giorno con gli amici. Lo scambio di promesse era avvenuto nell'Osservatorio Reale di Greenwich e il brindisi nel piazzale sopra il punto esatto in cui il Meridiano unisce l'emisfero est e quello ovest della Terra. Più tardi, cena nella Sala Ottagona, sotto le stelle. E con gli invitati rimasti, festa nel vicino hotel, con camere prenotate per passarvi la notte. Un intero giorno colmo di magia.

    «Fantastico. Temevo che il tono generale apparisse un po', come dire, chiassoso, ma immagino che qualcuno lo avrà trovato romantico» commentò Jaime, sporgendosi sul tavolo, e lei ricordò all'istante i momenti passati in osservazione al telescopio: le era stato così vicino da farle dimenticare che non erano soli. Solo allora, Kayla si era sentita davvero consapevole della presenza di Jaime; l'aveva visto distaccato dagli altri, amici e parenti, che li avevano circondati per tutto il giorno.

    Forse perché, con l'avanzare della serata, era apparso un po' spettinato, un'ombra di barba sul viso, via la giacca elegante, giù la cravatta, e lei, di lì a poco, lo avrebbe attirato a sé per baciarlo. Non mi respingerà, lo so, aveva pensato, se per tutto il giorno non le aveva tolto gli occhi di dosso. Per fortuna, in quel momento Tom e Liam avevano annunciato che era l'ora di spostarsi all'hotel, salvando Kayla da se stessa. «Anche il menu era ottimo» commentò, per distrarsi.

    «Ma il primo ballo è stato la parte migliore della festa» dichiarò Jaime. Era chiaro che non le avrebbe consentito di dimenticare gli istanti più emozionanti che avevano trascorso insieme.

    E infatti, il momento in cui l'aveva quasi sollevata di peso per slanciarsi con lei sulla pista, su invito della nuova coppia felice, era stato davvero memorabile. In quei pochi minuti tra le sue braccia, i corpi stretti, ondeggianti al ritmo della musica, Kayla si era sentita in paradiso. Era stata perfino quasi d'accordo, alla proposta, sussurrata da Jaime, di seguirlo più tardi nella sua camera, e dare quindi ascolto agli ormoni. Ma Kayla sapeva che la ragione e il suo cuore ferito non glielo avrebbero permesso. Quindi era stato meglio interrompere quel gioco e riprendere le giuste distanze da lui, alla fine della canzone.

    «Era bello vedere Tom e Liam così innamorati» sospirò Jaime. «Saranno degli ottimi genitori.»

    Forse gli dispiaceva che lei non sembrasse ricordare l'attrazione provata tra loro quella sera, si disse. In realtà non era affatto svanita, e lo sapevano entrambi.

    «Dimmi, Kayla, cosa speri di ottenere offrendoti come madre surrogata? Sei un'ostetrica, no? Non dovresti approvare situazioni del genere.» Jaime si accomodò meglio sulla sedia, incrociò le lunghe gambe, riportando lei al centro dell'attenzione. Era un argomento più sicuro, invece di ricordare il giorno delle nozze.

    «Ho lasciato la mia professione; adesso offro una migliore assistenza alle madri in attesa, le aiuto e le appoggio nelle loro scelte. Il resto non mi interessa, il mio obiettivo è di rendere felici genitori e bambini, e questo vale anche nel caso che ci riguarda.» Vedrò spesso i ragazzi, pensava Kayla intanto, li coinvolgerò durante la gravidanza, infine consegnerò il bambino, così potranno formare la loro piccola famiglia felice. «A te questo sembra strano, ti crea qualche problema?»

    La scelta sessuale di Liam era un punto sensibile per Kayla, sempre molto protettiva nei confronti del fratello, nonostante fosse lei la più giovane. Era stata proprio la reazione dei loro genitori, alla rivelazione dell'omosessualità di Liam, a spingere entrambi alla decisione di lasciare l'ambiente avvelenato del piccolo villaggio in Irlanda del Nord, per trasferirsi a Londra. Cresciuti obbedienti, l'infanzia intimorita da un'educazione rigida, quando aveva udito suo padre e sua madre dichiarare di non volere più niente a che fare con quel figlio, Kayla aveva visto i suoi genitori come i veri mostri quali realmente erano.

    Jaime posò il suo caffè sul tavolo, alzò una mano in segno di pace. «Assolutamente no.»

    «Bene, quindi siamo in perfetta sintonia.» Il bambino avrebbe condiviso i tratti somatici di entrambi i genitori naturali, e Kayla voleva accertarsi che tra i geni ereditati non se ne presentasse uno inaffidabile e rischioso.

    «Guarda che non lo farei per chiunque. Non è che depositi ogni settimana il mio seme alla banca, ben contento di sapere che tanti piccoli Jaime presto correranno là fuori. Tom mi ha chiesto di sostituirlo, perché è sterile e perché vuole mantenere un legame biologico con il bambino. Come del resto lo avrà anche Liam, visto che sarai tu a donare l'ovulo.»

    «Ho le mie buone ragioni per essere d'accordo.» Liam aveva diritto alla sua felicità, e se lei, sua sorella, non era riuscita finora ad aiutarlo, adesso era nella condizione di farlo. Ma non era il caso di parlare a Jaime di questo, né del proprio passato.

    «Ah, vedo che non lo fai soltanto per affetto, vero? Allora proprio come me!» Jaime scherzava, vedendo il suo tono serio. Magari fosse serio anche lui, pensò Kayla. Sarebbe meglio sapere che il padre di questo bambino è una persona coerente, ragionevole e affidabile anche se non parteciperà attivamente al concepimento. «Sai, se volevi soltanto avere un bambino, perché quella sera non hai accettato il mio invito all'albergo?» aggiunse, ammiccando allusivo.

    Kayla sentì il desiderio per quell'uomo accendersi subito; era un tipo particolare, che non rispondeva affatto alla descrizione fornita da chi lo

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