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Ménage: Immaginalo
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E-book82 pagine1 ora

Ménage: Immaginalo

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Info su questo ebook

Lui restò lì, sprofondato dentro di lei fino all’ultimo spasmo. «La tua fica ha un sapore incredibile,» sussurrò con la voce roca quando finalmente si tirò indietro.

Ma non si allontanò per molto. Si tirò indietro, lasciando il suo corpo ancora più accessibile allo sguardo di Adam di quanto non lo fosse stato prima. In quel momento suo fratello poteva vedere ogni centimetro del suo corpo e non ce ne fu alcun dubbio quando un attimo dopo Logan le divaricò ulteriormente le gambe, le separò le labbra con le dita, infilandone due dentro la fessura umida e facendole scivolare lentamente dentro e fuori.

«Vuoi assaggiare, Adam?» chiese con nonchalance, non togliendole mai gli occhi di dosso.

«Si,» rispose con semplicità.

LinguaItaliano
Data di uscita20 set 2020
ISBN9781071566886
Ménage: Immaginalo

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    Anteprima del libro

    Ménage - Kathleen Hope

    Ménage

    Immaginalo

    Kathleen Hope

    Ménage:

    Immaginalo

    Copyright 2016 By Kathleen Hope

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in alcuna forma, elettronica o meccanica, incluse fotocopie, registrazioni o qualsiasi sistema di archiviazione o recupero di informazioni o redistribuita senza l’espressa autorizzazione scritta dell’autore.

    Questo libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in modo fittizio. Qualunque somiglianza con fatti, luoghi o persone reali, viventi o defunte, è del tutto casuale.

    Indice

    Capitolo 1: Inizi difficili

    Capitolo 2: Sta’ a guardare

    Capitolo 3: Sospetto atroce

    Capitolo 4: Compromesso forzato

    Capitolo 5: Voti e Desiderio

    Capitolo 6: Caldo e Freddo

    Capitolo 7: Unione bollente

    Capitolo 1: Inizi difficili

    «Avrei tanto voluto andare di nuovo a trovarlo,» ammise Anna con enfasi, sedendosi sul divano accanto al suo unico compagno in tutta la città: Cheshire, un gatto di due anni. «Avevo sentito che non stava bene, ma uno non si aspetta mai che possa accadere una cosa del genere, vero?» chiese, soffocando le lacrime, consapevole che in due anni passati insieme, Cheshire non le aveva risposto una sola volta, non importa quanto fosse importante la domanda che lei gli aveva posto.

    Ma con chi altro avrebbe dovuto parlare? Sua madre era sicuramente ad amoreggiare per il Paese con la sua ultima fiamma. «Cos'è questo, il marito numero sette?» Provò a indovinare.

    A New York Anna era stata così assorbita dallo studio che non aveva stretto amicizie significative. Si era trasferita in quell’appartamento due settimane prima, dopo aver accettato un'offerta di lavoro in una nuova città, e ora che suo nonno era morto all’improvviso, non era rimasto nessuno al mondo ad ascoltarla.

    Resistendo alla tentazione di autocommiserarsi, Anna si alzò e attraversò il soggiorno arrivando al tavolo da pranzo sul quale aveva lasciato la lettera dell'avvocato di suo nonno. Presto sarebbe partita per partecipare al suo funerale e avrebbe incontrato il signor Sherk per la lettura del testamento.

    Non si aspettava sorprese. Essendo la sua unica nipote e l’unica parente vivente oltre a sua madre, probabilmente aveva lasciato gran parte del suo patrimonio ad Anna, anche se lei senza la minima esitazione, avrebbe rinunciato a tutto per parlare ancora con quel vecchietto gentile. Una rinuncia considerevole, dato che suo nonno se l’era cavata da solo, riuscendo a mantenere la sua enorme proprietà, salvare regolarmente sua figlia dai guai e sborsare felicemente i soldi delle tasse universitarie di Anna.

    Lei non avrebbe voluto accettare quel denaro, detestando l’elemosina quanto il vecchio. Ma poi pensò che se avesse scelto una carriera che le avrebbe permesso di mantenersi da sola, avrebbe potuto restituirglieli facilmente e al contempo lui sarebbe stato felice di sapere che lei non aveva le stesse abitudini controproducenti di sua madre.

    Non se ne sarebbe dovuto andare via così presto, Anna aveva appena finito il college. Ma forse era quello che stava aspettando: vederla prendere la laurea, assicurarsi che ce l'aveva fatta e che sarebbe stata bene.

    «È proprio da te, nonno, essere testardo fino alla fine.» Si immaginava suo nonno in piedi al cospetto della morte mentre chiedeva a quella vecchia figura di aspettare ancora un po' perché non era ancora pronto.

    Anna sorrise, poiché era convinta che lui approvasse il corso che lei aveva dato alla sua vita. Cioè, lo era la maggior parte delle volte. Infatti per lui ogni scusa era buona per assillarla consigliandole di sistemarsi con un ragazzo giovane e bello.

    Accidenti, aveva appena compiuto ventitré anni e non era contraria agli appuntamenti. Almeno, non lo era mai stata. Aveva cercato l'uomo giusto, ma aveva trovato solo depravati e farabutti. Dopo aver chiuso l'ultimo di una serie di rapporti orribili quasi un anno fa, aveva respinto tutti gli uomini. Non pensava che fossero tutti cattivi, ma solo quelli che lei attraeva. Anche se suo nonno non approvava, era consapevole che Anna era stata ferita e delusa da coloro che avrebbero dovuto prendersi cura di lei per anni.

    Portò la lettera con sé, attraversò il corridoio e giunse in camera da letto, sbirciò sotto il letto e prese la valigia che aveva riposto lì solo giorni prima, dopo aver finalmente spacchettato le ultime cose. La aprì, vi ripose dentro la lettera e andò all’armadio per prendere un paio di vestiti di cui avrebbe avuto bisogno per il viaggio, per lo più roba casual tranne l'abito di raso nero lungo al ginocchio che aveva indossato il giorno della laurea. Era l’unico capo di abbigliamento raffinato che possedeva e voleva apparire al meglio per suo nonno, anche se si trattava del suo funerale. Tuttavia, aveva paura che lui non l’avrebbe riconosciuta. Immaginava che l’avrebbe squadrata dall’alto in basso, ma allo stesso tempo voleva che lui vedesse che ce l'aveva fatta e che non aveva sbagliato a riporre in lei la sua fiducia.

    Infilò in valigia un cardigan nero a maniche corte che avrebbe indossato per coprirsi il busto e un borsello pieno di articoli da toeletta. Portò la valigia in soggiorno e la appoggiò accanto al trasportino di Cheshire. Dato che non conosceva nessuno in città, le sue uniche opzioni erano o di lasciare il suo amico a quattro zampe in un gattile oppure di portare il piccoletto con sé. Ma sebbene lui non amasse i viaggi in auto, Anna pensò che non sarebbe stato contento di trascorrere i prossimi giorni in una gabbia circondato da sconosciuti e animali.

    E così, un’ora dopo, adagiò una manciata di prelibatezze nel trasportino, consapevole che il profumo invitante non avrebbe permesso a Cheshire di resistere alla tentazione. Lui si infilò dentro lentamente, come se il suo desiderio di carne succulenta fosse più forte della sua avversione per gli spazi chiusi. Alla fine, il suo stomaco ebbe la meglio e Anna serrò

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