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Il segreto dell'ostetrica: Harmony Bianca
Il segreto dell'ostetrica: Harmony Bianca
Il segreto dell'ostetrica: Harmony Bianca
E-book158 pagine1 ora

Il segreto dell'ostetrica: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Le ostetriche di Lighthouse Bay
Qui a Lighthouse Bay troverete ostetriche dolci e appassionate e i dottori più sexy in circolazione!

Quando il dottor Raimondo Salvanelli è uscito dalla vita dell'ostetrica Faith Fetherstone, l'ha lasciata con il cuore a pezzi e... incinta! Dopo averlo scoperto, Faith, avendo capito che poteva contare solo sulle proprie forze, si è impegnata a essere la mamma migliore che sua figlia potesse desiderare.

Adesso però Raimondo è tornato e ha appena scoperto di essere diventato padre. Di una cosa è certo: vuole far parte della vita di sua figlia e possibilmente anche di quella di Faith. La sua missione adesso è convincere la donna che ama a fidarsi di nuovo di lui.
LinguaItaliano
Data di uscita21 set 2020
ISBN9788830518902
Il segreto dell'ostetrica: Harmony Bianca
Autore

Fiona McArthur

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il segreto dell'ostetrica - Fiona McArthur

    successivo.

    1

    Venerdì

    Mentre aspettava i partecipanti per la visita al complesso sotterraneo di Binimmir, Faith Fetherstone diede un colpetto all'orologio.

    In quell'istante nel parcheggio sopraggiunse veloce un veicolo, facendo schizzare la ghiaia tutt'intorno.

    Gli uccellini smisero di cinguettare, una nuvola passò davanti al sole e Faith fu percorsa da un brivido.

    Il chiosco, che vendeva souvenir e forniva le attrezzature per la visita alle grotte, si trovava a ridosso dell'entrata di quel labirinto che s'inoltrava in profondità all'interno della montagna, una decina di chilometri a sud di Lighthouse Bay.

    Sarebbe stata proprio Faith a guidare la visita.

    Si tirò giù la maglietta con la scritta Avventura Speleologica Estrema, che le andava un poco stretta, e si disse che la decisione di metterla nell'asciugatrice alla massima temperatura, per evitare di fare tardi, non era stata delle migliori. Diede un'alzata di spalle. La gente avrebbe guardato le grotte, non lei. Rimise a posto una ciocca di capelli sfuggita alla coda di cavallo, e studiò di nascosto le persone radunate all'interno del negozio e già pronte per la visita.

    Dianne alzò un dito da dietro la cassa, richiamando la sua attenzione. Mancava ancora una persona. Probabilmente quella appena arrivata con la macchina.

    Fino a quel momento l'unica preoccupazione di Faith era stata quella di mantenere tranquillo il giovane uomo sulla ventina, che si stava mangiando in silenzio le unghie, lanciando occhiate preoccupate all'ingresso delle grotte. Avrebbe potuto manifestare accenni di claustrofobia.

    Il più incredibile tra i presenti era un uomo anziano e magro, con indosso una camicia di un arancio violento e scarpe in tinta. Un abbigliamento che avrebbe finito per brillare al buio, una volta spente le luci all'interno della grotta. Barney Burrows portava con orgoglio i suoi settant'anni e in gioventù si era dilettato di speleologia. Stava parlando con una donna massiccia sulla quarantina, i cui figli adolescenti erano intenti a chiacchierare con una coppia di giovani escursionisti.

    Questi ultimi sorridevano e parlavano animatamente con accento dell'est Europa. Sembravano capire perfettamente l'inglese, il che rassicurò Faith che sarebbero stati in grado di comprenderla, se avesse dovuto fornire istruzioni in qualche situazione d'emergenza.

    Un certo trambusto le fece voltare la testa, ma il saluto le si bloccò sulle labbra.

    La figura di un uomo muscoloso, dai capelli scuri, con un altero profilo romano, si stagliava sul vano della porta.

    Il nuovo venuto aveva labbra piene e sensuali. Labbra che Faith non avrebbe mai dimenticato, ma che negli anni, impossibile non notarlo, avevano assunto una piega più dura.

    Era passato così tanto tempo...

    Avevano trascorso insieme giorni felici, interrotti da una strana telefonata, che lo aveva richiamato con urgenza dall'altra parte del mondo, allontanandolo bruscamente da lei.

    Allora le aveva spiegato che non sarebbe mai potuto tornare a Lighthouse Bay. Eppure adesso si trovava lì.

    Quando i loro sguardi s'incrociarono, Faith provò un insolito formicolio alla pelle, che le ricordò la loro relazione intensa, durata soltanto pochi giorni.

    A quel tempo aveva solo vent'anni ed era ancora estremamente ingenua. Lui invece ne aveva ventotto ed era molto più esperto.

    Da allora erano trascorsi quasi sei anni.

    Perché Raimondo Salvanelli era lì?

    Era l'uomo che l'aveva fatta sentire come un'eroina shakespeariana, uscendo all'improvviso di scena e ritornando in Italia per sposare un'altra donna.

    Poteva essersi pentita di quell'infatuazione, ma mai delle conseguenze di quei pochi giorni, che le avevano completamente cambiato la vita.

    Faith aveva finito per accettare la partenza di Raimondo e il fatto che la loro storia non paresse destinata a un lieto fine. Erano stati solo un medico italiano e un'ostetrica australiana che avevano trascorso una nottata insieme.

    In realtà, parecchie notti...

    Ma se lui aveva detto che non sarebbe mai potuto tornare... Che cosa ci faceva lì?

    Aveva per caso portato la moglie a fare il tour delle grotte? Non era possibile.

    Faith sollevò il mento, guardò un'altra volta e dovette ammettere con se stessa che il padre di sua figlia era lì. Le avrebbe strisciato dietro al buio per la prossima ora, e non si era neppure preso la briga di avvertirla. Ottimo.

    Non aveva mai conosciuto un altro uomo che sapesse attirare la sua attenzione in quel modo, e sembrava che il fascino che Raimondo era in grado di esercitare su di lei fosse immutato.

    Un uomo alto e incredibilmente bello, con una bocca che Faith ricordava per il sorriso sexy e divertito.

    Ora invece la sua espressione era austera, ma non ne alterava comunque la bellezza.

    A parte gli occhi molto scuri, Raimondo era simile a sua figlia.

    Una ridda di domande le esplose nella testa.

    Il padre di Chloe era lì, per la miseria. Come mai dopo tutto quel tempo?

    Che cosa poteva significare il suo arrivo per la bambina? E per lei?

    Che cosa l'aveva spinto in quel posto dopo tutto quel tempo, visto che non aveva mai risposto alle lettere in cui gli raccontava della gravidanza?

    Non aveva reagito nemmeno alla breve comunicazione con cui gli aveva annunciato la nascita di Chloe, mostrando una freddezza che lei, conoscendolo, non si sarebbe mai aspettata.

    Quel silenzio era stato imprevisto, ma Faith ne aveva capito le ragioni. Più o meno...

    Dopo la telefonata del fratello, che aveva messo fine bruscamente alla loro storia, Raimondo le aveva annunciato di dover tornare a casa per sposare un'altra donna.

    Per questo motivo non era più tornato, né aveva risposto alle sue lettere.

    Lei aveva deciso di scrivergli ancora, quando Chloe avrebbe iniziato la scuola l'anno successivo. E magari di nuovo, quando sarebbe andata alle superiori. Voleva lottare contro la sua indifferenza, nel caso la bambina avesse manifestato un giorno il desiderio di conoscere il padre. Si trattava del futuro di Chloe, della serenità di sua figlia.

    E lui ora era lì. Gli occhi scuri di Raimondo si spostarono lentamente su di lei, sottili come due fessure.

    Anche se Faith era d'indole ottimista, si rese subito conto che qualcosa non andava. Sollevò di nuovo il mento.

    Le possibili implicazioni del ritorno di Raimondo le comunicarono un brivido che riuscì a toglierle il fiato.

    Lui aveva dei diritti sulla sua bambina, ovvio. Il suo nome era stato riportato sul certificato di nascita, cosa sulla quale Faith aveva a lungo meditato.

    Si fece seria e girò lo sguardo finché vide casualmente Dianne, l'amica più anziana che era anche il suo capo, intenta a fare cenni a Raimondo e a indicare l'orologio.

    Era ora di cominciare il giro.

    Tutti coloro che avevano acquistato un biglietto erano arrivati e dovevano mettersi in moto.

    Santo cielo. Doversi concentrare sulla visita alle grotte non sarebbe stato facile, dopo lo shock determinato dall'arrivo di Raimondo.

    Era necessario suddividere il cervello in scomparti separati, e Faith sapeva di essere in grado di farlo. Condurre se stessa e gli altri attraverso le sfide della vita era il compito principale della sua professione di ostetrica. Avrebbe dovuto trasferire quelle capacità al giro delle grotte.

    Poteva farcela.

    Mise il lucchetto a una parte del cervello, ma era impossibile far finta di nulla.

    Raimondo la stava ancora osservando attraverso la stanza con un'espressione estremamente seria, come se fosse lui quello che era stato abbandonato da solo con un bambino.

    Faith s'inumidì le labbra e si schiarì la voce. Ci avrebbe pensato più tardi. «Buongiorno a tutti. Mi chiamo Faith.» Ripensò a come lui pronunciava il suo nome e si sentì arrossire, ma andò avanti, cercando di sorridere. «Spero siate tutti eccitati stamattina all'idea di godervi la bellezza delle grotte.»

    Il suo sguardo si spostò sugli altri, evitando di guardare Raimondo, rimasto in fondo al gruppo.

    Sperava che le sue spalle larghe non finissero intrappolate nell'apertura più stretta prevista dal percorso. Si rassicurò pensando che, quando parecchi anni prima lo aveva portato a visitare le grotte in forma privata, ci era riuscito senza troppi sforzi.

    Cercò di concentrarsi di nuovo sugli altri e si accorse che due escursionisti indossavano calzoncini corti. Avrebbe dovuto avvedersene prima. Ogni volta che si addentrava nel labirinto, ritornava a casa con le ginocchia sbucciate, nonostante i jeans.

    Si rivolse a tutti con gentilezza. «Questa non è una passeggiata attraverso i normali sentieri di una caverna. Il tour estremo che avete scelto segue un percorso più accidentato. E ciò significa che dovrete strisciare sulla roccia, infilarvi con le spalle in anfratti angusti e cercare di stare in equilibrio su passaggi instabili.» Faith accennò un sorriso, mentre la sua testa continuava a chiedersi il motivo del ritorno di Raimondo.

    Doveva tenere chiusa quella parte del cervello.

    Si strofinò le cosce e i gomiti. «A meno che non ci teniate a spelarvi le ginocchia, vi lascerò volentieri qualche minuto per mettervi i jeans o comprare protezioni qui al negozio.»

    La maggior parte dei partecipanti era arrivata con un autobus polveroso che era stato parcheggiato lì davanti.

    Una giovane coppia si allontanò di corsa verso il pullman, mentre un uomo dall'aspetto un po' nervoso preferì acquistare una confezione di protezioni per le ginocchia presso il chiosco.

    Con la coda dell'occhio Faith notò Raimondo, rimasto immobile in fondo al gruppo, e si girò lentamente verso di lui.

    I loro sguardi s'incontrarono e le iridi color cioccolata di Raimondo s'immersero nelle sue pupille. Aveva occhi scuri e uno sguardo carico di domande inespresse. Anche lei era in cerca di risposte e magari di rassicurazioni.

    All'improvviso sperimentò di nuovo la stessa vampata di calore provata tanti anni prima, che le rammentò di aver conosciuto intimamente quell'uomo in un breve ma intenso periodo di follia.

    Girò velocemente lo sguardo, ansimando con la bocca asciutta. Santo cielo! Come avrebbe fatto a non impazzire con Raimondo accanto per tutta la durata del tour?

    Lanciò un'occhiata a Dianne in cerca d'aiuto, ma l'amica era ancora occupata alla cassa.

    Il problema era suo. Doveva farcela. Avrebbe aspettato la fine del giro per scoprire che cosa avesse spinto Raimondo a tornare.

    Gli escursionisti furono pronti rapidamente e Faith si rallegrò che lui nel frattempo non si fosse avvicinato. Si sentiva sollevata. Poteva fare le cose secondo i suoi tempi.

    Indirizzò il gruppo all'attaccapanni, dov'erano appesi gli elmetti con le torce. «Prendete una torcia e cercate un elmetto della vostra taglia. Controllerò che lo indossiate nel modo giusto e vi spiegherò come usare le torce.» Sollevò la testa e si diresse con decisione verso Raimondo, ripassando le parole che voleva dirgli. Che sorpresa inaspettata! «Raimondo...» mormorò invece, porgendogli il caschetto.

    «Faith.» Il suo nome pronunciato con quel delizioso accento italiano le procurò la pelle d'oca.

    «Una visita davvero inaspettata...» affermò lei, leggermente senza fiato, sforzandosi di recuperare il controllo. «Come potrai capire...» mormorò poi accennando al gruppo, «... è compito mio riportare tutte queste persone sane e salve in superficie» continuò con maggior sicurezza. «Non posso permettermi alcuna distrazione. Quindi parleremo più tardi, se è quello per cui sei

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