In Grecia col milionario
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Volano scintille quando Piper Evans incontra il milionario Caleb Martin al matrimonio del fratello! Affascinante, carismatico e molto probabilmente instancabile playboy, Caleb è il tipo d'uomo da cui lei aveva deciso di stare alla larga.
Ma quando quello che doveva essere il matrimonio perfetto si trasforma in un disastro, Piper è costretta a lanciarsi alla ricerca della sposa in fuga proprio con l'aiuto di Caleb. Vagabondando per l'assolata Grecia, lei si rende conto di non riuscire a resistere al fascino dell'unico uomo che non può avere!
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Anteprima del libro
In Grecia col milionario - Therese Beharrie
successivo.
1
Cinque minuti di ritardo.
Non erano molti. Del resto anche gli autisti dei resort a cinque stelle potevano avere degli imprevisti. O era forse un hotel a cinque stelle? O una villa a cinque stelle?
Piper Evans non ne era sicura. Sapeva solo che suo fratello Liam aveva usato tutti quei termini altisonanti quando le aveva spiegato dove avrebbe alloggiato – al Pleasure Villas. Le aveva parlato così bene di quel posto, che aveva l'impressione di volerla convincere a trasferirsi in Grecia, invece che trascorrere una sola settimana, per il suo matrimonio.
D'altra parte Liam era fatto così. O perlomeno lo era da quando si erano riavvicinati, dopo la morte del loro padre. Era pieno di entusiasmo e sincero. E... responsabile? Di questo non era del tutto convinta. In effetti in passato non lo era stato. Ora però stava per sposarsi. E questo non era sicuramente un passo che poteva compiere una persona irresponsabile.
Restava il fatto che l'autista che lui avrebbe dovuto mandare a prenderla in aeroporto non era ancora arrivato. E ora era in ritardo di dieci minuti.
Perché si era fidata di Liam? Lo conosceva bene ed era stata delusa da lui così tante volte. Certo, ora sembrava che fosse cambiato. Ma forse non lo era affatto e lei semplicemente si era illusa che lo fosse, no?
No, si disse. Non era possibile. Lui era cambiato. Era successo soprattutto dopo che aveva incontrato Emma, la sua fidanzata, a cui era legato da più di un anno. Liam non aveva mai avuto una relazione così duratura, ed era evidente che Emma aveva un'ottima influenza su di lui.
Cercando di non lasciarsi sopraffare dal nervosismo, dunque, Piper si concentrò sui lati positivi della situazione. La storia tra Liam ed Emma dimostrava che era possibile guardare avanti, lasciandosi il passato alle spalle. Se lo aveva fatto suo fratello, forse avrebbe potuto farlo anche lei. Magari un giorno sarebbe riuscita a cancellare le ferite che le aveva lasciato suo padre e a essere felice. Come lo era Liam.
D'accordo. Comunque restava il fatto che l'autista ora era in ritardo di venti minuti, e questo significava che suo fratello si era dimenticato di lei!
Sospirò, quindi cercò di calmarsi. Si guardò attorno nel piccolo parcheggio dell'aeroporto di Mykonos, per vedere se qualcuno la stesse cercando ma, esattamente come nei venti minuti precedenti, non notò nessuno che avesse l'aria di aspettare qualcuno. Rientrò dunque in aeroporto e si fermò nella sala d'attesa, dove c'era una sola persona.
In effetti l'uomo era già lì quando lei era arrivata ma, dato che aveva in mano un cartello con su scritto Sunset Resort, non poteva essere il suo autista. Meglio così, pensò Piper, perché con quegli occhiali da sole scuri e quell'espressione imbronciata, non aveva un'aria per nulla rassicurante.
Spostando dunque lo sguardo dallo sconosciuto, prese il telefono e chiamò suo fratello.
«Pronto?»
«Liam! Per fortuna mi hai risposto.»
«È successo qualcosa? Stai bene?»
«Sto bene.» Piper si diresse verso l'uscita trascinando il trolley dietro di sé. «È solo che sto aspettando da mezz'ora e l'autista non è ancora arrivato.»
«Davvero?» si meravigliò Liam. «Non è possibile. Ne sei sicura?»
«Considerando che sono qui da sola, direi di sì.»
«Mi dispiace Pie» rispose lui, usando quel nomignolo che lei detestava. «Avresti dovuto trovare qualcuno ad aspettarti. Avevo dato a Caleb tutti i dettagli del tuo volo ed è strano che non abbia mandato un autista a prenderti.»
«Caleb?» si sorprese lei, pronunciando quel nome che le suonava stranamente familiare.
«Sì, Caleb, il fratello di Emma.»
«Oh, Caleb» ripeté allora Piper come se conoscesse perfettamente quell'uomo, anche se in realtà lo aveva solo sentito nominare.
In effetti Emma parlava di lui ogni volta che si incontravano. Non avendolo mai visto, però, a un certo punto Piper aveva cominciato a pensare che questo meraviglioso fratello maggiore, che si era preso cura di Emma e degli altri fratelli dopo la scomparsa del padre, fosse una specie di creatura immaginaria.
Del resto anche lei, quando si era trovata a vivere da sola con suo padre, si era creata nella mente un'immagine di Liam completamente distorta dalla realtà, convincendosi che lui non l'avesse abbandonata e che sarebbe tornato a salvarla.
Ben presto, però, l'illusione era svanita.
E chissà magari ora anche Emma avrebbe aperto gli occhi e si sarebbe resa conto che il suo adorato fratellone in realtà non era così perfetto.
«Lasciami il tempo di telefonargli per capire che cosa è successo.»
«D'accordo.»
Senza aggiungere altro, Liam appese e, un momento dopo, Piper sentì squillare un cellulare proprio dietro di sé. Si voltò, e vide l'uomo con gli occhiali da sole rispondere.
«Sì, sono Caleb» disse con una voce suadente che le fece venire la pelle d'oca. «Certo, ho già risolto tutto» aggiunse, prima di chiudere la conversazione telefonica.
A quel punto si guardarono l'un l'altro. Piper avvertì una stretta alla gola mentre sentì squillare il proprio cellulare.
«Sì?» rispose, senza distogliere lo sguardo da lui.
«Pie, Caleb dice che ha già risolto tutto. Non ho idea di che cosa questo significhi, ma...»
«Significa che è qui» gli spiegò Piper. «Lui è qui.»
«Come? Lui?» domandò Liam, in tono incredulo. «Stai dicendo che Caleb in persona è venuto a prenderti?»
«Precisamente.»
«Non è possibile.»
«Aspetta un momento.» Piper abbassò il telefono appoggiandolo al petto. «Sei Caleb, di Emma?» domandò allo sconosciuto.
«Sì.»
«E sei venuto a prendermi?»
«Sì.»
Stringendo gli occhi, Piper si portò il telefono all'orecchio. «Sì, è lui, Liam. Ci vediamo tra poco.»
«Pie? Piper!»
«Che cosa c'è?»
«Stai attenta.»
«Io...»
Però suo fratello aveva già riattaccato. Piper non se ne rese conto perché la sua attenzione era stata assorbita da altro.
Era una pessima giornata.
E Caleb Martin non era abituato ad avere pessime giornate, perché lui viveva di successi e di vittorie. Quella mattina il servizio di catering, che sua sorella aveva ingaggiato per la festa prematrimoniale, aveva dato forfait, perché aveva ricevuto un'offerta da una popstar. Emma era andata nel panico e si era rivolta a lui. Caleb aveva occupato quasi tutta la mattina per cercare un servizio di catering alternativo.
Come se non bastasse, il suo autista si era licenziato all'improvviso, così lui aveva dovuto risolvere anche questo problema.
Certe persone non avevano idea di che cosa significasse assumersi delle responsabilità!
Lui, al contrario, non si era mai potuto concedere questo lusso. Da quando il loro padre era morto aveva dovuto prendersi cura delle sue sorelle e di suo fratello, perciò non poteva proprio tollerare certi comportamenti. A ogni modo, essendo tutti impegnati con i preparativi della festa, aveva deciso di sostituire l'autista personalmente ed era andato in aeroporto per accogliere la sorella di Liam.
Lei, però, era arrivata in ritardo. Anzi no, pensò guardando la donna che aveva di fronte e lo stava fissando con espressione confusa.
«E così sei venuto a prendermi?» gli chiese lei, incuriosita.
Caleb si perse nei suoi occhi castani, che avevano la stessa tonalità calda della sua pelle, e per un attimo dimenticò di essere fuori di sé. «Evidentemente sì, visto che sono l'unica persona in questo aeroporto con in mano un cartello» le rispose poi con tono secco.
Prima di replicare, Piper lo studiò un attimo. «Due cose. La prima è che stai tenendo un cartello con su scritto Sunset Resort, mentre io alloggerò al Pleasure Villas.»
Lui controllò e imprecò tra sé quando si rese conto di avere preso il cartello sbagliato dall'auto che aveva usato il suo autista. Grandioso!
«La seconda» continuò Piper, «visto che sono rimasta lì fuori da sola ad aspettare per mezz'ora, non ti è venuto in mente che potevo essere io la persona a cui dovevi dare un passaggio?» Sollevò un sopracciglio. «Inoltre io ho una valida ragione per non essermi avvicinata a te, visto che non sapevo chi sarebbe venuto a prendermi. Tu quale scusa hai? Non hai cercato una mia fotografia?»
Caleb non replicò, dandole implicitamente ragione. Certo che la signorina aveva un bel caratterino, e lui doveva ammettere che trovava intrigante il suo sguardo furbo e...
Alt. Caleb si impose di tornare in sé. «Se hai finito, possiamo andare» affermò.
Piper gli rivolse un'espressione divertita, evitò però di infierire. Annuì, e gli indicò di farle strada. A quel punto, Caleb si chinò per prendere la sua valigia, ma lei bloccò.
«Che problema c'è?» si meravigliò lui.
«Non so. Dimmelo tu.»
«Voglio solo aiutarti a portare la valigia» le fece notare Caleb stizzito. «Puoi concedermi l'onore di farlo?»
Lei si irrigidì. Solo per un attimo, però, e poi la tensione svanì. «Per quale motivo vuoi portare la mia valigia?» gli domandò con tono sicuro.
«Non perché io creda che tu non sia in grado di farlo, ma semplicemente perché sono abituato ad aiutare le mie sorelle.»
«Io non sono tua sorella.»
«Già, non lo sei.» Caleb fece una breve pausa. «Forse voglio solo essere gentile.»
«Qualcosa mi dice che essere gentile non sia una tua prerogativa.»
In effetti era vero. Era stato insopportabile dal momento in cui si erano incontrati. Il fatto che c'era qualcosa in quella ragazza che lo faceva innervosire.
Comunque se era questo quello che lei voleva, lui l'avrebbe accontentata. «D'accordo, fai da sola. La macchina è da quella parte» affermò.
E poi se ne andò, fingendo di ignorare l'espressione scioccata di Piper.
2
Il fratello di Emma non era affatto una creatura immaginaria. Al contrario, era decisamente umano, osservò Piper tra sé, studiandolo mentre guidava.
I tratti del suo viso erano decisi e, al momento, tesi. Anche se gli occhiali da sole gli coprivano gran parte del volto, si vedeva che era infuriato. In effetti lo era stato sin dal momento in cui si erano incontrati.
D'altro canto, non era colpa sua se c'era stato quel malinteso. Del resto lei non era abituata ad avvicinarsi agli sconosciuti. Soprattutto se si trattava di uomini. In effetti preferiva rimanere ben alla larga dagli uomini, in generale, viste le sue passate esperienze.
Il primo uomo di cui si era fidata, l'aveva manipolata ogni volta che ne aveva avuto la possibilità. Il secondo l'aveva abbandonata e, in tutta onestà, non aveva ancora perdonato Liam per questo. Quanto al terzo... Brad si era dimostrato esattamente uguale a suo padre.
Troppe volte era rimasta scottata e non voleva che la storia si ripetesse.
Si mordicchiò le labbra e, accantonando i ricordi, cercò