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Il mio sogno sei tu: Harmony Bianca
Il mio sogno sei tu: Harmony Bianca
Il mio sogno sei tu: Harmony Bianca
E-book178 pagine2 ore

Il mio sogno sei tu: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

Un tempo Jayne Sinclair era stata così felice! Fidanzata con l'affascinante Sam Crenshaw, era convinta che la sua vita sarebbe trascorsa accanto a lui come medico di famiglia della piccola comunità di Whitticombe. Ma l'improvvisa morte di sua sorella le ha stravolto tutti i piani, costringendola a lasciare l'uomo che amava e la vita perfetta che avevano programmato insieme per inseguire un sogno che non era il proprio.

Tornata a casa dopo essere diventata un'affermata pediatra cardiologica, Jayne si trova ora costretta ad affrontare quello a cui ha rinunciato anni prima. L'attrazione tra lei e Sam è ancora viva, così come l'amore. E per lei è giunto il momento di confessare che l'unico sogno di cui le sia mai importato qualcosa ha Sam come indiscusso protagonista....
LinguaItaliano
Data di uscita20 ott 2020
ISBN9788830520066
Il mio sogno sei tu: Harmony Bianca

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    Anteprima del libro

    Il mio sogno sei tu - Annie O'neil

    successivo.

    1

    Jayne si era aspettata pacche sulla spalla e un abbraccio di gruppo, non un esodo di massa dalla sala operatoria.

    Che diavolo succedeva?

    Sfilandosi la divisa chirurgica, si sciacquò rapidamente il viso.

    «Tutto bene, dottoressa Sinclair?»

    Sana, l'infermiera più stimata del reparto, la bloccò sulla porta.

    Un trapianto di cuore dalla durata di dieci ore era estenuante, ma Sana le rivolse un sorriso radioso. «Qui al London Merryweather Children's Hospital in genere sorridiamo dopo un intervento riuscito.»

    «Ci provo.» Jayne si sforzò di sorridere.

    L'intervento era stato duro, ma non voleva certo parlarne.

    «Quell'espressione cupa non è da te. Hai intenzione di dirmi cosa ti turba o no?»

    Jayne non riuscì ad abbassare gli occhi.

    Maledizione. Doveva trattarsi del famoso sguardo Sana. In cinque anni al Merryweather, Jayne non l'aveva mai visto, ma girava voce che fosse impossibile resistergli.

    Lo sguardo Sana era la causa di ogni genere di follia. Il primario di Chirurgia Pediatrica aveva realizzato il desiderio di una vita di scalare il Kilimangiaro. Gli specializzandi si rifugiavano in cottage nel Devon per dedicarsi alla lettura. Gli infermieri bazzicavano i parchi di divertimento in Florida. Persino il dottor Stayer, che non si era mai preso un giorno di ferie in trent'anni di attività, aveva dato le dimissioni per andare a fare surf a Bali.

    Quando Sana lanciava lo sguardo, il dipartimento Risorse Umane scattava sull'attenti, e lo stesso faceva il direttore sanitario dell'ospedale. Quello sguardo significava una cosa sola: a qualcuno serve una vacanza.

    Jayne si vide già sopraffatta dalle sue sei settimane di ferie inutilizzate.

    Nooo!

    Non era abituata a rilassarsi, né tantomeno a prendere ferie; Jayne passava il suo tempo libero ad assistere a interventi chirurgici, a coprire turni extra e a dare una mano ovunque richiesto in ospedale in modo da diventare il miglior cardiologo pediatrico possibile. In ospedale era felice; lì riusciva a sistemare le cose, mentre fuori... Be', a dirla tutta, Jayne non si era mai ambientata a Londra.

    Si passò una mano sul viso con un sorriso forzato. «Ecco, vedi? Sono felicissima!»

    Sana la squadrò da capo a piedi, e Jayne si sentì all'improvviso irrequieta.

    «Hai fatto un ottimo lavoro...» Dal tono dell'infermiera, c'era sicuramente un ma.

    «È sempre bello riparare un cuore.»

    Se solo riuscissi a riparare il mio.

    Si era trattata solo di una lacrima! Una lacrima versata dopo che era finita la parte critica dell'intervento. Jayne aveva allontanato le mani dalla paziente per supervisionare il lavoro degli altri chirurghi. Non c'era dunque motivo che Sana la guardasse così.

    L'infermiera però non sapeva quanto fosse stato duro l'intervento odierno.

    La paziente di Jayne, una quattordicenne bellissima, vivace e spiritosa di nome Stella, aveva trascorso cinque mesi con un cuore artificiale. Un periodo lunghissimo per sopportare un tale livello di insufficienza cardiaca, soprattutto per una ragazzina. La sua famiglia viveva nel terrore costante che un giorno il fisico di Stella cedesse una volta per tutte.

    Quella mattina presto, euforici alla notizia che si era reso disponibile un cuore per il trapianto, Jayne e la sua equipe avevano fatto di tutto per farlo arrivare a Londra ed eseguire l'intervento il prima possibile.

    Ora quel cuore batteva nel petto della giovane paziente. Avrebbe dovuto essere un momento epocale. Per Stella, naturalmente, ma anche per Jayne.

    Aveva trascorso oltre dieci anni della sua vita a studiare, formarsi e specializzarsi per diventare cardiochirurgo pediatrico, proprio come aveva sognato sua sorella gemella, Jules.

    Jayne ebbe una fitta al cuore talmente intensa da lasciarla senza fiato. Doveva andarsene.

    Mentre puntava alle porte della sala operatoria, avvertì di nuovo su di sé lo sguardo impassibile di Sana.

    Non era così che si era immaginata quel momento. Eseguire con successo un trapianto di cuore completo avrebbe dovuto renderla felicissima: aveva finalmente realizzato il sogno della sorella.

    Jayne rabbrividì. Forse realizzare il sogno di qualcun altro non funzionava così.

    Jules avrebbe trascinato l'equipe al pub per brindare ai colleghi chirurghi, infermieri, nefrologi, immunologhi e agli altri professionisti che avevano contribuito al successo di un intervento tanto critico. Avrebbe sfidato gli altri a una gara di paracadutismo per beneficenza.

    Non si sarebbe lasciata intimidire da Sana.

    D'accordo, commuoversi per un paziente non era il massimo durante un intervento di trapianto; infatti esistevano delle regole. Eppure l'unica regola imposta da Jayne nella propria sala operatoria era stata infranta.

    Nessun dettaglio irrilevante.

    Jayne non voleva sapere da dove provenivano i cuori sani che trapiantava; tale consapevolezza aveva il potere di commuoverla, e un chirurgo emotivo non era utile a nessuno.

    Jayne era dedita al proprio lavoro, appassionata, intensa, questo sì. E si informava sempre sulle caratteristiche mediche degli organi donati, eseguendo una serie di esami del sangue, radiografie, tomografie, risonanze magnetiche, ecografie. Per non parlare di coronarografia e caterizzazione cardiaca. Quel giorno li aveva eseguiti tutti con scrupolosità, prima di chiedere che le informazioni sul cuore finissero lì.

    Invece uno dei chirurghi più giovani non le aveva dato ascolto e, proprio quando lei aveva preso in mano l'organo, le aveva raccontato la storia della donatrice.

    Gli occhi le si erano soffusi di lacrime, che aveva represso all'istante. Ma era stata dura, perché la storia della donatrice le aveva ricordato il giorno più brutto della propria vita.

    Il cuore che Jayne aveva trapiantato con successo nel petto di Stella era appartenuto a una giovane che era stata investita in bicicletta su una stradina di campagna.

    Proprio come Jules.

    Neanche lei era più tornata a casa, neanche lei aveva sentito la sorella che gridava disperatamente all'auto di fermarsi. Di entrambe le vittime era stata dichiarata la morte cerebrale sul posto. Quindi non c'era da stupirsi se il sorriso di Jayne risultava forzato.

    In quel momento sentirono una voce dall'altoparlante, e Jayne scattò verso la porta. «Forse mi chiamano dalla stanza di Stella.»

    Sana la bloccò con una risata. «È la moglie del dottor Lewis.»

    «Come fai a saperlo?»

    «Lo chiama sempre a quest'ora, per sapere se tornerà a casa per cena.»

    «Ah.» Jayne provò una fitta d'invidia, di nostalgia. Anche lei avrebbe potuto avere una persona che l'amasse tanto da aspettarla a casa, da prepararle la cena ogni sera...

    Scacciò all'istante l'immagine di Sam che le riempì la mente, perché lasciarsi andare ai ricordi era inutile. Scommetteva però che, anziché lasciarsi intimidire da Sana, lui le avrebbe rivolto il suo adorabile sorriso sghembo prima di offrirle una tazza di tè e una chiacchierata tra amici.

    Sam era il tipo di uomo che trovava sempre il tempo per gli altri, e la sua espressione quando Jayne gli aveva restituito l'anello di fidanzamento...

    Sana le strinse il braccio. «Va' a casa, fatti un bagno rilassante. E poi prenditi una vacanza. Sono mesi che ti dedichi anima e corpo a Stella; adesso lascia che ci pensi il resto dell'equipe.»

    «Neanche per sogno» si indignò Jayne. «Non me ne vado finché non avrà accettato il cuore.»

    Sana la fulminò di nuovo con lo sguardo. «Quand'è l'ultima volta che sei stata in ferie? E non mi riferisco ai due giorni l'anno che ti prendi per lanciare dei regali di Natale ai tuoi genitori.»

    Ahi.

    «Hai pianto in sala operatoria» insistette Sana. «Perché?»

    Jayne cercò di scostarsi, ma invano. Era quello il potere dello sguardo Sana? Portare alla luce sensazioni a lungo sepolte? La fronte di Jayne si imperlò di sudore. Forse non era così male l'idea di una pausa, di ritrovare la calma interiore...

    C'era un'altra opzione, però, e a quel pensiero fu all'improvviso scossa da una sinfonia di emozioni contrastanti. E se andasse semplicemente... a casa?

    Sana non aveva tutti i torti. Il bilanciamento vita-lavoro era importante, mentre la vita di Jayne girava intorno all'ospedale. Aveva provato di tutto: andare per nightclub, lezioni di arrampicata, vacanze sfrenate nelle capitali più mondane d'Europa. Eppure, anni più tardi, le toccava constatare che ballare fino a notte fonda, stancarsi con attività adrenaliniche e riparare i cuori degli altri non avrebbe riportato in vita sua sorella.

    Santo cielo, ma che le era preso?

    Sana le posò le mani sulle spalle. «Jayne» disse dolcemente, «ti serve una pausa. Perché non vai a trovare i tuoi? Abitano vicino a Oxford, no? Sono certa che sarebbero felicissimi di vedere la figlia chirurgo.»

    Jayne si divincolò. Il suo rapporto con i genitori era cambiato irrevocabilmente il giorno in cui era morta Jules. Le volevano bene, certo, ma Jules era stata una di quelle persone rare che lasciavano senza fiato. Una giovane bella, vivace, intelligente, un po' matta...

    Amante dei rischi. Irrequieta. Dipendente da adrenalina.

    Il contrario di Jayne, insomma.

    «I miei genitori vanno sempre in vacanza d'estate.»

    Stavolta le sembrava che fossero partiti per le Ebridi Esterne scozzesi... in ogni caso, un posto remoto con pochissime automobili. Jayne si era segnata l'indirizzo in agenda, ma era sempre così: niente auto. Sua madre, un tempo una donna vitalissima, sembrava aver paura di tutto dal giorno dell'incidente.

    «Amici, allora?» insistette Sana. «Non c'è nessuno a Whitticombe che ti ospiterebbe?»

    «No» mentì Jayne, visto che la sua amica del cuore, Maggie, l'avrebbe ospitata volentieri.

    Jayne ammise a se stessa che odiava tornare a casa per due semplici motivi.

    In primo luogo, non riusciva a pensare a Whitticombe senza ricordare la morte della sorella. Che non sarebbe mai avvenuta se lei non le avesse chiesto di tornare a casa per festeggiare il suo fidanzamento. Questo la portava al secondo motivo. L'unica cosa più dolorosa che guardare impotente la vita abbandonare il corpo di sua sorella era stato restituire l'anello a Sam.

    La proposta di Sana era impossibile. Trascorrere sei settimane evitando la storia d'amore che era svanita sul nascere? Il matrimonio che aveva sempre desiderato? La vita che avrebbe potuto avere?

    Impossibile.

    Jayne aveva perso quell'occasione tanto tempo prima. Anzi, era stata lei stessa a rinunciarvi. E a giudicare dalle email di Maggie, negli ultimi anni Sam ne aveva passate tante. Un matrimonio, un divorzio. La morte della madre.

    Invece Jayne era ancora ossessionata da quel giorno...

    Se chiudeva gli occhi, riusciva a visualizzare ogni dettaglio. Una giornata di sole, con i turisti che iniziavano ad arrivare in massa per godersi i cottage in arenaria e, soprattutto, il bellissimo fiume che serpeggiava attraverso il cuore del villaggio. I primi di giugno, proprio come adesso, con i fiori che sbocciavano ovunque.

    Jayne portava al dito uno scintillante solitario.

    Era tornata a casa dalla scuola di medicina per trovare Sam, che le aveva chiesto di sposarlo. Naturalmente, gli aveva detto subito di sì. Sam era l'amore della sua vita, fin dal primo bacio, perfetto, che si erano scambiati il giorno del sedicesimo compleanno di Jayne.

    Jules si era precipitata a casa da Londra non appena saputa la notizia. La figlia prediletta che in famiglia adoravano tutti. Non aveva voluto accontentarsi di un semplice brindisi celebrativo, così Jayne le aveva proposto di raggiungere in bici il pub in fondo al vialetto che avevano frequentato da bambine. Stavolta, però, avrebbero ordinato spumante anziché aranciata.

    Il padre aveva rivolto loro un saluto distratto dal cavalletto dove dipingeva l'ennesimo paesaggio, mentre la madre, impegnata con le sue sculture, le aveva salutate come al suo solito, con un bacio sulla guancia e la raccomandazione a stare attente.

    Poi si era rivolta a Jayne, come se fossero ancora bambine e non donne adulte. «Tieni d'occhio tua sorella. Sai com'è.»

    Fermati in fondo al vialetto. Controlla più volte se arriva traffico. Procedi verso il pub. Era quella la procedura.

    Procedura che, quella volta, Jules non aveva seguito. Era partita a razzo, trasformando il viaggio in una gara.

    Tre ore più tardi, dopo che l'ambulanza se n'era andata, Jayne si era ritrovata a sfilarsi e rimettersi incessantemente l'anello di fidanzamento.

    Qualche mese dopo, se l'era tolto una volta per tutte.

    In quei mesi era cambiata; la ragazza solare e ottimista a cui si era dichiarato Sam si era trasformata in una donna dagli occhi duri, decisa a realizzare i sogni che la sorella aveva lasciato incompiuti.

    Jules era sempre stata un po' matta, ma l'unico punto fermo dei suoi interessi volubili era stato il suo desiderio di eseguire un trapianto cardiaco pediatrico.

    Nei giorni e mesi di sofferenza che erano seguiti alla sua morte, Jayne aveva provato lo stesso senso di impotenza che l'aveva sopraffatta mentre eseguiva la respirazione artificiale sulla sorella, in attesa dei soccorsi. La sua incapacità di tamponare le terribili lesioni di Jules aveva acceso in lei una scintilla che l'aveva

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