Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il futuro a portata di mano: Harmony Bianca
Il futuro a portata di mano: Harmony Bianca
Il futuro a portata di mano: Harmony Bianca
E-book157 pagine2 ore

Il futuro a portata di mano: Harmony Bianca

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

April: Nel mio passato custodisco un segreto che potrebbe rovinarmi la vita. Per questo non ho intenzione di affezionarmi a nessuno, tantomeno a un uomo. L'arrivo del dottor Callaghan tuttavia ha fatto nascere in me qualcosa che non mi permettevo più di provare da anni: la speranza. Il fatto che adesso abbia bisogno del mio aiuto ha contribuito ad abbattere le mie difese. Ma come posso permettermi di essere felice nel presente, quando il mio stesso futuro è a rischio?

Riley: Ho appena scoperto di avere un figlio di cinque anni di cui ignoravo completamente l'esistenza. Cinque lunghi anni della sua infanzia mi sono stati rubati, e adesso ho intenzione di recuperare il tempo perso. Ma prima devo fare in modo che lui si fidi di me. E con April al mio fianco sento di poter affrontare qualsiasi ostacolo.
LinguaItaliano
Data di uscita21 gen 2019
ISBN9788858992753
Il futuro a portata di mano: Harmony Bianca

Leggi altro di Scarlet Wilson

Autori correlati

Correlato a Il futuro a portata di mano

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il futuro a portata di mano

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il futuro a portata di mano - Scarlet Wilson

    1

    «Sbrigati, Riley. È il tuo turno.» La forte pacca sulla spalla lo fece quasi cadere dalla sedia. Riley rise e si voltò. Frank Cairney, uno degli infermieri della riabilitazione, era in piedi con lo zaino sulla spalla. Il resto della squadra si aggirava fuori, vicino alla porta. «Devo andare al bar e chiedere che restino aperti per noi?»

    Riley annuì. «Scrivo solo qualche scheda e vi raggiungo. Grazie, ragazzi.» Batté velocemente sulla tastiera, lasciando una scheda dettagliata su Jake Ashford, un soldato ferito mentre era in servizio in Afghanistan e ora medico interno nell'ospedale dell'esercito per la riabilitazione al Waterloo Court.

    Era un tardo venerdì pomeriggio. Quelli che potevano erano andati a casa. Però, alcuni pazienti non sarebbero stati in grado di andare per un po' di tempo... Jake era uno di questi.

    Lavorare in un ospedale per la riabilitazione non era mai stato nei piani di Riley. Ma, a causa di una crisi familiare, un collega non aveva potuto iniziare il servizio quando avrebbe dovuto, e in ospedale necessitava qualcuno per sostituirlo. Era emersa la sua esperienza chirurgica in Ortopedia e il suo trasferimento era stato ritardato temporaneamente di alcune settimane.

    Ma quello di oggi era il suo ultimo turno. E la verità è che ne era sollevato. Lo staff e la squadra di supporto al Waterloo Court erano fantastici, così come lo erano i servizi all'avanguardia di riabilitazione, ma a Riley piaceva il ritmo delle emergenze. Lunedì sarebbe stato in Sierra Leone, dove sembrava essere iniziata un'altra epidemia di Ebola.

    Finì di scrivere le sue note e percorse il corridoio fino ai letti dei pazienti. Sentì la risata prima di vedere la silhouette familiare.

    April Henderson era accanto a Jake, seduto sul bordo del letto. E stava ridendo. Davvero ridendo, come se lei gli avesse appena raccontato la cosa più divertente al mondo.

    Anche da lì capiva cosa stava facendo... stava verificando la capacità di Jake di mantenere l'equilibrio da seduto. Lei era una delle migliori fisioterapiste con cui avesse mai lavorato.

    Era instancabile. Infaticabile. Educata. Professionale.

    Riley si era ritrovato in più di un'occasione a guardare quella coda di cavallo bionda che ondeggiava nel corridoio davanti a lui mentre andava da uno dei novanta pazienti che erano ospitati nel modernissimo reparto.

    Ma persino adesso, dopo quattro settimane, non sapeva nulla di lei.

    April era la collega più silenziosa che avesse mai conosciuto. Ogni conversazione, qualsiasi comunicazione aveva riguardato i loro pazienti. Quando le chiedeva qualcosa sulla sua vita, che programmi avesse per il fine settimana o qualunque altra cosa che non riguardasse il lavoro, lei si chiudeva.

    Aveva fatto domande su di lei ad altri membri dello staff, ma nessuno aveva detto molto. A quanto pareva non era sposata e non aveva mai accennato a un fidanzato. Lo staff in quella struttura era misto e comprendeva sia militari sia civili. April era una civile. Si era trasferita nella nuova unità al Waterloo Court. Il centro si occupava di gravi traumi muscolo scheletrici, traumi neurologici e traumi complessi, incluse amputazioni. La nuovissima struttura era quattro volte più grande di quella precedente. C'erano palestre, piene di attrezzature per test cardiovascolari e di resistenza, due piscine, una piscina per idroterapia e un centro specializzato in cui venivano realizzati in loco arti artificiali destinati ai pazienti in base alle loro necessità.

    «Dottore?» Jake attirò la sua attenzione.

    Riley attraversò la stanza, tendendo la mano. «Sono venuto per salutare.» Fece una breve pausa. «Partirò di nuovo domani.» Notò la sofferenza nello sguardo del ragazzo. Jake amava l'esercito. Aveva voluto arruolarsi dall'età di cinque anni. E adesso, alla veneranda età di ventitré anni, sarebbe stato improbabile essere mandato di nuovo in missione.

    Jake strinse la mano di Riley. «Buona fortuna, dottore... è stato breve. Dove sei diretto?»

    Riley alzò le spalle. «Al momento credo in Africa. Ma sai come possono cambiare le cose. Lunedì potrebbe essere una destinazione completamente diversa.»

    Abbassò lo sguardo verso April, che era appoggiata a uno sgabello al lato del letto. «Vieni alla bicchierata di addio, April?»

    Fu evidente che la colse di sorpresa perché le diventarono le guance rosse e balbettò. «C... cosa? Ehm... no... mi dispiace. Non credo di farcela.»

    «Oh, avanti, April» la esortò Jake, sfiorandole la gamba con il piede. «Quando è stata l'ultima volta in cui mi hai raccontato di esserti divertita durante una serata fuori?»

    April diventò ancora più rossa. Ma l'atteggiamento timido svanì subito. Riley aveva sempre trovato curioso questo in lei. April Henderson sapeva come rapportarsi con i suoi pazienti. Davvero. Con loro era rilassata, aperta e a volte si mostrava persino divertente. Ma quando c'era nei dintorni qualcuno dello staff? Era soltanto April.

    «Non sono qui per raccontarti delle mie serate fuori, Jake. Sono qui per aiutarti a tornare in piedi.» Si protese in avanti e poggiò le mani sulla sua gamba nuda. «Ma non credere che non abbia notato quel calcio deliberato.» Alzò lo sguardo e rivolse a Jake un grande sorriso. «Fantastico. È qualcosa su cui possiamo lavorare.»

    Con i suoi scintillanti occhi azzurri, i capelli biondi e la pelle chiara, April Henderson sarebbe potuta essere splendida se lo voleva. Ma non c'era mai trucco sul suo viso, mai una nuova pettinatura ad adornare i suoi capelli. Era quasi come se usasse la sua uniforme come uno scudo.

    Riley vide lo sguardo sul volto di Jake. Per la prima volta da settimane, percepì speranza.

    Gli fece provare alcune cose strane. Jake era un ragazzo che sarebbe dovuto essere pieno di speranza. Aveva tutta la vita davanti a lui. Ma c'era già il sentore che la sua ferita gli avrebbe causato delle limitazioni. Non avevano ancora una prognosi certa per lui e questo era il motivo per cui il lavoro di April era così essenziale.

    Riley strizzò l'occhio a Jake e incrociò le braccia sul petto. «Sono profondamente offeso che non verrai al mio brindisi di addio. Quattro lunghe settimane qui, tutti quei turni insieme e tu non puoi nemmeno dirmi addio.»

    «Ha ragione, April.» Jack annuì. «È assurdo. Per fortuna non sei nell'esercito. In questo caso saresti stata radiata dai ranghi.»

    Lei alzò le sopracciglia. Sfoderò il suo migliore sorriso. Quello che riservava ai pazienti in difficoltà. Entrambi lo riconobbero subito.

    «Oh oh» mormorò Riley.

    April toccò la gamba di Jake. «Be', solo perché tu lo sappia, Jake, ora che abbiamo stabilito che la puoi muovere e...» si alzò, «... che il tuo senso dell'equilibrio sta gradualmente migliorando, credo di avere un programma del tutto nuovo per te, a partire da domani.»

    Jake si lamentò mentre Riley rideva. Non riusciva a capire perché April poteva parlare tanto facilmente con i pazienti, ma riusciva di solito a dire a lui a malapena una parola.

    Jake indicò Riley. «Questa è tutta colpa tua. Mi stai abbandonando a questa donna tanto, parecchio cattiva. Sai che mi farà lavorare sodo e mi sfinirà.» Pronunciò quelle parole con un luccichio negli occhi.

    Riley annuì mentre guardava April. Gli occhi azzurri di lei incontrarono i suoi. Per la prima volta da quando l'aveva conosciuta, lei non distolse subito lo sguardo. Sorrise. «Hai ragione, Jake. Ma ti sto lasciando nelle mani di una delle migliori fisioterapiste che abbia mai conosciuto. Ti spingerà fino al limite... proprio ciò di cui hai bisogno. Se c'è qualcuno che ti può rimettere in piedi, questa è April Henderson.» Mise una mano sulla spalla di Jake mentre si protese in avanti per fare finta di sussurrargli qualcosa all'orecchio. «Anche se non vuole venire a bere un drink con me.»

    C'era qualcosa in quegli scintillanti occhi azzurri. Gli angoli della sua bocca si mossero appena verso l'alto. Fu l'unica volta in cui Riley avrebbe voluto non doversene andare.

    Jake tese il braccio e gli afferrò la mano, stringendogliela. «Grazie, Tenente Callaghan. Buona fortuna per il tuo trasferimento.» La voce gli tremò un poco. Come se sapesse che c'era la probabilità che lui non sarebbe stato più trasferito da qualche altra parte.

    Riley gli strinse la mano tra le sue. «Ti verrò di nuovo a trovare quando tornerò.» Iniziò ad andare verso la porta, poi guardò oltre la spalla e sorrise. «Verrò a trovare anche te, April.»

    Il cuore della ragazza si stava comportando come se stesse correndo sulla spiaggia, e non come se fosse seduta accanto al letto di un paziente.

    Dannazione.

    Da quando Riley Callaghan era saltato fuori nel suo turno, lei aveva passato le ultime quattro settimane a evitarlo. I suoi capelli scuri. Gli occhi verdi e sorridenti. Il suo fascino sfacciato. Molti dei dottori e militari che aveva incontrato negli ultimi anni, avevano la parlantina, l'intelligenza. E un sacco di fascino.

    Ma lei aveva avuto altro di cui occuparsi. La diagnosi di cancro ovarico di Mallory, la sorella gemella, seguita subito dopo dal fallimento delle cure, e dalla morte, l'avevano indotta a chiudersi in se stessa e allontanarsi dal mondo. Anche il test genetico l'aveva buttata a terra. Doveva prendere delle decisioni. Fare progetti per il futuro.

    La sua ultima relazione era stata tiepida. Mallory si era ammalata e lei aveva capito subito che avrebbe avuto bisogno di passare del tempo con sua sorella. Ma, da allora, l'ultima cosa che aveva voluto era una relazione.

    Dopo avere fatto il test, aveva passato una giornata a chiedersi se fosse il caso di trovare un ragazzo, cercare di restare incinta e occuparsi di tutto il resto dopo.

    Tuttavia, quei pensieri erano durati soltanto un giorno. Aveva incontrato il chirurgo. Una data per l'operazione sarebbe stata decisa presto. E doveva pensare a quella parte della sua vita da sola.

    Poi Riley Callaghan era comparso nel suo reparto. Tutto sorrisi sfacciati e occhi ammiccanti. Era la prima volta dopo tanto tempo che si sentiva così consapevole di ogni terminazione nervosa nel suo corpo. Di ogni accesso di adrenalina. Di ogni battito cardiaco accelerato.

    Quella era la ragione per cui non voleva chiacchierare con lui. Quella era la ragione per cui stava per conto suo. Non poteva permettersi di essere attratta da un uomo in un momento tanto cruciale della sua vita. Perché hai cominciato questa conversazione? Oh, vuoi un appuntamento? Fantastico. A proposito, tra qualche mese mi dovrò fare togliere le ovaie e le tube di Falloppio e poi, forse, i seni. Cosa? Non mi vuoi più stare intorno?

    Non importava che si era ritrovata a guardare nella direzione di Riley ogni volta che era spuntato in reparto. Odiava il modo in cui iniziava a balbettare quando lui era nei paraggi o il fatto che non riuscisse a guardarlo negli occhi.

    Tuttavia, quando lo vide voltarsi e allontanarsi, sentì secchezza delle fauci. Una parte di lei avrebbe voluto afferrarlo per la giacca e unirsi al resto dello staff per andare a prendere qualcosa da bere. Ma poi si sarebbe ritrovata in un pub, dove i suoi freni inibitori si sarebbero abbassati, e si sarebbe potuta lasciare andare a flirtare con lui, anche se sapeva che non l'avrebbe portata da nessuna parte.

    Scosse la testa e si concentrò di nuovo su Jake. «Cerchiamo di farti stare meglio. Lavorerò sul tuo nuovo programma così possiamo cominciare domani.»

    Jake le fece un cenno con il capo e lei lo aiutò a sedersi su una sedia speciale progettata per i pazienti con traumi alla colonna vertebrale.

    Il suo turno era finito, ma non avrebbe impiegato molto a scrivere

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1