La dottoressa si sposa
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Lula non deve permettersi distrazioni, soprattutto quando si tratta del dottor James. Un uomo come quello può portare solo guai e lei è lì per uno scopo ben preciso: ritrovare sua madre. Ma Lula sa anche che è solo questione di tempo prima di lasciarsi consumare dalla passione e forse, dopo una notte passata tra le sue braccia, potrebbe dimostrare a Oliver che in fondo ha tutti i requisiti per diventare una moglie perfetta.
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Anteprima del libro
La dottoressa si sposa - Louisa Heaton
978-88-3052-673-0
1
«Hai un minuto?»
Olly alzò lo sguardo, gli occhi azzurri pieni di curiosità. «Certo. Di che si tratta?»
Suo padre era il vecchio medico di base del paesino di Atlee Wold e di lì a poco sarebbe andato in pensione, per cui aveva assunto un sostituto a tempo determinato.
«È arrivata quella dottoressa di cui ti ho parlato.»
Giusto. La nuova collega. Olly aspettava con timore il giorno in cui suo padre avrebbe lasciato l'ambulatorio e l'arrivo del suo sostituto non faceva che renderlo più vicino. E poi era esausto. Era stata una giornata lunga e fredda. Con tutta la neve che c'era fuori, ciò che desiderava di più in quel momento era tornarsene a casa e concedersi una bella doccia calda.
«È qui? Non sapevo che sarebbe venuta già oggi.»
«Be', tecnicamente non è proprio qui» precisò Patrick. «È in municipio e sta tenendo una lezione.»
Olly inarcò le sopracciglia, decisamente impressionato. «È qui da cinque minuti e sta già tenendo una lezione? Ma com'è possibile?» Cos'era? Una specie di Wonder Woman?
«Quando è venuta per il colloquio ha messo in giro un po' di volantini» gli spiegò il padre, ridendo. «Non li hai visti? Danza del ventre, per tutte le età e per entrambi i sessi.»
Olly sbatté le palpebre. «Danza del ventre? Sarà fortunata ad avere un iscritto. Non riesco proprio a immaginare le vecchiette di Atlee Wold che si dimenano nella sala del municipio. E poi fuori fa un freddo glaciale.»
«Be', comunque le ho detto che saremmo passati a salutarla, così avreste potuto conoscervi, visto che lavorerete insieme per un po', almeno fino a quando non troverò un medico che resti qui per sempre.»
Eccola di nuovo, la dolorosa consapevolezza che suo padre stava per andarsene. «A lei non interesserebbe rimanere?» Perché viaggiare da un posto all'altro, senza mai mettere radici? Per Olly era inconcepibile.
«Non ne è certa. Ma vuole fare un giro di prova.»
«Non dovremmo essere noi a proporglielo?»
Olly era molto affezionato all'ambulatorio. Apparteneva alla famiglia James da un bel po'. Prima di lui lo avevano guidato suo padre e suo nonno, Dermont. E poi gli dava anche fastidio che Patrick avesse scelto un sostituto donna. Probabilmente era solo l'ennesimo, goffo tentativo di trovargli una moglie, così da assicurare al paesino di Atlee Wold una nuova generazione di dottori.
«Potremmo farlo, certo, ma aspetta... è una ragazza deliziosa. Penso proprio che ti piacerà» rispose il padre, facendogli l'occhiolino.
«Papà, per favore, saresti un pessimo cupido.»
Patrick corrugò la fronte, divertito. «Perché?»
«Le ali non ti donerebbero affatto e poi, se ti vedessi con arco e frecce in mano, avrei una discreta paura.»
«Non so proprio cosa vuoi dire. Comunque, non hai nulla di cui preoccuparti, figliolo. La ragazza in questione non risponde a nessuno dei requisiti della tua lista per una moglie perfetta.»
Olly scoppiò a ridere. Tutti lo prendevano in giro per quella sua lista. Invece era una cosa seria. La donna destinata a essere sua moglie doveva rispondere a delle caratteristiche ben precise. Rispettabilità, lealtà, fascino, bellezza interiore e una testa tranquilla sopra un paio di spalle solide. Qualcuno adatto a educare dei bambini. Okay, forse la sua visione era un po' vittoriana, ma cosa c'era di male in questo?
«Come ti stavo dicendo, odierei vederti nei panni di Cupido. Chissà dove finirebbero le tue frecce...»
Sorridendo, Patrick spense le luci e uscirono, in direzione del municipio. Non era molto lontano, meno di un miglio. Ma stava ancora nevicando, e lì, nelle remote zone dell'Hampshire, nessuno puliva le strade.
Olly non si sarebbe mai aspettato di non trovare nemmeno un parcheggio. E neppure che il sentiero che portava all'ingresso del municipio fosse spianato dai passi di tutti quelli che erano passati di lì prima di lui. Per non parlare della musica esotica che proveniva da dentro l'edificio...
«Sembra che ci sia il pienone, eh?» sorrise Patrick.
«Non capisco perché tu ne sia così deliziato.»
Olly scosse la testa, incredulo. Com'era riuscita un'estranea a indurre tutto il paese a partecipare a una lezione di danza del ventre? Si sarebbe potuto aspettare un pienone del genere magari a una lezione di uncinetto o maglia, a una tombola o a un laboratorio di giardinaggio, ma la danza del ventre? Una parte di lui non vedeva l'ora di incontrare questa Wonder Woman, anche se nella sua mente stava già iniziando a immaginarsela. Era un medico generico, quindi in qualche misura doveva essere dotata di una certa sensibilità. Una donna di mezza età, abbastanza puritana, che praticava la danza del ventre come attività alternativa? Magari aveva solo bisogno di un po' di attenzione e quello era il suo modo di procacciarsela... Insomma, proprio come aveva detto suo padre, nessuno che potesse costituire una seria minaccia al suo essere single. Un'istruttrice di danza del ventre... niente di più lontano da quello che desiderava!
Scuotendosi la neve dalle spalle, entrò nel municipio dopo suo padre. Il piccolo atrio dava su due stanze. Una era al buio e dall'altra proveniva una musica orientaleggiante a tutto volume.
«Sei pronto?» gli disse il padre, alzando la voce per farsi sentire.
«Certo che sì!» gridò Olly di rimando, aprendo la porta.
Ma quando vide la donna che stava guidando la classe rimase letteralmente a bocca aperta. La nuova sostituta non era proprio come se l'era aspettata!
Era minuta, quasi elfica, con una figura aggraziata, magra, ma femminile, che Olly non poté esimersi dal notare, visto com'era vestita. I capelli scuri, quasi neri, dietro erano corti, ma sul davanti finivano in una frangetta lunga e multicolore, con ciocche azzurro ciano, porpora e rosa. La ragazza aveva le braccia coperte di bracciali e un piercing all'ombelico. E stava ancheggiando sinuosa, insegnando alla classe i movimenti della danza.
«Tutto bene, Olly?» gli chiese il padre, guardandolo divertito.
Come fa a essere un dottore? Non lo sembra affatto.
Ma, in fondo, che aspetto doveva avere un medico generico? Intorno alla vita portava un velo luccicante, che le copriva i glutei perfetti, baluginando a ogni movimento. Poi, quando Olly le intravide i piedi, si accorse che aveva dei tatuaggi, le unghie smaltate e degli anelli alle dita. Alzò lo sguardo e vide due occhi castani profondi ed espressivi, delle guance arrossate e un sorriso provocante.
«Chiudi la bocca» gli sussurrò Patrick all'orecchio. «Sembri un ippopotamo affamato.»
Olly obbedì, deglutendo a stento. Quello non era un medico. Sembrava un elfo. O una fata. Sì, ecco cos'era... una fata. Se si gira le vedrai le ali.
Ma non c'era nessuna ala. Solo un altro tatuaggio, anche se da quella distanza Olly non riusciva a capire cosa rappresentasse.
E la stanza era piena di gente! Tutte persone che conosceva bene, pazienti affetti da artriti e da problemi al femore e alle ginocchia. Ed erano tutti lì, ad ancheggiare con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
Sono tutti impazziti.
Una delle sue pazienti, la signora Macabee, lo notò. «Buonasera, dottor James! Vuole unirsi a noi?»
Attonito, Olly rimase a guardarla mentre alzava e abbassava i fianchi, ritmicamente. Poi sbatté le palpebre, scosse la testa come per schiarirsi l'immagine, si ricordò perché era lì e le sorrise. «Mi dispiace, signora Macabee, non mi piace ballare e poi sono qui per lavoro.»
«E lei definisce tutto questo lavoro?» gli gridò di rimando la donna, senza smettere di seguire le istruzioni della nuova sostituta.
Olly non riusciva proprio a crederci. Metà del paese era stipata in quella sala, giovani e vecchi insieme, alla faccia della rispettabilità. E tutti erano concentrati nella danza. La melodia era coinvolgente, inutile negarlo, e lui stesso si scoprì suo malgrado a battere il tempo con il piede, finché all'improvviso la musica tacque e tutti cominciarono ad applaudire.
Tamponandosi il sudore con un asciugamano rosa, la nuova dottoressa li stava ringraziando per aver partecipato e la gente spintonava pur di avvicinarsi a lei e stringerle la mano.
Olly attese in silenzio, mordendosi un labbro e salutando di quando in quando qualcuno, mentre suo padre lo osservava, divertito.
«Perché sorridi?» gli chiese Olly a un tratto.
«Per la tua espressione.»
«Cos'ha che non va?»
Patrick scoppiò a ridere. «Cos'ha che va, vorrai dire! Sembra che tu abbia bevuto del succo di limone.»
«Non essere ridicolo.»
Suo padre stava decisamente esagerando. Perché doveva avere un'aria simile? Mica era geloso del successo di quella donna, no? Non aveva niente da invidiarle. Era riuscita a coinvolgere quasi tutto il paese in una lezione di danza del ventre, e allora?
Tamponandosi il viso con l'asciugamano, la fata gli si avvicinò. «Salve!»
Suo padre si incaricò delle presentazioni. «Lula, ti presento mio figlio, Olly. Olly, lei è la dottoressa Lula Chance.»
Olly allungò una mano verso di lei. «Lula? Che strano nome... Da dove viene?»
«È un'abbreviazione di Louise, ma io preferisco Lula. Assomiglia di più a hula.»
Lo sguardo di Olly le sfiorò la vita sottile e nuda, le curve femminili. «E la pratichi?» le chiese, alzando gli occhi.
«Cosa?»
«La hula...» mormorò lui, deglutendo nervosamente.
Lula gli indirizzò un sorriso radioso, che ebbe su Olly lo stesso effetto di un pugno nello stomaco.
«Me l'hanno insegnato» rispose, passandosi l'asciugamano sul seno.
Di nuovo Olly dovette lottare per continuare a guardarla in faccia.
«Quindi tu sei quello della lista...»
Le guance di Olly si colorarono leggermente, e non per il freddo. «Esatto. A quanto sembra qui la privacy è proprio un optional. Benvenuta in paese.»
Patrick scoppiò a ridere e appoggiò una mano sulla spalla di Lula. «Ottimo lavoro, Lula! Sembra che la tua lezione sia stata un successone.»
Lula annuì, i ciuffi colorati che le accarezzavano la fronte. «Lo spero. La prima lezione è di prova, giusto per suscitare l'interesse della gente. Il vero test sarà vedere se ritornano e sono disposti a pagare.»
«Il vero test» la corresse subito Olly, «sarà che a nessuno venga un infarto. Hai con te una bombola di ossigeno?»
Patrick sorrise al figlio. «Sono certo che staranno benone. Pensiamo al lavoro, adesso. Hai già traslocato?»
«Ho gli scatoloni in macchina. Tu hai le chiavi della villetta?»
Olly corrugò la fronte. «Quale villetta, scusa?»
«Ehm... Moonrose Cottage... si chiama così, vero, Patrick?»
Patrick? Lo chiama per nome? E dottor James dov'è andato a finire?
«Moonrose? Andrai a stare a casa della nonna?»
Patrick fissò il figlio con severità. «Sì. E tu l'aiuterai.»
Suo padre sapeva cosa provava per Moonrose Cottage! Non era solo la casa di sua nonna, ma anche il posto dov'era cresciuta sua madre. Un luogo saturo di ricordi. Se lo avesse lasciato in mano a quella donna, chissà come l'avrebbe conciato!
«Ma io ho il turno di notte.»
«E la qui presente Lula si è offerta di coprire il servizio con te, mentre tu, in cambio, l'aiuterai a sistemarsi.» Patrick sorrise. «Non è stato gentile da parte sua?»
Olly la guardò. Quegli occhi castani avevano uno strano potere su di lui...
«Molto. Grazie, Lula. Anche se immagino che tu ora sia piuttosto stanca, tra il viaggio, la lezione di ballo e il trasloco.»
«Mi piace vivere la vita appieno» rispose lei, senza smettere di tamponarsi il seno.
«Be', allora vi lascio» concluse Patrick, soddisfatto. «Vado a casa a piedi, Olly. Non è lontano. Tu vai con Lula. Ci vediamo domattina.» E, dopo aver stretto la mano a Lula, se ne andò, lasciandoli soli.
Olly cominciò a sentirsi a disagio. Ad Atlee Wold non c'era nessuna donna come Lula. Altrettanto dinamica, briosa, pazza e... E cosa?
«Quindi Moonrose Cottage, eh?» Le guardò i capelli. Quanti colori... come un arcobaleno.
«Già... che strano nome, però.»
«È per le rose blue moon che mia nonna ha piantato quando era piccola. Hanno vinto parecchi premi alle fiere di paese. Se sarai ancora qui quest'estate, le vedrai fiorite. Sono bellissime.»
«Ne sono sicura» sorrise lei.
«Ti serve una mano per portare via tutta questa roba luccicante?» le chiese Olly, indicando lo