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Il chirurgo del mistero
Il chirurgo del mistero
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E-book154 pagine1 ora

Il chirurgo del mistero

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Info su questo ebook

Nell'ambiente glamour di una clinica di lusso si intrecciano le vite, le passioni e gli amori del più eccitante team di chirurghi di Londra.
Edward North, un ex bambino prodigio diventato un luminare della microchirurgia, non sembra molto interessato alle relazioni, nonostante le donne lo trovino davvero irresistibile. Il tempo speso nella ricerca e nel tentativo di salvare vite umane gli ha lasciato ben poco spazio per la vita sociale e per l'amore. Finché, un giorno, un bambino irrompe nel suo ufficio seguito a ruota da sua madre, l'infermiera Charlotte King, la donna più sexy che lui abbia mai visto. Da quel preciso istante il suo mondo non sarà più lo stesso, tutte le priorità verranno capovolte, mentre il suo cuore si aprirà ad accogliere un sentimento che Edward non aveva mai sperimentato prima, un sentimento così forte che potrebbe cambiargli per sempre l'esistenza. O, forse, distruggerla.
LinguaItaliano
Data di uscita10 giu 2020
ISBN9788830515895
Il chirurgo del mistero

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    Anteprima del libro

    Il chirurgo del mistero - Annie Claydon

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    200 Harley Street: The Enigmatic Surgeon

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    Special thanks and acknowledgement are given to Annie Claydon

    for her contribution to the 200 Harley Street series

    © 2014 Annie Claydon

    Traduzione di Giacomo Boraschi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-589-5

    1

    «Di che cosa si tratta, allora?»

    «Eh?»

    Tentando di non notare che Edward North si frugava in tasca cercando la chiave dell’ufficio, Charlotte King aveva perso il filo della conversazione che si svolgeva presso il banco delle infermiere.

    «Che cosa ne pensi? Una vita sentimentale segreta o nessuna vita sentimentale?» Paula si sporse sulla scrivania per vedere meglio. «Forse gli occorre una mano.»

    Charlotte soffocò una risata. «Come? Sai dove ha lasciato le chiavi?»

    «No, ma sono molto brava a trovare le cose.»

    A giudicare dal suo sorriso, Paula stava indubbiamente considerando l’idea di una perquisizione corporale.

    «Troppo tardi, le ha trovate.» Allie sorrise a Paula. «E credo che da qualche parte abbia un’amante segreta.»

    «Quando la vede? Fra casa e ospedale, mi meraviglierei se trovasse il tempo per qualcos’altro.»

    «Ha il tempo di nuotare» osservò Allie con un lampo malizioso negli occhi azzurri.

    «Davvero?» domandò Paula, guardando la collega.

    «Mm-mmh. L’altro giorno ho lasciato le scarpe da ginnastica in palestra e sono andata a riprenderle dopo il lavoro. Era nella piscina e faceva una vasca dopo l’altra.»

    «Mmh, forse mi comprerò un costume da bagno. In una relazione è importante avere degli interessi comuni.»

    «Così ci hai pensato, eh?»

    Charlotte avrebbe preferito che Paula e Allie parlassero a bassa voce. Non che le infermiere rischiassero di essere sentite. Era già difficile attirare l’attenzione di Edward quando doveva ascoltare. Ma le sembrava sbagliato parlare di lui in quel modo.

    «Chi non lo penserebbe? Credo che gli occorra una brava ragazza. E se non ci sono altre candidate, mi offro per il posto.»

    Allie rise. «Mettiti in fila! C’è una coda e ci sono anch’io. E c’è anche Charlotte, eh?»

    Lei considerò la prospettiva. Non si sentì di mentire. «Sì, ma soltanto per farvi compagnia. Non ho tempo per gli uomini.»

    E nemmeno l’inclinazione. A parte quando Edward... Guardò la parete di cristallo che separava la postazione delle infermiere dall’ufficio del medico. Si era seduto alla scrivania e appariva concentrato su una pila di fascicoli.

    «Oh, come no.» Ora Paula stava ridendo. «Potremmo spartircelo, non credete?»

    Oh, no, Edward non era fatto per la spartizione. Era fatto per essere amato da una sola donna, non passato da una donna all’altra come un bellissimo oggetto immensamente sexy. Il dottore in questione alzò lo sguardo come se in qualche modo il pensiero avesse trapassato la parete dell’ufficio e il suo sguardo incrociò quello di Charlotte.

    Lei si accorse di arrossire. Edward era fatto per una sola donna ma quella donna non era lei.

    Si volse, fingendo di non essersi fatta sorprendere a fissarlo. «Ve lo lascio, vado a fare l’ultimo giro della corsia. Presto la mia amica Lucy porterà qui Isaac.»

    «Davvero?» Paula aveva un debole per Isaac. «A che cosa dobbiamo questo piacere?»

    «Oggi non c’è scuola e Lucy si occupa di lui. Ma stasera ha un appuntamento, così me lo porta. Se li vedete, potete dire loro di aspettarmi qui?»

    Paula annuì. «Certamente, prenditela comoda.»

    Edward North era appena arrivato alla parte più complessa. Non che la microchirurgia del giorno seguente non fosse complessa ma quella particolare fase era estremamente complicata. Eseguire mentalmente l’operazione era il suo metodo preferito di preparazione e la piscina nel seminterrato della Clinica Hunter il suo luogo preferito per riflettere. Il nuoto lo aiutava a liberare la mente, ma non poteva contare sulla solitudine prima che la clinica venisse chiusa per la giornata. Così aveva lasciato l’ufficio.

    «No. Non così...»

    Scrollò la testa, disgustato per la propria inettitudine. Avrebbe dovuto ricominciare da capo. O almeno dall’ultima serie di suture microscopiche. Respirò profondamente e...

    La visione che gli balenò nella mente non aveva niente a che fare con quella sulla quale si stava concentrando.

    Capelli di un castano molto chiaro raccolti in uno chignon sulla nuca. Occhi nocciola. Da quella distanza non riusciva a vedere i riflessi dorati ma non aveva dubbi sulla loro esistenza. Per qualche motivo ricordavano gli occhi di Charlotte, benché in generale faticasse a ricordare perfino i nomi.

    Lei aveva distolto lo sguardo e stava arrossendo.

    La meccanica precisa di quella particolare forma di dilatazione dei vasi sanguigni era molto semplice in confronto alla complessità delle cause che ne derivavano. E questo valeva anche nella vita, pensò Edward: spesso un evento apparentemente semplice aveva cause incredibilmente articolate.

    Quando Charlotte tornò dal giro della corsia, trovò Lucy presso il banco delle infermiere.

    «Ehi, come sei bella» commentò, vedendola abbigliata per la serata con il suo fidanzato. «Farò prestissimo, devo solo prendere la giacca.»

    Si guardò intorno. La sola vista di suo figlio dopo una lunga giornata di lavoro bastava a risollevarle lo spirito.

    «Certamente» disse Lucy. «Puoi lasciare Isaac qui con me.»

    «Non è con te?»

    «No, è corso sulle scale. L’ho chiamato ma non mi ha dato retta. Credevo che ti avesse trovato.»

    Le due donne si fissarono per un attimo. Assalita dall’apprensione, Charlotte capì di dover agire immediatamente.

    «Sali, Lucy! Assicurati che non abbia lasciato la clinica. Io lo cerco qui.»

    Sbirciò l’ufficio di Edward, notando che lui non era più seduto alla scrivania. Ma con ogni probabilità non avrebbe notato nemmeno un’orda di bambini che scorrazzasse nei corridoi.

    Isaac non poteva essere andato in una sala di visita. Sapeva che era proibito. Tuttavia Charlotte le ispezionò ugualmente, cercando di non cedere al panico. Allie non lo aveva visto e nemmeno Paula. Aprì ogni porta senza risultato. La sua angoscia crebbe ancora.

    «La centralinista dice che non può essere uscito. Avrebbe dovuto aprire una porta di sicurezza e allora sarebbe scattato l’allarme» ansimò Lucy, tornando dall’ispezione.

    Be’, era già qualcosa. Certo, anche nella clinica c’era una quantità di luoghi dove un bambino di cinque anni poteva mettersi in pericolo. La piscina... Charlotte ricordò la piscina nel seminterrato. E fu assalita da un nuovo timore.

    «Chiamo il servizio di sicurezza.»

    Prese il ricevitore del telefono, poi lo mollò. O era uno scherzo della sua fantasia, oppure...

    Isaac rise di nuovo. No, non era un’allucinazione.

    Anche Lucy lo aveva sentito. «Dov’è?» chiese, guardandosi intorno.

    Un’altra risata, stavolta profonda. Una risata che poteva appartenere a Edward, a parte il fatto che Charlotte non lo aveva mai sentito ridere. Si volse di scatto, si diresse verso la porta dell’ufficio di Edward e l’aprì senza bussare.

    Felice di vedere che Isaac era sano e salvo, per un momento non prestò attenzione alla scena che si svolgeva davanti ai suoi occhi. In qualche modo notò che il giocattolo preferito di Isaac, il coniglio azzurro che il bimbo portava con sé dappertutto, si trovava sulla poltrona di cuoio nero e che Edward stava seduto sul pavimento.

    «Isaac!» gridò.

    Suo figlio alzò lo sguardo. Gli innocenti occhi azzurri e i capelli biondi incorniciarono il suo sorriso. «Ciao, mamma. Sto facendo l’acqua.» Tolse una pallina rossa dalla scatola che gli stava davanti. «Guarda, ne prendo una rossa. È...»

    «Ehm... l’ossigeno.» Edward balzò in piedi, fronteggiando Charlotte con aria un po’ mortificata. «Così sei la madre di Isaac?»

    «Sì.» Charlotte lo oltrepassò. Si sarebbe occupata di lui più tardi. «Isaac, vieni qui.»

    «Ma non hai ancora visto, mamma. Guarda...»

    «Non dobbiamo più disturbare il dottor North, tesoro. Dove lo hai preso?»

    Guardò il kit per la costruzione delle strutture molecolari. Sembrava un giocattolo fantastico e avrebbe voluto poter comprare qualcosa di simile per suo figlio, anche se era ancora troppo piccolo.

    «È di Edward.»

    Isaac rivolse un’occhiata supplichevole al suo nuovo amico che tornò a sedersi sulla poltrona, ricordandosi all’ultimo momento di togliere il coniglio azzurro. Glielo porse. Poiché il bimbo non accennò a prenderlo, lo depose presso il telefono.

    Era stata una settimana faticosa e Charlotte ne aveva abbastanza.

    «Allora rimetti tutto nella scatola e ringrazia Edward. Dobbiamo andare a casa.»

    Con un po’ di fortuna, sarebbe riuscita a lasciare la stanza prima che la tentazione di fare una ramanzina a Edward diventasse irresistibile. Non aveva pensato che qualcuno stesse cercando il bambino entrato nel suo ufficio?

    Isaac non parve entusiasta della sua decisione ma obbedì ugualmente. Charlotte si rivolse a Edward che stava sistemando il coniglio con le gambe accavallate e le mani intrecciate dietro la testa, dando l’impressione che si appoggiasse al telefono come se prendesse il sole.

    «Scusami se il bambino ti ha disturbato. Ce ne andiamo subito.»

    Fu fermato dall’intensità del suo sguardo. Pensieroso. Incredibilmente azzurro. E in quel momento offuscato da un’insolita incertezza.

    «Lo stavi cercando?»

    «Sì. E per fortuna è qui.»

    Charlotte voleva soltanto abbracciare Isaac. Era la prima cosa che intendeva fare, una volta lasciato l’ufficio.

    «Avrei dovuto informarti che era qui.»

    Ormai il medico si era ripreso. Qualunque emozione provasse, la nascondeva con cura. Non riguardava nessun altro.

    «Va tutto bene, adesso l’ho trovato.» Charlotte tremava leggermente. Era così stanca che faticava a trattenere le lacrime. Voleva soltanto andare a casa. «Isaac, per piacere, rendi la scatola al dottore.»

    Il bimbo sembrava avere superato la delusione. Prese la scatola e la depose sulla scrivania di Edward.

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