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Più di prima: Harmony Destiny
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E-book156 pagine2 ore

Più di prima: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Tredici anni, un mese e quattro giorni. Reese Barone ha letteralmente contato i giorni che lo hanno separato dall'amata Celia Papaleo, con cui ha avuto una relazione estiva da adolescente, fortemente osteggiata dal padre. Questi infatti lo voleva vedere sposato a una donna che lo accusava falsamente di averla messa incinta. Così Reese era scappato, senza dare più notizie di sé. Ma ora è tornato e vuole riavere Celia nella propria vita. Lei non ne vuole sapere, ormai si è lasciata il passato alle spalle. Reese, però, oggi è più affascinante e maschio che mai.
LinguaItaliano
Data di uscita11 apr 2016
ISBN9788858947913
Più di prima: Harmony Destiny
Autore

Anne Marie Winston

Nata in Pennsylvania, ha iniziato a leggere romanzi rosa tanto, tanto tempo fa e ancora stenta a credere che ora qualcuno la paghi per leggerli e scriverli!

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    Anteprima del libro

    Più di prima - Anne Marie Winston

    nessuno.

    1

    Tredici anni dopo

    «Ehi, Celia! Indovina che cosa ho saputo?»

    Con un sorriso assente, Celia Papaleo sollevò lo sguardo dalle carte e lo posò sulle barche ormeggiate nel porto.

    Per fortuna era ottobre, periodo dell'anno in cui i residenti di Cape Cod potevano finalmente tirare il fiato dopo la consueta baraonda estiva di turisti. I villeggianti portavano denaro e al contempo dettavano legge, riuscendo puntualmente a mandare in tilt Celia e tutta la capitaneria di porto, che lei dirigeva.

    «Rina.» Celia sorrise alla donna di piccola statura con una sgargiante felpa rossa che era entrata nel suo ufficio. «Che cosa c'è?»

    Rina era la migliore amica di Celia sin dalle elementari. Teneva in braccio una neonata e per mano un frugoletto di un paio d'anni.

    Celia si alzò dalla sedia e si protese automaticamente verso la bimbetta, ignorando la fitta dolorosa che le trapassava il cuore mentre stringeva al petto la piccola Irene.

    Come le era piaciuto abbracciare Leo, quando era neonato. Leo... Avrebbe compiuto cinque anni la settimana successiva.

    «Celia?» Rina schioccò le dita, agitando una mano davanti al viso dell'amica.

    Celia focalizzò lo sguardo sugli occhi azzurri della ragazza, ben sapendo perché fossero così preoccupati. Scacciando il dolore, si sforzò di sorridere di nuovo.

    «Sì, scusami» disse. «Stavo pensando a quanto sia contenta che l'estate è finita.»

    «Infatti! Addio, turisti!» esclamò Rina, manifestando il proprio entusiasmo, senza però smettere di tenere sotto controllo le reazioni emotive di Celia.

    «A ogni modo, quei turisti portano il pane sulle nostre tavole» osservò Celia.

    «Sì, però sono dei gran rompiscatole!»

    Celia ridacchiò. Poi, indicando col capo Irene e il piccolo William, intento a spingere un camioncino attorno ai piedi di una sedia con le sue dita paffute, le chiese: «Che cos'hai da dirmi di così importante da venire fin qui con i bambini invece di telefonarmi?».

    «Ah, già, che sbadata. Quasi me ne scordavo» disse l'altra, battendosi una mano sulla fronte. «Ti avviso, però» aggiunse. «Sarà meglio che ti metta seduta.»

    Celia inarcò le sopracciglia. «Perché?»

    «Perché Reese Barone ha attraccato al porto di Saquatucket, stanotte.»

    Reese Barone... Reese Barone... Reese Barone...

    Quel nome echeggiava nella sua testa, un improvviso tuffo in un passato che avrebbe volentieri fatto a meno di ricordare per il resto dei suoi giorni.

    I muscoli del suo corpo si tesero, il cuore le schizzò in gola. Per un istante, il mondo intorno a lei si raggelò. Poi, Celia si sforzò di reagire in qualche modo. «Accidenti. Sono parecchi anni che non viene da queste parti, no?» ribatté, modulando un tono di voce apparentemente calmo.

    Rina storse il naso. «Sai benissimo da quant'è che non torna. Da quando ti ha piantata dopo aver messo incinta quella smorfiosa.»

    «A dir la verità, non mi ha piantata per nessun'altra. L'ultima notizia che ho avuto di lui è che si era rifiutato di sposare quella donna e che era partito in cerca di fortuna.»

    Restituì Irene alla madre e radunò le carte sulla scrivania, allineando tutti gli angoli con eccessiva cura. «Dubito però che lo vedremo da queste parti. Saquatucket è più attrezzato di noi ad accogliere l'equipaggio di uno yacht.» Forzò una risata. «Magari, non si ricorda neppure di me. Eravamo solo due bambini.»

    «Bambini? Non credo.» Rina inclinò il capo da un lato ed esaminò Celia, finché questa non arrossì.

    «D'accordo, d'accordo. Non eravamo due bambini. Eravamo comunque così giovani... La mia vita è cambiata totalmente da allora, come immagino sia cambiata la sua.»

    «Forse.» Rina, però, non ne sembrava tanto convinta. Scrollò le spalle. «Vado a fare la spesa. Ho ancora un po' di tempo prima di passare a prendere Blaine all'asilo.»

    Celia annuì con un sorriso, sebbene un'altra frecciata dolorosa le si conficcò nel cuore accanto alla prima. Leo aveva sette mesi meno di Blaine, e quello sarebbe stato il suo ultimo anno di scuola materna...

    Doveva smetterla di torturarsi così, si disse. Lei non era più una madre. E non era più una moglie. Era solo la responsabile della capitaneria di porto.

    Nient'altro.

    «Ci vediamo, allora.» Rina riprese William per mano e mandò un bacio al volo all'amica prima di sparire oltre la porta.

    Piegando entrambi i gomiti sulla scrivania, dopo essere tornata a sedersi, Celia si premette i palmi contro gli occhi, rifiutandosi di versare le lacrime che minacciavano di sgorgare.

    Dopo due anni e mezzo, non pensava più così tanto a Milo e Leo, solo un paio di volte al giorno, un bel traguardo rispetto ai primi tempi, quando il pensiero del marito e del figlio occupava la sua mente ventiquattro ore su ventiquattro.

    L'agonia era sfumata in un dolore sordo che esplodeva solo momentaneamente in qualche accesa impennata, come era appena successo. Spesso, quelle recrudescenze erano scatenate dalla vista dei tre figli di Rina. Per questo, immaginava, l'amica glieli portava più di rado rispetto a prima.

    Tuttavia, lei si rifiutava di lasciarsi scivolare in un baratro e di nascondersi per il resto della vita, unica soluzione possibile per evitare di vedere bambini.

    Adorava i figli di Rina e suo marito, Greg. Aveva perso la propria famiglia, ma non vi era motivo per allontanarsi da quella di Rina. Sebbene, talvolta, fosse veramente difficile.

    Distolse la mente da quei pensieri, incapace ormai di sostenerli oltre.

    Santo cielo, non riusciva a credere alla notizia!

    Reese. Nello stesso piccolo lembo di terra dov'era lei. Aveva smesso di sperare di rivederlo ormai da anni. Ma c'era stato un tempo in cui Reese Barone era talmente parte di lei che non avrebbe mai potuto immaginare una vita senza quell'uomo.

    Reese. Il suo primo amore, il ragazzo con cui aveva trascorso quell'estate magnifica, spensierata, di tanti anni prima a fare l'amore e a uscire in barca tutte le volte che potevano.

    Guardandosi indietro, non era difficile capire che non avrebbe mai potuto far parte per sempre del mondo di Reese Barone. Lei era la figlia di un pescivendolo, una ragazza senza madre che ne sapeva più di pesci che di bei vestiti. Non aveva ancora diciotto anni e lui ventuno, ed era una ragazza semplice, inesperta, facile da suggestionare e conquistare.

    Non avrebbero potuto essere più diversi. Lui era il nipote di una famiglia d'immigrati siciliani, la cui ambizione e lo spirito d'iniziativa avevano portato al nome dei Barone fama e prosperità.

    Secondogenito di una famiglia numerosa e molto unita, Reese aveva imparato fin dalla nascita come far soldi. Attraente, sicuro di sé, aveva sempre avuto uno stuolo di ragazze ai suoi piedi.

    Perché si fosse invaghito di lei, restava ancora un mistero.

    Reese. Celia aveva sentito voci secondo cui era stato diseredato dal padre. Aveva messo incinta una ragazza di buona famiglia, rifiutandosi poi di sposarla. Se fosse stata una ragazza di umili origini come lei, Celia dubitava che la sua prestigiosa famiglia avrebbe reagito così aspramente.

    Ma la ragazza in questione era l'erede di una famiglia facoltosa amica dei Barone e il rifiuto di Reese di acconsentire a un matrimonio riparatore aveva gettato i Barone in un grosso scandalo, la cui eco era risuonata fino a Cape Cod, residenza estiva della famiglia.

    Reese. Strano, ma le faceva ancora male pensare a lui. I suoi occhi erano ancora di quella meravigliosa sfumatura di grigio che diventava d'argento come il colore del mare in tempesta? E i suoi capelli erano sempre lunghi e svolazzanti alla brezza dell'oceano che gonfiava le vele?

    Non essere stupida, Celia. Il tuo è solo il ricordo di una fantasia.

    Forse, il ricordo abbelliva quegli occhi. Forse, i suoi capelli si erano tinti, ora, di qualche striatura grigia. Forse, quel suo corpo scolpito aveva perso turgore e si era un tantino appesantito. Forse...

    Che cosa le importava? Reese se n'era andato senza dirle una parola, dopo che la notizia della sua imminente paternità era giunta fino a Cape Cod da Boston. Era stata abbandonata con la consapevolezza di non aver contato per lui nulla di più di uno stuzzicante passatempo estivo. L'unico vantaggio era che non aveva messo incinta lei.

    Tuttavia, vi era una parte di lei che, per tanto tempo, aveva sperato il contrario.

    Reese non sarebbe rimasto lì comunque, ma perlomeno lei ne avrebbe conservato una parte preziosa in sé, per sempre.

    Quella parte di lei si era assopita quando aveva sposato Milo, fino a disgregarsi del tutto quando era rimasta incinta ed era poi nato Leo. Non poteva dire, però, di aver dimenticato Reese, ma aveva smesso di sperare di rivederlo, un giorno.

    Be', quello restava un punto controverso...

    Risistemò le carte sulla scrivania e appoggiò la mano sul telefono. Aveva del lavoro da svolgere.

    Una mezz'ora più tardi, uno dei ragazzi che lavoravano per lei al porto entrò di corsa nel suo ufficio, bloccandosi oltre la porta, trafelato. «Signora Papaleo! Venga a vedere! C'è uno yacht strepitoso che sta entrando nel nostro porto. Pare nuovo di zecca!»

    Celia si alzò dalla scrivania, abbozzando un sorriso mentre il ragazzo continuava a farfugliare convulsamente. Gran parte del personale lavorava già per Milo prima che fosse lei a prendere il suo posto e Celia detestava mostrarsi giù di corda. Il morale dei suoi dipendenti andava su e giù in concomitanza con il suo.

    Si precipitò alla porta, accettando di buongrado quel diversivo. Il ragazzo era un tipo facilmente suggestionabile, ma se aveva ragione, allora era curiosa anche lei di vedere quello yacht. Il suo giovane dipendente aveva detto che era uno degli ultimissimi modelli disponibili sul mercato, oltre che uno dei più costosi. C'era un sacco di gente facoltosa da quelle parti, ma uno yacht nuovo fiammante era uno spettacolo da non perdersi, se non altro per fantasticarci un po' su, dopo.

    Celia uscì sul molo, schermandosi gli occhi con la mano per proteggersi dalla luce accecante del sole del mattino.

    La sagoma lucente di un meraviglioso panfilo scivolava all'interno del porto e Celia osservò uno dei suoi ragazzi dirigere il capitano verso un imbarcadero, e poi attendere alle operazioni di attracco.

    Un uomo balzò dal ponte della nave sulla banchina e conferì qualche istante con il portuale; poi vide il ragazzo indicare nella sua direzione.

    L'uomo si incamminò lungo il molo. Era alto e slanciato, con spalle larghe e un'andatura sicura e disinvolta che avrebbe catturato indubbiamente l'attenzione di qualsiasi donna. I suoi capelli scuri risplendevano al sole...

    Celia ebbe un tuffo al cuore e si sentì lo stomaco sottosopra. L'uomo che si stava dirigendo verso di lei era Reese Barone!

    Ebbe a stento il tempo di riprendersi, di recuperare un minimo di compostezza professionale. Per fortuna che Rina l'aveva avvisata...

    «Salve» lo salutò, mentre lui si avvicinava. «Hai bisogno di attraccare?»

    «Infatti. Se ci fosse un palo d'ormeggio disponibile, mi fermerei volentieri per un po'.»

    La sua voce era profonda e piacevole e la pelle di Celia si increspò, come sfiorata da una piuma. Lui le tese la mano. «Celia, ti ricordi di me?»

    «Reese.» Lei si schiarì la voce con un colpetto di tosse mentre gli stringeva la mano e le parve di avvertire una leggera scossa. «Benvenuto a South Harwich. Da quanto tempo...»

    «Tredici

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