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Un complotto di dame
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Un complotto di dame
E-book296 pagine3 ore

Un complotto di dame

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Info su questo ebook

San Marino, fine Ottocento. L'arrivo di una misteriosa donna dalla bellezza straordinaria porta grande scompiglio: le nobildonne locali, sentendosi minacciate dalla sua sola presenza, decidono di trovarle subito un marito, così da sistemarla in perpetuo. La scelta ricade su Ferrante Della Gensola, un uomo giudicato talmente impresentabile da essere paragonato a un lupo mannaro. Ma non tutto andrà secondo i loro piani...
"Ombre Rosa" è una collana e insieme un viaggio alla riscoperta di un'intera generazione di scrittrici italiane che, tra gli anni Settanta e gli anni Duemila, hanno posto le basi del romanzo rosa italiano contemporaneo. In un'era in cui finalmente si colgono i primi segnali di un processo di legittimazione di un genere letterario svalutato in passato da forti pregiudizi di genere, lo scopo della collana è quello di volgere indietro lo sguardo all'opera di quelle protagoniste nell'ombra che, sole, hanno reso possibile arrivare fino a questo punto, ridando vita alle loro più belle storie d'amore.
LinguaItaliano
Data di uscita13 mag 2024
ISBN9788727061146
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    Anteprima del libro

    Un complotto di dame - Roberta Ciuffi

    Roberta Ciuffi

    Un complotto di dame

    SAGA Egmont

    Un complotto di dame

    Cover image: MidJourney

    Copyright ©2005, 2024 Roberta Ciuffi and SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788727061146 

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    www.sagaegmont.com

    Saga is a subsidiary of Egmont. Egmont is Denmark’s largest media company and fully owned by the Egmont Foundation, which donates almost 13,4 million euros annually to children in difficult circumstances.

    Lo studio del conte Barbagallo – conosciuto in famiglia come il Santuario di Geremia – era invaso da una densa coltre di fumo. Una dozzina d'uomini di varie età e condizione lo riempiva in ogni angolo. Seduti sul divano, sulle poltrone, sulle sedie, o appollaiati agli angoli della scrivania, essi alternavano poche e sagge parole a lunghe tirate di pipa, che trovavano assai più soddisfacenti.

    Dopo un pasto generoso, usuale a palazzo Barbagallo, erano riparati in quel rifugio per sfuggire alla tirannia delle signore e alla loro passione per la conversazione mondana.

    La maggior parte dei presenti, infatti, considerava la bocca un organo da usare con parsimonia, per lo più in presenza di qualcosa da fumare o da mangiare… sempre che non esistessero questioni di provata importanza di cui dibattere.

    Naturalmente, ogni regola ha le sue eccezioni, e anche gli ospiti del Santuario non derogavano da quest'utile massima.

    Il signor Aleardo Bracci, cognato del padrone di casa, a esempio, era impegnato da un po’ a tracciare segni in aria con il cannello della sua pipa. Poiché non fumava, si trovava piuttosto a disagio in quelle riunioni, ma non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo. Era il genere di cose virili che gli uomini facevano –abbandonare le grazie femminili per andare a impuzzolentirsi l'uno l'altro di tabacco, riempirsi di liquore e parlare di cose disgustose, come la caccia, o noiose, come le liti sui confini. Sposato da un anno e padre felice di un moccioso, Aleardo riteneva che il suo posto fosse nello studio, benché col cuore anelasse a essere altrove.

    Tra una tirata e l'altra di pipa, quel giorno si stava discutendo su chi dovesse recarsi nella Capitale per rendere omaggio al nuovo Re, in rappresentanza della ridente cittadina di Fiorina.

    Era stata una triste annata: il vecchio Re Vittorio, Padre della Patria, era morto in gennaio. Il Papa Pio IX, ormai espropriato del suo potere temporale, l'aveva seguito a ruota.

    Il nuovo Re si chiamava Umberto: piuttosto deludente per gli amanti dei nomi doppi, ma tant'era.

    Bisognava contentarsi del materiale che si aveva a disposizione, come diceva cupo l'arciprete, il quale non riusciva a rassegnarsi che il vescovo non gli avesse concesso di andare a Roma per le esequie di Sua Santità. E men che mai avrebbe potuto andarci adesso, visti i difficili rapporti tra Stato e Chiesa.

    C'era di mezzo una faccenda seccante che chiamavano Legge delle Guarentigie, che c'era chi le voleva e chi no, e avevano scomunicato qualcun altro; insomma, una storia noiosissima, a parere di Aleardo. Il quale da parte sua riteneva don Gaetano del tutto inadeguato a un viaggio nella Capitale, Guarentigie o no, e non finiva di stupirsi che qualcuno avesse potuto proporlo per tale missione.

    Il problema era che i soggetti mascolini più adatti erano proprio coloro cui le consorti non avrebbero mai consentito di lasciare la città, a costo della vita. Come il signor Bracci padre, uomo abituato agli usi del mondo grazie a un memorabile viaggio da lui compiuto circa un anno prima e durante il quale, ahimè, si era macchiato di una colpa veniale con una gentildonna polacca. In seguito a ciò, la moglie aveva giurato che piuttosto che lasciarlo partire di nuovo si sarebbe tagliata il naso: affermazione inquietante, provenendo da una signora ancora assai gradevole.

    Io sarei adattissimo,» lasciò cadere il dottor Ferro, la testa avvolta in una nuvola di fumo. Non c'è proprio nulla che mi confonda, a me: non mi metto certo in soggezione per un Re!»

    Di questo, nessuno dubitava; ma era appunto la sua tracotanza che impensieriva i membri di quella sorta di comitato. L'illustre medico era nato lo stesso esatto giorno e anno del Re, e tendeva a considerarlo un segno del cielo. Come assicurarsi che non avrebbe affibbiato una manata sulla schiena dell'augusto personaggio, infarcendo il suo omaggio di qualche strizzata d'occhi di troppo?

    "Bisogna pensarci,» disse Geremia, conte Barbagallo, sfilandosi appena il cannello della pipa dalla bocca.

    Gli altri annuirono con gravità. Aleardo sospirò. Che seccatura essere approdato all'età della ragione virile! Senz'altro nel salotto le signore stavano affrontando qualche simpatico argomento sulla moda di stagione, mentre lui era confinato nello studio, con questi bacucchi uggiosi, a parlare di morti e Guarentigie e chissà cos'altro. Il diavolo se li portasse.

    Ho sentito dire,» pronunciò tutto d'un fiato, come poteva fare solo un uomo che non traeva consolazione dalla pipa, che Casa Sventura ha cambiato proprietario e riaprirà presto i battenti.»

    "Casa Sventura?» ripeté il conte, sollevando un sopracciglio. Si era sistemato così bene in città, piantandoci le radici, che a volte ci si dimenticava che in fondo era arrivato da poco più di un anno.

    È quella palazzina alle spalle di sant'Ubaldo, in via della Discesa,» spiegò l'arciprete. Quella abbandonata.»

    "Oh, quella.» Il conte annuì.

    "Il suo nuovo nome è 'Via Regina Margherita',» precisò il sindaco, agitando il cannello della pipa.

    Don Gaetano strinse le labbra ma non replicò. Dal 1870, da quando cioè i sacrileghi piemontesi erano entrati nella Città Santa defraudando il papa dei suoi diritti divini, l'arciprete aveva deciso di interpretare a modo suo il 'Non licet' papale, il divieto cioè per i cattolici di partecipare alla vita pubblica. E lo faceva tartassando il povero don Vincenzo, in rappresentanza di tutta la scomunicata classe politica di quello stato blasfemo e profanatore.

    È in cattive condizioni, mi sembra,» osservò Geremia. Chi l'ha comprata dovrà sobbarcarsi un mucchio di lavori.»

    Il suo volto adornato da una corta barba bionda si fece scuro. Da mesi Palazzo Barbagallo era sossopra, nel tentativo di adeguare il seicentesco edificio alle necessità di una numerosa famiglia del secolo diciannovesimo bramosa di comodità, e quel travaglio sembrava non veder mai la fine. Perciò si sentiva molto sensibile, riguardo quello specifico argomento.

    In cattive condizioni, sì» disse Aleardo, felice del mutamento di soggetto. Considerando che è disabitata da vent'anni. A causa della maledizione, naturalmente.»

    "Maledizione? Questa è nuova.»

    Macché maledizione!» Don Gaetano, che combatteva una battaglia personale contro la superstizione, ebbe un gesto di stizza. Voi giovani, sempre con queste sciocchezze… "

    Ma, perdonate don Gaetano, è la verità. Perché credete che la chiamino Casa Sventura? Nessuno è mai stato felice, lì dentro. I Della Gensola, che l'hanno costruita, sono stati sempre strana gente, dal primo all'ultimo…

    "Lupi mannari,» confermò il vecchio dottor De Nicotra, annuendo.

    "Lupi mannari?» Osvaldo Scotto, cognato di Aleardo, sbarrò gli occhi. Era un altro nuovo arrivato e, come il conte, all'oscuro delle storie cittadine.

    Sciocchezze!» tuonò il parroco. Proprio voi, don Luigi, un uomo di scienza!»

    "La scienza arriva dove arriva. Come ha detto Aleardo, i Della Gensola sono sempre stati strana gente. Una di loro, il secolo scorso, fu scoperta mentre correva nel bosco tutta nuda agitando rami di frassino. Una strega, ecco cos'era, a convegno con il demonio.»

    Geremia fissò l'anziano dottore, dubitando che li stesse prendendo in giro. Il vecchio briccone, che era anche suo nonno, ne sarebbe stato capace. Ma questa volta sembrava serio. Forse stava diventando senile. Avrebbe dovuto decidersi a smettere di lavorare, e passare tutti i suoi pazienti al più giovane dottor Ferro.

    Una sgualdrina, ecco cos'era,» controbatté il parroco. Se la faceva con metà della guarnigione francese, altro che demonio!»

    Gli uomini risero e don Gaetano si morse la lingua per essersi fatto scappare una simile ammissione. Naturalmente, la nominata signora Della Gensola era morta troppo tempo addietro per essere una sua parrocchiana, ma temeva di aver violato comunque la consegna del silenzio.

    Si raccontava anche questo,» ammise il dottore, con un sorrisino storto che tranquillizzò il nipote sulle sue facoltà mentali. Però, sentite quel vi dico: quale che sia il motivo, nessun Della Gensola si comporterà mai in modo normale.»

    "Verissimo.» Il sindaco confermò con un ampio cenno del capo. Molto tempo addietro era stato fatto segno delle schioppettate di uno di loro, per non aver voluto strappare un certo contratto, e non era cosa che un uomo potesse dimenticare. Soprattutto un sindaco investito delle sue funzioni.

    Sono quasi vent'anni che Casa Sventura non appartiene più ai Della Gensola.» La splendida tracotanza del dottor Ferro apparve per un momento offuscata. Da quando quel pazzo di Ferrante se la giocò ai dadi col generale Laurenti. Non che fosse generale, all'epoca. Si è guadagnato la promozione dopo la presa di Roma.»

    Vedete se la casa non è maledetta?» Il dottor De Nicotra si volse al parroco, ghignando. Antro di scomunicati, di sicuro.»

    "Ma il generale ci ha abitato poco.»

    "Lo credo bene. Non voleva rischiare di lasciarci la pelle.»

    "E chi l'ha comprata?»

    La domanda, rivolta al notaio Patanè, fu seguita da un silenzio pregno di significati. Il notaio, originario della Sicilia, si era trasferito a Fiorina da qualche anno ma continuava a tener fede alle caratteristiche della gente della sua terra. Così strinse le labbra e ci passò sopra due dita unite, a significare che erano sigillate, e neppure una parola avrebbe superato quello sbarramento.

    Aleardo sospirò, deluso. Aveva sperato di aver notizie di prima mano. "Comunque sia, deve trattarsi di un uomo molto coraggioso, per passar sopra a tutte quelle dicerie.»

    Ah, ma non è un uomo!» proruppe il Patanè, rivelando che lo sbarramento non era poi così a prova di bomba. Si tratta di una signora, e che signora, quanto a questo! Un viso, un corpo! Due occhi!» Il notaio fece roteare i suoi in una maniera che allarmò il dottor Ferro, che si aspettava un attacco di convulsioni.

    "Una bella signora!»

    Gli uomini rimossero le pipe dalla bocca e fissarono il notaio, che di nuovo faceva cenno di non poter aggiungere altro, a costo della vita.

    Nello sguardo del signor Virginio Bracci apparve una luce sognante. Una bella signora, e forestiera… Sospirò, per poi riscuotersi virilmente. Tutto questo era acqua passata.

    Ma chissà che n'avrebbe pensato la sua Devota, che le belle forestiere le aveva tanto in antipatia!

    Al contrario di quanto riteneva Aleardo, il salotto poco lontano non risuonava di frivole conversazioni. Le signore avevano difatti occupato la prima parte dell'ora di libertà che gli uomini avevano concesso loro bevendo del tè, bevanda che il conte importava per soddisfare i capricci della sua giovane moglie, e mangiando i deliziosi pasticcini sfornati dalla cuoca dei Barbagallo.

    Se i signori fossero stati presenti, osservò una di loro, probabilmente nessuna signora sarebbe riuscita a assaggiare anche uno solo di quei meravigliosi 'baci di dama'.

    Che terribile cosa, gli appetiti maschili! Molto meglio che se ne stessero rinchiusi nel Santuario di Geremia, come orsi nella tana, a affumicarsi e inebriarsi di alcolici.

    "Loro hanno di queste passioni,» convenne la signora Mariangiola, sorella dell'arciprete. Estrasse dal polsino un fazzoletto immacolato e se lo accostò alle tempie, per uno scopo che nessuna riuscì a decifrare.

    Dopodiché, la conversazione prese a aggirarsi sugli stessi temi toccati nella stanza poco lontano. Chi avesse, cioè, i giusti titoli per recarsi nella Capitale in rappresentanza della popolazione fiorinese.

    A costo di attirarsi il rancore della nuora, la signora Bracci si lanciò in un'accorata perorazione dei meriti del suo primogenito, la cui avvenenza era troppo manifesta per accennarvi, l'intelligenza troppo nota, la cultura perfino eccessiva per essere esibita.

    "E i suoi modi… Non sono esattamente quelli di un uomo di mondo?» chiese, portandosi una mano al petto e sbarrando gli occhi sulla moglie del sindaco, la quale, addormentatasi già quando si dibatteva la questione dei baci di dama, non replicò che con un modesto sbuffo delle labbra.

    Io non permetterò che il mio Aleardo vada a Roma,» la contraddisse la nuora. Il nostro Virginio ha solo due mesi!»

    E a ogni modo, nessuno potrebbe rappresentare Fiorina, o qualsiasi altra città, meglio del mio Geremia,» le rimbeccò Zoe. Avete mai visto un uomo più imponente? Più autoritario? Per non parlare poi dell'esperienza del mondo… Figurarsi, un capitano di nave!»

    Squadroni infernali! Ma se non è neppure fiorinese…

    L'osservazione dell'amica, e moglie del dottor Ferro, indispettì la giovane contessa, che le rivolse un cipiglio da battaglia. "Oh, e invece dovrebbe andarci il tuo Liborio, non è vero?»

    Dio ne guardi!» L'altra si portò una mano al cuore. Non voglio certo diventare vedova alla mia età, e con due figli piccoli.»

    La vecchia contessa si trovò d'accordo. "Dovrebbe andarci Virginio. Non sarebbe la prima volta che porta a buon fine una missione.»

    "Non se ne parla affatto!»

    Sull'onda dell'emozione, la signora Devota si alzò di scatto, trascinando in un turbine la tazzina che la sua vicina, la signora Serafini, tratteneva tra due dita. La delicata porcellana rotolò a terra, innaffiando la gonna dell'ospite, e infrangendosi sul pavimento.

    Questo provocò un gran sommovimento nel salotto, con le signore che correvano da tutte le parti a procurarsi stracci, commentare le possibilità di rappezzare l'oggetto infranto e commiserare la povera Devota per la sua perdita.

    Fu in questo bailamme che la porta si spalancò, non udita, e qualcuno fece il suo ingresso all'interno della stanza.

    "Che significa questo?» tuonò una voce sconosciuta.

    Le signore gridarono, almeno la maggior parte di loro, poi si girarono in direzione del nuovo venuto, che le scrutava con verdi occhi fiammeggianti sotto sopracciglia cespugliose.

    Era un uomo molto alto e molto magro, con spalle larghe da cui gli abiti pendevano come se fossero appartenuti a qualcuno di taglia più florida. I capelli neri ricadevano lunghi e disordinati fino alle spalle e la faccia era ricoperta di una fitta barba pure nera. La testa era nascosta da un cappellaccio alla paesana e gli stivali davano l'impressione di essere di materiale pregiato, ma logorati dall'uso.

    Per completare il quadro, nel braccio destro stringeva in modo poco rassicurante una doppietta dai grilletti armati.

    In seguito, Clarissa Bracci, che era una signorina assai delicata, giurò di non sapere come si fosse trattenuta dallo svenire alla vista di quella creatura selvaggia.

    La creatura selvaggia si stava guardando attorno alla ricerca di qualcuno su cui sfogare la sua collera.

    Voi!» esclamò, puntando un dito in direzione di Zoe, che era nella posizione più avanzata. Dov'è vostro marito?»

    "Oh Zoe, non dirglielo!» gridò Clarissa, coprendosi gli occhi con le mani.

    Che volete da mio marito?» La giovane donna spinse la sua audacia fino a compiere un passo avanti. Se non lo sapete, lui è un conte, e un capitano di mare, e non riceve chiunque abbia la sfrontatezza di chiedere di lui.» E completò l'affermazione sollevando il mento in aria.

    L'uomo la fissò socchiudendo gli occhi. Chi diavolo è vostro marito?» chiese, dopo qualche secondo di contemplazione. E chi diavolo siete voi?»

    Ferita dall'oltraggio fatto al suo Geremia, Zoe arrossì violentemente. "Chi siete voi, piuttosto. Questa è casa mia. Io sono la contessa Barbagallo.» Non sembrava possibile che quel mento potesse innalzarsi ancora di più, ma ci riuscì, con un meritorio sforzo di volontà. Che però non produsse alcun effetto sull'invasore.

    Ah, chi se ne importa,» replicò infatti. Io voglio parlare col sindaco. Dov'è quel farabutto? Dove l'avete messo?»

    Risvegliata da quelle brusche parole, la sindachessa si scosse, emettendo un suono nasale. "Chi, cosa, dove? Chi lo vuole, chi lo desidera?»

    Lo sconosciuto si spostò in modo da prendere visione della donna, grassa e placida, appollaiata nella poltrona come una ranocchia sulla sua foglia di loto. Non appena lo vide, lei lanciò un grido.

    "Sant'Ubaldo proteggimi!» Terrorizzata, si coprì la faccia.

    Dov'è vostro marito?» sbraitò l'uomo, facendo ondeggiare la canna del fucile da caccia. Dov'è quel pezzente figlio di buona donna liberale?»

    La signora Ricci incassò la testa tra le spalle, continuando a gridare.

    "Cosa volete dal sindaco, si può sapere?» si fece avanti Belinda che, come maggiore delle sorelle Bracci, riteneva di dover dire anche lei la sua.

    La replica dell'invasore annichilì le sue speranze di fare da mediatrice. "Non sono affari vostri, donnetta. Mettetevi seduta e state zitta.»

    Nessun uomo aveva mai detto a Belinda di stare zitta e la cosa l'ammutolì sul serio.

    Allora,» proseguì l'altro, fissandole a una a una e facendosi accompagnare dalla canna del fucile. Volete dirmi dove si nasconde quel vigliacco o devo ammazzarvi tutte qui dove vi trovate?»

    Tutte,» sbuffò Zoe, scrollando le spalle. Al massimo, due.»

    Zoe, non mi sembra il momento…

    "Sì, nemmeno a me sembra il momento!» sbraitò l'invasore, accostando la faccia a quella della giovane padrona di casa.

    Un paio di 'Sant'Ubaldo proteggimi' lanciati dalla sindachessa attirò di nuovo la sua attenzione da quella parte. "Volete decidervi a parlare? Badate che vi sparo una palla in mezzo alla fronte!»

    Tremando vistosamente, la donna staccò una mano dalla faccia e, senza sollevare il capo, indicò la porta opposta a quella da cui l'uomo era entrato. L'invasore seguì la direzione, il volto chiuso nella stessa cupa ostilità di prima.

    "BÈ, non potevate dirlo subito?» commentò, con uno sbuffo di disprezzo. Dopo di che attraversò la sala a lunghi passi, sparendo attraverso la porta.

    Sant'Ubaldo, Sant'Ubaldo!» piagnucolò la sindachessa battendo i piedi a terra. Adesso lo ammazza, è venuto per finirlo… Bisogna fare qualcosa, bisogna impedirlo… "

    Tacete, pusillanime,» la sferzò donna Eglantina, afferrando il suo bastone e armeggiando per alzarsi dalla poltrona accanto al camino. Se aveste tenuto la bocca chiusa… "

    "Ma chi era quel… quel satanasso?» chiese Armida Ferro, ritrovando il fiato per la prima volta da quando la porta si era aperta in maniera così inattesa.

    Maria Vergine,» mormorò la moglie di Aleardo, alzandosi in piedi. Si portò una mano ai capelli come faceva sovente, per controllare che non fossero andati da qualche parte in cui non dovevano. Rossi e ricciuti com'erano, era facile che accadesse, e la possibilità la riempiva d'apprensione. Saranno… oh, dieci anni che non lo vedo. Cos'è che l'ha fatto uscire dalla tana?»

    "Ortensia, tu lo conosci?»

    La voce della suocera la fece girare verso di lei, trasognata. Certo che lo conosco,» mormorò. Poi fu colta da un lungo brivido. Gesù Giuseppe e Maria… " Si segnò rapidamente tre volte e, per sicurezza, ci aggiunse un gesto di scongiuro.

    "Insomma, Ortensia! Si può sapere chi è quell'uomo?»

    Come, non lo sapete? Ma è Ferrante Della Gensola…

    Ferrante Della Gensola di…

    "…di Casa Sventura, proprio lui.»

    Ferrante Della Gensola…

    "…il lupo mannaro!»

    "Sant'Ubaldo, proteggici tu!»

    Lo spettacolo cui le signore assistettero quando, angosciate e trafelate, raggiunsero lo studio, aveva tutta l'apparenza di un'esecuzione. Gli uomini erano adunati contro una parete, stretti tra loro, le braccia alte sopra la testa. Di fronte, l'aggressore, che li teneva sotto la mira ondeggiante del fucile a due canne.

    Allora, sindaco,» stava pronunciando in tono beffardo, come vi sentite adesso?»

    Come pe-pensate che dov-vrei sentirmi, pazzo individuo?» balbettò l'altro. So-sono dis-disarmato, ho tes-testimoni!»

    "Nonglisparateinnomeddidio,» esclamò la sindachessa tutto d'un fiato, prima d'accasciarsi su una poltrona.

    Insomma, che diavolo volete?» Geremia stava perdendo la pazienza. Non era la prima volta che gli capitava di essere sotto il tiro di un'arma, ma con tutta quella gente attorno –e Zoe, specialmente- la situazione poteva diventare esplosiva nel senso letterale del termine. Smettetela di giocherellare con quel coso e dite che avete in mente.»

    "E voi chi sareste?»

    "È mio marito, il conte Barbagallo,» rivelò Zoe, alle sue spalle.

    "Ancora voi! Giuro che siete la donna più indisponente che abbia incontrato in vita mia.»

    Geremia non poté evitare di sorridere. Ecco una cosa su cui lui e l'aggressore si trovavano d'accordo.

    Basta storie!» sbraitò quello, rivolgendosi al signor Ricci. Voglio sapere chi ha comprato la mia casa.»

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