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Amore, scrivimi: Gli amori dei Bawden, 1
Amore, scrivimi: Gli amori dei Bawden, 1
Amore, scrivimi: Gli amori dei Bawden, 1
E-book170 pagine2 ore

Amore, scrivimi: Gli amori dei Bawden, 1

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Info su questo ebook

È possibile innamorarsi di un uomo solo perché è un marchese, scrive delle belle lettere e la sua miniatura mostra un viso attraente e penetranti occhi neri? E se lui non fosse chi dice di essere? E se lei non fosse chi dice di essere? Una divertente storia di amori e reciproci inganni sotto il cielo d'Inghilterra.
Chi è questa Miss Emmaline Woodward che, da un oscuro villaggio chiamato Rutherfield, sta intrattenendo un rapporto epistolare con suo zio Felsham? È quello che si chiede Maxwell Bawden, Marchese di Edgerton. Di sicuro una smorfiosa interessata alla sua fortuna, come altre che si sono succedute nei decenni. Stavolta però la faccenda è più pericolosa, perché si tratta di una signorina di buona famiglia e non di una commessa o una cameriera, il genere di fidanzata preferita dallo zio. È necessario che la tresca sia stroncata prima che la situazione precipiti. Arrivato a Rutherfield, Maxwell si scopre al centro di un intreccio più complicato del previsto. Perché, secondo le lettere, il corteggiatore di Miss Emmaline non sarebbe l'anziano Lord Felsham, ma il giovane e attraente Marchese di Edgerton... e cioè, lui stesso. E mentre Miss Emmaline si rivela stranamente non interessata a Max, la sua bella zia Emily sembra di diverso avviso... o lo sarebbe, se non insistesse con ostinazione a cercare di combinare il matrimonio tra il riluttante marchese e la propria altrettanto riluttante nipote.
LinguaItaliano
Data di uscita6 mag 2024
ISBN9788727061238

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    Anteprima del libro

    Amore, scrivimi - Roberta Ciuffi

    Amore, scrivimi

    Immagine di copertina: Shutterstock

    Copyright ©2000, 2024 Roberta Ciuffi and SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788727061238 

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    www.sagaegmont.com

    Saga is a subsidiary of Egmont. Egmont is Denmark’s largest media company and fully owned by the Egmont Foundation, which donates almost 13,4 million euros annually to children in difficult circumstances.

    GLI AMORI DEI BAWDEN

    Amore, scrivimi!

    Amore, baciami!

    Amore, sposami!

    Amore, perdonami!

    Quattro romantiche commedie Regency di amori e inganni

    Marzo 1816 

    Rutherfield, Northamptonshire

    Udendo la porta che si apriva, il proprietario dell’emporio preposto a ufficio postale sollevò lo sguardo dal suo registro. Da sopra gli occhiali, vide una figura di donna avvicinarsi allo sportello. ‘Eccola di nuovo’, pensò, e trattenne un sorriso. Che cosa poteva avere tanto da scrivere, una donna? O meglio, una signora, perché perfino chi non la conosceva non poteva dubitare che ‒ sebbene non portasse una fede all’anulare ‒ quella che stava venendo verso di lui fosse una vera signora.

    Risollevò gli occhiali sul naso e, approfittando che la cliente fosse distratta con qualcosa all’interno della sua borsa di stoffa, la esaminò per bene. Alta e ben fatta, camminava con la risolutezza di una persona sicura di sé, sicuramente aiutata in questo dagli abiti di ottima fattura. Il volto ovale aveva un’espressione seria, ma gli occhi e la bocca sorridevano spesso e con spontaneità. Gli occhi e la bocca erano, in effetti, i suoi tratti più seducenti: celeste chiaro i primi, frangiati di ciglia nere, e grande e carnosa la seconda.

    A volte, quando sorrideva e le labbra svelavano, nello schiudersi, i denti bianchi e regolari, all’impiegato sembrava che il suo cuore avesse un piccolo sussulto.

    In contrasto con la modestia dell’abito, il cappellino a cuffia rivelava una bizzarra decorazione consistente di nastri e piume, una delle quali ricadeva in avanti fino a sfiorarle la guancia sinistra.

    Giunta di fronte allo sportello, la donna sollevò lo sguardo e, come stupita di trovarselo davanti, emise una piccola esclamazione.

    «Mr. Adams, che piacere vedervi! Credevo che intendeste ritirarvi» disse, allungando la mano guantata oltre il banco che li separava.

    Adams sospirò. «Questa era l’idea. Ma quando la famiglia ha bisogno, tocca a noi vecchi continuare a faticare!»

    La donna sollevò un angolo delle labbra in un sorriso ironico e Mr. Adams si chiese preoccupato se pensasse che avesse inteso includerla nella categoria dei vecchi. Prima che potesse allontanare quel sospetto, lei estrasse dalla borsa di stoffa un pacchetto di lettere alto quanto un libro di una certa sostanza e glielo porse.

    «Queste sono da spedire, Mr. Adams. E spero che ci sia qualcosa per me, in arrivo.»

    «Mm…» fece lui, prendendo il pacchetto e girandosi per nascondere l’imbarazzo. Non avrebbe davvero voluto deludere una signorina così gentile. «Non c’è molto per oggi, ma… Ecco, ne è arrivata una! Da Londra. Bella città, dicono.»

    Tornò a girarsi con la lettera nella mano libera e la porse alla donna. Pur confuso per l’involontaria gaffe, notò che la sua espressione si era come trasfigurata. Gli occhi celesti brillavano in modo quasi insostenibile, le guance si erano leggermente arrossate e lei sembrava respirare in modo più affrettato.

    «Sì, infatti» disse, prendendo la lettera con entrambe le mani, quasi temendo che potesse sfuggirle. «Bellissima città.»

    «Ci siete stata per il vostro debutto, vero?»

    «Sì. Molto tempo fa.» La donna fece scorrere i pollici sulla busta, mentre esaminava la scrittura elegante e un po’ ricercata che componeva un nome: Miss E. Woodward.

    Mr. Adams si trattenne a fatica dal chiederle se fosse la lettera che aspettava. Era evidente che, benché ogni nuovo arrivo le facesse piacere, questo gliene procurasse in maniera speciale. Miss Woodward pagò per la lettera ricevuta e quindi, con un augurio alla famiglia, si allontanò frettolosamente.

    L'uomo la guardò andare, con una punta di tristezza nello sguardo. Sospirò. Benché non potesse dirsi anziana, Miss Woodward non era neppure di primo pelo e quella era l’età più pericolosa per una donna nubile. Sperava solo che non si mettesse nei pasticci o non si facesse illusioni. Gli sarebbe dispiaciuto tanto, perché era proprio una cara signorina!

    Emily si allontanò, con la borsa stretta tra le mani come se contesse un borsellino colmo di monete. Cosa che non era, perché, per comprare il suo materiale da scrittura, aveva speso tutta la somma che il fratello le passava settimanalmente. Bisognava dire che quella somma non era molto consistente e tuttavia esauriva completamente la rendita della dote, pure quella esigua, che il padre aveva accantonato per lei. Poiché per una disgraziata circostanza Emily non si era sposata, Bart aveva continuato a gestire la dote all’interno del patrimonio famigliare, dispensandole l’argent de poche che le occorreva per le sue piccole spese.

    Talvolta Emily si chiedeva cosa avrebbe fatto se non avesse avuto neppure quello, e fosse dovuta ricorrere a suo fratello anche per la carta da lettere o l’inchiostro per scrivere. Un’orribile prospettiva. Era già abbastanza umiliante essere una zitella trentenne costretta a vivere della carità dei parenti. Non c’era bisogno, per soprappiù, di dover rendere conto anche delle sue piccole… follie.

    Camminando, si teneva ben accostata alle facciate delle case, per evitare la melma prodotta dalla pioggia della notte che, calpestata dai cavalli e dai carri, si era riversata sui ristretti camminamenti di legno riservati ai pedoni. Era tentata di fermarsi da qualche parte e aprire quella lettera, che da sola sembrava pesare quanto il plico che aveva consegnato al buon Mr. Adams.

    Com’era possibile che una donna della sua età si comportasse in maniera tanto sciocca?

    No , si disse. No , scuotendo la testa in un modo che provocò la curiosità di qualche passante. Non doveva farlo. La lettera doveva restare nella borsa finché non fosse arrivata a casa. Solo allora, nella sicura segretezza della sua stanza, avrebbe potuto correre quel rischio.

    «Miss Woodward, tutto bene?» chiese una robusta donna con un cesto appeso al braccio.

    Emily dovette guardarla per qualche secondo prima di riconoscerla. Era la moglie del verduraio che faceva le consegne a Jessup House. «Sì, Mrs. Jones, tutto bene, grazie» rispose con un sorriso tirato.

    «Ah» fece quella, con aria scettica. «Perché sembrava vi stesse per venire un malanno.»

    «Dev’essere l’umidità. Molto gentile, grazie.»

    Doveva proprio affrettarsi a tornare a casa!

    Anche la cameriera che le aprì la porta la guardò in modo strano, quando le passò davanti per raggiungere la scala che portava al piano superiore.

    «Miss Woodword, volete che vi porti una bella tazza di tè?» le chiese, quasi rincorrendola fino ai primi gradini. «Avete l’aria stanca…»

    «No, grazie, Gracie! Lo prenderò più tardi con mia madre.»

    Nessun altro si fece avanti a fermarla. A Jessup House non c’era l’abitudine di alzarsi molto presto ed Emily ne approfittava per recarsi all’ufficio postale in solitudine, senza chiedere a una delle sue parenti se volesse accompagnarla, come si sarebbe invece sentita obbligata a fare in qualunque altro momento della giornata.

    Nell’attraversare il corridoio sentì il debole richiamo della madre: «Emily? Emily, sei tu?».

    Finse di non aver udito, senza provare alcun senso di colpa. Se le avesse risposto ogni volta, avrebbe finito per trasformarsi nella sua ombra. Mrs. Woodward sembrava non poter fare nulla senza l’intervento della figlia maggiore: dal pettinarsi allo scegliere l’abito adatto a ogni particolare occasione della giornata. Nessuna cameriera riusciva a districare i suoi confusi pensieri e indovinarne i desideri inespressi quanto lei.

    Emily s’infilò in fretta nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Dopo una breve esitazione, diede una mandata di chiave. Meglio provocare un po’ di sconcerto che essere sorpresa nell’empito di un’emozione indecorosa. Si liberò di cappotto e cappello, che gettò con noncuranza sul letto; quindi, sedette allo scrittoio sotto la finestra. Con le mani tremanti spezzò il sigillo di ceralacca, estrasse il foglio di carta color crema e lo dispiegò sul ripiano di legno. Il suo cuore batteva violentemente mentre con gli occhi volava da una frase all’altra senza riuscire a disciplinarsi quanto occorreva per leggere in maniera ordinata.

    Mia cara…

    Vicina al mio cuore…

    Sento di non poter più rinunciare a questi nostri…

    Come vorrei che vi fosse possibile…

    Chiuse le palpebre e trasse un respiro profondo. La lettera era lì di fronte a lei. Il timore che la lunga relazione epistolare fosse arrivata a conclusione si era rivelato infondato. Ora poteva calmarsi e comportarsi da persona sensata. Dischiuse le palpebre e iniziò a leggere. Man mano che le parole le scorrevano sotto gli occhi, le sue labbra si rilassavano in un sorriso incredulo e il lieve tremito che la scuoteva si smorzava. Alla chiusa, emise una piccola risata gioiosa.

    Il vostro devoto Maxwell, che vi adora.

    Con un guizzo che i suoi parenti avrebbero giudicato indecoroso, Emily balzò in piedi ed eseguì un rapido volteggio per la stanza: passi di danza appresi molti anni prima. Quindi, ridendo un po’ affannata, piombò a sedere sul letto. Aveva scritto, aveva scritto! Quei dieci lunghi giorni di silenzio erano terminati. Oh, che paura aveva avuto! Si portò una mano al cuore per udirne il battito, o forse solo per calmarlo.

    Dal giorno in cui il suo fidanzato era morto nel corso di uno sciocco duello, Emily non aveva più provato una simile emozione. Da allora erano passati sette anni e, se guardava indietro, vedeva svolgersi una sequela di lunghi giorni freddi e privi di luce, da cui ogni forma di passione era stata bandita. Il dolore straziante e una rabbiosa ribellione verso quella che le sembrava un’intollerabile ingiustizia del destino l’avevano spinta a rifiutare la possibilità di un nuovo amore, perfino di una simpatia nei confronti di un altro uomo. Tutta la sua vita era racchiusa all’interno di Jessup House, nel sicuro bozzolo dei consolidati rapporti famigliari. Per molto tempo questo le era bastato.

    All’inizio, aveva considerato un sollievo l’essere esclusa dalla necessità di entrare in relazione con l’altro sesso. Nessuno si aspettava che fosse ansiosa di contrarre un nuovo fidanzamento, dopo la disgraziata conclusione del primo, ed erano stati tutti molto indulgenti con lei. Le avevano permesso di seguire le sue inclinazioni, di studiare, di leggere, perfino di viaggiare in compagnia degli zii Clayton, cugini di sua madre che l’avevano sempre trattata come una figlia. Aveva potuto visitare la Francia e raggiungere l’Italia varcando le Alpi a dorso di mulo, come una provetta viaggiatrice.

    A poco a poco, però, le cose erano mutate ed Emily non avrebbe saputo dire quando.

    Suo fratello aveva iniziato a fare delle allusioni. Non era tempo che ricominciasse a vivere? Gli si stringeva il cuore a vederla intenta a ricamare accanto al camino, diceva. «Proprio come una vecchia signora!»

    La cognata le chiedeva se non desiderasse una famiglia sua, una casa tutta per lei. In fondo non era così vecchia come alcuni sembravano pensare. Una donna sui trent’anni poteva facilmente attirare l’interesse di un gentiluomo, un vedovo con figli, per esempio… magari con una piccola menomazione che gli rendesse difficile aspirare a una ragazza più giovane. L’unico difetto che Dorothy considerava insuperabile in un futuro, possibile marito, era una qualunque forma di ristrettezza economica. Chiaro che quella perla di comprensione avrebbe dovuto possedere una rendita sufficiente a mantenere Emily e… forse anche sua madre, in modo che non pesassero ulteriormente sul bilancio di Jessup House.

    Umiliata, Emily aveva tentato di assecondare i disegni del fratello e di sua moglie, ma la faccenda non si era rivelata così semplice com'era parsa agli inizi. Il lungo conflitto che aveva sconvolto l’Europa aveva privato il paese di molti dei suoi uomini e il mercato matrimoniale pullulava di vedove, alcune anche

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