Amore, perdonami: Gli amori dei Bawden, 3
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Cinque anni prima, il fratello maggiore di Lady Elizabeth Bawden le aveva impedito di sposare Lucien, il maestro di ballo francese. Da allora la ragazza non ha più voluto saperne di uomini, tanto che i suoi famigliari la mandano a Rutherfield con dei lontani parenti. E proprio qui, Beth fa la conoscenza del conte Alexander Dimitrov, reduce dalla battaglia di Waterloo. Il conte ha subito diverse ferite, ma la più grave potrebbe essere quella che gli è stata inflitta da una gentildonna inglese...
"Ombre Rosa" è una collana e insieme un viaggio alla riscoperta di un'intera generazione di scrittrici italiane che, tra gli anni Settanta e gli anni Duemila, hanno posto le basi del romanzo rosa italiano contemporaneo. In un'era in cui finalmente si colgono i primi segnali di un processo di legittimazione di un genere letterario svalutato in passato da forti pregiudizi di genere, lo scopo della collana è quello di volgere indietro lo sguardo all'opera di quelle protagoniste nell'ombra che, sole, hanno reso possibile arrivare fino a questo punto, ridando vita alle loro più belle storie d'amore.
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Anteprima del libro
Amore, perdonami - Roberta Ciuffi
Amore, perdonami
Immagine di copertina: Shutterstock
Copyright ©2000, 2023 Roberta Ciuffi and SAGA Egmont
All rights reserved
ISBN: 9788727061276
1st ebook edition
Format: EPUB 3.0
No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.
www.sagaegmont.com
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GLI AMORI DEI BAWDEN
Amore, scrivimi!
Amore, baciami!
Amore, sposami!
Amore, perdonami!
Quattro romantiche commedie Regency di amori e inganni
1
Londra, 1819
Da un basso cielo plumbeo, la neve cadeva lentamente sulle strade di Londra. Non era uno spettacolo raro, ma abbastanza insolito negli ultimi anni da attirare alle finestre capannelli di cameriere e lacchè con i volti rovesciati all'insù. Il brusio delle sale e della hall faceva da contrasto al silenzio della via, dove il consueto traffico di carri e passaggio di persone era momentaneamente cessato.
«Sembra un sogno, vero?» chiese Lady Portia al massiccio figuro che, dietro di lei, le teneva le braccia attorno alla vita.
«Un sogno piuttosto buio» borbottò lui, fissando gli occhi preoccupati sulla strada deserta. «Ci saranno incidenti, oggi. Meglio non uscire.»
«Oh, che deprimente pessimista!» esclamò la signora, girandosi per assestargli sul braccio un colpetto con il ventaglio, strumento che, piovesse o gelasse, non era mai troppo lontano dalle sue mani. «Non sei in grado di apprezzare le bellezze della natura?»
Il figuro, Mr. Obidiah Groombridge, un tempo poliziotto nei Bow Street Runners, quindi investigatore privato e di recente possidente, fissò sulla donna gli occhi leggermente bovini, in cui lei dovette leggere qualcosa che la costrinse a ridacchiare.
«Oh, tu!» disse, con aria maliziosa. E, allungandosi sulle punte dei piedi, gli sussurrò all'orecchio qualcosa che fece ridacchiare lui.
«Sfacciata civetta» replicò l'uomo, con quello che doveva essere un sussurro e che invece distolse molti sguardi dal poetico spettacolo alle finestre.
Una signora robusta vestita di nero, con una tintinnante châtelaine alla vita, passò rapidamente per la hall, richiamando con severità la servitù al suo dovere. I domestici si dispersero per le sale e le scale della vasta magione, residenza londinese del Marchese di Edgerton e della sua famiglia, consistente al momento di una Lady Edgerton, di un piccolo Conte di Merton e di un'ancor più piccola Lady Jane Bawden. Conoscendo le tradizionali doti di fertilità della famiglia Bawden e giudicando dalla riluttanza dei nobili sposi a dormire separati, si supponeva che la casa avrebbe visto altre aggiunte nel futuro.
Quel giorno, la detta famiglia era riunita nella sua totalità nella residenza londinese per festeggiare il battesimo del primo figlio maschio di Lord Edmund Bawden, fratello del marchese. La cerimonia era stata celebrata quella mattina nella chiesa di Saint George dal fratello più giovane, Tristan, che con il suo ingresso nella vita religiosa aveva deciso di rinunciare agli orpelli dell'aristocrazia e farsi chiamare semplicemente Mr. Bawden.
Scivolando come sull'acqua, la governante arrivò in prossimità dell'anziana coppia avvinghiata di fronte alla finestra, oltre la quale si riversavano grossi fiocchi di neve. Tenendo lo sguardo fisso avanti, e con un sangue freddo che i suoi sottoposti osservarono ammirati, superò i due maturi sposini senza dar mostra di averli neppure notati e proseguì in direzione di altri impegnativi compiti.
Negli ultimi anni i numerosi dipendenti della famiglia Bawden avevano spesso avuto modo di osservare sconcertati le strane scelte matrimoniali dei loro datori di lavoro, che, temevano, avrebbero compromesso il loro prestigio davanti ai servitori di altre casate più tradizionaliste. Aveva iniziato lo stesso marchese, fidanzandosi nel giro di pochi giorni con una sconosciuta Miss Woodward di un altrettanto sconosciuto villaggio chiamato Rutherfield e sposandola non appena le convenienze l'avevano consentito. Il secondo caso, ben più grave, aveva visto come protagonista il nuovo Vicario di Edgerton Ridge, quel Tristan Bawden che aveva da poco celebrato il battesimo di suo nipote Thomas. Con un'ingenuità che aveva scandalizzato i domestici, si era fatto raggirare dalla figlia di un locandiere dello stesso villaggio, Rutherfield, al punto da sposarla. E che i due giovani sposi fossero indubbiamente innamorati e al culmine della felicità non diminuiva per nulla il senso d'oltraggio della servitù.
La serie negativa era proseguita con il matrimonio di Lord Edmund ‒ già vedovo di una figlia dell'esercito ‒ con Miss Emmaline Woodward, nipote della marchesa… e, naturalmente, anche lei di Rutherfield.
Quale fosse il mistero di quel villaggio che riusciva a sfornare ragazze che poi trovavano una così alta sistemazione nella vita, era materia dibattuta da anni nelle varie residenze della nobile famiglia.
L'ultimo colpo, benché non inatteso, era stato inferto dal matrimonio tra l'attempata Lady Portia, zia da parte di madre del marchese, e Mr. Obidiah Groombridge, impiegato ‒ assoldato, dicevano alcuni ‒ da Lord Edgerton per controllare gli eccessi amorosi dello zio, Lord Felsham. Evitare, insomma, che l’anziano aristocratico riuscisse infine a impalmare una governante, una commessa di negozio o una ballerina dell'Opera, come stava cercando di fare da una vita.
C'erano cose su cui la servitù poteva sbarrare gli occhi sbalorditi, decidendo poi di perdonare. Altre che facevano gridare all'oltraggio, ma potevano essere giustificate come follie giovanili istigate dalle provocanti arti di una seduttrice di campagna. Ma il matrimonio di una dama dell'aristocrazia con un membro della classe lavoratrice, un commoner… peggio, un poliziotto, era qualcosa di imperdonabile e ogni decente elemento della servitù faceva del suo meglio per ignorarla e fingere che non fosse mai avvenuta.
Tuttavia, né Lady Portia né il suo indegno marito sembravano essersene mai accorti. Anche quel pomeriggio, ignari di essere stati sdegnosamente ignorati da Mrs. Elmett, la governante, seguitarono a tubare per un certo tempo, prima di tornare nel Gran Salon, dove era riunito il resto della famiglia. Che, negli ultimi anni, era divenuto molto più variegato di quanto fosse mai stato nei secoli precedenti. Con i vari matrimoni, erano entrati a far parte della cerchia Bawden elementi che un tempo sarebbero stati fatti passare dalla porta di servizio, se non addirittura da quella dei fornitori.
I Woodward si presentavano come persone abbastanza decenti, soprattutto l'anziana Mrs. Olive, madre di Lady Edgerton, cui si poteva imputare solo una certa leggerezza di cervello dovuta all'età. Suo figlio Bartholomew e la nuora Dorothy, secondo la servitù, conservavano un pizzico di sentore di campagna, ma in società erano in grado, quando serviva, di comportarsi in maniera adeguata. Non che ne frequentassero molta, poiché il loro genero, Lord Edmund, preferiva occuparsi della sua compagnia di navigazione che delle attività mondane un tempo vagheggiate da sua moglie, Lady Emmaline.
Quelli che facevano storcere il naso alla servitù erano i coniugi Maple, Barb e George, genitori di Mrs. Gracie Bawden, moglie del Vicario. I locandieri.
Se costretti a dare un'opinione, alcuni dei domestici avrebbero forse ammesso con riluttanza che l'ostinata resistenza dei coniugi Maple a adeguarsi all'attuale condizione della loro figlia fosse in qualche modo da ammirare. I due non avevano mai cercato di farsi passare per qualcosa di più di ciò che erano. Vestivano in modo dignitoso ma semplice e privo di orpelli. Non si davano arie ma nemmeno strisciavano umili di fronte alle eccellenze con cui si erano ritrovati imparentati. Soprattutto Mrs. Barb non era donna che desse l'idea di aver mai strisciato umile di fronte a chiunque. Loro si limitavano a partecipare ad alcune delle cerimonie della famiglia in cui la loro figlia si era ‒ fortuitamente e molto furbescamente ‒ introdotta, per poi tornarsene alla loro vita, in quell'oscuro Rutherfield creatore di belle e fortunate ragazze. E alla loro ancora più oscura locanda.
C'era tanta dignità ma anche tanta arroganza in questo comportamento, che la servitù non sapeva ancora decidersi se esserne ammirata o indignata.
Del tutto indifferente alle opinioni che il mondo intero poteva avere di lei, Barb Maple in quel momento era solo interessata a esaminare gli abiti e gli atteggiamenti degli ospiti che affollavano il Gran Salon. Erano per lo più parenti tra loro, alcuni molto alla lontana, attirati non soltanto dall'evento festoso ma anche dalla curiosità di verificare se quei nuovi congiunti di cui si era tanto sentito parlare fossero davvero pittoreschi come si diceva. Il che, pensava Barb, la sollevava dal sentirsi maleducata nello scrutarli a sua volta. Giornate come quella le fornivano mesi di argomenti di conversazione con le altre dame di Rutherfield, che, da quando la sua Gracie si era sposata così in alto, la tenevano molto più in considerazione che nel passato. Essere poi diventata quella che portava notizie sulle mode di Londra e sui comportamenti degli aristocratici signori cui era imparentata, era davvero uno spasso, senza contare che aveva notevolmente aumentato gli affari della locanda.
Mrs. Dorothy Woodward, che avrebbe potuto contenderle quello scettro, non era però alla stessa altezza come narratrice. Inoltre, essendo sua cognata e sua figlia assurte a tali altezze di dignità sposando un marchese e il fratello di un marchese, adesso sdegnava di parlare con chi non considerava al suo livello. E cioè, in pratica, con chiunque.
Seduta nel suo angolo tranquillo, con la vecchia Mrs. Woodward accanto che blaterava piano di come preparare un certo minestrone per sua figlia Jane ‒ morta da anni ‒ Barb Maple osservò l'ingresso di Lady Portia e di suo marito, un omone baffuto che faceva tremare i polsi a parecchie signore e anche ad alcuni signori. Barb sorrise, annuendo al cenno della dama. Una buona coppia. Forse unica in tutta la sala, lei approvava. Era facile vedere quando un uomo e una donna erano fatti l'uno per l'altra. C'era una sorta di aura attorno a loro che rendeva l'aria più leggera e il respiro più facile. Lord e Lady Edgerton erano una coppia così. E anche sua figlia e il caro Tristan. E altri, in quella sala. Quei Bawden potevano essere considerati pazzi dal resto del mondo, ma sapevano come si amava.
Continuò a girare lo sguardo attorno. Lord Edmund e Miss Emmaline (con tutta la buona volontà non le riusciva proprio di pensare a lei come a Lady Edmund Bawden!) stavano accanto alla finestra ad ammirare la nevicata. Suo marito George era immerso in un'animata conversazione con Lord Felsham. Dai loro gesti esagerati, suppose che parlassero di caccia. Barb fece scorrere gli occhi lungo la sala.
Accanto a una finestra dai pesanti tendaggi tirati c'era una figura di donna, alta e snella. Anche lei fissava lo sguardo verso il cielo, ai grossi, pesanti fiocchi di neve, ma la sua espressione non rivelava alcuna gioia. Il volto affilato e pallido sembrava concentrato su un pensiero triste. Le mani, strette sul davanti dell'abito, tremavano leggermente, come in preda a una grande tensione.
Barb si alzò, senza scusarsi con Mrs. Woodward. L'anziana signora non se ne accorse, continuando l'elenco degli ingredienti di quel magnifico minestrone così rinvigorente. Attraversando la sala, Barb raggiunse un piccolo sofà su cui sedeva Lady Portia, porgendo un orecchio infastidito a un'elegante signora di mezza età che sembrava recriminare per qualcosa.
«C'è un po' di posto per me?» chiese.
La signora elegante si zittì di colpo, sbarrando su di lei due occhi quasi spaventati.
«Ma certo, cara Mrs. Maple» replicò Lady Portia, battendo sul sedile tra sé e la sua vicina. «Venite a farci compagnia.»
Barb si accomodò, dimenandosi