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La bottega dei sogni
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E-book319 pagine3 ore

La bottega dei sogni

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Info su questo ebook

Nora, Ross e Penny si rincontrano dopo anni davanti alla polverosa vetrina di una piccola libreria sul Lago Maggiore, grazie alla quale le loro vite - e i loro amori - tornano a intrecciarsi irrimediabilmente. E così, tra libri e sogni, i loro cuori ricominciano a battere all'unisono, grazie alla forza invincibile dell'amicizia.
"Ombre Rosa" è una collana e insieme un viaggio alla riscoperta di un'intera generazione di scrittrici italiane che, tra gli anni Settanta e gli anni Duemila, hanno posto le basi del romanzo rosa italiano contemporaneo. In un'era in cui finalmente si colgono i primi segnali di un processo di legittimazione di un genere letterario svalutato in passato da forti pregiudizi di genere, lo scopo della collana è quello di volgere indietro lo sguardo all'opera di quelle protagoniste nell'ombra che, sole, hanno reso possibile arrivare fino a questo punto, ridando vita alle loro più belle storie d'amore.
LinguaItaliano
Data di uscita13 mag 2024
ISBN9788727110677

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    Anteprima del libro

    La bottega dei sogni - Mariangela Camocardi

    Mariangela Camocardi

    La bottega dei sogni

    SAGA Egmont

    La bottega dei sogni

    Cover image: MidJourney

    Copyright ©2017, 2024 Mariangela Camocardi and SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788727110677 

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    www.sagaegmont.com

    Saga is a subsidiary of Egmont. Egmont is Denmark’s largest media company and fully owned by the Egmont Foundation, which donates almost 13,4 million euros annually to children in difficult circumstances.

    La bottega dei sogni

    10 

    11 

    12 

    Epilogo

    Ringraziamenti

    Ross esitò sul marciapiede, dopo essere scesa dal vagone.

    D’istinto inspirò a fondo. Le persone intorno sciamavano verso l’uscita, incrociando chi era in partenza per Domodossola e la vicina Svizzera. La stazione di Stresa non era cambiata, constatò con una certa emozione. L’aria frizzante profumava di terra lavata di recente dalla pioggia e sulle cime delle montagne restava ancora un cappuccio di neve.

    Trasalì al fischio del capotreno; mentre il Cisalpino ripartiva lentamente per la sua destinazione, si riscosse e puntò sul deposito bagagli per lasciare il trolley in custodia.

    Pochi minuti dopo sbucò sullo spiazzo esterno e scartò l’idea di chiamare uno dei taxi posteggiati davanti all’ingresso. Il centro città non era distante e l’attirava fare due passi. L’inverno era agli sgoccioli e con quel fantastico panorama sotto gli occhi ne valeva la pena. Annodata la sciarpa, tirò su la zip del piumino e si avviò. Un pallido sole era sospeso sulla superficie del lago, ma le sembrò privo di calore. Esattamente come il mio cuore, pensò, avvertendo il solito retrogusto di amarezza in gola.

    Anche se erano quasi le tredici, non aveva fretta di imbarcarsi per l’Isola. Prima aveva bisogno di uno spuntino e, più tardi, avrebbe verificato se la libreria era realmente un rudere fatiscente, come le aveva annunciato il notaio. Non valeva la pena di fare altro finché Nora e Penny non l’avessero raggiunta. Inoltre, per quanto la riguardava, voleva affrontare quell’inatteso ritorno al passato a piccoli, misurati sorsi. Ross ammise di non riuscire a immaginare l’amata Bottega dei sogni ridotta in pessimo stato. Il notaio Bassi, esecutore testamentario di Marvina, consegnandole le chiavi l’aveva informata in modo impersonale che la libreria era un disastro.

    Un disastro? aveva ripetuto incredula. Come può essere?

    La defunta signora Donati fu costretta a chiudere non appena i problemi di salute si aggravarono, e da allora nessuno è più entrato in quei locali. Era sola e senza parenti e occuparsi della libreria era diventato impossibile per lei. A quell’età si va in pensione, d’altronde. Disapprovante e arcigno, l’acido commento di Bassi l’aveva dissuasa dal chiedere ulteriori dettagli a qualcuno che non voleva perdere troppo tempo con quella faccenda.

    Ross venne assalita dal rimorso. Negli ultimi tre anni non aveva fatto una sola telefonata a Marvina, neppure per un fuggevole scambio di saluti. L’Italia la vedeva solo in tivù da che si era sposata, figurarsi l’Isola e chi ci abitava. Si rammaricò di aver trascurato un’amica che le aveva voluto bene. Non per cattiva volontà: per svariati motivi, la voglia di riabbracciare l’anziana Marvina era stata via via subordinata a priorità più pressanti, come capita sempre in casi simili. La lontananza, gli impegni quotidiani, le giornate che volano e, prima di quanto si vorrebbe, è subito sera. Certo, lei era stata indubbiamente latitante nei confronti di Marvina, ma non per mancanza di affetto: era il destino a determinare quel genere di prolungate assenze, trascinando le persone in percorsi del tutto imprevedibili.

    Forse quel Bassi, campione di antipatia alla mega valenza, esagerava, si disse, percorrendo la discesa che portava al lungolago. Dio solo sapeva con quale maniacale attenzione Marvina si fosse dedicata a quei locali pieni di libri, e le faceva male apprendere che il negozio era in un terribile stato di abbandono. Per Ross, Penny e Nora, che all’epoca si riunivano lì quasi ogni pomeriggio, la bottega era un luogo assolutamente speciale.

    Questa è la vita e non è il caso di farne un dramma, pensò ancora, lo sguardo che indugiava sull’Isola Bella che si stagliava come un cammeo contro il cielo terso. No, non era un dramma ma era molto dispiaciuta di non aver rivisto Marvina, soprattutto perché la donna non si era dimenticata di loro. E ora che cosa dovevano farne di quell’eredità? Ross non avrebbe voluto affidare la bottega a mani estranee, ma c’era un’alternativa? La sola idea di privarsene le suscitava un istintivo rifiuto, facendola sentire infame e ingrata, benché fosse un atto obbligato. Respirò a fondo, tentando di scacciare la sensazione di sconfitta che provava. Si rese altresì conto che rimettere piede sull’Isola sarebbe stato destabilizzante, dopo anni trascorsi altrove. Su quel limitato lembo di terra circondato dall’acqua era rimasta la pelle dismessa della Rossella che lei era stata prima di andarsene, e non era cosa da poco riappropriarsi di quella fase della giovinezza in cui i sogni erano stati il motore che la spingeva verso un futuro del tutto inesplorato. Per carattere Ross si abbandonava raramente ai rimpianti, eppure la felicità di allora, contraddistinta dalla spensieratezza e dalla pazza allegria di tre amiche inseparabili, adesso le apparivano stranamente irreali. Scontenta per aver ceduto a quelle sfocate reminiscenze, si accese una sigaretta.

    Imbruniva presto e Ross non intendeva trattenersi oltre l’indispensabile sull’Isola, nel corso del pomeriggio. Non era disposta a infierire sui ricordi con un sopralluogo accurato. Ovviamente si era organizzata per restare in zona, finché la sua presenza era necessaria, prenotando una stanza al B &B Magnolia con booking. Che fretta c’era di rientrare a casa? Il monolocale in cui viveva, in un anonimo condominio alla periferia di Legnano, rasentava lo squallore. Tuttora stentava ad ambientarsi.

    Voglio occuparmi delle formalità con calma, cercando di rilassarmi si ripromise, sbirciando nei ristoranti che si alternavano su quel lato della via. Le era venuto appetito ma non voleva entrare in un locale chic corredato di maître e master chef blasonato come quelli che la tivù reclamizzava. Uno spuntino era più che adeguato alle sue esigenze, per cui scartò un’affollata pizzeria Bella Napoli, e poi un McDonald gremito di scatenati studenti in pausa pranzo.

    E se avesse invece optato per un toast in qualche bar? Girato l’angolo, si fermò di colpo, colpita da un’insegna sulla quale, a caratteri cubitali, c’era scritto STUZZICHEROSMANIA.

    «Eros?» mormorò divertita.

    Esaminando la facciata, tentò di indovinare quali specialità si potessero degustare lì dentro, ma desistette subito. Il fattore sorpresa la intrigava da matti. Si specchiò nella vetrina di una cristalleria Swarovski prima di infilarsi nel locale. Il piumino rosso si armonizzava con il biondo dei capelli dal taglio scalato e l’incarnato chiaro del viso. Era caldo, leggero, elegante e se lo era accaparrato a un costo irrisorio durante i saldi. Riportando gli occhi sulla stuzzicheria, Ross sorrise. La sola idea di avere un’ampia scelta di golosità le faceva venire l’acquolina in bocca. Per una con un debole per gli antipasti era il posto giusto.

    L’interno era accogliente e funzionale: tinte pastello alle pareti, tovaglie zafferano e scintillanti globi di cristallo sui tavoli, con romantiche candele da accendere magari a cena. I clienti apparivano a loro agio e sembravano apprezzare i piatti che avevano ordinato. Notò stupita che in prevalenza si trattava di signore. Il brusio delle voci era discreto e dal buffet si spandeva un invitante profumino di cose buone. Chi gradiva assaggi multipli delle vivande esposte, aveva solo l’imbarazzo della scelta. Invasa dal languore, Ross ammiccò alla slanciata cameriera dalla minigonna mozzafiato che si era avvicinata con un sensuale ancheggiare dei fianchi.

    «Esiste un perché sull’eros dell’insegna, immagino» esordì, sfilandosi il soprabito.

    «Ovviamente.» Sul viso lentigginoso della ragazza guizzò un sorriso malizioso, mentre l’accompagnava a un tavolo libero.

    «Sono ansiosa di scoprire quale.»

    «Il menù mi sembra esplicito.»

    Lei aprì la lista e, prima di leggere l’elenco delle pietanze, osservò la sala affollata: la qualità culinaria del locale era garantita dagli avventori. Al tavolo vicino una coppia di fidanzati stava brindando a chissà quale felice evento con lattine di Coca-Cola, invece dello spumante.

    «Allora, che piatto mi consiglia a base di eros?» scherzò, spostando l’attenzione sulla cameriera in attesa.

    «Non saprei che dire, signora. Serviamo specialità particolari, e tutte assolutamente gradite dalla nostra clientela.»

    «Cioè?»

    «Cucina afrodisiaca» spiegò compiaciuta la ragazza.

    «Caspita, è la prima volta che mi imbatto in un ristorante del genere, lo confesso.»

    «Lo chef è un creativo fantastico, sa?»

    «Devo preoccuparmi?»

    «E di che?» La cameriera sembrava sconcertata.

    «Non sono affatto portata per le specialità esotiche a base di larve, insetti o locuste.»

    «Qui allo Stuzzicherosmania si servono delizie per palati raffinati, mi creda. Può anche ordinare un menù tradizionale, se preferisce accontentarsi di quelli

    «Davvero c’è chi osa mostrarsi così banale da preferire un risotto alla milanese?» ironizzò lei.

    «Succede a volte, senza neppure sognarsi a cosa rinunciano!»

    «Nel mondo ci sono dei veri incompetenti.»

    «Già. Cosa prende, quindi?» L’altra aveva estratto notes e biro.

    Lei smise di gingillarsi oltre e optò per i gamberoni a  la vie en rose,con un buon verdicchiocon cui innaffiarli; e dato che al dolce non rinunciava mai, prese anche il dessert: chips di biscotti alle mandorle.

    Eclissata la cameriera, fece saettare gli occhi sugli innamorati limitrofi. La lei aveva un vistoso tatuaggio sul collo e stava srotolando una piccola pergamena. Il lui sembrò estasiato quando la ragazza ne lesse il contenuto, guardandola adorante.

    Saranno una specie di dolcetti della fortuna come quelli cinesi, ipotizzò Ross, distogliendo lo sguardo per non mostrarsi invadente. I baci perugina hanno fatto scuola e i ristoratori inventano di tutto per allettare la clientela, rifletté ancora. L’arrivo dei gamberi, cosparsi di una abbondante salsa tipo pesto, la distrasse da qualsiasi cosa escludesse l’assaggio immediato di quel piatto. L’aroma era delizioso e il sapore non fu da meno. Era piacevole da guardare, oltretutto, perché il cibo era molto coreografico e invitante, con quei colori in contrasto tra loro. Assaporò lentamente ogni boccone.

    Quando la cameriera dalla chioma fucsia le chiese se il cibo era di suo gusto, Ross la pregò di esprimere i suoi complimenti al cuoco.

    Alla fine, soddisfatta e quasi sazia, si scoprì impaziente di concludere il pasto con il dessert. Con sua sorpresa, vide lo chef spuntare dalla cucina e avanzare nella sua direzione. Reggeva le chips alle mandorle in una mano e un bocciolo di rosa rossa nell’altra.

    «Buongiorno e benvenuta nella mia stuzzicheria» esordì lui, servendole con un gesto disinvolto il dolce.

    «Grazie. Sono la milionesima cliente del ristorante?» Lei accettò il fiore che lo chef le tendeva. Era senza spine e c’era una pergamena legata al gambo con un nastrino rosso, del tutto identica a quella che la vicina di tavolo aveva letto e gradito insieme al fidanzato poc’anzi.

    «Mi piace omaggiare personalmente una bella donna che tra tanti altri locali ha preferito il mio, ecco tutto.»

    «Davvero?»

    «La prima volta allo Stuzzicheros deve essere indimenticabile.»

    «Sbaglio o la clientela femminile è in esubero?»

    «Sì, e non mi dispiace affatto.»

    «Avrà il suo bel daffare.» La battuta le venne spontanea, ma poi arrossì per come lui la stava valutando. Era in jeans e blusa da cuoco, e sui capelli biondo scuro portava una bandana che gli conferiva un aspetto da corsaro. Dietro la prestanza fisica si intuiva una sensualità che doveva suscitare un certo impatto sulle donne.

    «Sarei un ingrato se mi lagnassi del lavoro extra che il tam-tam della gente mi procura.» L’uomo si sbarazzò della bandana e sedette di fronte a lei. La volontà di approfondire l’approccio era inequivocabile.

    «Ne sono certa, Paolo. O dovrei chiamarti Bill?»

    La fissò con aperta perplessità. «Ci siamo già incontrati?»

    «Sì, anche se sono passati secoli da allora.»

    «Tuttavia tu mi hai riconosciuto e io no. Dove e quando?»

    «Sull’Isola, rammenti? Quella tua cicatrice sul mento è inconfondibile. Ci scherzavamo perché era sputata a quella di Indiana Jones.»

    «Ross!» Sul suo viso affiorò la genuina emozione di chi è felicemente sorpreso di rivedere una cara amica dopo tanto tempo, e anche un comico disappunto per l’involontaria gaffe.

    «Già, proprio io, Paolo, la più scatenata di quella banda di pesti sempre pronte a combinare qualche tiro mancino.»

    Lui le strinse la mano, scrutandola incredulo. «Ti sei fatta bionda, e sei più bella di come ricordavo.»

    «Non è che vuoi provarci anche con me…?»

    Lui rise e le strizzò l’occhio. «Sei impegnata?»

    «No, e tu?»

    «Libero come il vento. Sapevi che la stuzzicheria era mia o è stato un caso entrare qui dentro?»

    «Un caso. È da molto che lo hai aperto?»

    «Un paio d’anni e gli affari prosperano.»

    «Ci sai fare, eh?»

    «È un lavoro interessante. Ma dimmi, cosa ti porta sul lago? Marvina mi aveva raccontato che ti eri sposata e che vivevi all’estero.»

    «Ho abitato a Dublino e a Londra, ma dopo il divorzio da Giorgio sono tornata in Italia.»

    «Incompatibilità di carattere?»

    «Sì, possiamo definirlo così.» Ross non era disposta a dire altro e partì all’attacco del dolce.

    «Dall’espressione direi che ti piace.»

    «Divino, a dir poco.»

    «Grazie!»

    «Un uomo che cucina così sarebbe un marito perfetto, se solo tu fossi il mio tipo.»

    «Hai avuto figli, Ross?»

    «No.»

    «Una fortuna quando due si separano. Posso chiederti cosa ti porta a Stresa, Ross?»

    «Abbiamo ereditato la bottega di Marvina.»

    Lui smise di sorridere. «Abbiamo?»

    «Nora, Penny e io. Domani ci incontriamo sull’Isola.»

    «Domani?»

    In quel momento i due fidanzati si alzarono e si diressero alla cassa. Lui li guardò con la fronte corrugata.

    «Che hai, Paolo?»

    «Pensavo a Marvina…» fece una pausa e abbozzò una smorfia. «Non hai idea dei sacrifici che quella povera donna ha affrontato per salvare la libreria, diventata un peso gravoso per essere gestita da una vecchia dama fragile sognatrice qual era lei.»

    Ross annuì. «Il notaio mi ha anticipato che la bottega è in uno stato di trascuratezza non indifferente.»

    «Già. L’estate scorsa mi capitò di fare un giro sull’Isola e andai a darci un’occhiata. Temo ci resterete male anche voi. Volete riaprirla?»

    «Riaprirla? Intendiamo venderla, Paolo.»

    «Suppongo che l’eredità di Marvina non possa stravolgere le vostre esistenze. Tutte e tre avrete altri impegni professionali…»

    «In realtà sono più Nora e Penny che vogliono sbarazzarsene.»

    «Tu no?»

    «Sto riflettendo sul da farsi. Come dicevo, ci siamo date appuntamento per domani.»

    «Sarei felice di riabbracciare anche loro due. Siete rimaste in contatto o vi siete perse di vista?»

    «Ci siamo perse di vista, purtroppo… la vita funziona a modo suo, più che al nostro.»

    «Hai ragione, si è soggetti ai capricci del destino e non possiamo farci nulla» convenne l’uomo. «Senti, ti va un espresso?»

    «Volentieri.»

    Lui fece un cenno alla cameriera che stava sparecchiando il tavolo dei fidanzati, indicandole la macchina del caffè. L’altra scattò con efficienza e cinque minuti dopo lo servì caldo fragrante a Ross, che la ringraziò.

    «Eravate amiche inseparabili» proseguì Paolo. «Tra i ricordi migliori che conservo ci sono le meravigliose estati che trascorsi sull’Isola con voi tre e con la cara, insostituibile Marvina.»

    Lei posò la tazza. «Tu e Nora eravate affiatati come colombi.»

    «Capita con la prima cotta.»

    «Quanto vi invidiavamo io e Penelope.»

    «Uno per tutti e tutti per i libri, rammenti, Ross?»

    «Come potrei aver scordato la nostra parola d’ordine?» Nella voce di lei echeggiò una nota nostalgica.

    «Dov’è finita Nora? E Penny?»

    «Nora vive in Trentino e Penny in un paese di questi dintorni. Ci siamo sentite soltanto per telefono, ma presto ci racconteremo tutto.»

    «Vi andrebbe di cenare qui, domani sera? Mi piacerebbe rivedere anche loro due, credi sia possibile?»

    «Se saranno d’accordo, perché no?»

    «Aspetta un attimo!» Lui andò a prendere una brochure del locale e vi segnò un numero di cellulare. «Chiamami per confermare.»

    «Sicuramente.»

    «Sarà una bella rimpatriata, Ross.»

    Gli sorrise. Nora era stata il suo primo amore ma Bill era affezionato, e molto, anche a lei e Penny, e viceversa. Le pareva di buon auspicio essersi imbattuta in lui appena era arrivata a Stresa. Parlarono ancora un po’, finché per un problema che richiedeva la presenza dello chef in cucina, Paolo fu costretto a prendere congedo.

    Ross non si attardò oltre nello Stuzzicheros e si avviò all’imbarcadero. Nella sua mente si alternarono flashback della loro adolescenza, e alcuni episodi erano così spassosi da farla ridacchiare. D’improvviso ricordò la pergamena che aveva riposto nella borsa, mentre conversava con l’amico ritrovato. Però la srotolò solo quando fu a bordo del battello.

    La lesse e incominciò a ridere.

    «Ehi, Pierre, hai dato un’occhiata al Corriere?»

    «No, perché?» Lui dovette esercitare un certo sforzo per riuscire a spostare l’attenzione dallo schermo del notebook all’amico Lucio, i cui neri occhi da scugnizzo verace lo fissavano dal bordo del quotidiano.

    «Be’, faresti meglio a guardare da te.»

    «Lucio, circa la cronaca, specialmente quella nera, non mi pare occorra un ripasso a nessuno di noi due.»

    «Okay, ma vorrei che lo facessi ugualmente.»

    Pierre sbuffò. «Sto impazzendo su un file che è un incubo a occhi aperti e non voglio perdere la concentrazione.»

    «Guagliò, essere ligi al dovere va bene, ma una pausa te la puoi anche prendere» lo ammonì Lucio in tono leggero.

    «Un break ci starebbe pure, se tu non mi distraessi continuamente. Lo sai che per me l’informatica è un rompicapo.»

    «Per come ti applichi, l’esame lo passi di sicuro.»

    «Tu fai tutto facile!»

    «A volte sei una rottura di palle, Pierre.»

    «Dici? Non ti passa per la testa che il programma che sto cercando di capire richiede attenzione?»

    «Uh, Maronn, guarda giù!» L’altro gesticolò in modo eloquente.

    «Invece di fare la vittima, dovresti tenerti aggiornato quanto me, Lucio. Casomai l’avessi dimenticato, tutto diventa multimediale.»

    «A smanettare con il pc siamo tutti capaci, dai, senza essere perfezionisti fino alla maniacalità. Dovrei forse trasformarmi in un clone del Catarella di Montalbano? Ma manco per niente!»

    Pierre diede le spalle al monitor e si girò verso l’amico. «Se vuoi stare al passo con la tecnologia, qualunque sia il settore in cui operi, devi fare i conti con il computer: è lui che ti connette con il mondo.»

    «Be’, credimi, io uso sistemi altrettanto efficaci per connettermi con il pianeta» ridacchiò l’altro, e con espressione allusiva accennò alla sinuosa pin up che, con nient’altro addosso che la sua pelle, gli sorrideva sensuale da un calendario per soli uomini appeso alla parete. I due coabitavano in un alloggio da scapoli e Lucio non si faceva mancare quel genere di amenità. Li chiamava lustraocchi.

    «Perché non prendi mai nulla sul serio, Lucio?»

    «Il mio modo di prendere la vita è questo, senza farmi condizionare dalle mode o da ciò che mi interessa poco. Quanto alla tua fissazione per Internet e il web, mi rendo conto che non rinunci all’idea di dimetterti dalla Polizia, appena possibile, per creare un’agenzia investigativa, caro il mio tenente Colombo. Ci tieni veramente tanto, eh?»

    Pierre abbozzò una smorfia. «Prima di sbronzarmi, semmai ci sarà una prossima volta, mi accerterò che tu non sia nelle vicinanze.»

    Lucio fece una risata. «Sapevi di diventare così loquace quando alzi il gomito? Hai chiacchierato a ruota libera per ore.»

    «Mi è successo solo in un paio di occasioni di eccedere nel bere… sai, gli addii al celibato e roba simile, e se nel durante ho ecceduto nei bla bla come un idiota, dopo non mi ricordo affatto. Non rammento di averlo fatto neppure con te, figurati.»

    «Con tutto il rispetto che posso avere per i sogni altrui, e il tuo non è certo irrealizzabile, preferisco volare più rasoterra.»

    «Perché non mi ascolti, Lucio? Aprire un’agenzia investigativa quando si pratica il mestiere come facciamo tu e io, rappresenta una garanzia per i clienti che si rivolgeranno a noi. Chiediamo le autorizzazioni per svolgere indagini dal Ministero dell’Interno, e ti accorgerai se ne vale la pena o no, fidati di me.»

    «Dovrei ridurmi a indagare sulle corna di mariti e mogli che sfruttano l’infedeltà per prosciugare il conto corrente del coniuge? Preferisco andare avanti così, da modesto servitore dello Stato.»

    «Però per poter mandare una parte dello stipendio alla tua famiglia sei obbligato a dividere l’affitto di questo appartamento con un coinquilino, sennò non ce la fai a campare. Stai aiutando tuo fratello a prendere la laurea e dai anche una mano ai tuoi vecchi.»

    «Loro hanno una pensione da fame.»

    «Encomiabile, ed è per questo che insisto. Con un’attività tutta nostra potresti contribuire in maniera più sostanziosa.»

    «Non ne sono troppo convinto.»

    «Potresti prendere un periodo di aspettativa e guardare da te se le cose funzionano, Lucio. Specializzarmi in investigazioni informatiche significa acquisire competenze specifiche per operare da professionista nel campo delle comunicazioni. La telematica si svilupperà come neppure immagini… computer, cellulari…»

    «Settori in cui il sottoscritto è una frana.»

    «Per le indagini informatiche possiamo organizzarci in un secondo tempo, se è questo a preoccuparti. Non esistono solo mogli e mariti traditi che si rivolgono alle agenzie. Ci sono aziende soggette a illeciti di ogni tipo e la disonestà impera. Parliamo di collaboratori e soci, di furti di importanti brevetti, di storno di clientela, eccetera. Un investigatore privato raccoglie prove per documentare in giudizio tutto questo e tu e io siamo capaci di potercene occupare, e bene anche.»

    «Okay, okay. Ci penserò» tagliò corto l’amico.

    «Cosa volevi mostrarmi sul Corriere?»

    «Be’, hanno dedicato una pagina all’uomo misterioso, un vero eroe lo definisce il giornalista, che con prontezza ha salvato una bambina che stava soffocando per una caramella gommosa inghiottita intera.»

    «Ah, quello?»

    «La madre ringrazia pubblicamente lo sconosciuto cui deve la vita della figlia e gli chiede di farsi avanti, rivelando la sua identità.»

    «Non ci penso proprio!»

    «Fornisce addirittura una descrizione e devo dire che, conoscendoti, è assolutamente somigliante.»

    Pierre fece un gesto infastidito. «Mi sono limitato a mettere in pratica le nozioni di pronto soccorso per soffocamento. Questo è tutto.»

    «Il Corriere sostiene che l’asfissia era in atto da diversi minuti, e che la piccola era praticamente andata.»

    «In effetti era cianotica per la mancanza di aria nei polmoni… la madre era paralizzata dal panico e le persone intorno

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