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Amore, sposami: Gli amori dei Bawden, 4
Amore, sposami: Gli amori dei Bawden, 4
Amore, sposami: Gli amori dei Bawden, 4
E-book151 pagine1 ora

Amore, sposami: Gli amori dei Bawden, 4

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Info su questo ebook

Dopo tre anni passati in mare, Edmund Bawden torna a Edgerton Ridge, la casa da cui è fuggito in seguito a una tempestosa lite con il fratello maggiore. E qui il nuovo capo delle scuderie lo scambia per lo stalliere che sta aspettando. Non sentendosi ancora pronto ad affrontare la sua famiglia, Edmund decide di non svelare l'equivoco.
Sono cambiate molte cose tra cui l'arrivo della graziosa Miss Emmaline che dopo due stagioni londinesi non ha ancora trovato il gentiluomo in grado di farle battere il cuore. Ma dove un gentiluomo non è riuscito, forse potrebbe farlo un rude e brusco vicecapo di scuderia.
"Ombre Rosa" è una collana e insieme un viaggio alla riscoperta di un'intera generazione di scrittrici italiane che, tra gli anni Settanta e gli anni Duemila, hanno posto le basi del romanzo rosa italiano contemporaneo. In un'era in cui finalmente si colgono i primi segnali di un processo di legittimazione di un genere letterario svalutato in passato da forti pregiudizi di genere, lo scopo della collana è quello di volgere indietro lo sguardo all'opera di quelle protagoniste nell'ombra che, sole, hanno reso possibile arrivare fino a questo punto, ridando vita alle loro più belle storie d'amore.
LinguaItaliano
Data di uscita27 mag 2024
ISBN9788727061290
Amore, sposami: Gli amori dei Bawden, 4

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    Anteprima del libro

    Amore, sposami - Roberta Ciuffi

    Amore, sposami

    Immagine di copertina: MidJournej

    Copyright ©2000, 2024 Roberta Ciuffi and SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788727061290 

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    www.sagaegmont.com

    Saga is a subsidiary of Egmont. Egmont is Denmark’s largest media company and fully owned by the Egmont Foundation, which donates almost 13,4 million euros annually to children in difficult circumstances.

    GLI AMORI DEI BAWDEN

    Amore, scrivimi!

    Amore, baciami!

    Amore, sposami!

    Amore, perdonami!

    Quattro romantiche commedie Regency di amori e inganni

    Wiltshire, giugno 1817 

    L’uomo si fermò a circa mezzo miglio di distanza da Edgerton Ridge. Lasciò scivolare dalla spalla la sacca da marinaio, che poi aprì estraendone un grande fazzoletto pulito che si passò con energia sulla faccia, la barba, le mani e infine, con colpi vigorosi, sul vestiario. Aveva poche speranze di riuscire a rendere decorosa la propria persona, ma almeno si sarebbe liberato della maggior parte della polvere accumulata durante il viaggio a piedi dalla costa. Riposto il fazzoletto, tornò a inforcare la sacca e riprese il cammino. Fino a quel momento, la gioia di trovarsi di nuovo nei luoghi cari al suo cuore l’aveva fatto procedere a passo spedito, ignorando la fatica del viaggio e il caldo del sole estivo. Da quel punto in poi, quasi che la sua energia si fosse esaurita, prese ad avanzare svogliatamente.

    La sacca che custodiva i suoi pochi effetti personali sembrava essere aumentata di peso e lui era costretto a passarla da una spalla all’altra in cerca di sollievo. Il sudore gli imperlava la fronte, scendendo in rivoletti fino alle sopracciglia. Altre due volte si fermò per asciugare il volto, ravviarsi indietro i capelli e bere dell’acqua ormai tiepida dalla fiasca appesa alla sacca. Alla fine, dovette prendere atto che il suo disagio non era provocato dalla stanchezza, ma dalla riluttanza a entrare nella casa in cui aveva trascorso buona parte della sua infanzia.

    L’unico conforto gli veniva dalla certezza che la sua numerosa famiglia fosse assente. Da quando i genitori erano morti, suo fratello Maxwell, il nuovo capo della casata, non amava trascorrere l’estate o il Natale a Edgerton Ridge. L’antica magione non era stata per lui un nido felice. Il loro padre, il quarto Marchese di Edgerton, era stato particolarmente severo con il suo figlio primogenito e Max era sempre dovuto sottostare a obblighi e compiti da cui i fratelli minori erano invece esentati.

    Non c’era da stupirsi che non conservasse buoni ricordi di quel luogo. Per le riunioni famigliari preferiva avvalersi della residenza di campagna del loro zio Eddie, Lord Felsham, con la pretesa di alleviarne la solitudine. Il Conte di Felsham, infatti, non si era mai sposato, sia per la sua incapacità a prendere una decisione in merito, sia, negli ultimi anni, per la costante ingerenza di suo nipote.

    Maxwell aveva sempre avuto una maledetta tendenza a interferire nella vita altrui. Il carattere autoritario, forgiato dall’educazione paterna, lo portava a voler imporre la sua volontà su chiunque si trovasse disgraziatamente a dipendere da lui. L’allegro, frivolo e superficiale Lord Felsham non faceva eccezione. Avendolo aiutato a liberarsi di una cantante, le cui attenzioni erano divenute troppo opprimenti, da quel momento in poi Max si era autonominato suo guardiano e lo controllava come un pastore con un gregge particolarmente riottoso. Allo stesso modo aveva interferito nella vita di sua sorella Beth, impedendole di sposare l’uomo che amava.

    Nemmeno la consapevolezza di quanto fosse stato difficile, per il fratello, assumere in giovane età la posizione di capofamiglia, era sufficiente ad ammorbidire il rancore di Edmund nei suoi confronti.

    Erano passati tre anni dalla memorabile lite che aveva segnato la sua rottura con la famiglia. Edmund era stato imbarcato per buona parte di quel tempo e in quello che restava era riuscito a sposarsi, avere una figlia… e perdere sua moglie. Un’intera vita condensata in un periodo tanto breve! Adesso, se voleva tenere con sé Violette e realizzare il sogno di fondare una compagnia di navigazione propria, aveva di nuovo bisogno di suo fratello ed era una condizione che detestava.

    Almeno, avrebbe avuto un po’ di tempo a disposizione prima di affrontarlo. Quando si fosse sentito pronto, sarebbe andato a Felsham Manor a parlare con Max. Con la testa doverosamente coperta di cenere.

    Dopo un lungo periodo di vita indipendente, era venuto il momento di ricorrere alla famiglia e, per amaro che fosse il calice, Edmund Bawden l’avrebbe bevuto fino in fondo.

    Al termine del lungo viale diritto già si profilava la sagoma severa dell’edificio in cui aveva trascorso i giorni più felici della sua vita. Edgerton Ridge era un immenso fabbricato elisabettiano di pianta quadrata, in pietra di Ancaster, sorvegliato a ogni angolo da alte torrette e con un corpo centrale più elevato su cui sventolava il vessillo degli Edgerton. Edmund esaminò la casa, tentando di vederla con gli occhi di un estraneo. Tristan, suo fratello minore, l’aveva rinominata Edgerton Gaol. La prigione Edgerton.

    Lui invece la amava con tutto il cuore. Scorrendo con lo sguardo le finestre della facciata, cercò di individuare quelle da cui usava calarsi, da ragazzino, per correre alle fiere del vicino villaggio. O per andare a pescare nel fiume, o remare nel lago.

    Il sentiero fiancheggiato da alberi terminava in un emiciclo che racchiudeva un’ampia vasca rotonda, su cui galleggiavano le ninfee. Edmund proseguì finché non riuscì a vedere il muschio attaccato sul fondo. Si chinò e sfiorò l’acqua con il palmo della mano, che poi si portò bagnato sulla faccia. Chiuse per un istante gli occhi e respirò profondamente. Quello era l’odore della sua terra, della sua casa. Era tornato.

    «Ehi, voi, siete quello nuovo?»

    La voce inattesa lo fece sussultare.

    Aprì gli occhi e istintivamente si mise sull’attenti. Di fronte a lui, un uomo tarchiato e muscoloso lo fissava con aperto scontento sulla faccia dai lineamenti pesanti. Edmund non sapeva chi fosse e l’altro era evidentemente nelle sue stesse condizioni.

    «Sì» rispose, mascherando il divertimento. In fondo era vero. Il figlio terzogenito del defunto Marchese di Edgerton che stava tornando a casa era un uomo del tutto nuovo, rispetto a quello che ne era fuggito tre anni prima.

    Lo sconosciuto sorrise e la diffidenza scomparve dalla sua espressione. «Bene» disse, afferrandolo per un braccio e trascinandolo quasi oltre la fontana. «Arrivate in anticipo. Questo mi piace.»

    Edmund non aveva idea di cosa stesse parlando e il trattamento cui l’altro lo stava sottoponendo lo sconcertò al punto da impedirgli di replicare.

    «Io sono Ned Keeley, il capo Keeley, per voi» si presentò l’altro, continuando a tirarlo in direzione del retro della magione. «Sono il capo delle scuderie. Non guardatemi ora che non ho la divisa, ma quando sarà pronta ci farò la mia bella figura, ve lo dico io.»

    «Siete nuovo anche voi?» chiese Edmund, cominciando a farsi un’idea della situazione.

    «Esatto, sono qui da una settimana. Il vecchio Mr. Riddle non ha aspettato nemmeno per le consegne. È morto due giorni prima del mio arrivo, poveraccio, ma avrebbe dovuto ritirarsi da un pezzo. Questo perché capiate che c’è parecchio lavoro da fare, alle scuderie, per rimettere le cose a posto prima che il Marchese di Edgerton e tutta la combriccola sbarchino alla residenza.»

    Riddle era morto? Edmund provò una sensazione di perdita più lieve di quanto avrebbe immaginato. Dal giorno in cui Verity lo aveva abbandonato, le sue emozioni si erano svuotate della loro forza, come un terreno soffocato da una coltre pesante di neve che attende il disgelo per riprendere a vivere. Quel disgelo per lui non era ancora arrivato.

    La seconda notizia lo turbò più della precedente. «Il Marchese di Edgerton viene qua?» chiese. «Quando?»

    «È atteso per venerdì ma Mr. Clark dice che potrebbe arrivare anche prima.»

    Ecco, questo era proprio da lui, pensò con rancore. Così non gli avrebbe lasciato più di un paio di giorni per riprendersi, prima di doverlo affrontare. Resistendo alle sollecitazioni del capo di scuderia, si fermò e respirò con forza. D’improvviso gli sembrava di soffocare.

    Keeley si girò a guardarlo, di nuovo corrucciato. «Che c’è? Non vi sentirete male proprio adesso, eh?»

    Scosse la testa. «È solo il caldo.»

    L’altro sollevò la faccia verso il cielo. «Sì, vero, maledettamente caldo per essere solo giugno. Sarà per questo che il marchese è scappato da Londra. Città sporca e puzzolente. E il clima non è adatto a un bambino piccolo.»

    Ci volle qualche istante prima che le parole dell’uomo raggiungessero la sua coscienza. «Quale bambino piccolo?»

    «Come, non ve l’hanno detto? Allora non siete del villaggio. Il bambino, l’erede di tutto questo» disse Keeley con soddisfazione, come se la cosa lo coinvolgesse personalmente. Fece un ampio gesto con il braccio muscoloso. «Ci pensate? Adesso è solo un lattante, ma un giorno sarà il sesto Marchese di Edgerton.»

    «Maxwell si è sposato?» chiese, troppo sbalordito per controllarsi.

    Il capo stalliere si accigliò. «Badate a come parlate. Non vorrei dovervi rimandare a casa il giorno stesso del vostro arrivo.»

    Quello sarebbe stato il momento per rivelare la sua identità ma Edmund era troppo assorto dalla straordinaria notizia di suo fratello maggiore sposo e padre, e il momento passò.

    «Certo che il marchese si è sposato» proseguì l’altro, riprendendo il cammino in direzione delle stalle. Anche solo per sentire il seguito, Edmund gli andò dietro.

    «E la marchesa è una vera signora e una gran bellezza» aggiunse Keeley, strizzandogli l’occhio. «Le cose vanno molto meglio da quando c’è lei.»

    «Da quale famiglia proviene?» domandò, cercando di rammentare se Max avesse mai mostrato una preferenza per una delle signore del loro ambiente.

    «È una Woodward, dei Woodward di Rutherfield. Northamptonshire. Famiglia di gentiluomini di campagna, nessun titolo.»

    «Ma come l’ha conosciuta?»

    «Siete un bel po’ curioso, vero? Beh, quello è un mistero. Sembra che fosse in zona per una passeggiata e abbia scoperto quel tesoro per caso. Ci ha messo tre giorni a decidersi: deve essere stato amore a prima vista!»

    Questo poi era incredibile. Edmund lanciò un’occhiata sospettosa al capo stalliere. La spiegazione più plausibile gli sembrava che l'uomo si fosse inventato tutto. O che suo fratello fosse impazzito. «E hanno già un erede?» chiese, per spingerlo a continuare.

    «E già» ridacchiò Keeley. «Si sono sbrigati. Eccoci qua, queste sono le scuderie» disse poi, passando a un tono

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