Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Questo amore per sempre
Questo amore per sempre
Questo amore per sempre
E-book141 pagine1 ora

Questo amore per sempre

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Una giovane vedova in carriera, combattuta fra la scelta di dare priorità al figlio e quella di tornare finalmente a vivere, incappa nell'uomo più intrattabile che ci si possa immaginare. Che fare: assecondare spontaneamente gli istinti o seguire la voce della razionalità?
"Ombre Rosa" è una collana e insieme un viaggio alla riscoperta di un'intera generazione di scrittrici italiane che, tra gli anni Settanta e gli anni Duemila, hanno posto le basi del romanzo rosa italiano contemporaneo. In un'era in cui finalmente si colgono i primi segnali di un processo di legittimazione di un genere letterario svalutato in passato da forti pregiudizi di genere, lo scopo della collana è quello di volgere indietro lo sguardo all'opera di quelle protagoniste nell'ombra che, sole, hanno reso possibile arrivare fino a questo punto, ridando vita alle loro più belle storie d'amore.
LinguaItaliano
Data di uscita6 mag 2024
ISBN9788727035574

Leggi altro di Maria Masella

Correlato a Questo amore per sempre

Titoli di questa serie (50)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica contemporanea per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Questo amore per sempre

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Questo amore per sempre - Maria Masella

    Questo amore per sempre

    Immagine di copertina: freepik.com

    Copyright © 2024 Maria Masella and SAGA Egmont

    All rights reserved

    ISBN: 9788727035574 

    1st ebook edition

    Format: EPUB 3.0

    No part of this publication may be reproduced, stored in a retrieval system, or transmitted, in any form or by any means without the prior written permission of the publisher, nor, be otherwise circulated in any form of binding or cover other than in which it is published and without a similar condition being imposed on the subsequent purchaser.

    www.sagaegmont.com

    Saga is a subsidiary of Egmont. Egmont is Denmark’s largest media company and fully owned by the Egmont Foundation, which donates almost 13,4 million euros annually to children in difficult circumstances.

    La strada diventava a ogni curva più stretta, in molti tratti il fondo era così sconnesso e pieno di buche che Joan sentiva la vecchia Mini sussultare come per implorare pietà o almeno un po’ di comprensione per i suoi semiassi già molto provati. Ma Joan aveva esaurito tutta la sua scorta di pazienza: certe giornate nascono male e continuano peggio.

    Ecco, era una giornata così!

    Joan aveva ripreso il lavoro dopo un breve periodo di vacanza e non si era ancora riabituata ai soliti ritmi frenetici. Non aveva sentito la sveglia al primo squillo e così aveva dovuto prepararsi in gran fretta.

    Dopo aver lasciato Miki all’asilo, era arrivata alla sede della Magic, la ditta per cui lavorava, con il cuore in gola. La bella notizia era sul suo tavolo: dalla H.H., Harris e Hart, comunicavano semplicemente che avevano cambiato idea e non avevano più bisogno dei servizi della Magic. Certo non avevano ancora firmato il contratto, ma ancora la settimana prima Joan aveva avuto gli ultimi contatti telefonici con uno dei due proprietari e sembrava ormai cosa fatta: la Magic avrebbe avuto l’incarico di organizzare il solito ricevimento autunnale che la H.H. dava per i clienti abituali e potenziali.

    Per Joan, che aveva avuto l’idea di contattarli e poi si era occupata di tutto, sarebbe stata una buona occasione per mettersi in luce e le avrebbe dato la possibilità di chiedere e ottenere un discreto aumento di stipendio: lne aveva un disperato bisogno. Se poi fosse arrivato anche un avanzamento di carriera sarebbe stata la classica ciliegina sulla torta.

    Così si era attaccata al telefono e dopo molti tentativi infruttuosi era riuscita a parlare con Nigel Hart. L’uomo era stato gentilissimo e le aveva detto: «L’ordine di bloccare tutto non è venuto da me, ma dal mio socio: è stato irremovibile. Se vuole può parlargli direttamente, lo troverà al cantiere.»

    Joan aveva prima pensato di telefonargli, poi si era detta che non sarebbe stata la via giusta: voleva vedere in faccia il bastardo che le aveva fatto quel brutto scherzo, per provare a fargli cambiare idea e anche per dirgli tutto quello che pensava di lui se fosse stato davvero irremovibile.

    Così aveva telefonato alla sua vicina di casa e amica Mary per chiederle se poteva tenere Miki e si era messa al volante della sua vecchia Mini.

    Ma dopo due ore di guida sotto un cielo passato rapidamente da un azzurro pallido a un grigio cupo Joan era arrivata al cantiere solo per sentirsi dire che il signor Harris era già andato via. Certo, era stata una sciocca a pensare di trovarlo, ma impulsiva lo era sempre stata. Aveva chiesto il numero di telefono di Harris e le avevano detto che non ne aveva: assurdo, il proprietario di un cantiere deve avere un recapito telefonico! Niente, così aveva ottenuto l’indirizzo e qualche spiegazione su come raggiungerlo.

    E ora questa maledetta strada! Strada? Una specie di sentiero fra scogli e mare, fra uno strapiombo e una parete di roccia. Se Joan non fosse stata così in collera avrebbe avuto paura.

    La casa le apparve davanti all’improvviso e del tutto diversa da come se l’era aspettata: non un vecchio maniero vittoriano o un romantico cottage, ma una casa modernissima in pietra. Sembrava una roccia fra le altre rocce.

    Joan fermò l’auto e scese, dirigendosi verso la porta. Suonò più volte il campanello: niente! Eppure nello spiazzo antistante la casa aveva notato un fuoristrada. Gli impiegati del cantiere erano stati gentili e le avevano detto con sicurezza: «Se Harris non è in casa, lo cerchi alla spiaggia.» Si disse che era strano andare in riva al mare con quel tempo burrascoso ma visto che era arrivata fin lì sarebbe stato sciocco rinunciare.

    Due sentieri scomparivano fra gli scogli in direzione del mare e Joan seguì quello che sembrava migliore, ma presto il sentiero finì, come se chi lo aveva costruito alla fine avesse cambiato idea. L’altro scendeva ripido ed erano stati ricavati dei gradini per facilitare il percorso, ma erano viscidi e sconnessi.

    Però la vista era meravigliosa: era come avere l’orizzonte fra le mani e qualcosa di più. Joan si fermò incantata. Aveva sempre amato il mare, così restò a guardarlo e fu così che lo vide: un punto scuro che si stava avvicinando. Poi il punto divenne una testa, un uomo che nuotava verso riva con bracciate ampie, regolari, tranquille come se la burrasca fosse uno scherzo.

    Joan scese gli ultimi gradini senza accorgersene e rimase in piedi al centro della piccola spiaggia di ciottoli piatti e grigi. Il mare lì era quasi calmo ma dalle onde che si frangevano contro gli scogli arrivava il sapore del sale.

    L’uomo continuava ad avvicinarsi, doveva averla vista perché accelerò il ritmo e quando fu abbastanza vicino gridò: «Cosa vuole?»

    Joan gridò in risposta per vincere il rumore del mare: «Devo parlarle.»

    Lui alzò una mano e fece un gesto incomprensibile, così Joan insistette: «Devo parlarle, signor Harris.»

    Ora lui era a poche bracciate dalla riva e la sua voce arrivò chiara alla ragazza: «Vada via.»

    «No, non me ne vado. Sono venuta a parlare con lei, signor Harris. Non creda di potermi liquidare così.» Si sentiva sciocca a gridare contro il mare in burrasca, fuori posto con il suo tailleur elegante su una spiaggetta isolata, ma era decisa a restare.

    Ormai l’uomo aveva l’acqua alla vita, scrollò le spalle e uscì dal mare. Nudo, nudo e del tutto tranquillo.

    Joan si sentì una terribile idiota per essere arrossita appena si era resa conto della nudità di lui, che tranquillamente, come fosse solo, si chinava a prendere un accappatoio e lo infilava.

    «Glielo avevo detto che ero nudo.» L’uomo si girò a guardarla e aggiunse: «Non volevo scandalizzarla.»

    «Non sono una ragazzina», replicò Joan, «e comunque io non l’ho sentito dire che era nudo.»

    «Problema risolto.» L’uomo la guardò con insistenza, ma senza mostrare se quanto vedeva gli piacesse o no, poi aggiunse: «Visto che è così insistente può dirmi cosa vuole? È del fisco, della polizia o viene da parte di sua maestà?»

    «Joan Martin. Sono della Magic.» Non gli porse la mano.

    L’uomo non sembrò notarlo. «Saliamo in casa, comincio a sentire freddo.» Girò le spalle alla ragazza dirigendosi verso il sentiero.

    «Allora è umano!», sbottò Joan. Salire dietro di lui, mantenendone il passo (e Joan non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di distanziarla), non fu tanto facile e quando arrivò in cima aveva un po’ di affanno.

    Lui aprì la porta e indicando un ampio divano davanti al camino acceso le rivolse le prime parole non brusche: «Si metta comoda e si versi qualcosa da bere. Per me tre dita di whisky. Cinque minuti, dieci al massimo, e sono da lei.» E sparì oltre una porta.

    Joan si avvicinò al lungo tavolo di legno massiccio che, addossato a una parete, doveva servire da mobile bar: c’era un assortimento di liquori da far concorrenza a un pub. Prese due bicchieri, poi cambiò idea e ne rimise uno sul tavolo. Che si arrangi, si disse, non sono la sua domestica. Stava versandosi dello scotch quando una voce la fece sobbalzare.

    «Vedo che non abbiamo gli stessi gusti.»

    Joan si girò: sì, lui si era reso presentabile. Se potevano considerarsi presentabili dei jeans logori e una polo di cotone scolorita. Lo guardò meglio: certo che non lo aveva sentito arrivare, era ancora scalzo, ma aveva in mano un paio di scarpe da barca. Sembra un bucaniere, pensò lei, e subito respinse quel pensiero assurdo; no, era solo uno che non manteneva gli impegni.

    L’uomo le andò vicino, prese la bottiglia e si versò tre dita di liquore nel bicchiere; con un sorriso di soddisfazione si diresse al divano e si mise comodo. «Niente di meglio di un bicchiere davanti a un bel fuoco dopo una nuotata. Perché non si siede? Ha paura di me?»

    «Guardi che non ho paura di lei», replicò Joan e aggiunse: «È solo che vorrei sapere quando potremo parlare seriamente.»

    Lui bevve un sorso prima di risponderle con voce tranquilla: «Quando si sarà decisa a sedersi.»

    Così Joan sedette sul divano mantenendosi a una distanza prudente. «Sono della Magic; avevamo già preso tutti gli accordi con il suo socio e dall’oggi al domani, senza preavviso, lei ci avvisa che ha deciso di non lavorare più con noi.»

    «Il contratto non era ancora firmato, ho fatto quanto era mio diritto fare: nessuno potrà metterlo in dubbio.» Finì di bere, allungò le lunghe gambe e si stiracchiò. «Chiaro?»

    Allora Joan, con voce il più possibile gelida, replicò: «Lei è un gran bastardo, gliel’ha mai detto nessuno?»

    «Oh, certo! Ho, come tutti, i miei estimatori. C’è chi preferisce Nigel e chi preferisce me. Lei, bella mia, ha puntato su Nigel: mi spiace ma ha puntato sul cavallo sbagliato. Non è Nigel il socio di maggioranza.» Si girò verso di lei e la fissò con insistenza. «Anzi, per essere precisi, è entrata nel letto sbagliato. Spero che, comunque, il caro Nigel le abbia procurato qualche soddisfazione.»

    Joan l’aveva ascoltato sempre più in collera, prima non volendo credere a quello che sentiva, poi odiandolo con tutte le sue forze.

    Con un gesto vago della mano che reggeva ancora il bicchiere, l’uomo indicò la porta alle sue spalle e disse: «Se ne ha voglia e se ha un po’ di tempo la camera da letto è di là.»

    Joan non riuscì più a trattenersi; mise nello

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1