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In fuga dal greco: Harmony Jolly
In fuga dal greco: Harmony Jolly
In fuga dal greco: Harmony Jolly
E-book154 pagine1 ora

In fuga dal greco: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Cuore latino 3/4

Al tocco dell'amore, tutti diventano poeti (Platone)

Loukas Christou è un milionario greco che ha bisogno di una moglie per concludere un affare e per crescere i suoi tre fratelli. Georgie Jones è finita sull'isola di Talos in cerca di un lavoro che le consenta di ripianare i debiti del padre, ma sa che la sua permanenza è solo temporanea. Il suo passato la porta a rifuggire i legami, nel timore di venire abbandonata, e quando Loukas le dichiara il suo amore lei tronca la relazione e scappa.Ma nessun legame era mai stato tanto forte e vero come quello tra Loukas e Georgie: questa volta la fuga è molto più difficile. Ciò che Georgie sta lasciandosi alle spalle potrebbe essere il vero amore...
LinguaItaliano
Data di uscita19 apr 2019
ISBN9788858996553
In fuga dal greco: Harmony Jolly

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    Anteprima del libro

    In fuga dal greco - Katrina Cudmore

    successivo.

    1

    I pescatori avevano appena cominciato a scaricare dai caicchi le reti quando Loukas Christou fece il suo ingresso nel vecchio porto della città di Talos e ormeggiò la sua barca, salutato dai ristoratori e dai proprietari delle boutique che si affacciavano sul lungomare.

    «Kalispera, Loukas.»

    Lui rispose con un semplice cenno del capo, saltò con agilità sul molo e si affrettò a imboccare il vicolo di sabbia bianca che conduceva all'Hotel Korinna.

    Quella mattina aveva telefonato a suo fratello Nikos per essere aggiornato sui lavori di ristrutturazione dell'albergo e con sua grande sorpresa aveva appreso che la struttura ricettiva era finalmente pronta per essere riaperta al pubblico. Avevano recuperato il ritardo di due settimane rispetto alla tabella di marcia e Loukas aveva stentato a credere a quella bella notizia.

    Capo del Project Management del Christou Group, suo fratello non era mai stato particolarmente affidabile e gli scontri tra loro due non mancavano, ma sembrava che questa volta avesse risolto la situazione. Fortunatamente avrebbero potuto aprire le porte del Korinna in tempo per la Pasha, la Pasqua ortodossa.

    Gli ospiti, un gruppo di clienti abituali, di giornalisti e di blogger esperti in viaggi, erano attesi per il Megali Pempti, il Giovedì Santo, e Loukas sapeva che sarebbero stati tutti molto esigenti riguardo al loro soggiorno in quell'albergo a cinque stelle.

    Aveva dovuto interrompere un viaggio di lavoro presso le altre strutture alberghiere di sua proprietà per tornare a Talos e controllare di persona i lavori di ristrutturazione e assicurarsi che tutto fosse pronto per l'arrivo dei turisti.

    Mancavano meno di sette giorni alla riapertura.

    Mentre percorreva il lungo viale ombreggiato da una folta vegetazione, si allentò la cravatta e si sbottonò il colletto della camicia.

    La ristrutturazione del Korinna significava molto per lui e per i suoi fratelli. Dal successo di quell'albergo dipendeva il futuro degli altri resort di cui erano proprietari in Europa. Le incomprensioni sorte tra loro in seguito alla morte dei loro genitori, avvenuta otto anni prima, non si erano ancora appianate, ma la conciliazione era imprescindibile se volevano restare competitivi sul mercato.

    Nonostante ciò, gli attriti persistevano.

    Arrivato in fondo al viale, Loukas si fermò a guardare la villa di famiglia che svettava oltre a uno sperone di roccia. Circondata da venti acri di terra, nascosta da un frutteto, era difficile scorgerla persino per un occhio attento.

    Appartenuta a un capitano di vascello, suo padre ne aveva intuito le potenzialità e l'aveva acquistata con l'intento di erigere su quella grande distesa di terra che la circondava, un albergo di lusso, il Korinna, al quale Loukas era particolarmente legato.

    Curioso di vedere l'avanzamento dei lavori, s'inerpicò lungo la salita che conduceva al resort. Sarebbe passato da casa più tardi.

    Accanto alla struttura principale, dove un tempo c'era stato solo uno spazio verde, era sorto un nuovo edificio: al primo livello la reception e a quello superiore gli uffici del Christou Group.

    Il ristorante, il bar e le camere da letto, distribuite su sette piani, si affacciavano sul Golfo Saronico. La vista era uno dei punti di forza dell'hotel.

    Impaziente di valutare con i propri occhi come gli architetti fossero stati in grado di armonizzare la struttura preesistente con quella nuova, si avvicinò alle porte scorrevoli della reception, trattenendo il respiro.

    Per la prima volta dopo tanto tempo si sentì sollevato al pensiero che tutti i suoi sforzi fossero stati ripagati. Tuttavia quella sensazione durò un battito di ciglia.

    Le porte scorrevoli sembravano bloccate. Appoggiò la fronte al cristallo e facendosi scudo con la mano per creare un cono d'ombra e guardare all'interno, si rese conto che la pavimentazione era incompleta, che le pareti erano grezze e che i mobili italiani da lui ordinati, erano stati accatastati in un angolo.

    Avvertì una stretta allo stomaco.

    Quanto era stato ingenuo a fidarsi di Nikos! Ancora una volta si era preso gioco di lui.

    Sapendo di essere in torto per non aver rispettato la data di scadenza dei lavori, suo fratello doveva essere partito d'urgenza per non affrontarlo. Se avesse potuto, Loukas lo avrebbe confinato in un'isola remota, lontano dalle donne e dall'alcol.

    Continuò a guardare attraverso le porte di cristallo che davano sulla reception. All'improvviso qualcuno gli passò davanti, ignaro di essere stato visto. Sventolava una sciabola nell'aria al ritmo di una musica assordante.

    Che avesse delle allucinazioni per colpa della rabbia che covava in corpo? Furibondo, seguì la direzione della musica. Forse quel festaiolo di suo fratello si trovava ancora a Talos.

    A bordo di una bicicletta, una ragazza dai capelli biondi, la pelle dorata, le lunghe gambe scoperte, pedalava a grande velocità verso la doppia porta di vetro della reception, apparentemente senza avere il controllo del mezzo.

    Loukas temette il peggio, ma la sconosciuta frenò a pochi centimetri dalla lastra di cristallo, scese con agilità dalla bici, che sistemò nella rastrelliera e poi si lisciò la lunga gonna di seta blu, un velo trasparente sotto il quale s'intravedeva il bikini color argento.

    La guardò allacciarsi i lembi della gonna intorno alle caviglie e annodarsi un nastro in vita e appena si rese conto di fissarle i fianchi morbidi, le gambe flessuose e la curva delle spalle, distolse lo sguardo, sorpreso che quell'avvenente fanciulla indossasse un abito da sirenetta.

    Che diavolo stava succedendo?

    Il Korinna era un hotel a cinque stelle, non un parco divertimenti a tema!

    «Salve. Sono contenta che sia riuscito ad arrivare in tempo per la festa» lo salutò lei, rivolgendogli un sorriso luminoso. «Nikos è riuscito a parlarle?»

    Preso in contropiede, Loukas la fissò, corrugando la fronte. «Ha parlato di una festa? Quale festa? E di quale questione Nikos avrebbe dovuto parlarmi?»

    «Ehm... Nikos è dovuto partire all'improvviso e per questo motivo non potrà partecipare alla festa che ha organizzato questa sera in onore dello staff. Gli era sembrata una buona idea festeggiare la riapertura dell'hotel al termine dei lavori, ma deve essere successo qualcosa di grave perché la sua partenza è stata una sorpresa per tutti. Mi ha chiesto all'ultimo minuto di fare gli onori di casa in sua vece.»

    Incredulo, Loukas indicò la zona della reception ancora incompleta. Nonostante i suoi sforzi, il suo impegno e la sua disponibilità, si rese conto di non essere stato una guida e un esempio per i suoi fratelli. Ancora una volta si erano dimostrati irresponsabili e inattendibili.

    «Mio fratello non può aver organizzato una festa. I lavori non sono ancora finiti!» s'infuriò. «Non è questo il momento di festeggiare.»

    Il sorriso della sirenetta si fece incerto. «La festa è un modo per ringraziare lo staff» bofonchiò, indicando la terrazza. «Sarà meglio che vada a controllare che sia tutto in ordine. Sono in ritardo e dalla musica che sento, immagino che la festa sia già cominciata.»

    Lui le si avvicinò, affondò gli occhi nei suoi per evitare di guardare le sue curve prorompenti e serrò la mascella. «Posso sapere il suo nome?» le domandò in tono brusco.

    La ragazza esitò, poi scoppiò in una risata nervosa. «Mi scusi se non mi sono presentata subito. Ho visto così tante foto che la ritraggono e ho sentito tanto parlare di lei dai suoi fratelli che ho avuto l'impressione che ci fossimo già conosciuti, ma è chiaro che per lei sono una perfetta sconosciuta. Il mio nome è Georgie. Georgie Jones e sono stata nominata sua assistente personale.»

    L'espressione costernata sul volto di Loukas l'ammutolì.

    Una volta tornato a Talos, Nikos se la sarebbe dovuta vedere con lui.

    «Lei sarebbe la mia assistente personale?» replicò furente.

    Georgie sospirò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. Loukas non era come lo aveva immaginato. Era molto diverso dai suoi fratelli, sia nel temperamento, sia nell'aspetto. Con il suo metro e novanta, sembrava occupare tutto lo spazio circostante. Scuro di carnagione e di capelli, con gli occhi color nocciola, aveva un aspetto tenebroso ma molto affascinante. Le uniche note negative erano la sua espressione corrucciata e il lampo di ferocia nello sguardo.

    «Sì» confermò la ragazza con voce sommessa, augurandosi di non essere licenziata all'istante.

    Durante la sua vita, dovendo seguire suo padre, un uomo irrequieto, alla continua ricerca della felicità, Georgie era stata costretta a cambiare spesso lavoro. L'estate precedente, quando si erano fermati a Talos, una piccola isola nel Golfo Argo-Saronico di fronte ad Atene, aveva creduto che se ne sarebbero andati anche da lì, ma così non era stato.

    Georgie si era innamorata di quell'isola dalle acque verde smeraldo, dalle spiagge dorate, dalle fitte foreste di pini, dalle tipiche case bianche e azzurre con il tetto di terracotta... In quel posto sembrava che nessuno avesse fretta, o che badasse all'orologio.

    Suo padre aveva finalmente trovato il luogo in cui mettere radici e grazie all'atmosfera di Talos era rinato. Il clima, i colori dell'isola, la cordialità degli abitanti lo avevano stregato e finalmente aveva trovato la pace che aveva inseguito per anni. Aveva acquistato una vecchia e malandata fattoria alla quale si era dedicato anima e corpo, ma un mese dopo un aneurisma gli era stato fatale e i suoi sogni erano rimasti incompiuti.

    Quale unica erede, toccava a lei realizzarli. Suo padre aveva sofferto moltissimo nel corso della vita. Non si era mai ripreso dall'abbandono della moglie e Georgie voleva fare qualcosa per tenere viva la sua memoria. Avrebbe trasformato la fattoria del genitore in una guest house.

    Durante i mesi estivi avrebbe aperto una scuola di nuoto in mare aperto mentre durante il periodo invernale si sarebbe inventata un altro lavoro per continuare ad avere delle entrate.

    Tre mesi prima, esattamente quattro settimane dopo la morte del padre, si era licenziata dal suo impiego in Spagna e si era trasferita a Talos, convinta di poter concludere la ristrutturazione della proprietà con i propri risparmi e di avviare un'attività remunerativa, ma non aveva considerato gli imprevisti. I ritardi dovuti alla burocrazia le erano costati cari e adesso aveva esaurito i fondi. Con il poco denaro che le era rimasto non sarebbe riuscita a pagare i mobili che aveva ordinato per le camere degli ospiti.

    Se non voleva cancellare le prenotazioni che aveva confermato per il periodo estivo, doveva trovare a tutti i costi un altro impiego che le permettesse di pagare le spese, altrimenti avrebbe dovuto abbondare il suo progetto, trasferirsi altrove ed escogitare un altro modo per guadagnarsi da vivere.

    Intrecciò le mani dalla pelle ruvida e screpolata. Dopo settimane di giardinaggio, i palmi si erano riempiti di calli e le unghie si erano spezzate.

    Guardò l'uomo che sperava continuasse a essere il suo capo e s'impose di continuare a sorridere.

    Ho bisogno di questo lavoro. Non ce n'è un altro disponibile su tutta l'isola.

    «Nikos non glielo ha detto? È stato lui ad assumermi mentre lei era via per affari. Credeva di farle una cortesia. Comunque... si tratta di un impiego temporaneo» gli spiegò con gentilezza, cercando di essere persuasiva,

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