Luna di miele col capo: Harmony Jolly
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Info su questo ebook
Per portare a termine la propria vendetta contro la famiglia paterna, Deangelo Santos deve recarsi in Brasile, la terra della sua infanzia, sotto mentite spoglie. Affinché tutto sia perfetto, però, non può andarci da solo, gli serve una moglie! Lo spietato milionario organizza così una finta luna di miele assieme alla sua fidata, bellissima segretaria, Harriet Fairchild, nascondendole il vero motivo del viaggio.
Con Harriet al suo fianco, Deangelo si scopre davvero felice per la prima volta, assecondando l'attrazione reciproca grazie a romantici balli. Ma quando la verità sul suo piano viene a galla, tutto rischia di crollare, costringendolo a scegliere fra l'amore e il passato.
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Anteprima del libro
Luna di miele col capo - Jessica Gilmore
successivo.
1
«Vieni, Harriet. Spegni quel computer!»
Harriet Fairchild alzò lo sguardo dallo schermo. Aveva gli occhi offuscati dai fogli di calcolo, numeri e proiezioni. Sorrise alla ragazza magra che stava in piedi accanto alla bella scrivania antica.
«Devo solo finire questo, poi vengo. Cinque minuti, Amber, giuro.»
«L'hai detto anche dieci minuti fa» le fece notare l'amica. «Gli ospiti saranno qui tra un quarto d'ora e non abbiamo ancora brindato. Quei fogli di calcolo domani mattina saranno ancora lì.»
«Insieme a tutto quello che non sono ancora riuscita a fare. Non posso credere di essere così indietro, e non abbiamo nemmeno ancora aperto l'agenzia» sospirò Harriet, mentre salvava i documenti e spegneva il portatile.
Le sue nuove socie d'affari – e migliori amiche – erano state più che comprensive quando era scomparsa da Londra per stare accanto a suo padre dopo l'ennesima ricaduta, ma con l'agenzia Happy Ever After in procinto di aprire, sapeva che sarebbe dovuta rimanere nell'elegante residenza di Chelsea dove vivevano, lavoravano e sognavano.
«Non posso credere che stia accadendo davvero.» Amber saltellò mentre Harriet infilava il portatile nel cassetto della scrivania. «Ce l'abbiamo fatta.»
«Ancora non ci siamo, abbiamo bisogno di clienti.» Anche se Harriet stava cercando di mantenere il suo solito modo di fare calmo e ragionevole, l'eccitazione esplose in lei come lo champagne che Emilia stava per stappare dall'altra parte della stanza.
«Be', è per questo che abbiamo organizzato questa serata: per avviare la nostra attività. Dopo stasera, avremo più lavoro di quello che potremo sostenere, vedrai.»
«Con la capacità di Emilia di organizzare eventi e l'abilità di Alex nelle pubbliche relazioni, la nostra serata di lancio sarà sicuramente un successo. E se non lo sarà... be', potremo mangiare tartine e champagne per tutta la prossima settimana!»
Harriet seguì Amber nell'ufficio e nella reception appena imbiancata, dove la stavano aspettando le altre due proprietarie della Happy Ever After. Emilia finalmente lasciò saltare il tappo di sughero con un sonoro pop, mentre Alexandra teneva con destrezza un bicchiere sotto la bottiglia per catturare la prima ondata di bollicine d'oro.
Quando tutte ebbero in mano un bicchiere, finalmente brindarono. «Ai sogni che diventano realtà, e ai finali felici!» esclamò Harriet.
«Ai finali felici» le fece eco Emilia con un sorriso sincero, senza le ombre che di solito le cerchiavano gli occhi.
«E a tutti i nostri sogni.» Alexandra era sempre elegante e riservata, ma oggi il suo sorriso educato era sinceramente caloroso, e l'entusiasmo nella sua voce era evidente.
«A noi.» Amber era una ragazza solare, e il suo sorriso illuminò la stanza. «Ce l'abbiamo fatta. Sono orgogliosa di noi!»
Harriet guardò Alexandra con il cuore colmo di gratitudine. «Prima del previsto, grazie a te, Alex.»
La ragazza alta e magra scosse la testa pettinata in modo impeccabile. «Grazie alla mia madrina, intendi. È lei che mi ha lasciato questo posto. Senza di lei, i nostri sogni sarebbero ancora solo sogni.»
«Alla tua fata madrina, allora.» Amber alzò il bicchiere per un altro brindisi, e il piccolo gruppo rispose con un mormorio rispettoso. Sapevano quanto fossero fortunate. L'eredità di Alexandra significava che non solo stavano aprendo l'agenzia un paio di anni prima del previsto, ma che non dovevano preoccuparsi né di affittare dei locali, né di nessuna delle spese solitamente richieste per l'avvio di una nuova attività.
Harriet bevve un sorso di champagne guardandosi intorno, cercando difetti o potenziali problemi. Poi si tranquillizzò, vedendo che nulla era fuori posto. Erano pronte e, dopo il lancio di stasera, la gente ricca di Chelsea avrebbe saputo che l'attività aveva aperto.
Fortunatamente, la piccola casa di Chelsea che Alexandra aveva ereditato era perfetta, anche se arredata in modo vecchiotto. Loro però avevano risparmiato quel tanto che bastava per abbattere il muro tra il salotto e la sala da pranzo, in modo da poter creare una reception luminosa e la zona ufficio. Ora il parquet era lucido, le pareti erano dipinte di bianco opaco e i caminetti piastrellati erano stati ripuliti fino a brillare. Due divani dall'aspetto confortevole erano sistemati l'uno di fronte all'altro e le loro scrivanie, una miscela eclettica di vintage e classico, si affacciavano sulla reception. Fiori e piante impreziosivano il tutto e le tende erano di un tessuto con stampa floreale, lo stesso tema dei quadri appesi alle pareti. Volevano che il loro ufficio fosse professionale e unico al tempo stesso. Come i servizi che offrivano.
La porta sul retro conduceva a una piccola cucina e a una veranda che usavano come salotto e sala da pranzo. Di solito la porta rimaneva chiusa, per mantenere la zona privata, ma oggi era spalancata per accogliere i loro nuovi vicini e potenziali clienti; il frigo era pieno di champagne meno costoso di quello che stavano bevendo, e i tavoli e il bancone erano coperti da vassoi pieni di invitanti tartine preparate da Amber negli ultimi due giorni. Il profumo delle spezie calde e del pane si mescolava deliziosamente con quello dello smalto alla cera d'api e dei fiori freschi.
Di sopra, ciascuno dei due piani ospitava due camere da letto e un bagno. Grazie alla generosità di Alexandra, era tutto loro. Le bollette sarebbero state pagate con i profitti dell'agenzia, e ogni partner avrebbe ricevuto un salario sufficiente per i bisogni di base; il resto sarebbe stato accantonato finché non fosse stato sufficiente per il vero sogno delle quattro ragazze: la sicurezza. Harriet inspirò, e il profumo dell'ambiente le riempì i polmoni. Sicurezza, casa e famiglia.
«Dieci minuti, ragazze.» Emilia riportò Harriet al presente. «Siamo pronte?»
«L'ufficio non potrebbe essere più perfetto di così» rispose Harriet. «E anche noi siamo perfette.» Sorrise. Come al solito, le sue amiche erano stupende. Avevano concordato di vestirsi di nero e, se il semplice tubino attillato di Harriet scompariva accanto al completo elegante e sensuale di Alexandra, l'abito di Amber con la gonna fluttuante e quello di pizzo di Emilia erano splendidi. Be', lei era abituata a passare inosservata. Ma preferiva così.
«Ho parlato con tutti i vicini» disse Amber. «Ho invitato tutti personalmente e ho approfittato per indagare su che tipo di servizi potrebbero richiedere. Molti avrebbero bisogno di una babysitter di emergenza, di qualcuno che possa portare a passeggio il cane e di servizi di pulizia. Sono già stata contattata da un paio di anziani che avrebbero bisogno di qualcuno che faccia loro la spesa. E mentre chiacchieravo con loro, mi sono assicurata che sapessero che abbiamo tutti i contatti. Credo che ben presto avremo ricchi clienti che ci chiederanno di organizzare serate, dalla baby-sitter alla prenotazione in ristoranti in cui è impossibile trovare posto se non prenotando con settimane di anticipo.» Amber era specializzata nel fornire servizi su misura di questo genere. Alla Aion, la società che avevano tutte lasciato di recente, si occupava di accontentare le esigenze dei VIP, che pretendevano di tutto senza il minimo preavviso.
«Io ho già in calendario un paio di eventi e, naturalmente, i clienti sono invitati stasera. Prima un brunch di beneficenza e poi due compleanni; uno è per un bambino, Amber, quindi forse potresti occupartene tu. I bambini sono sicuramente più di tua competenza.» Emilia sorrise all'amica. «Non vedo l'ora di cominciare. Se riusciremo a gestirli al meglio, forse qualcuno ci affiderà l'organizzazione di qualche ballo di Natale, e in questo modo riusciremmo davvero a farci conoscere.»
«C'è un nuovo ristorante che sta per aprire lungo la strada e mi sono offerta come PR. La paga non è alta, ma è una buona occasione per farci conoscere» disse Alexandra.
Erano davvero quattro spiriti affini, quattro anime solitarie che si erano trovate una vigilia di Natale e pian piano avevano formato una sorta di famiglia.
«Mi dispiace, ragazze» intervenne Harriet. «Speravo di essere più avanti con i colloqui per assumere del personale, ma...»
«Abbiamo tutto il tempo per costituire l'agenzia con cura. Il personale giusto, i clienti giusti e il miglior servizio possibile» la rassicurò Alex. «Tuo padre è importante, Harriet. Più importante di qualsiasi cosa. Non scusarti per aver deciso di passare del tempo con lui.»
«Grazie.» Harriet si sentì sollevata. Con le sue amiche non doveva scusarsi, né nascondere le sue emozioni. Erano la sua famiglia. Tutto ciò che aveva sempre desiderato. «Aspetta... Non è il campanello? Sembra che siano arrivati i nostri primi ospiti...»
Deangelo Santos non leggeva spesso. Di certo non leggeva riviste di gossip. E dal giorno in cui aveva messo piede per la prima volta sul suolo britannico, dodici anni prima, aveva letto soltanto in inglese. La rivista brasiliana colorata e sfarzosa sulla scrivania del suo ufficio austero era fuori luogo come lo sarebbe stato un orsacchiotto di peluche. Ma non aveva comprato la rivista per leggerla. L'aveva comprata per concedersi un atteso momento di gloria.
Tre facce sorridevano in copertina. Tutti sulla quarantina, tutti eleganti e compiaciuti come solo può esserlo chi eredita dei privilegi e ne approfitta con estrema arroganza. E tutti completamente inconsapevoli che, entro poche settimane, le loro vite sarebbero state capovolte, ribaltate e sconquassate. Deangelo si concesse solo un momento per guardare la rivista, e un sorriso gli curvò le labbra; poi la prese e la gettò nel cestino. Era giunto il momento di mettere a punto gli ultimi dettagli del suo piano.
Aprì la porta a vetri e soffocò un sospiro mentre la donna minuta che occupava la scrivania fuori sussultò. Fu un sussulto leggero, quasi impercettibile. «Buona sera, signor Santos. C'è qualcosa che posso fare per lei, prima che me ne vada?»
Non c'era nulla di sbagliato nella domanda o nel modo in cui la porse. Proprio come non c'era nulla di sbagliato nel suo lavoro. Nelle ultime due settimane l'aveva sempre trovata seduta a quella scrivania, quando era arrivato al lavoro alle sette e mezza, dopo la solita corsa di dieci chilometri e un allenamento di mezz'ora. Quando entrava nel suo ufficio, trovava sempre il computer acceso, la lista degli appuntamenti stampata accuratamente, il caffè amaro e scuro che preferiva sulla scrivania. Tutto come avrebbe dovuto essere.
La donna era rimasta alla scrivania tutto il giorno, assentandosi solo meno di mezz'ora per il pranzo, gestendo la sua casella di posta elettronica e la sua agenda, prenotando voli e organizzando riunioni, assicurandosi che fosse disturbato solo quando ce n'era davvero bisogno.
Proprio come doveva essere.
Adesso era ancora qui, dieci ore dopo l'inizio dell'orario di lavoro, senza lamentarsi e senza mostrare segni di impazienza né desiderio di tornare a casa.
Davvero, nel grande schema delle cose, un piccolo sussulto non era niente di cui lamentarsi.
Tranne...
Tranne che era lunedì. Il che significava che la donna seduta alla scrivania della sua assistente personale era lì da due settimane e un giorno.
E quel giorno in più era inaspettato. A Deangelo non piacevano gli imprevisti. Pianificava ogni cosa per evitare eventi inattesi. Il fatto che la vita gli fosse stata strappata via prima di diventare adolescente lo aveva reso così.
Anziché rispondere alla domanda, tornò in ufficio e digitò sul telefono un numero, battendo impaziente il piede a terra fino a quando non ebbe risposta.
«Buongiorno, signore. Come posso aiutarla?»
«Dov'è Harriet?»
Vi fu una pausa, prima che il capo delle risorse umane rispondesse. «Harriet?»
«Sì, Harriet. Alta. Capelli biondi.» O erano rossi? Non che il colore dei capelli fosse importante. L'unica cosa che contava era che Harriet Fairchild riusciva a tenere la sua vita in ordine. Come doveva essere. «È in pausa da due settimane. Quando tornerà?»
«Signor Santos, Harriet se n'è andata.»
«Andata?»
«Ha lasciato la compagnia.»
Aveva fatto che cosa? Deangelo inspirò a fondo, cercando di ricordare l'ultimo giorno in cui l'aveva vista. A ripensarci, le era sembrata strana, quando lo aveva salutato. Forse delusa? Difficile da ricordare. Quella settimana stava mettendo a punto i suoi piani per il Brasile e non era stato tanto concentrato sugli affari.
Come poteva non aver capito che se ne sarebbe andata? Questo spiegava i fiori sulla sua scrivania...
«Dov'è andata? Immagino che tu le abbia offerto il giusto incentivo per restare, vero?»
«L'ho fatto, naturalmente. So che non le piace cambiare abitudini. Ma Harriet ha aperto una sua attività, e non credo che avremmo potuto offrirle alcun incentivo per farla rimanere.» Sue, il capo delle risorse umane, sembrò più sicura di sé, adesso, e Deangelo non poteva biasimarla. Era diverso perdere la propria assistente personale perché