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Incantesimo spagnolo: Harmony Jolly
Incantesimo spagnolo: Harmony Jolly
Incantesimo spagnolo: Harmony Jolly
E-book149 pagine1 ora

Incantesimo spagnolo: Harmony Jolly

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Info su questo ebook

Cuore latino 4/4

Può esserci amore senza gelosia, ma non senza paura (Miguel de Cervantes)
Morgan Monroe è una sposa in fuga da un matrimonio che non desidera; Riccardo Ochoa è un milionario spagnolo incaricato dal padre della giovane di riportarla a casa. Sulla via del ritorno i due scoprono un'inaspettata intesa che, invece che a New York, li porta in Spagna, nella tenuta di Riccardo. La scelta del milionario di non ricondurre Morgan dal padre gli costa molto in termini di guadagni per la sua azienda, ma rischia di avere un prezzo ancora più alto dal punto di vista sentimentale. Riccardo saprà andare oltre le proprie paure e riconoscere che quella sposa in fuga è la donna che desidera al suo fianco?
LinguaItaliano
Data di uscita20 mag 2019
ISBN9788858998267
Incantesimo spagnolo: Harmony Jolly
Autore

Susan Meier

Americana dell'Iowa, riesce a conciliare i suoi interessi con la famiglia e l'attività di scrittrice.

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    Anteprima del libro

    Incantesimo spagnolo - Susan Meier

    successivo.

    1

    Riccardo Ochoa infilò la Mercedes che aveva noleggiato sotto il porticato dell'hotel Midnight Sins di Las Vegas, scese a terra e lanciò le chiavi a un valletto. «Sistemala vicino all'ingresso del garage» gli disse. «Non ho intenzione di fermarmi a lungo.»

    Entrando nell'albergo s'imbatté in un gruppo di donne ridenti. «Buon pomeriggio, signore» le salutò.

    Le donne smisero di ridere e lo fissarono, sorprese e ammirate.

    Essendo vissuto per anni a New York City, Riccardo sapeva che il suo accento spagnolo e i suoi occhi neri affascinavano le americane.

    Una delle donne, fasciata da un abito di velluto rosso senza spalline, gli si avvicinò. I suoi capelli neri, legati in alto sul capo, formavano una corona di riccioli. Gli occhi verdi scintillavano, maliziosi e seducenti. «Sta entrando?» domandò.

    «Sì» le rispose, sorridendo.

    «Potrei lasciare le mie amiche e venire con lei.»

    Riccardo rifletté rapidamente. Se non fosse venuto lì per affari, avrebbe accettato l'offerta di trascorrere qualche ora in compagnia di quella donna, bevendo un drink per poi concludere il loro incontro tra le lenzuola. Ma quell'inizio avrebbe potuto sfociare in una relazione. Il problema era tutto lì. Non che non credesse nei rapporti amorosi. Due dei suoi cugini, Mitch e Alonzo, avevano sposato delle belle donne ed erano felicissimi, ma lui non era fatto per quel genere di vita.

    Aveva fatto un tentativo ma l'esito era stato catastrofico. La sua fidanzata l'aveva lasciato a due giorni dalle nozze per tornare dal suo ex, spezzandogli il cuore. L'abito da sposa era pronto, lo smoking appeso nell'armadio, i tavoli apparecchiati sul vasto prato del Northern Spain's Ochoa Vineyards, lo splendido vigneto di sua proprietà, ma lei se n'era andata senza voltarsi indietro.

    L'umiliazione era stata così profonda che da allora aveva rifiutato qualunque legame affettivo e aveva cominciato ad apprezzare i vantaggi dell'essere single e soprattutto ricco. Se un uomo aveva dei soldi, il mondo gli s'inginocchiava davanti.

    Sebbene fosse stato suo cugino Mitch a gettare le fondamenta della loro società, diffondendo in rete il nome della compagnia Ochoa, lui aveva investito il guadagno, ricavando delle somme astronomiche, e adesso stava per diventare multimilionario.

    In quel periodo Mitch, il genio informatico che aveva lanciato il marchio Ochoa, era in viaggio di nozze e siccome uno dei suoi clienti più importanti aveva dei problemi con la figlia, Riccardo era venuto a Las Vegas per tentare di risolverli.

    «Mi dispiace» rispose, prendendo la mano della donna in rosso e baciandole le nocche. «Sono qui per affari.»

    «E una volta che li avesse conclusi?» insistette lei.

    «Devo passare a prendere una persona e andare all'aeroporto.» La persona in questione era Morgan Monroe, figlia del Colonnello Monroe, proprietario dei vigneti Monroe. La ragazza era fuggita poco prima delle nozze e il padre voleva che tornasse a casa per dargli delle spiegazioni e aiutarlo a soffocare lo scandalo. «Mi tratterrò qui due ore al massimo. Forse avremo più fortuna la prossima volta.»

    «Forse.»

    «Buona serata a tutte» augurò lui al gruppo di signore. «Arrivederci.»

    «Arrivederci» gli rispose un coro di cinguettii mentre avanzava verso la porta che immetteva nell'atrio dell'albergo.

    «Sto cercando Morgan Monroe» disse al portiere. Diversamente da Cicely, la sua ex, che gli aveva dato un preavviso di due giorni, Morgan era arrivata a metà della navata della chiesa prima di voltarsi e scappare. Suo padre aveva ordinato ai suoi amministratori di controllare le carte di credito e il giorno seguente quell'albergo aveva dichiarato di annoverarla tra i loro ospiti.

    Il portiere, un distinto signore sui cinquant'anni, non controllò nemmeno il computer. «Dolente, sir, ma non rilasciamo queste informazioni.»

    «Lo domando perché suo padre, il Colonnello Monroe, mi ha mandato a cercarla.»

    L'uomo sbiancò. «Il padre è il famoso Colonnello Monroe?»

    Riccardo fece scivolare una mano in tasca ed estrasse una banconota da cento dollari. «In persona» rispose.

    «Adoro i suoi vini.»

    «Li adorano tutti» affermò Riccardo, posando la banconota sul banco. «Il signor Monroe vuole che mi accerti che stia bene.» E che la riporti a casa, ma questo non era necessario specificarlo.

    Il portiere prese la banconota e la mise in tasca con disinvoltura. «Non posso dirle il numero della sua stanza, ma tra amici...» mormorò, facendogli segno di avvicinarsi. «Posso confidarle che circa un'ora fa l'ho vista entrare nel Casino. So che le piace giocare con le slot machine e adora i Margarita. Da quando è arrivata, ogni pomeriggio si piazza nel corridoio in cui ci sono le slot, in fondo a destra.»

    La prospettiva di portare in aereo una donna sbronza lo contrariò, ma Riccardo sorrise e, dopo aver ringraziato il portiere, si diresse verso l'entrata del Casino. Appena scese la scala fu accolto da una cacofonia di suoni: campanelli e fischi delle slot machine, grida esultanti dei giocatori e le sequenze dei numeri annunciate dai croupier.

    Le case da gioco gli piacevano, ma non si fermò davanti alla fila dei tavoli e puntò verso il corridoio.

    Non c'era nessuno. Guardò a destra e a sinistra, arrivò fino alle ultime slot vuote e si fermò a riflettere.

    «Vi dico una cosa. Chi ha pochi soldi come voi non può entrare nel mercato azionario.»

    Riccardo tese gli orecchi.

    «Mio cugino Arnie ci ha provato e ha guadagnato una cifra.»

    «È stato fortunato» replicò la donna, sospirando. «Il vostro obiettivo deve essere guadagnare senza perdere un soldo dell'investimento iniziale.»

    Incuriosito, Riccardo seguì le voci e arrivato all'angolo, si voltò. Due cameriere, un vecchio in calzoncini e camicia hawaiana, un ragazzetto con un cappuccio in testa e due donne appoggiate alla slot ascoltavano una bionda in jeans che li concionava.

    «Non si può essere sicuri di non intaccare il proprio gruzzolo iniziale, investendo in una sola linea di prodotti. La diversificazione riduce il rischio.»

    Una delle cameriere vide Riccardo e lo indicò agli altri. La bionda che dava quei consigli si voltò e lui rimase a bocca aperta.

    Non si era certo aspettato che Morgan Monroe indossasse ancora l'abito da sposa, ma si meravigliava di vedere una esponente dell'alta società in jeans e scarpe da tennis con i lunghi capelli biondi in disordine e gli occhi nascosti dietro degli occhiali con una montatura di finta tartaruga.

    «Smamma, amico.»

    Riccardo sobbalzò. E non aveva previsto neppure che lei gli abbaiasse contro. Al più si era aspettato che opponesse una certa resistenza a salire sull'aereo che l'avrebbe riportata a Lake Justice, nell'impero vinicolo del padre. La stampa l'aveva sempre dipinta come una ragazza arrendevole, dolce, dedita alle opere di carità e compassionevole verso i derelitti.

    Tuttavia aveva avuto la forza di girare le spalle all'altare, in presenza di centinaia di persone. Meno male che Cicely si era comportata in modo diverso, pensò.

    Il cuore gli diede un balzo. Erano anni che non pensava a Cicely e adesso l'aveva paragonata ancora una volta a Morgan Monroe. Non gli piaceva ricordare l'umiliazione di quei giorni, sebbene la colpa di tutto fosse stata sua. Arrogante com'era, aveva creduto di poterla obbligare ad amarlo, nonostante lei gli avesse ripetuto più volte che non riusciva a dimenticare il suo ex fidanzato.

    Che diavolo ci faceva in quel momento a correre dietro a un'altra sposa in fuga? Era impazzito?

    No. Aiutava un cliente. Inoltre la situazione era completamente diversa. Cicely era stata la sua promessa sposa. Morgan era la figlia di uno dei più grandi produttori di vino nel website di Mitch, ma non era nulla per lui.

    Non aveva alcuna intenzione di farsi coinvolgere da lei. Quello era solo un favore fatto al loro cliente più importante, in modo da impedire che da cliente diventasse un pericoloso concorrente.

    Lo sguardo insistente dello sconosciuto irritò Morgan.

    Era un bel tipo, sicuramente ricco, a giudicare dalla giacca di ottimo taglio e dalle scarpe di marca italiana, ma sembrava confuso come se non sapesse perché si trovava in quel luogo.

    Immaginando che volesse delle informazioni sulle slot machine, gli concesse il beneficio del dubbio. «C'è una marea di slot dietro di lei. Può scegliere quella che vuole per giocare. Basta che si sposti di una fila e non ci sentirà parlare.»

    «Sta tenendo un seminario, giusto?» domandò lui con una certa condiscendenza.

    Che ficcanaso indiscreto, pensò Morgan con un'impennata di rabbia.

    «Anche se fosse, non sono affari suoi.»

    Lo sconosciuto strinse le labbra. «Questo non è esatto. La stavo cercando... Morgan.»

    Il cuore le si strinse. Era lì per lei, quindi. Aveva previsto che suo padre l'avrebbe cercata, ma quell'uomo non sembrava un investigatore privato. I due bottoni slacciati della camicia permettevano di intravedere una pelle abbronzata, come se avesse preso il sole nel Mediterraneo. Dall'accento era probabile.

    «Lei è un investigatore privato?»

    «No. Sono un amico di suo padre.»

    Pessima notizia. Con un amico di suo padre bisognava usare una tattica raffinata.

    Morgan si voltò verso il gruppo. «Mi dispiace, ragazzi, ma devo lasciarvi per qualche minuto. Rimanete qui. Tornerò subito.» Poi si rivolse al segugio mandato dal padre e indicò il bar circolare al centro della sala. «C'è un tavolo là.»

    Detto questo si mosse rapidamente, zigzagando tra la gente e le slot machine, sperando di poter restare sola per qualche minuto. Avrebbe potuto dire al tipo che la seguiva: «Riferisca a mio padre che gli voglio bene e che mi dispiace che abbia speso tanti soldi per organizzare il matrimonio, ma... ho bisogno di respirare».

    No. Non poteva dire a quel tizio che aveva bisogno di respirare. Se a suo padre fosse stata riferita quella frase, si sarebbe infuriato. Arrivata al tavolo, fece per scostare una sedia, ma lui la prevenne.

    «La mia Nana mi sparerebbe se permettessi a una donna di procurarsi una seggiola.»

    «La sua... Nana

    «Mia nonna. Vive in Spagna. È molto tradizionalista. A lei piacciono i gentiluomini.»

    Anche a lei piacevano, pensò Morgan, e adorava la voce di quell'uomo. Era sommessa, sensuale, con un leggero accento che lo rendeva interessante. Ma non doveva lasciarsi influenzare dal suo fascino. Quell'Adone era lì perché era stato mandato dal genitore. A parte questo, aveva appena abbandonato il promesso sposo davanti all'altare e non cercava un sostituto.

    «Va bene. Mio padre

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