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Seduzione inattesa: Harmony Collezione
Seduzione inattesa: Harmony Collezione
Seduzione inattesa: Harmony Collezione
E-book151 pagine2 ore

Seduzione inattesa: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Provare a se stessa di essere una donna completa, in grado di gratificare un uomo proprio come ogni altra.

Questo è il motivo per cui Mackenzi Keogh cede alle lusinghe dell'affascinante sconosciuto che ha interrotto il suo sonno. O forse quello che sta vivendo è soltanto un sogno? Così, la bella Mackenzi risponde con passione alle inattese carezze, scoprendo soltanto il mattino dopo l'identità del suo amante notturno. È Dante Carrazzo, il nuovo proprietario dell'hotel per cui lei lavora come direttrice. Come spiegargli ora che lei non è quel tipo di donna? E, soprattutto, come restare immune dall'irresistibile fascino di Dante?
LinguaItaliano
Data di uscita11 mar 2019
ISBN9788858994573
Seduzione inattesa: Harmony Collezione
Autore

Trish Morey

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Seduzione inattesa - Trish Morey

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Italian Boss’s Mistress of Revenge

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2008 Trish Morey

    Traduzione di Carla Ferrario

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2009 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-457-3

    1

    La notte tempestosa si addiceva perfettamente all’umore di Dante Carrazzo.

    Il tergicristalli della BMW non riusciva a tenere il ritmo della pioggia incessante, e in quella nebbia fitta i fari rendevano visibili solo le sagome degli alberi della gomma, stagliati come artigli giganteschi sulla strada che conduceva alle colline di Adelaide.

    Dell’albergo, nessuna traccia.

    Dante imboccò l’ennesima curva, esasperato dalla visibilità del tutto insufficiente.

    Si sentiva intorpidito dalla stanchezza: otto ore alla guida dopo un’intera giornata trascorsa a discutere senza successo dell’affare Quinn, cominciavano a pesargli. Con l’autocontrollo che tutti gli riconoscevano s’impose di mantenersi vigile. La strada era quella giusta, e l’albergo doveva pur trovarsi da qualche parte, nascosto sotto quella coltre di nebbia...

    Aveva appena superato una stradina male illuminata quando si rese conto di aver già oltrepassato la sua meta. Imprecando tra sé, fece una inversione di marcia, tornò indietro e imboccò il passo carraio, dirigendosi verso il bagliore innaturale che annunciava la fine del suo viaggio.

    Ashton House. Finalmente!

    Avvolta nella nebbia, l’antica dimora trasformata in albergo assumeva un aspetto sinistro, dalle finestre buie e inospitali alle vecchie mura di arenaria che balenavano misteriose alla luce smorzata dei lampioni. Dante parcheggiò, aggiungendo mentalmente gli aggettivi cupo e ostile agli attributi negativi di quella costruzione.

    Era come se Ashton House lo odiasse quanto lui odiava ciò che l’albergo rappresentava.

    Così sia.

    Scese dalla macchina e la foschia lo avvolse, penetrandolo con le sue goccioline ghiacciate. Tolse la valigia dal bagagliaio e raggiunse in pochi passi il vestibolo ad arco. Premette il campanello e attese dieci secondi esatti prima di suonare di nuovo.

    «Ho una prenotazione a mio nome» annunciò non appena si aprì la porta, infilandosi all’interno sotto lo sguardo sbalordito del portiere di notte.

    Il pesante portone rivestito di legno si chiuse alle sue spalle con un colpo sordo.

    «Controllo subito, signore» replicò l’uomo raggiungendo il banco della reception. «Anche se purtroppo stasera abbiamo fatto il tutto esaurito.»

    Dante lo fulminò con uno sguardo che avrebbe polverizzato una roccia. «Mi auguro che non abbiate dato la mia camera a qualcun altro.»

    L’uomo corrugò la fronte, scorrendo un file al computer. «Controllo subito. Che nome ha detto?»

    «Non l’ho detto. Carrazzo, Dante Carrazzo.»

    «Ah...» L’uomo si raddrizzò di colpo, come se qualcuno gli avesse piantato un palo di ferro nella schiena. Dante sapeva riconoscere l’odore della paura e non si stupì di quella reazione. Di certo il personale dell’albergo si era chiesto che intenzioni avesse il nuovo proprietario di Ashton House. Avevano tutte le ragioni di essere preoccupati, pensò.

    «Non l’aspettavamo più, stanotte, vista la chiusura dell’aeroporto di Melbourne...»

    «Avete una stanza per me oppure no?» sbottò lui stizzito. Gli era assolutamente necessaria qualche ora di sonno, e se avevano occupato la sua camera...

    «Ma certo... naturalmente.» L’impiegato gli passò una penna per firmare il registro e poi prese la chiave della stanza. «La sua suite è prenotata, ma non l’aspettavamo fino a domani mattina.»

    «Quando ho guardato l’orologio l’ultima volta, era già mattina» replicò Dante, ogni parola scagliata come una pietra. «A che ora potrò incontrare il direttore?»

    «Mackenzi prende servizio alle sette.»

    «Bene.» Firmò il registro. «L’avverta che l’aspetto alle nove al ristorante.»

    Dopo aver ricevuto le indicazioni del portiere di notte e aver rifiutato la sua offerta di portargli le valigie, Dante s’incamminò nel corridoio diretto alla suite, ma fu subito costretto a voltarsi, richiamato ad alta voce.

    Sospirò impaziente. «Che cosa c’è?»

    L’uomo assunse un tono di scusa. «Volevo solo informarla che lo staff dell’albergo ha preparato per lei un omaggio di benvenuto che troverà nella sua stanza. Non esiti a chiamarmi, per qualunque necessità.»

    «Non si preoccupi, lo farò» ringhiò Dante. Gli voltò le spalle e proseguì, attraversando le stanze da biliardo con le pareti di pietra, diretto all’ala di cui la suite presidenziale occupava quasi la metà.

    Se sperano che basti uno stupido regalo a farmi cambiare idea, avranno una grossa delusione, pensò.

    La moquette assorbiva il suono dei suoi passi. Dormivano tutti, unico rumore la pioggia scrosciante sul tetto, mentre il rombo dei tuoni in lontananza prometteva ancora brutto tempo.

    La stanchezza aveva quasi preso il sopravvento, soffocando la sensazione di trionfo di essere finalmente il proprietario di Ashton House. Dante fece una pausa e prese fiato, la chiave già infilata nella toppa, prima di mettere piede nella suite abitata diciassette anni prima da Jonas e Sara Douglas.

    Diciassette anni. Gli ci era voluto tutto quel tempo per arrivare dov’era, ma ormai aveva in mano il gioiello del Gruppo Immobiliare Douglas.

    L’occasione meritava un brindisi.

    La porta si aprì su un corridoio illuminato da una luce fioca proprio mentre lo scroscio di pioggia si tramutava in un rombo assordante. Ricordava che la camera da letto si trovava sulla sinistra e si diresse a destra, verso il soggiorno. Accese la luce e ne diminuì l’intensità, poi posò la borsa e aprì il buffet di legno.

    Vuotò il contenuto di due bottigliette mignon in un bicchiere da bibita e bevve un sorso, assaporando il whisky prima di deglutirlo, grato del calore che gli si diffuse nello stomaco.

    Ne aveva proprio bisogno.

    Qualche istante dopo, sfilata la giacca, iniziò a slacciare i bottoni della camicia. Nonostante le ampie portefinestre affacciate sulla notte il locale era piuttosto caldo. Sulla parete si apriva una porta che, come ricordava, conduceva alla camera da letto.

    Sarebbe riuscito a dormire nella stanza che era appartenuta a Jonas e Sara?, non poté fare a meno di domandarsi. Al diavolo!, si rispose, certo che ci sarebbe riuscito. E avrebbe assaporato fino in fondo il dolcissimo gusto della vendetta.

    Finì di spogliarsi e lasciò cadere gli abiti a terra. Poi entrò in camera da letto, completamente nudo.

    Fu allora che la vide.

    2

    Le scapole nude balenavano perlacee sotto il fascio di luce proveniente dal bagno, e una massa di capelli color mogano si riversava sul cuscino.

    Un omaggio insolito, rifletté Dante. La donna aveva il viso rivolto dall’altra parte, ma nemmeno l’ombra riusciva a nascondere la linea incantevole del suo profilo o la linea curva delle ciglia sulla guancia.

    Doveva ammettere che lo staff aveva dato prova di una sorprendente creatività. Nessuno aveva mai tentato prima un approccio simile, cercando di ammorbidirlo con un’offerta del genere. Il suo sguardo indugiò sulla pelle di lei. Appariva morbida, vellutata e decisamente invitante.

    Scosse la testa. Non era interessato a un regalo di quel tipo. Nessuno poteva decidere con chi Dante Carrazzo dovesse andare a letto, e nessuna prostituta gli avrebbe fatto cambiare idea. Quella notte avrebbe dovuto trovarsi un altro letto da scaldare, decise. Non le sarebbe stato difficile, visti i suoi attributi...

    Stava per svegliarla quando si rese conto che, nello stato in cui si trovava, non sarebbe riuscito a convincerla che i suoi servigi non erano richiesti.

    Tolse da un cassetto un asciugamano che si avvolse attorno alla vita e allungò il braccio per scuotere la bella addormentata, proprio mentre la stanza veniva illuminata da un lampo. Subito dopo un tuono scosse l’aria, e lei si mosse senza svegliarsi.

    Assorbendo quella nuova e più vantaggiosa vista, Dante strinse i denti. La donna, con le labbra carnose socchiuse, costituiva già una tentazione, ma il particolare che lo fece vacillare nella sua risoluzione furono i seni candidi, su cui svettavano capezzoli scuri, inturgiditi a contatto con l’aria fresca della notte.

    E non aveva fatto effetto solo a loro...

    La semplice curiosità che lo aveva animato fino a un attimo prima si era arroventata, trasformandosi in un impulso molto più carnale.

    Se non bastavano i tuoni a svegliarla, rifletté, forse avrebbe dovuto provare con qualcosa di meno convenzionale. Perché cacciarla, dopotutto? In fondo lui aveva un buon motivo per festeggiare. E quale luogo migliore della stanza dove avevano dormito Jonas e Sara la notte prima di svelargli la verità. Rabbrividì al ricordo dei loro volti. Gli avevano fatto venire in mente due squali.

    Come sempre, quell’immagine non mancò di suscitare in lui un’ondata di dolore selvaggio, che gli strinse la gola con un sapore amaro. Eppure erano già passati diciassette anni.

    Al diavolo!, imprecò tra sé. Cancellerò definitivamente il loro ricordo abbandonandomi in questa donna... e poi la scaccerò.

    Tornò in bagno e prese ciò che gli serviva, prima di liberarsi dell’asciugamano. Era giunto il momento di scoprire quanto fosse difficile risvegliare quella creatura. E se avesse continuato a dormire, decise, meglio ancora. Non aveva alcuna voglia di far conversazione.

    Quando rientrò in camera da letto, la trovò ancora supina, il viso piegato su un lato e le braccia spalancate, i seni perfetti offerti al suo sguardo.

    La vista di quel viso angelico agì su di lui come il canto delle sirene. Anche se la parte inferiore del suo corpo era ancora coperta, di certo la bella addormentata era nuda, rifletté Dante, mentre gli ultimi dubbi sul motivo di quella presenza nel suo letto, svanivano. Era evidente che non voleva perdere tempo, si disse, ecco perché si era spogliata prima di infilarsi sotto le coperte. Sorrise soddisfatto. Apprezzava quelle piccole accortezze.

    «È meglio che non si sia svegliata per il tuono, così sarà molto più divertente e piacevole», mormorò inginocchiandosi sul letto accanto a lei.

    Le liberò il viso da una ciocca di capelli e la donna si mosse appena. Incapace di resistere, le sfiorò la guancia con un dito, strappandole soltanto un sospiro che le fece socchiudere le labbra e sollevare il petto con un effetto fantastico sui seni già splendidi.

    Dante soffermò lo sguardo su quei due picchi, pronto a rispondere alla loro chiamata. Ma non subito. Non c’era alcuna fretta.

    Con il pollice sfiorò il contorno delle labbra della sconosciuta, interpretando il suo mormorio soddisfatto come un segno di incoraggiamento.

    Abbassò la testa, stregato dal profumo della sua pelle, e le sfiorò la bocca con un bacio. La donna sospirò, e lui saggiò la sua

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