Seduzione milionaria: Harmony Collezione
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Nel disperato tentativo di impedire di essere ven-duta a uno sconosciuto, Lydia si rivolge a Raul in cerca di aiuto. Lui le concede una sola notte, una notte che dovrebbe cambiare il suo destino...
Carol Marinelli
Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.
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Anteprima del libro
Seduzione milionaria - Carol Marinelli
successivo.
Prologo
Non era possibile!
Mentre Raul Di Savo ringraziava coloro che avevano partecipato al funerale di sua madre, una figura che si stagliava in lontananza attrasse la sua attenzione. Come osava presentarsi lì? Soprattutto quel giorno!
Il rintocco delle campane della piccola chiesa siciliana gli rimbombava nelle orecchie.
«Condoglianze.»
Lui si sforzò di concentrarsi sull'uomo che aveva davanti e non sul giovane in piedi ai margini del cimitero.
«Grazie» rispose.
Considerando le circostanze della morte di Maria, e temendo la collera del marito, la maggior parte della gente aveva preferito non partecipare. Lo stesso Gino non aveva assistito al funerale della moglie.
«Era una sgualdrina quando l'ho sposata e tale è finita sotto terra.» Così il padre gli aveva annunciato la morte della donna.
Raul, non appena lo avevano informato dell'incidente d'auto, era partito subito da Roma alla volta di Casta, una cittadina sulla costa occidentale dell'isola, ma non era riuscito ad arrivare in tempo.
Con immenso dolore aveva cercato di ricostruire gli eventi che avevano portato alla morte di Maria.
E adesso stava compiendo il proprio dovere accanto alla tomba mentre la gente gli passava accanto per porgergli le condoglianze senza soffermarsi a parlare. I fatti degli ultimi giorni, e la condanna che serpeggiava per tutta la valle, non consentivano alcun tipo di commento.
«Era una brava...» Uno dei più cari amici di famiglia non riuscì a completare la frase. «Era...» esitò ancora. «Maria ci mancherà.»
«Sicuramente» mormorò Raul. L'odore della terra fresca gli riempì le narici, penetrandogli in gola. Sapeva che non ci sarebbe stato nessun conforto. Non aveva potuto salvarla e adesso sua madre se n'era andata. Raul aveva studiato duramente a scuola e aveva ottenuto una borsa di studio all'università. Tutto pur di lasciare la valle di Casta. O, come lui e il suo amico Bastiano la chiamavano, la Valle dell'Inferno.
Raul era determinato a portare via la madre da suo padre. Maria Di Savo. Alcuni l'avevano definita una donna fragile. Era sempre stata profondamente religiosa, finché non aveva conosciuto Gino Di Salvo, tanto che aveva sperato di entrare nel convento del posto, un'imponente costruzione in pietra.
Maria aveva pianto quando era stato chiuso a causa del numero sempre minore di novizie. L'edificio era rimasto abbandonato a lungo e non c'era giorno in cui lei non rimpiangesse di non avere seguito la propria vocazione e non aver preso i voti. Purtroppo la gravidanza l'aveva costretta a contrarre il più infelice dei matrimoni.
Raul aveva sempre detestato quel luogo, ma mai come in quel momento. Non sarebbe più tornato. Tuttavia c'era un'altra persona di cui doveva occuparsi: l'uomo che aveva causato quella tragica fine. Mentre gettava l'ultimo pugno di terra sulla tomba della madre, giurò che avrebbe fatto di tutto per distruggerlo.
«Mi mancherà tantissimo.»
Raul sollevò la testa e scorse Loretta, una delle persone più care a Maria.
«Niente guai oggi, Raul.»
Lui aggrottò la fronte a quelle parole, poi comprese perché gli sembrava preoccupata. Il suo sguardo era fisso su Bastiano Conti, la figura che se ne stava ferma a debita distanza.
Bastiano era di un anno più giovane e le loro famiglie erano rivali. Lo zio di Bastiano possedeva molte proprietà e quasi tutti i vigneti della parte occidentale della valle, mentre suo padre quelli della parte orientale.
La rivalità risaliva a parecchie generazioni precedenti, tuttavia i due giovani ne ignoravano l'origine ed erano cresciuti l'uno accanto all'altro, diventando amici. Erano andati a scuola insieme e insieme trascorrevano le vacanze estive.
Prima che lui lasciasse la valle, con Bastiano si sedevano a bere il vino delle rispettive cantine concordando che fosse terribile. Erano entrambi alti e scuri, ma i loro caratteri erano molto diversi. Bastiano, orfano, era stato cresciuto dalla sua estesa famiglia e affrontava la vita con una certa spigliatezza. Raul, invece, era serio, diffidente.
Malgrado le loro nature differenti, erano adorati entrambi dalle donne. Bastiano seduceva; lui semplicemente ricambiava il favore. Non c'era astio tra i due giovani.
Bastiano però aveva usato il suo fascino sulla persona più fragile e aveva preso Maria come sua amante.
Le voci erano cominciate a circolare; non solo Maria aveva un amante, ma pure un membro della famiglia che Gino considerava sua nemica. Quando la relazione era stata scoperta, Loretta l'aveva chiamata per avvertirla che Gino stava tornando a casa furioso. A quel punto Maria era salita su un'auto che non sapeva guidare: una scelta infelice nella valle.
Raul sapeva che, se non fosse stato per Bastiano, l'incidente non sarebbe avvenuto.
«Raul...» mormorò Loretta percependo la sua tensione e posandogli una mano sul braccio. «Sei siciliano e questo significa che hai tutta la vita per vendicarti, ma non lasciare che sia oggi.»
«No...» borbottò lui. Gli pulsavano le tempie e l'unica cosa certa era che odiava Bastiano con tutto se stesso. Si liberò della presa di Loretta, pronto all'azione, poi scansò alcune persone che stavano cercando di fermarlo.
«Raul!» lo chiamò il sacerdote. «Non adesso e non qui!» gli ordinò.
«Allora sarebbe dovuto stare alla larga» ribatté lui attraversando il cimitero per raggiungere l'uomo che aveva spedito sua madre sotto terra. «Brutto bastardo!» gridò quando lo raggiunse.
Qualsiasi persona sana di mente che vedeva la morte avvicinarsi sarebbe fuggita, ma Bastiano invece gli andò incontro urlando insulti a sua volta.
«Tua madre voleva...»
Raul non lo lasciò finire e gli diede un pugno in faccia. Sentì il dente di Bastiano tagliargli le nocche, ma non fece caso al sangue. Sconvolto da rabbia, dolore e vergogna, voleva ucciderlo.
Bastiano rispose all'aggressione. Ci furono grida e il rumore di sirene in lontananza mentre i due lottavano. Raul sbatté contro una lapide. Il granito gli lacerò la giacca nera e la camicia bianca. Poco importava; tanto la sua schiena era già una mappa di cicatrici grazie ai colpi ricevuti da suo padre, inoltre l'adrenalina era un grande anestetico. Vagamente consapevole della ferita alla spalla, si sollevò per lanciarsi contro il rivale.
Bastiano si rifiutò ancora di sottomettersi e lui lo colpì di nuovo in faccia rovinando i suoi bellissimi tratti, gridandogli che sarebbe dovuto stare alla larga da sua madre.
«Come hai fatto tu!»
Quelle parole furono più dolorose di qualsiasi colpo fisico perché Raul sapeva di avere fatto proprio quello: era stato lontano.
1
Di nuovo Roma...
La città dell'amore.
Avvolta in un asciugamano, dopo essersi fatta una doccia, Lydia Hayward si sdraiò sul letto della suite dell'hotel in cui alloggiava e meditò sull'ironia della situazione. Sì, poteva anche essere a Roma con la prospettiva di incontrare quella sera uno scapolo d'oro, tuttavia ciò non aveva nulla a che vedere con l'amore. C'erano questioni pratiche che avevano bisogno di essere risolte.
Oh, certo, niente era stato espresso apertamente. Sua madre non le aveva spiegato in modo chiaro che senza il generoso finanziamento che quell'uomo poteva assicurare avrebbero perso tutto, ossia il castello in cui vivevano, che costituiva anche l'attività economica della famiglia.
E nemmeno le aveva detto che avrebbe dovuto dormire con la persona che avrebbe incontrato con il suo patrigno.
Ovvio che Valerie non lo avesse fatto. Però le aveva consigliato di prendere la pillola. Non vorrai rovinare la tua vacanza! Da quando sua madre si interessava di quelle cose?
Lei era stata in Italia soltanto una volta, in occasione di una gita scolastica all'età di diciassette anni, e allora la madre non si era mostrata preoccupata di quell'aspetto. Poi perché avrebbe dovuto prendere la pillola visto che le avevano sempre ripetuto di preservarsi? E così aveva fatto. Non certo perché glielo aveva suggerito Valerie, ma perché non sapeva come abbassare la guardia e lasciarsi andare.
La gente la considerava distaccata e fredda. Meglio così che aprire il proprio cuore... anche se dentro di sé sperava segretamente nell'amore. Ma ormai era evidente che non sarebbe successo in questa vita.
Quella sera sarebbe stata lasciata da sola con lui. Era sull'orlo di un attacco di panico. Non ne aveva più avuti da... quando era stata a Roma l'ultima volta. O era stato a Venezia? Quell'orribile gita scolastica!
Aveva accettato di accompagnare il patrigno sperando di mettere a tacere quel fantasma; voleva verificare se vedere la Città Eterna con occhi da adulta sarebbe stato altrettanto spaventoso come lo era stato da adolescente.
Per sua fortuna riuscì a riprendersi e si vestì. Doveva incontrarsi con Maurice, il suo patrigno, alle otto per fare colazione. Non volendo presentarsi in ritardo si pettinò rapidamente i capelli biondi ancora umidi, poi indossò un abito di lino grigio abbottonato fino al collo.
Non si aspetteranno davvero che dorma con lui!, si ripeté.
Era ridicolo soltanto il pensiero.
Quella sera si sarebbe intrattenuta con quel tipo per un drink, lo avrebbe ringraziato dell'ospitalità, poi avrebbe spiegato che aveva un appuntamento con un'amica.
Arabella adesso viveva a Roma e le aveva detto di farsi viva se fosse capitata da quelle parti.
Estrasse il telefono e digitò un rapido SMS.
Ciao, Arabella, non so se hai ricevuto il mio messaggio. Sono a Roma. Sono libera stasera per cena se ti va. Lydia.
Lasciò la suite e prese l'ascensore per raggiungere la sala da pranzo. Mentre attraversava l'atrio si guardò in uno specchio. Era l'immagine della calma, anche se in realtà sarebbe voluta fuggire a gambe levate.
«No, grazie.» Raul Di Savo declinò l'offerta del cameriere di un secondo espresso e continuò a esaminare i documenti relativi all'Hotel Grande Lucia, dove era seduto a godersi la colazione.
Quella mattina il suo avvocato gli aveva inviato alcune informazioni che stava leggendo attentamente, dato che avrebbe incontrato il sultano Alim di lì a poco.
L'Hotel Grande Lucia era un albergo sontuoso e lui sollevò la testa dal computer per osservare la sala da pranzo. Si poteva udire un tintinnio di porcellane e il mormorio di conversazioni sommesse. L'atmosfera era rilassata, cosa che rendeva piacevole la permanenza in quel luogo.
Raul voleva che quell'hotel diventasse suo. Aveva trascorso la notte nella suite presidenziale, ospite del sultano Alim e sinceramente non si era aspettato di restarne così impressionato. Ogni dettaglio era curato al massimo, così come il personale che era premuroso e discreto allo stesso tempo. Insomma, era seriamente