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Innocente vendetta: Harmony Destiny
Innocente vendetta: Harmony Destiny
Innocente vendetta: Harmony Destiny
E-book133 pagine1 ora

Innocente vendetta: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Brady Stone ha appena scoperto che il nuovo manager del resort da favola che vuole acquistare è una donna. Ma non una donna qualunque. Samantha Donovan, infatti, è un'innocente bellezza tutta curve, nonché la figlia di un suo acerrimo rivale. Dopo una lunga attesa, ora Brady è a un passo dalla tanto sospirata vendetta: basterà carpire a Samantha, nel modo più dolce e subdolo, i segreti dell'attività di famiglia.



Per la prima volta da anni Samantha è felice. Qualcuno si interessa a lei senza secondi fini, esaltandone i pregi invece di sottolinearne i difetti, specialità del suo spietato padre. Possibile che Brady sia davvero l'uomo giusto?



La VENDETTA è un piatto che va consumato freddo. Ma quando entra in gioco la PASSIONE l'atmosfera diventa bollente.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2017
ISBN9788858971000
Innocente vendetta: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Innocente vendetta - Jules Bennett

    Capitolo

    1

    «SONO SPIACENTE, SIGNORE, la suite Tropical non sarà disponibile fino a domani.»

    «È un vero peccato, dato che mi trovo qui adesso.»

    Samantha Donovan prese un profondo respiro per calmarsi, si avvicinò al banco della reception e si esibì nell’ennesimo sorriso della giornata. Dirigere un resort di lusso era per lo meno dannoso per i muscoli facciali.

    «C’è qualche problema?» si informò lei.

    Lo sconosciuto, alto e straordinariamente bello, rivolse lo sguardo incupito su di lei. «La mia camera non è disponibile.»

    Samantha si appoggiò al banco di marmo – era tutto il dannato giorno che le sue Jimmy Choo le martoriavano i piedi – e rivolse la propria attenzione alla giovane impiegata seduta di fronte al computer. «Mikala, che problema c’è con la suite Tropical

    La receptionist hawaiana pigiò sulla tastiera per alcuni minuti. «Sembra che il signor Stone abbia prenotato a partire da domani.»

    «Ma come potete vedere sono qui oggi.»

    Sam non poteva biasimare l’uomo per l’irritazione che gli trapelava dalla voce; anche lei era irritata, a dire il vero lo era con suo padre, da quando l’aveva informata che avrebbe potuto guadagnarsi il suo rispetto e un posto nella sua società se fosse stata in grado di migliorare il resort di Kauai, appena acquistato, e lo avesse gestito impeccabilmente.

    «Signor Stone» disse Sam con tono gentile ma professionale. «Non so come scusarmi per questo contrattempo. Potremmo offrirle una stanza più lussuosa come la Honeymoon Hideaway allo stesso prezzo dell’altra. So che è libera perché ho appena accompagnato la coppia che la occupava all’aeroporto.»

    Un’altra cosa che suo padre non le aveva detto: non solo il resort era in perdita, ma avevano dovuto licenziare del personale. Ora come direttrice si trovava a fare da taxista, cameriera in uno dei tre ristoranti e il giorno prima aveva dovuto perfino riparare una toilette guasta in una suite.

    Non era di certo il lavoro di lusso che suo padre le aveva fatto intendere. Ma avrebbe perseverato nonostante tutti gli ostacoli che si fossero presentati.

    L’albergo, un tempo a cinque stelle, era l’ultimo affare di suo padre e suo fratello. Non conosceva i dettagli, ma sapeva che l’acquisizione non era stata semplice, doveva quindi dare fondo a tutta la sua energia per assicurarsi che gli ospiti fossero soddisfatti, il personale ben pagato e i locali sempre in ordine.

    Nessun problema.

    «La stanza è pulita?»

    La domanda la riportò di colpo dalla sua autocommiserazione al presente. «Sì, signore. Mikala, per favore, correggi la prenotazione del signore, io lo accompagnerò alla suite.»

    L’uomo portava una borsa sull’ampia spalla, Sam perciò afferrò la sua valigia nera. Ora poteva anche aggiungere la voce facchino alla lista delle sue incombenze, il che le avrebbe fornito un impressionante curriculum, se il padre avesse deciso di escluderla davvero dalla società di famiglia.

    «Signora.» La voce dell’uomo le giunse da dietro. «Posso portarmi la valigia da solo.»

    Senza rallentare il passo Sam rispose: «I clienti non si portano i bagagli».

    Pigiò il pulsante dell’ascensore, guardò a quale piano fosse e cercò di ignorare il profumo sensuale di quell’attraente cliente.

    «Che razza di gentiluomo sarei se le lasciassi portare la mia valigia?»

    Dandogli un’occhiata obliqua, Sam non poté evitare di notare come le sue spalle riempissero perfettamente l’abito blu e quanto attraente risultasse la sua pelle dorata e abbronzata in contrasto con la stoffa scura.

    Perché era solo? Sam si meravigliò che un uomo che emanava tanto fascino e sensualità non si trovasse con una bionda tutta curve e gambe chilometriche appesa al braccio. D’accordo che era lì solo da sei mesi, ma non aveva ancora visto molti uomini soli.

    «Che razza di hotel dirigerei se facessi portare agli ospiti le valigie in camera?» ribatté prontamente Sam.

    All’arrivo dell’ascensore lui sollevò un sopracciglio. «Non penso che l’avrò vinta, vero?»

    Lei sorrise entrando nell’ascensore vuoto. Un tempo sarebbe stato pieno di famiglie sorridenti e di coppie in luna di miele, ma ora non più. Sam non era sicura di che cosa fosse successo, tutto ciò che sapeva era che intendeva fare dell’albergo che suo padre le aveva affidato il migliore di Kauai. O sarebbe morta nelle sue Jimmy Choo mentre ci provava.

    La prossima volta che avesse chiamato suo padre – lui non lo faceva mai – gli avrebbe fatto presente che gli alberghi tradizionali lì a Kauai erano in declino, mentre quelli dotati di spa di lusso o gli eleganti bed and breakfast erano gli unici ad avere successo. Naturalmente dubitava che avrebbe accettato il suo punto di vista. Forse era questo il motivo per cui il resort aveva avuto problemi finanziari di recente: poche idee e mancanza di interesse a migliorarlo, nel tentativo di competere con gli altri centri turistici dell’isola.

    Se suo padre non l’avesse ascoltata in fretta, temeva che si sarebbero trovati nella stessa condizione dei proprietari precedenti.

    Dalla morte della moglie, Stanley Donovan non si curava di nulla tranne che di se stesso. Samantha era stata messa in disparte. Bene, era pur sempre sua figlia, che lui volesse o no.

    Samantha premette il pulsante per l’attico. «Ha fatto buon viaggio?»

    «A dire il vero sì, considerato che volo sul mio jet.» Sulle labbra gli si diffuse un sorriso mentre guardava la valigia ancora nelle mani di Sam. «Se è il direttore, perché fa il facchino?»

    «Signor Stone...»

    Il suo sguardo scuro tornò su di lei. «Brady.»

    «Brady» concesse lei, e le piacque subito quel nome forte e sicuro, per non parlare dei suoi occhi color carbone che la esaminavano. «Proprio perché sono il direttore devo dare una mano quando ce n’è bisogno. Inoltre, anche se c’è stato un errore nella sua prenotazione, vorrei che lei fosse certo che faremo di tutto per rendere il suo soggiorno piacevole.»

    Le porte dell’ascensore si aprirono, lei lo fece uscire per primo.

    «Davvero un bel discorso» approvò lui quando gli si affiancò. «Ha anche una voce piacevolmente professionale. Mi dà l’impressione che abbia già usato le stesse parole un bel po’ di volte.»

    Sam inghiottì il nodo in gola mentre inseriva la scheda nella porta. «Signor Stone...»

    La mano di lui scivolò sulla sua mandandole brividi in tutto il corpo. «Brady, per favore.»

    Per distogliere l’attenzione dal tono basso e seducente di quella voce, Sam alzò lo sguardo solo per scoprire che gli occhi di Brady erano ancora più sconvolgenti.

    Occhi scuri e profondi, ombreggiati da lunghe ciglia, le studiavano il viso soffermandosi sulle labbra che lei stava in quel momento mordicchiandosi.

    «Brady» rispose, maledicendosi per aver lasciato, anche solo per un attimo, che le emozioni la assalissero. Non aveva proprio il tempo di permetterselo. Decise di passare al più informale tu. «Credimi, non ci sono problemi con il Lani Kaimana. Siamo felici di averti qui, e posso assicurarti che il tuo soggiorno sarà piacevole e rilassante.»

    Brady riportò sul viso di lei uno sguardo seducente, mentre sulle sue labbra piene affiorava un mezzo sorriso. Continuò a trattenerle la mano. «Certamente sarà piacevole, dubito che sarà rilassante. Sono qui per lavoro.»

    Sam si sforzò di ricordarsi del proprio compito. Sfilò la mano da quella di lui e afferrò la maniglia della porta. Le sarebbe piaciuto continuare a parlare con quell’incantatore, ma doveva salvare un hotel dal baratro.

    «Che cosa significa Lani Kaimana esattamente?» domandò Brady.

    «Diamante reale.» Spalancò la porta rivelando il lusso dell’interno spazioso. «Sono certa che qui starai ancora meglio. Anche se è la suite delle lune di miele, è l’unica sul piano, nessuno ti disturberà. C’è un letto extra large, una Jacuzzi, un mobile bar e l’accesso a Internet.»

    Sulla soglia della camera Brady esaminò l’ambiente, mentre Sam continuava a studiarlo.

    Aveva visto un sacco di uomini in abito formale, ma, con gli occhi fissi sulla sua schiena possente, pensò che non ricordava nessuno in grado di riempire così perfettamente un abito dal taglio sartoriale.

    «È fantastico, la vista dalle portefinestre è assolutamente mozzafiato.» Si voltò verso di lei. «Non posso credere che questa camera non sia prenotata tutto l’anno.»

    Sam entrò nella romantica suite e i suoi occhi andarono automaticamente ai bianchi drappeggi sopra il letto. L’immagine di lui, sexy ed eccezionalmente bello, steso nudo sotto le lenzuola, le folgorò la mente.

    Tornò a guardare Brady: aveva un sorriso negli occhi, come se avesse immaginato la direzione dei suoi pensieri. «Certo, è proprio ciò su cui stiamo lavorando» rispose Sam.

    «E se discutessi dei tuoi progetti a cena con me?»

    Stupita ma anche lusingata, Sam scosse il capo. «Brady, ti ringrazio per l’invito, ma non posso cenare con te.»

    «Perché non dai appuntamenti agli ospiti?» incalzò lui.

    «No, perché sono troppo impegnata.» Anche se, da ora in poi, avrebbe dovuto attenersi alla regola di non uscire con i clienti. Il problema non si era mai presentato prima.

    Lui inclinò il capo da un lato. «Troppo occupata per mangiare? Che ne dici se vengo io nel tuo ufficio?»

    Evidentemente non accettava di essere respinto. Sam era sicura che non avesse mai

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