Il ritorno del chirurgo: Harmony Bianca
Di Connie Cox
5/5
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Info su questo ebook
Cole Lassiter, famoso chirurgo ortopedico, è tornato a New Orleans per seguire una fusione milionaria con una clinica sportiva. Ma contraria-mente a quello che ci si potrebbe aspettare, il suo ritorno a casa è accompagnato dai brutti ricordi. Proprio qui infatti il suo grande amore l'ha lasciato per sposare un uomo che le avrebbe garantito una posizione sociale di spicco. Quel tradimento lo ha devastato, e le cicatrici faticano a rimarginarsi. A peggiorare la situazione ci si mette anche il destino, quando un giorno Cole vede entrare nel suo ambulatorio proprio Bella Allante, accompagnata da un ragazzino i cui occhi gli sono incredibilmente familiari.
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Anteprima del libro
Il ritorno del chirurgo - Connie Cox
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Return Of The Rebel Surgeon
Harlequin Mills & Boon Medical Romance
© 2012 Connie Cox
Traduzione di Monica D’Alessandro
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5899-607-2
1
Cole aveva giurato a se stesso che non sarebbe mai più tornato, e invece eccolo lì, tutto preso a guardare quel ragazzo in pista che non aveva mai rallentato il passo per tutti i cinque chilometri.
Fece lo sprint finale in vista del traguardo, distaccandosi dal resto del gruppo facendo mangiare la polvere agli altri. Una tale grazia atletica poteva essere acquisita attraverso l’allenamento, ma era anche frutto di un talento naturale.
Nonostante il caldo e l’umidità di New Orleans, il dottor Cole Lassiter si mantenne concentrato sulle gare, un modo per tenere lontani i ricordi dolorosi.
Oggi e domani si sarebbero tenute le gare di atletica leggera al Tad Gormley Stadium presso il City Park. Giovedì ci sarebbe stata quella di nuoto, ospitata dalla grande struttura dell’ospedale, mentre mercoledì gli atleti sarebbero tornati sul terreno per le sfide di calcio. Poi, Cole sarebbe tornato a casa a New York per il fine settimana, se riusciva a sistemare alcune cose... o se almeno riusciva a evitare di mandare tutto all’aria.
La cosa più saggia da fare sarebbe stata rimanere a New Orleans, durante il weekend, per offrire da bere e da mangiare ai dottori e alle loro famiglie, e assicurarsi che ognuno fosse propenso alla fusione delle due cliniche mediche. Se solo Cole fosse riuscito a nascondere il proprio disagio. New Orleans, la sua città natale, non gli riservava altro che incubi... e una lucrosa possibile società tra l’Istituto Lassiter per la Chirurgia della Mano e l’altrettanto rinomata Clinica Sportiva di New Orleans. Ma le trattative erano delicate.
Delle urla di incoraggiamento che provenivano dai posti di gradinata lo fecero concentrare di nuovo sulla pista e l’ultimo giro di corsa.
Una folla entusiasta incoraggiava gli atleti mentre gareggiavano più per portare a termine un risultato che per la vittoria. Queste gare speciali regionali erano ospitate da un importante ospedale di New Orleans e organizzate da decine di volontari.
Erano gratuite per tutti coloro che volevano assistere, ed erano emozionanti esattamente come gli eventi i cui biglietti erano tanto costosi e a cui Cole di solito andava. Forse, ancora di più, considerando tutto ciò che dovevano affrontare quegli atleti. Tutti avevano problemi mentali, e molti anche fisici. Ma avevano la stessa passione e coraggio di ogni altro atleta.
A bordo campo, una ragazza vagava distrattamente sulla pista proprio verso la corsia di uno dei partecipanti alla corsa.
Cole trasalì quando l’atleta fece un salto per evitare di andarle a sbattere contro, finendo con le ginocchia a terra.
Senza dire una parola, il ragazzo si rimise in piedi e subito a correre, cercando di raggiungere i due corridori che lo avevano superato.
Ridusse la distanza a pochi centimetri. Se avesse avuto la possibilità di compiere altre tre falcate, avrebbe raggiunto anche l’atleta che si trovava davanti, invece, il ragazzo dovette accontentarsi del secondo posto.
Un ufficiale di gara si chinò per controllare il ginocchio del malcapitato, quindi indicò la tenda del Pronto Soccorso. Senza bisogno di aspettare l’annuncio all’interfono, Cole si diresse in quella direzione.
Dal momento in cui era entrata nello stadio, quella mattina, l’attenzione di Bella Allante era stata catturata da lui come se avesse avuto una sorta di potere soprannaturale.
Perché ora? Perché Cole Lassiter era riapparso proprio adesso, quando il mondo di Bella sembrava muoversi sul filo di un rasoio?
Benché distratta, cercò di concentrarsi sulla conversazione a senso unico che la sua aiutante adolescente stava portando avanti.
«Così mia madre mi ha chiesto di ringraziarti. Lavorare con l’album delle nostre foto di famiglia ha davvero aiutato mia sorella a comprendere le differenze legate alle età.»
«Prego.» Isabella si era imbattuta per caso, alcuni anni prima, nel fascino che le loro foto di famiglia esercitavano sul figlio. «Le ho usate per insegnare ogni cosa, dal riconoscimento delle persone attraverso i tratti del volto alla buone maniere da osservare a tavola.»
«Mia sorella è ossessionata dalle foto di nostra nonna. Non ci hai detto che era successo lo stesso anche con Adrian?»
«Sì, infatti.» L’ossessione non era un aspetto insolito per qualcuno affetto da autismo. Isabella sperava soltanto che l’ossessione di Adrian fosse rivolta verso chiunque altro, ma non a Cole Lassiter.
Un giorno, suo figlio le aveva chiesto del ragazzo alto e con i capelli scuri che compariva in molte delle sue foto del liceo, dimostrando curiosità ma mostrandosi anche in grado di riconoscerlo nelle foto nelle sue differenti età. Isabella era stata entusiasta del grande passo avanti nel suo sviluppo, ma straziata per il fatto di usare, per insegnare al figlio, l’immagine dell’uomo che disprezzava più di tutti.
Benché quel giorno fosse stata tentata di dirgli una mezza verità, non aveva mai mentito ad Adrian. Così gli aveva confessato che il ragazzo nelle foto era suo padre, adesso un uomo adulto e un famoso chirurgo.
Subito, Bella dovette sfogliare le riviste mediche del padre per mostrare ad Adrian delle foto di Cole da adulto.
Da allora, Adrian aveva innalzato Cole al ruolo di supereroe, insistendo per avere un pupazzo di plastica con le fattezze di un dottore dai capelli scuri, insieme a quelli del suo supereroe preferito, e aggiungendo le foto di Cole alla collezione di foto di famiglia e amici sul suo comodino.
Era così emozionata di avere trovato un modo per raggiungere il mondo distante in cui si trovava rinchiuso il figlio, che Bella aveva deciso di incoraggiare e accettare la sua ammirazione nei confronti di Cole, credendo, per qualche ragione, che non avrebbe mai dovuto avere a che fare con lui in persona.
Ancora una volta lei scrutò la folla, intenta a guardare gli atleti che correvano per l’ultimo giro.
Che ci faceva lì Cole... oltre a guardare il figlio che non aveva mai riconosciuto? Quella piccola parte di sé che aveva bisogno di mettere definitivamente un punto la rimproverò, adesso, come aveva fatto per tante notti buie, in passato. Aveva tentato abbastanza? Aveva fatto abbastanza? Isabella alzò il mento. Una Allante non implorava... e non si sarebbe più umiliata tanto. Se solo Cole avesse riconosciuto la sua gravidanza in qualche modo, lei avrebbe potuto lasciare i dubbi alle spalle, insieme a tutti quei ricordi offuscati del suo primo amore.
«Signorina Allante, c’è qualcosa che non va?»
Isabella sostituì la sua espressione preoccupata con un sorriso forzato. «No... sto solo pensando a un problema che potrebbe non verificarsi mai.»
La ragazza, più matura rispetto alla sua età, annuì per esprimere la sua comprensione. «Mia madre lo fa sempre. Mio padre le continua a dire di vivere ogni momento così come viene, ma a quanto pare non serve.»
Isabella cercava di seguire la stessa filosofia, anche quando cercava di assicurare un ambiente il più sicuro e normale possibile per suo figlio. Mentre stava avendo successo per quanto riguardava l’ambiente sicuro, stava fallendo miseramente nel suo tentativo di vivere alla giornata.
Di solito, il suo problema era cercare di prevedere il futuro. Ma oggi la sua preoccupazione riguardava soltanto il passato.
Quindici anni prima, aveva sperato con tutto il suo cuore di posare gli occhi su Cole Lassiter.
Lo aveva sperato fino a un momento prima di pronunziare i voti nuziali davanti a un altro uomo. Da quella volta, aveva iniziato a sperare con tutte le sue forze di non rivedere più Cole.
Cole si alzò e si sgranchì, alzando verso il cielo quelle braccia che una volta tenevano Bella tanto stretta, e iniziò a camminare con passo tranquillo verso la tenda del Pronto Soccorso.
L’altoparlante scoppiettò e stridette, poi si sentì una voce a tutto volume. «La madre dell’atleta numero 183 può per favore raggiungerlo nell’area riservata al primo soccorso?»
Isabella si sentì lo stomaco sottosopra a causa del panico. «È Adrian.»
Come aveva fatto ogni giorno da quando il test di gravidanza era risultato positivo, Isabella raddrizzò la schiena, si buttò l’ansia alle spalle, e si ripromise di fare tutto ciò che fosse meglio per suo figlio.
Nella tenda, adibita a postazione provvisoria per il primo soccorso, Cole si inginocchiò per esaminare il ginocchio scorticato del ragazzo.
«Ti chiami Adrian, giusto?» Fece attenzione a muoversi lentamente e a parlare in maniera chiara.
«Esatto, dottore» un assistente rispose al posto del ragazzo. «Adrian ha quattordici anni.»
Cole gli avrebbe dato uno o due anni in più. Il ragazzo era alto e slanciato. Si dondolava avanti e indietro, mentre continuava a piegare di continuo l’indice della mano sinistra.
Adrian non era il tipico paziente di Cole. Come chirurgo della mano specializzato in medicina sportiva, di solito si occupava di atleti professionisti molto ricchi. Era stato informato che Adrian era autistico, che per lo più non parlava, ed era diffidente nei confronti degli estranei. In particolare, non gli piaceva essere toccato.
Fare volontariato in occasione di quelle particolari gare atletiche metteva a dura prova le doti di Cole nel rapporto medico-paziente. Non era abituato a occuparsi di atleti con problemi mentali, ma era dovuto uscire dalla sua routine per sostituire uno dei futuri soci che aveva avuto un’emergenza in famiglia.
Famiglia... un’altra cosa cui Cole non era abituato.
Tuttavia, riuscì a relazionarsi con il ragazzo. Lui stesso era più un tipo riflessivo che propenso a parlare. Per fortuna, avere a che fare con atleti professionisti raramente richiedeva doti di eloquenza.
Nonostante questo, sentiva il bisogno di incoraggiare il paziente. «Hai fatto una magnifica corsa, Adrian.» Cole mantenne un tono di voce calmo e basso.
Adrian sorrise con gli occhi, mostrando di avere capito il complimento.
«Peccato per la caduta.»
Adrian non mostrò alcun segno di rabbia, o persino di frustrazione, riguardo all’incidente. Era la personificazione della sportività.
«La madre di Adrian è qui, dottor Lassiter» lo avvertì l’assistente.
Prima che Cole potesse alzarsi e voltarsi, la madre di Adrian si rivolse a suo figlio. «Tesoro, stai bene?»
Lui conosceva quella voce.
Anche dopo quindici anni, gli faceva venire un brivido lungo la schiena. Chi avrebbe mai pensato che sentire una voce del passato sarebbe stato come ricevere un pugno nello stomaco?
Facendo ricorso a tutto lo stoicismo che aveva sviluppato nel corso della sua carriera, Cole si alzò e si fece da parte in modo che la donna potesse prendere il suo posto. Isabella Allante era più bella adesso dell’ultima volta che l’aveva vista... mentre dormiva profondamente nel letto di Cole.
Per il bene del ragazzo, lui fece appello a tutta la sua professionalità per rassicurare la madre in preda all’ansia. «Adrian sta bene. È solo un graffio.»
«Cole» disse Bella, con