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Il padrone del successo: Harmony Destiny
Il padrone del successo: Harmony Destiny
Il padrone del successo: Harmony Destiny
E-book150 pagine1 ora

Il padrone del successo: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Henry Devonshire non accetta una sconfitta, soprattutto se si tratta di affari. Ed è disposto a usare qualunque mezzo per ottenere il controllo totale della compagnia ora di proprietà del padre illegittimo e dei suoi fratellastri. Non si farà alcuno scrupolo nello sfruttare le conoscenze e le doti di Astrid Taylor, la sua nuova sexy assistente personale e - secondo lui - la spia perfetta per carpire al patrigno importanti informazioni. In cambio, Henry le insegnerà la sottile arte del piacere, ignorando però che la passione è un'arma a doppio taglio a cui neppure lui risulterà immune.
LinguaItaliano
Data di uscita11 feb 2019
ISBN9788858993491
Il padrone del successo: Harmony Destiny
Autore

Katherine Garbera

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Il padrone del successo - Katherine Garbera

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Master of Fortune

    Silhouette Desire

    © 2010 Katherine Garbera

    Traduzione di Eleonora Motta

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5899-349-1

    Prologo

    «Perché ci hai convocato qui?»

    Henry Devonshire non perse tempo in preamboli. Seduto al grande tavolo della sala del consiglio d’amministrazione della Everest Group, dalle cui finestre si poteva godere di un’incantevole vista del Tamigi, fissò Edmond Strom, l’avvocato di suo padre, con aria accigliata.

    «Malcom ha un messaggio per voi.»

    «Esiste un valido motivo per cui dovrebbe interessarci?»

    «Ritengo che vostro padre...»

    «Il suo nome è Malcolm. Ti prego di non usare quell’appellativo.»

    La compagnia aveva rappresentato tutto nell’esistenza di Malcolm Devonshire, e adesso che si stava avvicinando al suo settantesimo compleanno, aveva cercato di contattare sia lui che i suoi due fratellastri. Lo scopo evidente era di assicurarsi che il lavoro di tutta una vita non finisse nel nulla, dopo la sua morte.

    Henry non conosceva approfonditamente nessuno dei suoi consanguinei, proprio come sapeva poco o niente riguardo al proprio padre biologico.

    Geoff, il maggiore dei tre, dai modi affettati e aristocratici, tradiva la posizione che ricopriva presso la famiglia reale.

    «Il signor Devonshire sta morendo» annunciò Edmond, cupo. «Ciò che desidera più di ogni altra cosa è che il regno che ha costruito con tanta fatica sopravviva in ognuno di voi.»

    Steven, il più giovane, scrollò le spalle. «Non ha certo realizzato tutto questo per noi.»

    «A quanto pare, ha un’offerta da proporre a ognuno di voi tre» rivelò Edmond.

    Henry rifletté che aveva incontrato l’avvocato, nonché assistente personale di suo padre, molto più spesso di Malcolm. Persino i regali di Natale e di compleanno venivano consegnati loro tramite Edmond.

    «Se vorrete accomodarvi tutti, vi spiegherò ogni cosa.»

    Henry era già sistemato a capotavola. Ex giocatore di rugby, altamente qualificato e apprezzato da amici e collaboratori, non era mai riuscito a ottenere il riconoscimento del proprio valore dal padre. Dopo innumerevoli delusioni, aveva smesso di preoccuparsene ed era andato avanti per la sua strada.

    Il che non spiegava il motivo della sua presenza lì, in quel momento. Probabilmente era solo curiosità.

    Una volta che anche gli altri due ebbero preso posto attorno al grande tavolo ovale, Edmond distribuì una cartella a testa.

    Henry non resistette un solo istante e l’aprì. Conteneva una lettera.

    Geoff, Henry e Steven,

    vi ho fatti convocare per comunicarvi una notizia che speravo non dovervi dare mai. Mi è stato diagnostico un tumore al cervello allo stadio terminale. Ho tentato ogni terapia ma adesso devo arrendermi all’evidenza e accettare che mi siano rimasti solo sei mesi di vita.

    Sono consapevole del fatto che nessuno di voi mi deve lealtà e devozione, tuttavia mi auguro che l’azienda, grazie alla quale ho avuto l’opportunità di conoscere le vostre madri, possa continuare a prosperare sotto la vostra guida.

    Ciascuno di voi assumerà il controllo di una delle divisioni e sarete giudicati sulla base del profitto che otterrete nella vostra area. Colui che dimostrerà maggior capacità nella propria gestione sarà nominato presidente e amministratore delegato dell’Everest Group.

    Geoff – Aviolinee Everest. La sua esperienza come pilota dell’aviazione e la sua conoscenza del mondo gli saranno molto utili.

    Henry – Everest Record. Mi aspetto che riesca a ottenere contratti con i gruppi musicali che ha già avuto modo di sostenere nella loro carriera.

    Steven – Grandi magazzini Everest. Nutro grandi aspettative dal suo genio nel riconoscere ciò che il pubblico desidera.

    Edmond si occuperà di monitorare i vostri progressi e mi riferirà i risultati. Avrei preferito parlarvi di persona oggi, ma i medici mi hanno confinato a letto.

    Un solo avvertimento. Dovrete evitare qualsiasi scandalo e focalizzarvi sulla gestione del vostro settore, altrimenti l’accordo perderà validità, malgrado i profitti.

    L’unico errore che ho commesso nella mia lunga esistenza è stato permettere alla vita privata di distrarmi dagli affari. Mi auguro che voi possiate beneficiare del mio monito e spero che accetterete questa sfida.

    Con affetto,

    Malcolm Devonshire

    Henry scosse la testa. Senza tanti complimenti, il vecchio aveva asserito che la loro nascita non era stata altro che un errore. Il che lo fece andare su tutte le furie.

    «Non so voi, ma a me la cosa non interessa» dichiarò.

    «Prima di rifiutare l’offerta, è necessario che sappiate che, in caso di rinuncia, il denaro dei fondi fiduciari intestati alle vostre madri verrà confiscato dalla compagnia.»

    Geoff fece una smorfia altezzosa. «Non ho bisogno dei suoi soldi.»

    In realtà, nemmeno Henry. Sua madre sì, però.

    Lei e il suo secondo marito avevano due figli da crescere e un introito extra, oltre lo stipendio di Gordon come allenatore dei London Irish, sarebbe stato utile.

    «Potremmo discutere la questione da soli un momento?» Steven domandò.

    Edmond annuì e lasciò la sala.

    «Io ritengo che dovremmo accettare» affermò il più giovane, non appena l’avvocato si chiuse la porta alle spalle.

    «Non ne sono così sicuro» ribatté Geoff. «Non dovrebbe imporre condizioni sulla sua eredità. Se desidera lasciarci qualcosa, che lo faccia e basta.»

    Henry socchiuse gli occhi. «Non possiamo ignorare il fatto che il nostro rifiuto si ripercuoterà sulle nostre madri.»

    In effetti, Steven non aveva tutti i torti. Malcolm aveva interrotto i contatti con sua madre non appena era stato messo al corrente della sua gravidanza. Ora era giusto che lui riuscisse a farle ottenere ciò che le spettava.

    Geoff inclinò la testa da una parte. «Hai ragione. Capisco il vostro intento e, se voi ci state, allora non mi tirerò indietro.»

    «Ci sto.»

    «Tutti d’accordo, allora?» Henry spostò lo sguardo dall’uno all’altro.

    «Sì. Credo che il vecchio debba molto alle nostre madri e la possibilità di ottenere grandi profitti è qualcosa alla quale non riesco a resistere.»

    1

    Astrid Taylor era stata assunta dalla Everest Group da un settimana e il suo incarico, da quanto le era stato illustrato, sembrava simile a quello di una bambinaia di alto livello, piuttosto che di segretaria di uno dei figli del potente Malcolm Devonshire. Tuttavia, lo stipendio era ottimo e, per quanto la riguardava, era il solo argomento che la interessasse.

    La sua esperienza come assistente del leggendario produttore discografico Mo Rollins le aveva assicurato il posto alla Everest Record. Per sua fortuna, durante il colloquio non avevano indagato sul motivo del suo licenziamento dall’impiego precedente.

    «Salve, signorina Taylor, sono Henry Devonshire» si presentò lui, entrando in ufficio in quel momento.

    «Sono felice di fare la sua conoscenza, signore.»

    Si strinsero la mano con estrema formalità e lei notò subito la stretta decisa e le unghie curate. La mandibola squadrata e il naso leggermente schiacciato, forse a causa di una frattura, gli conferivano una nota di forte virilità. Ex giocatore di rugby della Premiere League, aveva abbandonato la squadra per un infortunio ma rimaneva, comunque, un uomo prestante, dal fisico asciutto e atletico.

    «Venga nel mio ufficio fra cinque minuti, per cortesia, e porti con sé tutto il materiale riguardante la casa discografica. Bilanci, resoconti, gruppi che hanno firmato contratti con noi e quelli che dovremmo congedare.»

    «Certamente, signor Devonshire.»

    Lui si fermò sulla soglia del proprio ufficio e le sorrise. «Chiamami Henry, e diamoci del tu.»

    Caspita, con un sorriso così smagliante era ovvio che fosse un irriducibile playboy. Le riviste scandalistiche riportavano spesso foto e notizie delle sue conquiste. Una diversa ogni sera, a dire il vero...

    «In tal caso, chiamami Astrid.»

    «Con piacere. Lavori qui da molto?»

    «Solo da una settimana. Sono stata assunta per assisterti» specificò lei, iniziando a cercare i resoconti che le aveva richiesto nel proprio computer.

    Per evitare la spiacevole situazione in cui si era ritrovata nella precedente compagnia, si era imposta di mantenere i rapporti con il nuovo capo estremamente formali e distaccati.

    Il problema era che – come ogni ragazza della sua età – le piacevano gli uomini e, a essere del tutto onesti, lei era solita civettare più del dovuto. Cosa ci poteva fare? Era fatta così.

    Lo osservò allontanarsi. Peccato dover mantenere le distanze. Aveva sempre avuto un debole per gli occhi azzurri di Henry. Dieci anni addietro, si era presa una cotta solenne, quando lui era stato introdotto come ala nella squadra dei London Irish. Comunque era accaduto tanto tempo fa e adesso, conoscendo i suoi giri di amicizie, ridondanti di stupende supermodelle, era poco probabile che si curasse di lei.

    Dopo aver copiato i documenti dal suo computer in una cartella condivisa, in modo che anche lui potesse aprirla dal suo terminale, stampò alcuni file e, alla fine, si alzò per andare nell’ufficio di Henry.

    Il suo telefonò squillò.

    «Everest Record. Ufficio del signor Devonshire.»

    «Dobbiamo parlare.»

    La voce cupa e roca apparteneva al suo precedente capo, nonché ex amante, Daniel Martin.

    «Non abbiamo più nulla da dirci» asserì Astrid, decisa.

    «Henry potrebbe vederla in modo diverso. Vediamoci nell’area del parcheggio tra la City Hall e il Tower Bridge fra dieci minuti.»

    «Non posso. Il mio capo ha bisogno di me.»

    «Non lavorerai a lungo per lui, se non parli con me. Lo sappiamo bene entrambi. Non ti sto chiedendo molto, solo qualche minuto.»

    «Va bene» accettò lei, conscia che Daniel avrebbe potuto rovinarle le proprie chance future. Era uno specialista nel diffondere pettegolezzi diffamanti, e sapeva che non si sarebbe fermato davanti a nulla.

    In ogni caso, non riusciva a immaginare cosa potesse volere da lei. La loro relazione si era interrotta in malo modo, ma pensava che fosse storia passata per entrambi.

    Mandò a Henry una mail, informandolo che aveva una commissione urgente da fare e che sarebbe stata di ritorno entro breve e attivò la segreteria telefonica.

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