La legge del cuore: Harmony Collezione
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Lindsay Armstrong
Dicono che l'Africa resti per sempre nel cuore di chi vi è nato... Lindsay Armstrong è nata in Sud Africa ed è cresciuta con tre ambizioni ben precise: diventare una scrittrice, vedere il mondo e diventare guardia forestale. Non è riuscita a realizzare il suo ultimo obiettivo, ma l'amore per la natura selvaggia e per l'Africa non l'ha mai abbandonata.
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La legge del cuore - Lindsay Armstrong
successivo.
1
Damien Moore era alto, tenebroso e sicuro di sé, decretò Lee Westwood allorché l'uomo sollevò un sopracciglio con aria enigmatica dopo averla scrutata dalla testa ai piedi.
D'accordo, non era vestita elegantemente come coloro che lavoravano nell'ovattato studio legale Moore & Moore, ma non era poi tanto male nei jeans che le aderivano come una seconda pelle, gli stivaletti marroni tirati a lucido e la camicetta verde che era stata scelta con cura per intonarsi perfettamente al colore dei suoi occhi.
I lunghi capelli color tiziano, infine, brillavano come sempre ed erano raccolti in un'ordinata coda.
L'unica nota stonata era la borsa di corda rigonfia che aveva appeso a un bracciolo della sedia sulla quale Damien Moore l'aveva invitata ad accomodarsi.
Lee si era aspettata che il partner più anziano della Moore & Moore fosse molto più attempato. L'uomo che aveva di fronte, al contrario, doveva essere al massimo trentacinquenne e, come se non bastasse, era decisamente attraente con quei lineamenti sottili, le spalle larghe e un paio di vivaci occhi scuri che spiccavano in un volto dall'aria intelligente e autorevole.
Per quanto fosse rimasta sorpresa, tuttavia, non si sarebbe lasciata intimorire dal bell'avvocato di grido.
«Ho bisogno di un suo parere legale, signor Moore» iniziò a dire con tono sicuro.
L'uomo si allungò sull'elegante poltrona di pelle. «A quanto pare, ha bombardato di telefonate la mia segretaria» replicò in tono asciutto.
«Non è stato facile fissare un appuntamento con lei» ritorse Lee. «È chiaro che ha un concetto molto alto di sé» aggiunse con un po' d'acredine.
Quel commento inaspettatamente lo divertì. «Il mio onorario non è economico e, se questo le crea problemi, non capisco perché abbia insistito tanto nel volermi incontrare, signorina Westwood.»
«Semplice, ho fatto qualche ricerca e lei sembra essere il migliore avvocato sulla piazza. Temo proprio di avere bisogno di uno che sappia il fatto suo e, per quanto riguarda le sue tariffe, possiedo risparmi sufficienti per potermele permettere.»
Damien Moore dovette faticare per trattenere una risata. Quella ragazza aveva fatto impazzire la sua segretaria con la sua tenacia e l'istinto gli suggeriva di liquidarla prima che facesse impazzire anche lui.
Eppure come poteva essere tanto pericoloso quel cosino esile, al massimo ventitreenne, che sembrava aver ficcato tutti i suoi averi in una borsa da due soldi?
Damien si alzò in piedi di scatto. «D'accordo, signorina Westwood, mi dica in che guaio si è cacciata.»
Lee assunse un'aria afflitta. «Non mi sono ficcata in nessun guaio. Sono molto osservante delle leggi.»
«Allora perché è qui?»
«Sono qui per i miei nonni. Sono stati convinti a investire tutti i loro risparmi in un affare che si è rivelato una truffa. Non solo hanno perso il loro denaro, ma il responsabile dei loro guai sembra essersi volatilizzato.»
Damien Moore prese a girare la sua costosa penna d'argento tra le dita e la guardò scettico. «In primo luogo, perché non sto trattando direttamente coi suoi nonni?» domandò.
«Sono la luce dei miei occhi» spiegò lei esitante. «Mi hanno cresciuta da quando i miei genitori sono morti in un incidente automobilistico quando avevo appena sei anni, però... sono un po' ingenui. È il motivo per il quale sono caduti nel tranello. Ma io sono intenzionata a fargli recuperare fino all'ultimo centesimo.»
«Capisco. È qui che entro in scena io.»
«A essere onesta, speravo di ottenere qualche risultato da sola, ma ho fallito.»
«Esito a chiederglielo, ma che sistemi ha adoperato per tentare di recuperare il denaro dei suoi nonni?»
A Lee occorse qualche istante prima di trovare il coraggio di rispondere. «Sono andata alla polizia, ma mi hanno detto che si trattava di una questione di diritto civile. Il contratto conteneva delle clausole che salvaguardavano il promotore di quel programma d'investimento, così io... be', mi sono piazzata un paio di volte fuori la porta di casa sua con un cartello.»
Non ridere, s'ammonì Damien. «Intende dire che si è messa davanti alla porta del tizio che avrebbe truffato i suoi nonni?»
Lee annuì.
«Che diceva il cartello?»
La ragazza evitò di guardarlo in faccia mentre borbottava: «In sostanza, qualcosa contro la sua integrità».
«E lui che ha fatto?»
«Quell'individuo, o meglio, uno dei suoi collaboratori, mi ha minacciata con un ordine di allontanamento.»
«Non mi sorprende affatto!» esclamò l'uomo, stavolta ridendo apertamente. «Diceva di essere una cittadina osservante delle leggi, signorina Westwood. Non sa che è vietato andare in giro a diffamare la gente?»
«Si dà il caso che io sappia che quell'uomo è un impostore e un ladro. Come si sentirebbe se fossero i suoi nonni a trovarsi in una situazione del genere?» chiese battagliera.
«D'accordo. Chi è quest'uomo?» s'informò Damien prendendo qualche appunto.
«Cyril Delaney.»
La penna d'argento gli cadde dalle dita. «Sta scherzando!» proruppe alzando lo sguardo.
«Affatto.»
«Signorina Westwood, Cyril Delaney è un rispettato costruttore edile molto noto. È molto improbabile che se ne vada in giro a truffare pensionati indifesi.»
«Sono in possesso di un documento firmato proprio C. Delaney, e ho la parola dei miei nonni che l'uomo col quale hanno trattato si è presentato come Cyril Delaney. È stato grazie alla sua fama di rispettato costruttore edile che si sono lasciati abbindolare. Che cosa ne dice, signor Moore?»
«Con tutta probabilità si tratta di qualcuno che si è spacciato per lui» rispose l'avvocato asciutto.
«Allora deve avere un sosia» replicò lei.
Damien Moore si accigliò squadrandola. «Sta parlando seriamente, signorina Westwood?»
«Con tutti i problemi che mi ha creato, crede che sia venuta qui soltanto per un capriccio? Ho speso un capitale in telefonate per ottenere quest'appuntamento. È stato fortunato che la sua segretaria abbia deciso di arrendersi, altrimenti mi sarei piazzata ad attenderla fuori dalla porta di questo ufficio.»
«Che il cielo me ne scampi!»
«So essere determinata e ostinata.»
L'uomo la studiò per un istante in silenzio. «Le credo, signorina. Ricapitolando, lei non ha mai incontrato Cyril?»
«No. Mi hanno sempre liquidata per telefono. E poi, sono ricorsa al sistema che le ho raccontato.»
«Ha pensato di scrivergli?»
«Certo. Non ho ottenuto risposta. Del resto, che avrebbe potuto dirmi se è colpevole?»
«Avrebbe potuto interpretare il suo reclamo come quello di una persona un po' stramba» replicò Damien. Poi sembrò prendere una decisione. «D'accordo, mi faccia vedere il documento.»
Lee frugò nella borsa e glielo porse.
«Allora, che cosa ne pensa?» gli chiese quando ebbe finito di leggere.
«Che il novantanove per cento della popolazione non bada mai alle clausole. Comunque, ci sono gli estremi per un'accusa di frode. Scriverò a Cyril Delaney informandolo che sono a conoscenza dell'esistenza di questo documento, così come del fallimento del progetto d'investimento.»
«E poi?»
«È tutto ciò che posso fare per il momento.»
«Che succede se ignorerà la sua lettera come ha ignorato le mie?»
«Dubito che ciò accadrà, signorina Westwood.»
Lee si rassicurò. «Non vedo l'ora di incontrarlo e di dirgli ciò che penso.»
«La cosa non mi sorprende, ma sono costretto a ricordarle che deve essere paziente. Faremo un passo alla volta, sempre che non intenda cercarsi un altro avvocato. Può lasciarmi un suo recapito?»
«Non intendo sparire senza aver pagato il suo onorario» protestò Lee, porgendogli un biglietto da visita.
«Mi venga un colpo se ho pensato una cosa del genere» replicò Damien lanciandole un'occhiataccia. «Leggo che è una floricoltrice. In che senso?»
«Sono un architetto di giardini e lavoro al dipartimento dei parchi cittadini, ma il mio sogno è quello di mettermi in proprio. Sono sempre stata un'appassionata di giardini. Ho persino sognato di diventare famosa come Capability Brown.»
Chissà perché, in quel momento Damien Moore notò gli occhi della ragazza e ne restò affascinato. Erano stupendi, verdi, circondati da lunghe ciglia nere, e molto espressivi. Notò pure per la prima volta che aveva il volto cosparso di efelidi e che i suoi capelli rossi brillavano di vitalità.
«Ha visto alcune delle sue creazioni?» le domandò infine, sforzandosi di non fissarla.
«Sicuro. Un paio d'anni fa ho fatto appositamente un giro in Europa, visitando in modo particolare l'Inghilterra. E lei, le ha viste?»
«No, ma mia madre è appassionata di giardinaggio, e di giardini. Ha dei libri su di lui.»
«E lei, signor Moore, è interessato al giardinaggio?»
«Per niente, ma... se è determinata nel lavoro come nel perseguire questa causa, non c'è dubbio che vedrà realizzato il suo sogno» si sorprese a dire Damien. «Nel frattempo, lasci che mi occupi io di questa faccenda. La richiamerò non appena avrò una risposta.»
«È tutto?»
«Perché, cos'altro aveva in mente?»
Per un momento Lee fraintese il significato di quelle parole. Voleva semplicemente fargli notare che possedevano elementi sufficienti per una citazione o qualcosa di simile. Poi, però, vide come la stesse squadrando dalla testa ai piedi in modo inequivocabile e allora avvampò.
Come osava quell'uomo pensare che avesse un secondo fine, o che fosse interessata a lui?
«Ha sbagliato ragazza, signor Moore, se intuisco i suoi pensieri» proruppe in tono glaciale.
L'uomo la guardò vagamente divertito. «Cose che capitano, signorina Westwood. E ora, se vuole scusarmi, ho un appuntamento per il pranzo.» Quindi premette un pulsante e quasi istantaneamente comparve la segretaria, che si premurò di accompagnare Lee all'uscita.
Il monolocale di Lee era piccolo, ma confortevole. C'era un divano a due posti che si trasformava in letto e un angolo cottura che ricordava più la cambusa spartana di una barca che un luogo dove cucinare. In ogni caso, era arredato con cura e su una parete spiccava la riproduzione degli Iris di Van Gogh.
A casa Lee si rilassava sempre, ma quella sera era ancora scossa dall'incontro avuto con Damien Moore e dal fatto che lui avesse pensato che avesse altri scopi per la testa. Certo, con quegli occhi scuri e quel fisico non era difficile trovare donne che lo guardassero con ben altre mire oltre a quelle di lavoro.
Quella considerazione la spinse a darsi alcuni consigli. Fossi in te, Lee, considererei Damien Moore fuori dalla tua portata. E se non si farà sentire presto con qualche novità, farai bene a cercarlo tu.
Il fatto era che il gruzzolo del quale aveva parlato con tanta sicurezza era piuttosto risicato, e le sue tariffe lo avrebbero prosciugato in un battibaleno. Tuttavia l'idea di vedere i nonni sbattuti fuori di casa era più di quanto potesse sopportare.
Non solo quella era la casa in cui avevano sempre vissuto, situata in un paesetto a tre ore di distanza da Brisbane, ma era anche il luogo dove le era nato il pollice verde.
Sua nonna aveva un'autentica passione per tutto ciò che