Due giorni, una vita: Harmony Collezione
Di Maggie Cox
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Info su questo ebook
Maggie Cox
Quando non è impegnata a scrivere o a badare ai figli, ama guardare film romantici mangiando cioccolato.
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Anteprima del libro
Due giorni, una vita - Maggie Cox
successivo.
1
C'era soltanto una porta tra Emma Jane Robards e il suo obiettivo. Ma non una porta comune: era lucida, massiccia, di costosa noce e, soprattutto, incuteva timore. Anche il nome inciso sulla targa dorata, Piers Redfield, trasudava importanza.
«Non tentare di fissare un appuntamento» l'aveva avvisata Lawrence. «È circondato da una schiera di impiegati che lo tengono lontano dalle seccature, senza offesa.»
Che diavolo le era saltato in mente di intrufolarsi in quegli uffici come se fosse una spia? E, soprattutto, perché mai si era lasciata convincere a dargli retta?
Semplice, perché Lawrence aveva bisogno di aiuto, si ricordò Emma con rinnovata determinazione. Era quello il motivo per il quale ora era lì e stava rischiando, nella migliore delle ipotesi, di essere buttata fuori dal servizio di sicurezza, se non addirittura di finire in un commissariato di polizia. Sollevò il mento per scrollarsi di dosso la paura e, dopo aver preso un profondo respiro, si decise a bussare contro quella porta imponente, sorpresa lei stessa di essere arrivata lì senza che nessuno l'avesse fermata.
«Avanti!»
Nella tana del lupo..., pensò Emma abbassando la maniglia di ottone. Non appena varcata la soglia, però, si bloccò istantaneamente. Non si era aspettata una stanza di quelle dimensioni, con finestra panoramica sulla città, e quella moquette verde smeraldo così sterminata da ricordarle l'oceano. Per non parlare dei bellissimi quadri alle pareti che, lo si capiva a colpo d'occhio, non erano stampe. Ma più che dall'atmosfera di ricchezza che si respirava nell'aria, l'attenzione di Emma venne attratta dall'uomo che sedeva dietro una scrivania così grande da poter essere utilizzata per un banchetto.
Piers Redfield in persona.
«E lei chi diavolo è?»
Emma avrebbe voluto fuggire, ma con uno sforzo di volontà s'impose di restare dov'era. Ora che era giunta fin là, non sarebbe scappata come un coniglio impaurito solo perché si trovava di fronte al capo plurimilionario di un'importante società, mentre lei era una semplice cameriera nel ristorante di un amico. Benché socialmente parlando fossero distanti anni luce, Emma decise di non lasciarsi intimidire. Lawrence non aveva esagerato nel descrivergli l'uomo. Piers Redfield incuteva timore come se fosse Dio in persona.
«Vuole rispondermi o devo chiamare la sicurezza?» sbraitò l'uomo facendo tremare le pareti.
Allora Emma afferrò la cartella di pelle nera che aveva portato con sé per confondersi con gli impiegati, e pregò che la sua bravata servisse a qualcosa.
«Sono Emma, un'amica di Lawrence.»
«Lawrence?» ripeté l'uomo aggrottando le bionde sopracciglia che si inarcavano sopra un paio di occhi azzurri come il cielo della famosa riviera francese.
Fissandolo, Emma per poco non dimenticò il motivo per il quale si trovava lì.
«Suo figlio» puntualizzò, felice che la voce le fosse uscita ancora chiara.
«So perfettamente chi è Lawrence, ma questo non spiega la sua presenza qui. E già che siamo in argomento, com'è riuscita a superare la ricezione e la mia segretaria senza essere vista?»
«Sono tutti fuori a guardare la parata del sindaco. Inoltre, di sabato mattina non sono tante le persone che lavorano.» Quando era uscita dalla stazione della metropolitana, rischiando di essere travolta dalla folla che assiepava le strade, Emma aveva pregato affinché gli impiegati fossero distratti dalla sfilata e quasi non aveva creduto ai suoi occhi quando, poco dopo, aveva scoperto che le sue preghiere erano state esaudite. Era stato un vero miracolo superare il bancone della sicurezza lasciato incustodito per qualche momento.
«Perché, è oggi?» E, senza aspettare risposta, l'uomo si alzò e corse alla finestra.
Aveva un portamento irresistibile, pensò Emma, che non era mai rimasta tanto affascinata dai movimenti di un uomo. C'erano una forza e una grazia in lui che le riportarono alla mente la figura di un atleta. Perché stava notando dei particolari che la distoglievano dal motivo per il quale si trovava lì? Comunque, non si sarebbe lasciata dissuadere dalle occhiate intimidatorie di Piers Redfield solo perché era ricco e potente, e consapevole del fascino che esercitava sulle donne. Lawrence l'aveva messa in guardia, avvertendola che quell'uomo non avrebbe esitato a ricorrere a qualsiasi arma pur di piegare la volontà del suo avversario. Ma quello non era il suo caso, pensò Emma. Lei non era un nemico: era solo in veste di ambasciatrice.
«Non riuscirà a vedere granché. È troppo in alto.» Il che valeva anche dal punto di vista metaforico, rifletté Emma.
«Con quello che spendo per la sicurezza... Veniamo a noi. Di che cosa si tratta? La manda Lawrence? E lei chi è? Una delle sue fidanzate?»
Una delle sue fidanzate. La frecciata al veleno era stata scoccata con il chiaro intento di ferirla. Sotto la giacca color ciliegia, che aveva deciso di indossare per l'occasione, Emma raddrizzò le spalle.
«Spero proprio di essere qualcosa di più» replicò, ma, non appena ebbe pronunciato quelle parole, avrebbe preferito rimangiarsele.
Sì, perché ora Piers la stava soppesando con lo sguardo cercando di trarne vantaggio.
«Non mi ha detto che frequentava una donna in particolare» annunciò l'uomo appoggiandosi alla scrivania, improvvisamente interessato alla piega che aveva preso il discorso.
«Perché avrebbe dovuto, visto che lei non si degna neppure di rispondere alle sue telefonate?» Di nuovo, non era riuscita a tenere a freno la lingua; ma l'accusa, inaspettatamente, suscitò in Piers uno scoppio d'ilarità.
«Povero Lawrence, a questo punto è arrivato? È questa la tattica che ha deciso di impiegare? Andiamo al sodo. Scommetto che lei è qui per chiedermi del denaro per suo conto. Sbaglio?»
«No, non è così. Cioè... sono qui per parlarle dei sacrifici economici che ultimamente suo figlio sta facendo per poter avviare la sua nuova attività e per dimostrarle che finalmente ha trovato la sua strada. Mi ha raccontato che lei lo ha sempre ostacolato senza neppure offrirgli una chance. Tutti hanno bisogno di un'opportunità, signor Redfield. Lei, per esempio, non è stato aiutato da nessuno agli inizi della sua sfolgorante carriera?»
Un duro lavoro, elasticità, abilità nel prendere decisioni difficili senza esitare lo avevano portato all'apice, pensò Piers. Neppure il più piccolo aiuto né da suo padre né da terze persone. Guardando la bella brunetta che aveva davanti, con le labbra piene e pronunciate, gli occhi color miele e quel neo sulla guancia sinistra che le donava un'aria birichina, si convinse che suo figlio le avesse fatto credere che lui era il solito padre spietato e senza cuore, mentre Lawrence era il povero incompreso. Se solo lo avesse voluto, Piers avrebbe potuto illuminarla con un paio di esempi, per convincerla che le era stata trasmessa un'idea sbagliata, ma non lo ritenne opportuno, dal momento che sarebbe stato perfettamente inutile.
Lanciò un'occhiata al Rolex che gli fasciava il polso abbronzato, quindi fissò con determinazione la giovane donna dinanzi a lui.
«Ha detto sacrifici? Quali sarebbero questi sacrifici, a me ignoti, che mio figlio ha affrontato per intraprendere la sua nuova carriera? Ha a disposizione tre minuti per elencarmeli. Dopo di che, sono atteso a una riunione.»
«Be'...» iniziò Emma, schiarendosi la gola.
Non era facile esprimere i problemi di Lawrence quando non riusciva neppure a muovere la lingua, tanto era asciutta. Solo in quell'istante si stava rendendo conto che era arrivata lì con l'idea di averne il diritto. Quell'uomo era Piers Redfield, santo cielo! Il genio delle corporazioni, il capo di una delle società più importanti di tutto il paese, con una reputazione internazionale. Insomma, un uomo da ammirare... e non solo per le sue capacità e la posizione che occupava, ma anche per il suo aspetto fisico, cosa che non si era aspettata. Benché le costasse ammetterlo, riconosceva la sua classe e il suo charme.
«Ha venduto la sua auto e la motocicletta per mettere insieme un po' di denaro» rispose infine. «Erano entrambe il suo orgoglio e la sua gioia, ma, pur avendole sacrificate, non è riuscito a mettere insieme la somma di cui ha bisogno per trasferirsi in Cornovaglia e ricominciare tutto da capo. Infatti, dovrà pagare un affitto e dovrà provvedere a mantenersi. Gli occorrerà del tempo prima che gli affari ingranino. Ma il progetto andrà a buon fine, signor Redfield. Lei sa quanto talento abbia suo figlio, vero?»
«Oh, so bene di quale talento sia dotato mio figlio, signorina...?»
«Robards. Emma Robards.»
«Eppure, sono pronto a giurare che non è lo stesso cui si riferisce lei, signorina Robards. E tanto perché lo sappia, non penso che l'idea di Lawrence sia buona né, tanto meno, che sia un buon investimento. Aprire un negozio di ceramiche in un mercato già inflazionato nel cuore di St. Ives... Solo a mio figlio poteva venire in mente un'idiozia del genere. Se vuole il mio parere» aggiunse Piers infine fissandola con i suoi penetranti occhi azzurri, «credo che questa sia un'altra trovata di Lawrence per evitare di assumersi le sue responsabilità, il tutto a mie spese. Ho finanziato più volte le sue idee strampalate, vedendo sempre andare in fumo il mio denaro. Se a ciò aggiunge il fatto che ha dilapidato l'eredità della madre in meno di un anno, tiri lei le conclusioni. Per quanto mi riguarda, ho già fatto fin troppo per lui. Mi dispiace che abbia sprecato il suo tempo.» E con queste parole Piers Redfield tornò a sedersi dietro la scrivania e afferrò il telefono.
Emma non riusciva a credere di essere stata liquidata con tanta facilità, così freddamente e senza le dovute considerazioni. Era lì per parlare di suo figlio, non di un estraneo! Non le era mai capitato di stringere tra le braccia un giovanotto in lacrime, ma era proprio quanto le era accaduto la notte precedente con Lawrence. Incapace di trattenersi oltre, Lawrence aveva dato sfogo a tutta la sua amarezza: la solitudine, un'infanzia senza amore, la morte della sua amata madre, la freddezza con la quale il padre lo aveva trattato ogni volta che era andato a chiedergli aiuto. Non c'era da meravigliarsi che avesse rinunciato a studiare all'università. Non c'era da stupirsi che fosse andato alla deriva. Era un'anima perduta, ed Emma era stata più che felice di offrirgli il suo aiuto. In principio era soltanto la ragazza del piano di sotto, ma ben presto erano diventati amici e spesso lo aveva invitato a mangiare da lei quando lui era al verde. Il minimo che potesse fare Piers Redfield era di starla a sentire!
«Signor Redfield!»
L'uomo la fissò meravigliato quando vide che aveva attraversato l'ampia stanza per andare a bloccargli la mano sulla cornetta del telefono. Aveva la pelle morbida come un petalo di rosa... Piers fu turbato dall'effetto che quel contatto gli procurò: una sensuale scarica elettrica che si irradiava lungo tutto il braccio, creandogli una piacevole sensazione di calore nei lombi.
Il tempo sembrò fermarsi in quel momento di puro erotismo.
Poi, scuotendosi mentalmente, Piers la fissò e fu contento di vederla arrossire e ritrarre la mano di scatto. Se da una parte non aveva motivi di andare fiero del figlio, dall'altra non poteva non condividerne i gusti in fatto di donne. Quella che aveva davanti, sebbene molto giovane, ne era uno splendido esemplare. In più, doveva avere coraggio, altrimenti non avrebbe rischiato di arrivare non annunciata nel suo ufficio a perorare la causa di quel buono a nulla di Lawrence.
«C'è dell'altro, signorina Robards?»
«Non abbandoni suo