Un affare spregiudicato
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Katherine Garbera
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Anteprima del libro
Un affare spregiudicato - Katherine Garbera
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Tycoon for Auction
Silhouette Desire
© 2003 Katherine Garbera
Traduzione di Clemente Peluso
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-903-8
Frontespizio. «Un affare spregiudicato» di Garbera Katherine1
Corrine Martin non avrebbe mai ammesso di provare desideri irresistibili. Le emozioni travolgenti non si addicevano all’immagine sofisticata che amava esibire. Ogni minimo particolare della sua persona era frutto di una cura minuziosa, dalla testa scura ai sandali dorati, ed era sempre riuscita a ignorare le reazioni del proprio corpo, anche quando si trovava in presenza dell’uomo che più di ogni altro scatenava in lei quei pensieri irrazionali.
Fino a quella sera, almeno.
Forse era a causa di una luce diversa in quegli occhi verdi, oppure era semplicemente stanca dell’indifferenza di Rand Pearson, di fatto Corrine aveva abbandonato ogni precauzione, pronta a vivere le sorprese che quella serata aveva in serbo per lei.
In fondo si trattava solo di essere accompagnata, cercò di convincersi. Per di più aveva una scusa inattaccabile: non avrebbe mai potuto presenziare a quegli eventi mondani senza una scorta adeguata.
La sala dei convegni del Walt Disney Dolphin Hotel era stata trasformata per l’occasione: un tripudio di luci e colori per l’Asta di Beneficenza organizzata dall’Associazione delle Mogli. I fondi raccolti quella sera erano destinati al Ricovero dei Diseredati, un’associazione benefica di Orlando. Era la prima volta che Corrine partecipava a quell’evento che ogni anno riuniva le persone più in vista della Florida, ed era raggiante per essersi aggiudicata la compagnia di Rand Pearson all’asta degli scapoli imprenditori.
Avevano anche lavorato a fianco a fianco negli ultimi sei mesi in un progetto di addestramento al lavoro, ma la vita privata di Rand era ancora avvolta nel mistero. Di lui sapeva solo che era uno dei soci fondatori della Corporate Spouses, la società che dava lezioni di etichetta e che forniva accompagnatori per serate ufficiali.
Paul Sterling, il diretto superiore di Corrine, era diventato presidente della Tarron Enterprises e, ricordandosi della ragazza che per alcuni anni era stata la sua segretaria fidata, l’aveva promossa al grado di funzionario, e ora lei non poteva fare brutta figura alle serate ufficiali.
Comunque, Corrine amava la sfida che il suo nuovo ruolo comportava, ed era decisa a dimostrare di meritare quella posizione. A un livello più personale, però, avvertiva il bisogno costante di ricordare a se stessa di essere una donna.
La presenza di Rand Pearson la faceva sentire viva e vulnerabile, ma Corrine già si stava abituando a convivere con quella sensazione di disagio. Del resto solo rimanendo concentrata sul proprio lavoro avrebbe fatto suo il posto di vice presidente, appena Ross Chambers fosse andato in pensione.
«Mi concedi questo ballo, Corrine?» le chiese Rand avvicinandosi. Lo smoking impeccabile gli conferiva un’aria di nobiltà, dando credito a quello che si diceva sulle origini dei Pearson.
«Perché?» replicò lei. Era pronta a riconoscere di non essere una campionessa di cordialità quando si trovava in presenza di un uomo, conscia del nervosismo che s’impadroniva di lei.
«Cori» la rimproverò lui, «se un uomo ti invita a ballare, non devi far altro che rispondere sì, oppure no.»
Corrine sospirò. Dopotutto era stata lei stessa a ritagliarsi il ruolo di Regina di Ghiaccio, e le cose erano state molto più semplici da quel momento in poi. «Il mio nome è Corrine, e conosco il galateo.»
«Davvero?» replicò lui, scettico. Si avvicinò ancora un po’ nella sala affollata e le appoggiò una mano sul braccio. Sul braccio nudo, pensò Corrine, pentita di aver seguito il consiglio di Angelica Leone-Sterling, moglie di Paul e sua amica, quando le aveva suggerito di comprare quel vestito senza maniche. Non era a suo agio nei panni di una donna che non avrebbe mai desiderato di diventare.
Il palmo della mano forte le sfiorò la pelle e piccoli fremiti si diffusero lungo il braccio. Rabbrividì, e i capezzoli divennero turgidi sotto il reggiseno senza spalline.
Rand sollevò un sopracciglio, ma non fece commenti.
«Sì» confermò infine lei, decisa a mantenere il controllo della situazione, prima di dare un calcio a ogni suo progetto. Rand non era che il trampolino per il prossimo salto, ricordò.
«Balliamo?» riprese l’altro.
Corrine si lasciò avvolgere dalla fragranza dell’acqua di colonia, e si ritrovò stretta tra le braccia muscolose del suo accompagnatore.
I passi sicuri e calcolati non lasciavano alcun dubbio su chi avrebbe condotto la danza.
Non era abituata a lasciarsi guidare, ma quella sera molte regole sarebbero state infrante. Sensazioni piacevoli si sprigionavano da quella mano appoggiata alla base della sua schiena, risvegliando ogni cellula nel corpo e facendole battere il cuore all’impazzata.
Corrine si scosse e lo guardò, cercando di liberarsi da quella specie di incantesimo che la soggiogava. Niente da fare.
Sembrava che gli occhi puntati su di lei avessero la facoltà di penetrare nelle stanze più intime della sua mente. Le note sensuali del saxofono riempirono la sala, e la cantante dell’orchestra jazz cominciò a intonare la melodia con voce suadente.
Corrine aveva trascorso l’adolescenza desiderando qualcosa che non era mai arrivata. Era una donna adulta, ma il desiderio di appoggiare la guancia sulla spalla di Rand era troppo forte, e sapeva che sarebbe stato un errore. Doveva allontanarsi.
Si liberò dalla stretta e lasciò la pista da ballo a grandi passi. Chissà cosa le aveva preso, pensò.
Si diresse verso il bar e ordinò un cocktail alcolico. Aveva bisogno di qualcosa di forte per ritornare in sé. Forse poteva attribuire le stranezze di quella sera ad Angelica, che le aveva appena confidato di aspettare un bambino.
Corrine sapeva che non avrebbe mai avuto bambini. Non avrebbe mai dato vita a un essere che avrebbe dovuto vivere in un mondo così caotico. Non c’era nulla di eterno e la morte giungeva repentina, cancellando di colpo ogni cosa.
Accidenti, di quel passo sarebbe diventata una brontolona di prima classe. Sollevò il bicchiere per sorseggiare un po’ del liquido infuocato e si accorse della presenza alle sue spalle.
«Uno anche per me» sentì ordinare al barman.
Rand allungò una mano per pagare anche per lei e portò alle labbra il proprio bicchiere. La vide frugare nella borsetta e fece una smorfia quando notò le banconote tra le dita affusolate della sua dama.
«Ho notato che hai bisogno di qualche lezione di etichetta, oltre che di una scorta per le serate d’affari.»
«Cosa te lo fa credere?» replicò lei. Era sicura di aver ricevuto una buona educazione, e non avrebbe mai temuto di perdere le buone maniere.
«Perché non sai dire grazie. Rimetti a posto quel denaro.»
Corrine obbedì a malincuore. Cresciuta con la carità degli altri, era sempre stato difficile per lei accettare favori. E quello oltretutto non era un appuntamento galante. Rand era stato semplicemente assunto per quel lavoro. «Il fatto è che non mi piace approfittare del prossimo.»
«Non stavi approfittando di me.»
Corrine sorseggiò dal proprio bicchiere, a disagio per il silenzio che era sceso tra loro. Lo guardò sorreggere dal bicchiere con grazia innata e seguì il movimento con il quale lo posava sul vassoio di un cameriere che passava in quel momento.
«Cosa è successo poco fa?» lo sentì chiedere.
Corrine scrollò le spalle, per niente disposta a confessargli che quel ragazzo aristocratico, determinato e vincente aveva annullato ogni sua difesa, facendola sentire disarmata e vulnerabile. «Non mi andava di ballare.»
Ancora una volta Rand inarcò un sopracciglio.
«Questo è il gesto più accondiscendente che io abbia mai visto fare» commentò lei.
«Quale?»
«Il tuo modo da signore-del-castello di inarcare il sopracciglio.»
Rand lo fece ancora. «Ti disturba?»
«Non ho detto questo.»
«Bene» sussurrò lui, allungando una mano per accarezzarle la guancia con il dorso delle dita.
«Perché bene?» replicò lei, sforzandosi di ignorare i brividi che le scuotevano il corpo.
«Perché dai l’impressione di avere la testa a mille miglia da questo posto.»
«Sono nel pieno controllo delle mie facoltà. Dovresti esserne contento.»
«Infatti» confermò lui. «Non nascondo che mi diverte molto tirarti fuori dalla tua zona di sicurezza.»
«Rand, se esiste una sola possibilità di arrivare indenni alla fine dei nostri tre appuntamenti, farai bene a tenere in mente una cosa.»
«Quale?» chiese lui, mentre le toccava un gomito e la esortava ad allontanarsi dalla piccola folla davanti al bar.
Corrine attese fino a quando fu sicura che le sue parole fossero ascoltate con la massima attenzione. «Chi comanda sono io.»
«Cosa te lo fa pensare?»
«Non posso affermarlo con sicurezza, ma sospetto che abbia a che fare con l’assegno che ho staccato per comprarti.»
«Hai detto comprarmi?»
«Hai problemi di udito? Dovrei insistere perché tu ti faccia visitare.»
«Stai giocando con il fuoco, Cori.»
Quel nomignolo era odioso. Nessuno al mondo si era mai permesso di chiamarla così. Quando era stata data in affidamento per la prima volta la chiamavano Corrine Jane, ma dopo di allora aveva sempre fatto in modo che nessuno usasse il secondo nome. Quando Rand la chiamava Cori, aveva l’impressione che fosse in grado di vedere la solitudine nel profondo della sua anima.
E questo non le andava per niente.
«So come fare per non scottarmi» affermò con voce ferma. Ma in presenza di Rand nulla era così preciso e sicuro. Si erano frequentati per molti mesi, e ancora non riusciva a sentirsi a proprio agio accanto a lui.
«Ne sei certa?»
Corrine guardò quegli occhi esageratamente belli e si chiese perché avesse iniziato quella battaglia. Non c’era modo di uscirne, e sapeva di doversi ritirare prima di dire qualcosa di cui si sarebbe pentita.
«Basta stare lontano dalle fiamme» concluse lei, un attimo prima di dargli le spalle e allontanarsi.
«E se le fiamme non stessero lontane da te?»
Corrine finse di non aver udito, e