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Per amore di Christine: Harmony Destiny
Per amore di Christine: Harmony Destiny
Per amore di Christine: Harmony Destiny
E-book143 pagine2 ore

Per amore di Christine: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Qualcuno ha tentato di uccidere Christine, ma chi? E perché? Forse gli episodi che le stanno capitando sono solo coincidenze, però quando lo chalet in cui si è trasferita salta in aria, lei si convince del contrario. Ex campionessa di golf, dopo aver lasciato il green e il successo, ha cambiato vita, ma Alex, giovane giornalista sportivo, ha deciso di scrivere un articolo su di lei per raccontare al pubblico il suo passato di vincitrice. Anche a costo di farle rischiare la vita? O per lui è l'unico modo per...?
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2017
ISBN9788858967195
Per amore di Christine: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Per amore di Christine - Alyssa Dean

    successivo.

    1

    Se quel tipo era un killer professionista, non si sarebbe certo arricchito con quel mestiere.

    Christine scostò di un centimetro le tende del soggiorno e sbirciò dai vetri battuti dalla pioggia. Davanti alla casa, c'era una gran massa verde di erbacce e alberi e un vialetto laterale che portava sul retro. Ora quel viale era occupato da una vecchia auto sportiva azzurra che Christine non aveva mai visto prima.

    Come non aveva mai visto l'uomo dai capelli biondi che scese in quel momento. Era di media statura, portava pantaloni spiegazzati color ruggine, una maglietta fuori dai pantaloni e una giacca marrone... il tutto sembrava provenire direttamente da un negozio dell'usato. La distanza che li separava, la pioggia battente e gli inutili occhiali da sole dell'uomo le impedivano di vedere bene i suoi lineamenti. Tuttavia, sembrava più arruffato che minaccioso. A meno che non lavorasse per un'agenzia che assumeva solo killer scadenti, esisteva la forte possibilità che fosse innocuo.

    D'altra parte, ripensandoci, forse quell'aspetto innocuo e scarmigliato poteva anche essere l'abituale travestimento dell'assassino standard.

    «Oh, per l'amor del cielo!» esclamò Christine. Lasciò cadere la tenda. Non c'era ragione di sospettare che quell'uomo avesse scopi minacciosi. A parte il tic al pollice.

    La sua amica Estelle era convinta che il disagio di Christine e il suo tic al pollice fossero il risultato di un leggero stato di paranoia.

    Diede un'altra sbirciata alla finestra, ma non riuscì più a vedere l'uomo. Tuttavia, lo poté sentire che saliva le scale sul davanti. Ci fu un momento di silenzio dopo il cigolio dell'ultimo gradino, quindi il suono di nocche che colpivano la porta di legno.

    Christine fece un passo, poi si fermò. Forse era davvero paranoica. D'altronde, che ci faceva lì un estraneo? La località sciistica di Calypso Canion era probabilmente un fulcro di attività nel periodo invernale, ma a metà agosto assomigliava piuttosto a una città fantasma. Si trovava a un'ora da Banff, Alberta, e da quelle parti non c'era proprio nulla da fare in estate. Il rifugio era chiuso, così come il negozietto adiacente. C'erano soltanto alcuni cottage privati come quello dove stava lei, ma pochi erano occupati.

    Ci fu un altro colpo alla porta, seguito dalla voce spazientita di un uomo. «Suvvia, signorina McKinley. Lo so che è in casa.»

    Christine si portò una mano allo stomaco in subbuglio. All'improvviso, l'essere venuta lì non le parve più un'idea così brillante come due giorni addietro. Aveva solo voluto rifugiarsi in un posto tranquillo e sicuro, dove potersi rilassare e capire quello che le stava succedendo. Il suo apparta mento in Florida non rispondeva a quei requisiti. La casa di famiglia a Calgary era stata venduta dopo la morte di suo padre, e sua madre si era trasferita in un appartamento, ma al momento non c'era. Passava l'estate in Francia con Keith. Per un momento, aveva preso in considerazione la possibilità di raggiungerli, ma scarpinare in giro per un paese straniero studiando architettura medievale non era certo il modo migliore di risolvere il suo problema. Il cottage, di proprietà di Keith, le era sembrata la soluzione migliore.

    Più che una soluzione ora appariva una pessima idea. Non c'era telefono e la stazione di polizia più vicina si trovava a diversi chilometri di distanza. Di vicini neanche a parlarne e quei pochi che c'erano probabilmente si intendevano più di sciolina che di tecniche di autodifesa.

    L'uomo bussò di nuovo. Poi la maniglia cominciò a girare.

    Christine rimase a osservare il movimento con terrore. Quanto avrebbe resistito la serratura? Sarebbe riuscito...?

    L'uomo evidentemente non ci riuscì. Si sentì di nuovo il cigolio degli scalini di legno, seguito dall'inconfondibile rumore di passi diretti non verso l'auto, ma sul retro del villino.

    Christine inspirò a fondo. Decise che non sarebbe rimasta accovacciata lì e avrebbe invece scoperto che cosa stava succedendo, senza per questo farsi uccidere.

    In punta di piedi andò alla porta di servizio, dove aveva lasciato la sua sacca da golf.

    Qual era la mazza migliore per colpire un uomo? Un nove?

    Era davvero quello il posto in cui si nascondeva Chrissy McKinley?

    Alex O'Brian fece il giro del villino dall'aspetto abbandonato, in cerca di qualche segno di vita. Non si sarebbe sorpreso se Chrissy non fosse stata lì. Dopo tutto, non c'era un'anima in vista... né un campo da golf. Tuttavia, quando Chrissy aveva d'un tratto annullato tutte le sue apparizioni in pubblico già programmate ed era scomparsa nel nulla, lui aveva sospettato che potesse essere tornata a casa. A quella della madre non c'era nessuno, ma quando aveva scoperto che il fratello possedeva uno chalet in montagna, Alex aveva deciso di andare a controllare.

    Di norma, non si prendeva tanto disturbo per trovare materiale per la sua rubrica sportiva. Non si occupava di professionisti che si erano ritirati dall'attività agonistica, soprattutto quando la disciplina da cui si erano ritirati era il golf. Tuttavia, lo strano comportamento mostrato da Chrissy McKinley negli ultimi tempi lo aveva incuriosito.

    Pochi anni addietro, la McKinley aveva avuto un certo successo come golfista professionista, vincendo anche diversi tornei, poi aveva lasciato lo sport un paio di anni prima per occuparsi di marketing alla HoleSum Foods, un'azienda alimentare.

    Alex aveva sempre sospettato che il ritiro di Chrissy fosse dovuto più ai suoi nervi che a un reale desiderio di vendere cibo macrobiotico. Era una di quelle persone che prendeva lo sport troppo sul serio... A essere sincero lui non aveva mai visto una giocatrice più fanatica di lei.

    L'aveva vista giocare abbastanza spesso, e non perché fosse particolarmente affascinato dalle giocatrici di golf. Non era così. Di solito, erano donne ben educate, ben vestite... forse quelli non erano dei difetti, ma proprio non lo interessavano. Comunque, Chrissy era nata e cresciuta a Calgary, perciò a livello locale faceva notizia. Così Alex si era sforzato di seguire la sua carriera, l'aveva persino intervistata un paio di volte e di tanto in tanto la incontrava a qualche spettacolo di beneficenza. Era una rossa slanciata, con una figura discreta quanto il suo gioco e controllata e introversa nel privato come sul campo da golf.

    Di recente, però, aveva cominciato a comportarsi in modo strano. Prima, aveva sostenuto che un'automobile aveva cercato di investirla al parcheggio di un albergo. Poi aveva affermato con insistenza di avere trovato un uomo nel suo appartamento, sebbene non si fossero trovate prove al riguardo. Infine, la settimana prima, durante un torneo di beneficenza in Colorado, qualche idiota aveva sparato un colpo di pistola e lei aveva dato praticamente fuori di matto.

    Nessuno aveva insinuato che la pistola fosse puntata su Christine o qualcun altro in particolare. Lo sparatore era sfuggito alla cattura e tutti avevano concordato che si fosse trattato di un idiota che cercava di provocare guai.

    Ma la McKinley, convinta di essere lei la vittima designata, aveva annullato tutte le sue comparse in pubblico ed era sparita.

    Alex girò l'angolo posteriore della casa e la vista della berlina verde parcheggiata confermò la sua tesi. In casa c'era qualcuno.

    Avanzò di un passo e qualcosa di duro gli si attorcigliò alle caviglie facendogli perdere l'equilibrio. Cadde a faccia in giù nel fango.

    «Non si muova» lo avvertì una voce femminile.

    Lui guardò alla sua destra e si ritrovò a fissare un paio di caviglie. Salì con lo sguardo su per le gambe, si soffermò su due levigate ginocchia che spuntavano da un paio di bermuda marroni, poi arrivò alla felpa beige e infine al viso della donna e a due freddi occhi grigi. I capelli rossi raccolti con un fermaglio le ricadevano di lato, le mani tenevano una mazza da golf puntata sulla sua testa. «Non si muova» ripeté. «So come si usa un ferro numero nove e le assicuro che...»

    Si interruppe di colpo incontrando il suo sguardo. Lo aveva riconosciuto.

    «Non è tutta colpa mia» si difese Christine.

    Guardò attentamente l'uomo che stava tentando di pulirsi la giacca sporca di fango, incerta se provare sollievo o sgomento per la sua identità. Per lo meno non era un killer venuto a ucciderla. D'altra parte, non era nemmeno uno che stava dalla parte dei buoni. «Stava muovendosi furtivamente e...»

    «Io mi muovevo furtivamente?» la interruppe Alex, furioso. «E lei allora che cosa stava facendo? È così che accoglie di solito i visitatori o mi ha riservato un trattamento speciale?»

    Christine si irrigidì, indignata. «Certo che no. Non avevo idea di chi fosse.»

    «Ci sono altri modi per scoprire l'identità di una persona. Per esempio, aprire la porta e chiedere.»

    Lei si mosse a disagio e cercò di non fissarlo. C'erano diverse cose sbagliate in Alex O'Brian e il suo aspetto era fra quelle. Persino ora, con la faccia sporca di fango e la barba lunga di due giorni, era affascinante. «Non c'è bisogno di essere sarcastico, le ho già chiesto scusa.»

    «Un Oh, scusi, non mi sembra adeguato al brutale attacco alla mia persona.» La guardò con malizia. «Comunque, ci sono un paio di modi per fare la pace.»

    Lei rafforzò la stretta sulla mazza. «Che cosa ci fa qui, signor O'Brian?»

    Alex sollevò gli occhi al cielo. «Sono un giornalista, Chrissy. Che cosa pensa che ci faccia qui?»

    Lei sospirò. Mai avrebbe sospettato che il visitatore misterioso potesse essere della stampa. Anche ai tempi in cui era famosa, i media non le prestavano molta attenzione e non avevano mai cercato di rintracciarla. «Come mi ha trovato?»

    «Intelligenza formidabile, fascino eccezionale e cinquanta dollari. Non potremmo finire la conversazione dentro casa? Sarà senz'altro più caldo e vorrei ripulirmi un po'.»

    Christine esitò, poi annuì con riluttanza. Non poteva certo negargli la possibilità di lavarsi. «Certo. Si accomodi.»

    «Grazie.» Alex si infilò le mani in tasca e si avviò verso il villino con Christine alle calcagna.

    Giunto alla porta, si tolse le scarpe e percorse a piedi scalzi il corridoio che portava al bagno. Lei si appoggiò contro il ripiano della cucina, un po' stordita.

    «Immagino che non abbia un birra in frigo?» le chiese Alex.

    Christine si voltò. Lui era nel vano della porta, una spalla appoggiata contro lo stipite. Si era tolto la giacca, nonché lo sporco dal volto, ma sembrava comunque una specie di pirata. Gli indumenti che prima le erano parsi trasandati lo rendevano naturalmente virile.

    Lo squadrò da capo

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