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La principessa ritrovata (eLit): eLit
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La principessa ritrovata (eLit): eLit
E-book156 pagine1 ora

La principessa ritrovata (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Se non avete mai sentito parlare del Principato di Ambria tuffatevi in questa imperdibile serie. Amori, intrighi, passioni sotto un cielo azzurro come uno zaffiro e un mare verde smeraldo.



Kim Guilder è sgomenta di fronte alla notizia che le sta dando quell'uomo tenebroso e affascinante, Jake Marallis: lei è l'ultima nata della dinastia DeAngelis. L'uomo è incaricato di riportarla a casa, ma Kim si può fidare?
LinguaItaliano
Data di uscita29 set 2017
ISBN9788858975787
La principessa ritrovata (eLit): eLit
Autore

Raye Morgan

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La principessa ritrovata (eLit) - Raye Morgan

    Titoli originali delle edizioni in lingua inglese:

    The Reluctant Princess

    Harlequin Mills & Boon Romance

    © 2012 Helen Conrad

    Traduzione di Giovanna Picasso

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-578-7

    La principessa ritrovata

    1

    Affacciata al finestrino dell’autobus, Kim Guilder seguì con lo sguardo l’uomo, che con indosso un giaccone di pelle, avanzava con determinazione lungo il viale dopo essersi lasciato alle spalle l’ufficio amministrativo dell’ospedale. Sembrava che avesse uno scopo ben preciso mentre procedeva con sicurezza verso la fermata.

    Con una sensazione di disagio e di paura crescente, Kim lanciò un’occhiata al conducente. Avrebbe aspettato quel passeggero ritardatario, o sarebbe partito in orario?

    Con suo grande sollievo le porte si chiusero e il pesante mezzo si allontanò dal marciapiede. Lei si aggrappò al corrimano per non perdere l’equilibrio, continuando a guardare al di là del finestrino. Lo sconosciuto si era fermato e, immobile in mezzo alla strada, continuava a fissarla. La fugace sensazione di trionfo che Kim aveva provato, via via che l’autobus accelerava, fu seguita da un irrazionale senso di angoscia.

    Non conosceva quell’uomo e non ricordava di averlo mai visto prima di allora, ma il modo in cui lui l’aveva studiata, con quel luccichio minaccioso negli occhi, le aveva fatto capire che lo sconosciuto cercava proprio lei e nessun’altra.

    Kim osservò gli altri passeggeri per capire se avessero notato qualcosa di strano, ma nessuno sembrava prestarle attenzione, eccetto una bambina dai riccioli rossi che si succhiava il pollice con avidità e la fissava con aria assente.

    Respirò a fondo per recuperare un po’ di calma. Di che cosa si preoccupava? Un uomo, di cui non sapeva nemmeno il nome, sembrava conoscerla, ma poteva anche trattarsi di uno scambio di persona. Del resto lui non poteva sapere dove abitava, tentò di tranquillizzarsi e tuttavia temeva che in qualche modo potesse scoprirlo.

    Se l’inquietudine che provava aveva un fondamento, allora doveva affrettarsi a raggiungere il suo piccolo appartamento, raccogliere le sue cose, prendere la sua bambina e andare via il prima possibile. Ma dove? Non aveva molte alternative.

    Si guardò indietro, lo stomaco contratto, chiedendosi se lo sconosciuto avesse deciso di seguire l’autobus. Ma in quella città era quasi impossibile trovare un taxi e, a meno che lui non fosse saltato sull’autobus all’ultimo minuto e si fosse arrampicato sul tetto, non avrebbe mai potuto raggiungerla.

    Perché allora aveva quel sapore amaro in bocca?

    Le strade buie sfilavano oltre il finestrino. Solo pochi lampioni erano accesi, conseguenza della recente guerra che aveva danneggiato parte della centrale elettrica. La neve che scendeva in piccoli fiocchi suggeriva una certa atmosfera natalizia che solo in pochi erano in grado di apprezzare. I più ottimisti avevano acceso le luci di Natale, nel tentativo forse d’infondere un po’ di speranza nell’animo della gente.

    Kim si strinse nel cappotto di finta pelliccia e appoggiò la testa contro il vetro freddo, cercando di calmare il battito accelerato del suo cuore e di normalizzare il ritmo del respiro.

    Che cosa le stava succedendo? Perché quella reazione? Un uomo che nemmeno conosceva era stato capace con una semplice occhiata di sconvolgere il suo piccolo universo. Aveva una bambina a cui pensare e non poteva lasciarsi intimorire da degli estranei.

    Eppure non riusciva a levarsi dalla mente quegli occhi profondi, intensi che sembravano incenerirla a ogni sguardo. Da dove era spuntato quell’individuo misterioso?

    Riflettendo con maggiore attenzione, pensò al suo viso e ai suoi occhi che d’un tratto le sembrarono familiari. Non riusciva a ricordare chi fosse ma più passava il tempo e più si convinceva che quell’uomo sapeva con esattezza chi fosse lei e che molto probabilmente era stato messo sulle sue tracce da qualche membro della famiglia reale di Ambria, quasi sicuramente da Pellea, l’attuale regina. Ma Pellea era una cosa e quell’uomo tutta un’altra questione. Non assomigliava a nessuno degli scagnozzi che la sua vecchia amica le aveva messo alle costole. Più determinato e più pericoloso degli altri, non si sarebbe arreso facilmente.

    Kim non poteva ignorare i brividi che avevano percorso la sua pelle quando quegli occhi di ghiaccio l’avevano scrutata. Non lo conosceva eppure avvertiva da parte sua un odio e un disprezzo profondi. Glielo aveva letto nello sguardo. Si chiese se tutta quella faccenda avesse a che fare con il suo precedente legame con la famiglia reale.

    Fin da piccole, Kim e Pellea erano state l’una la migliore amica dell’altra e la loro amicizia era durata per moltissimo tempo. Entrambe erano cresciute sotto il regime dei Granvilli che avevano spodestato la famiglia reale prima della loro nascita.

    Poi Pellea si era innamorata del principe Monte DeAngelis, lo aveva aiutato a rovesciare il governo per restaurare la monarchia e le loro strade si erano separate. Kim era rimasta fedele ai Granvilli, furiosi per essere stati privati del potere.

    Ancora una fermata e poi sarebbe scesa. Si alzò, aggrappandosi al corrimano, e avanzò verso l’uscita posteriore. Di nuovo scrutò la strada buia, appena illuminata da qualche lampione. L’oscurità avvolgeva ogni cosa e in giro non si vedeva nessuno, nemmeno un gatto randagio. Eppure aveva una strana sensazione che non riusciva a scacciare...

    L’autobus rallentò fino a fermarsi. Trascorse un’eternità prima che lo sportello si aprisse. Kim respirò una boccata d’aria fredda e si lasciò ingoiare dalla notte.

    «Ciao, Kimmee» sussurrò una voce profonda alle sue spalle.

    Lei roteò su se stessa, il cuore in gola. Non poteva essere lo sconosciuto, non poteva... Eppure era lì, di fronte a lei, alto, scuro e minaccioso.

    L’istinto le suggeriva di scappare, ma lui, forse intuendo le sue intenzioni, le afferrò un braccio.

    «Devo parlarti» annunciò con voce grave.

    Kim si guardò attorno in cerca di qualcuno che potesse aiutarla, ma l’autobus si era già allontanato, le luci posteriori due puntini rossi inghiottiti dal buio, e le poche automobili che passavano, sfrecciavano accanto a loro senza nemmeno rallentare. Non c’era nessun altro pedone oltre a loro due.

    «Lasciami andare» protestò. «Comincerò a urlare con tutto il fiato che ho in gola e la polizia...»

    «Sai che è difficile trovare un poliziotto in questi giorni» replicò lui con freddezza, gli occhi scintillanti e ostili sotto la luce del lampione. «Inoltre la polizia non ti sarebbe di aiuto. Non ho intenzione di farti del male. Sono qui per riferirti delle informazioni importanti, che potrebbero cambiare la tua vita.»

    Kim smise di agitarsi e rifletté sulle sue parole. Perché avrebbe dovuto mentirle? Non era il primo ad averla inseguita per convincerla a tornare al castello, tentando d’incuriosirla con una storia verosimile.

    Ma questa volta era diverso. Quell’individuo non le piaceva per niente.

    Sollevò gli occhi e lo studiò per un lungo momento. Come era possibile che trovasse tanto familiari i suoi tratti pur essendo convinta di non aver mai avuto a che fare con lui?

    Era sfacciatamente bello. La mascella squadrata esaltava la sua virilità ma al contempo lo rendeva freddo, autoritario, dispotico. Lo sguardo azzurro e cristallino non addolciva la sua espressione. Sembrava un uomo dalla spiccata attitudine al comando. Non lasciava trasparire alcun segno di compassione, o di sensibilità e la presa sul suo braccio si faceva sempre più serrata.

    Avrebbe fatto meglio ad assecondarlo. «D’accordo. Se pensi davvero di poter cambiare la mia vita...» acconsentì lei con un pizzico di sarcasmo. «Però fa’ in fretta. Non posso trattenermi e perdere altro tempo con te.»

    «Dove devi andare?» l’apostrofò lui senza lasciarle il braccio.

    Kim incontrò il suo sguardo glaciale e riuscì a non distogliere gli occhi dai suoi. Era già un passo avanti! Per nessuna ragione gli avrebbe detto dov’era diretta. L’appartamento che aveva affittato distava poche centinaia di metri dal punto in cui si trovavano e lei aveva fretta di tornare da Dede, la sua bambina di nove mesi che aveva lasciato a una baby-sitter di cui non si fidava molto.

    «Coraggio. Dimmi questa cosa tanto importante» lo esortò con voce ferma mentre si asciugava il viso inumidito dai fiocchi di neve. «Così la facciamo finita.»

    Lui abbozzò un sorriso tirato, gli occhi inespressivi. «Non credo» rispose, guardando la strada poco illuminata.

    Le botteghe dalle insegne cadenti che si affacciavano sulla via erano chiuse. Solo un piccolo bar aveva la luce accesa.

    «Vieni con me. Ti offrirò una bevanda calda» dichiarò lui, indicando con un cenno del capo il locale.

    Kim s’irrigidì. Voleva fargli capire che non intendeva piegarsi alla sua volontà. «Non voglio niente da bere. Non so chi sei, né da dove vieni. Se hai delle informazioni per me, perché non mi scrivi una lettera?» Sollevò il mento con aria di sfida, lo sguardo fiero e indomabile.

    Lo strano sconosciuto la soppesò per un lungo istante.

    «Credo che tu abbia capito che sono venuto a cercarti su ordine di Pellea» spiegò lui con calma.

    Kim sapeva benissimo che l’attuale regina di Ambria, salita al trono dopo la restaurazione della monarchia, desiderava che la sua migliore amica tornasse a casa, al castello, ma per lei quel posto non significava più niente. Il suo popolo, i Granvilli, erano stati allontanati e adesso i DeAngelis erano i nuovi regnanti. Per Kim non c’era più spazio.

    Eppure Pellea non si arrendeva. Continuava a farla inseguire da uomini di sua fiducia perché la convincessero a tornare. Se soltanto la regina avesse intuito la sua pena, o si fosse resa conto del modo in cui era stata trattata dopo la presa del potere da parte dei DeAngelis, probabilmente avrebbe smesso di cercarla.

    Kim guardò ancora una volta l’uomo che aveva di fronte e scosse la testa. Non aveva molta scelta. Avrebbe potuto gridare con tutto il fiato che aveva nei polmoni e la polizia non sarebbe intervenuta comunque. Da quando era finita la guerra, i poliziotti non circolavano quasi più per le strade e la delinquenza dilagava ogni giorno di più.

    Se quel tipo l’avesse colpita in testa e l’avesse trascinata in un vicolo cieco, nessuno se ne sarebbe accorto e la luce malvagia nei suoi occhi lasciava intendere che non si sarebbe fatto alcuno scrupolo a usare la forza bruta. In fin dei conti sarebbe stato meglio per Kim seguirlo all’interno del locale, sedersi a un tavolo in mezzo ad altra gente e ascoltare quello che di tanto importante aveva da dirle. Forse, in quel modo, l’incubo sarebbe finito prima.

    «D’accordo» annuì con un sospiro. «Facciamo in fretta e finiamola con questa storia.»

    «Aspetta un momento» le ordinò, lasciandole il braccio e legando alla panchina della fermata dell’autobus la motocicletta con la quale era arrivato e che lei non aveva notato fino a quel momento. La catena di

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