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Questo amore è splendido: Harmony Destiny
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E-book156 pagine2 ore

Questo amore è splendido: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Quando Catherine lo lascia, Clay si accorge di quanto possa essere vuoto e solitario un letto a due piazze. Eppure finché la moglie lo aspettava a casa, lui, troppo preso dal lavoro e ansioso di creare un futuro sicuro per entrambi, non si accorgeva quasi di lei. Ora, per riconquistarla, è pronto a tutto e ha in mente un piano perfetto: trascorrere con Catherine un mese in un cottage isolato tra i monti per dirle finalmente quello che in tanti anni non le ha mai detto: che l'ama più di ogni altra cosa al mondo.
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2017
ISBN9788858967232
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    Anteprima del libro

    Questo amore è splendido - Christine Pacheco

    successivo.

    1

    «Ho cambiato idea.»

    Nel silenzio improvviso, si udì un fruscio di fogli smossi.

    Sbigottita, Catherine guardò il marito. Oh, cielo, supplicò, non adesso che la mia libertà è finalmente a portata di mano.

    Clay batté un pugno sul ripiano levigato del tavolo e balzò in piedi, facendo cadere per terra un fascicolo.

    «Ho cambiato idea» ripeté, guardando in faccia tutti i presenti.

    «Ascolti, signor Landon...» esordì l'avvocato Dobson.

    «No» replicò lui in tono sommesso ma minaccioso.

    «No» proseguì. «Mi ascolti lei. Catherine è ancora mia moglie.»

    Nonostante il sole che entrava dalle finestre, Catherine rabbrividì. Per un attimo le parve di veder passare sul volto di Clay un fremito di dolore, ma la cosa le parve impossibile. Lei e Clay avevano perso la capacità di ferirsi tre anni prima.

    «Non resterà tale ancora a lungo» sentenziò Kevin Dobson, estraendo un fazzoletto dalla tasca e asciugandosi la fronte.

    «Voglio parlare con mia moglie» dichiarò Clay. «A quattr'occhi.»

    «Clay» intervenne Jack Simmons, il suo avvocato. «Non c'è tempo.»

    «Fuori!» ordinò lui.

    Catherine sentì su di sé lo sguardo di tutti i presenti e si strinse le mani, cercando il segno lasciato dall'anello che anni prima Clay le aveva infilato al dito, giurando solennemente di amarla e di proteggerla per tutta la vita, e che adesso giaceva in fondo alla scatola dei gioielli.

    «Cinque minuti, Cat» mormorò Clay, fissandola con intensità. «Quello che c'era tra noi non vale cinque minuti per te?»

    Catherine non rispose. Stava pensando a quando lui le aveva baciato la mano costringendo il sacerdote a interrompersi e lei, commossa e felice, aveva creduto che quello fosse l'inizio di una lunga vita insieme.

    «Fuori, Jack. E porta Dobson con te.»

    «Questa procedura è molto insolita» protestò l'avvocato.

    Per tutta risposta, Clay spinse indietro la seggiola su cui sedeva Catherine e la costrinse ad alzarsi.

    «Di' loro di lasciarci soli, Cat» mormorò, tenendola stretta contro di sé.

    Catherine si sarebbe voluta ribellare, ma non ci riuscì. Le sembrava così giusto e naturale stare tra le sue braccia. Un brivido di eccitazione le corse lungo la schiena. Lui la trattava come all'inizio del loro rapporto e i suoi occhi non erano più gelidi e spietati.

    «Di' loro di andare via, Cat. Ti prego» insistette Clay.

    Il tepore del suo alito sul viso le riportò alla mente le gelide notti nel Colorado quando lui l'aveva riscaldata con il suo corpo muscoloso.

    «Faccia come dice, avvocato» mormorò, evitando di guardare il marito.

    Dobson controllò l'orologio. «In realtà non si dovrebbe procedere in questo modo» protestò.

    La stretta di Clay aumentò. Catherine sapeva per esperienza che non avrebbe ceduto. Se suo marito voleva cinque minuti, era meglio che glieli accordasse. Conoscendolo, sapeva che lui avrebbe vinto comunque. Dopodiché si sarebbe chiusa la porta alle spalle e non si sarebbe più voltata indietro.

    «Ci conceda cinque minuti, signor Dobson.»

    L'avvocato tornò ad asciugarsi la fronte. «Cinque minuti, signora Landon, non uno di più. Ho altri clienti che mi aspettano.»

    La porta si chiuse dietro i due legali e lei e Clay rimasero soli per la prima volta da mesi. Nonostante la tensione, Catherine abbozzò un sorriso. «Da come si comporta, sembra che sia lui a pagarmi.»

    Clay restò serio e la sua espressione divenne ancora più cupa. Sospirando, Catherine strinse le mani così forte da conficcarsi le unghie nei palmi. «Va bene. Hai vinto. Parla!» esclamò.

    «Non è una cosa che abbiamo fatto spesso, vero? Parlare, intendo. Comunicare tra noi.»

    «No, ti prego» replicò lei, torcendosi le mani. «È un po' tardi per i rimpianti.»

    Lui scosse la testa e un ciuffo di capelli gli cadde sulla fronte. «Poco fa dicevo sul serio. Non voglio più concederti il divorzio, Cat.»

    Il cuore di Catherine perse un battito. Clay non poteva far marcia indietro a quel punto.

    Assurdo.

    «Non puoi assolutamente impedirmi di divorziare. Ti ricordo che ormai siamo negli Anni No vanta e la legge tutela anche le donne.»

    «Lo so» sussurrò lui con voce appena udibile. «Ma posso rendere la tua vita un inferno.»

    Catherine s'infuriò. «Mi stai minacciando?»

    «No.»

    «No?»

    «Ti sto facendo una proposta.»

    Una proposta? Che genere di proposta? si chiese lei, sconcertata.

    «Ti amo, Cat.»

    Il cuore le balzò in gola. Ecco le parole giuste, ma arrivavano troppo tardi. Oh, lui le aveva detto finalmente le parole che per tre lunghi anni aveva aspettato invano di udire. «Clay...»

    «Ascoltami.»

    Catherine cercò di non commuoversi. Ma come poteva farlo se lui le stava tanto vicino, l'accarezzava come se volesse sedurla e la stordiva con il suo profumo?

    Si trovavano da meno di mezz'ora nella stessa stanza e Clay era già riuscito a sconvolgerla. Avrebbe dovuto resistere, respingerlo, ma la sua espressione determinata e implacabile le fece cambiare idea. «D'accordo» sospirò. «Abbiamo ancora tre minuti.»

    «Quello che c'era tra noi era bello» affermò Clay e poi, vedendo che lei taceva, aggiunse: «Ma come? Non protesti?».

    Catherine scosse la testa. «Quello che c'era tra noi era bello» confermò. «Era, Clay.»

    «Che cos'è successo?»

    «La vita» rispose lei. Si era posta quella domanda migliaia di volte. Se l'era ripetuta tutte le notti, seduta sulla sua seggiola a dondolo nel salottino disadorno del suo appartamento. Che cosa non aveva funzionato? si domandò. Come avevano fatto ad arrivare a quel punto?

    «Maturando ci siamo diretti in direzioni diverse. Tu hai il tuo lavoro, io il mio negozio» rispose a bassa voce, guardandolo per imprimersi i suoi tratti nella mente e chiedendosi se quella era l'ultima volta che lo vedeva.

    Aveva previsto l'angoscia di una separazione definitiva, ma alla fine aveva deciso di andare avanti per la sua strada. L'unica cosa che non aveva immaginato era che Clay le avrebbe creato tante difficoltà.

    «E il negozio ti basta?» domandò lui in tono sommesso.

    «Per adesso.»

    «E di notte? Quando t'infili nel tuo letto freddo? O il mattino quando nessuno ti dà il buongiorno? Ti basta anche allora?»

    «I cinque minuti sono passati» gridò Dobson, battendo dei colpi contro la porta.

    «Digli di andarsene, Cat. O lo farò io.»

    Lo avrebbe fatto. Non c'era dubbio. «Uscirò tra un attimo» gridò Catherine di rimando.

    Clay le lasciò la spalla. «Come ho detto, ho una proposta da farti» affermò, andando a piazzarsi davanti alla finestra e guardando fuori.

    La sua schiena era rigida, la testa eretta in posa orgogliosa. Catherine attese con il cuore che le batteva in gola. Un tempo gli sarebbe andata vicino e gli avrebbe massaggiato le spalle per sciogliere la tensione dei suoi muscoli, ma adesso non poteva più farlo. Aveva rinunciato a quel diritto il giorno in cui, piangendo, si era tolta la fede matrimoniale e l'aveva riposta nella scatola dei gioielli.

    Dopo un lungo silenzio, lui si voltò e questa volta lei vide sul suo viso un'espressione vulnerabile e sofferta.

    «Questo non è il momento adatto per rinvanga re gli errori che abbiamo commesso.»

    «Non basterebbe una settimana» commentò lei, cercando di non manifestare il turbamento che sentiva.

    Clay si passò le dita tra i capelli. «Allora concediamoci un mese.»

    «Che cosa?»

    «Un mese, Catherine. Dammi un mese e io ti dimostrerò che siamo fatti l'uno per l'altro. Ti dimostrerò che sono cambiato e che sono pronto a fare di tutto per riconquistare il tuo amore.»

    Domandava l'impossibile. Catherine sospirò. Ci aveva messo tanto tempo per trovare il coraggio di ammettere che la rottura tra loro era insanabile.

    In quanto all'amore, non aveva mai smesso di amarlo, ma la vita le aveva impartito una lezione amara e non intendeva dimenticarla: l'amore non era sufficiente...

    Scuotendo la testa, respinse le lacrime che le erano salite agli occhi.

    «Non puoi dire sul serio» mormorò lui.

    Catherine s'impose di essere forte. «No, Clay» ribatté. «Il nostro rapporto è finito» concluse, dirigendosi alla porta con passo malfermo.

    Le parole di lui la bloccarono quando stava per abbassare la maniglia.

    «Se insisti nel voler divorziare, esigerò la metà del tuo negozio.»

    No, gemette lei, non poteva essere tanto crudele. Conosceva il suo temperamento infiammabile e sapeva che quando si sentiva perduto era capace di tutto, ma con lei non era mai stato crudele.

    Fino a quel momento.

    Catherine chiuse gli occhi, oppressa dall'angoscia. Aprire un negozio era stato il suo sogno più ambizioso e quando lei e Clay erano diventati due estranei, pur vivendo sotto lo stesso tetto, il lavo ro aveva rappresentato per lei un rifugio prezioso.

    Ormai riusciva a mantenersi da sola, ma se lui avesse preteso...

    «Non costringermi a fare questo» mormorò lui.

    Catherine si voltò. «Nessuno ti costringe a fare niente» ribatté. «Devi solo concedermi la libertà.»

    «Questa è una cosa che non farò mai di mia spontanea volontà.»

    «Dannazione!» Catherine strinse i pugni. «Accidenti a te. Vuoi la guerra? Allora l'avrai. Se avanzerai delle pretese sul mio negozio, io esigerò la metà della Landon Construction

    «Naturale» convenne lui. «Ma tutto questo richiederà soldi e tempo.»

    Catherine si torse le mani. Clay non la minacciava, le faceva solo toccare con mano la realtà. Per lavorare aveva bisogno del suo capitale e se si fosse lasciata coinvolgere in una lunga disputa legale... Sì, Clay aveva la capacità di rendere la sua vita un inferno.

    «Sei irragionevole e ricattatorio.»

    «Già.»

    Catherine abbandonò le mani lungo i fianchi. «Non scherzare» pregò.

    «Non scherzo affatto, anzi ti faccio una proposta. Lascerò a te il negozio e ti cederò il cinquanta per cento della Landon Construction...»

    «Se io ti concederò un mese di tempo.»

    «È un investimento fantastico, Cat» sussurrò lui. «Qualche migliaio di dollari in cambio di trenta giorni. Con tutti quei soldi il Catherine Den's Antiquity diventerà il miglior negozio di antichità della città. E tu non dovrai darmi un centesimo. Pensaci.»

    Catherine si appoggiò alla porta. La testa le girava e non riusciva a connettere.

    «Vieni via con me. Andremo nel nostro cottage e impareremo a conoscerci di nuovo.»

    Lei arrossì. Lo sguardo del marito era molto significativo.

    «Cercheremo di capire se stiamo ancora bene insieme» insistette lui, andandole vicino.

    Catherine squadrò le spalle, rammaricandosi di non avere un posto in cui nascondersi. «Fare del buon sesso non significa niente.»

    «Del magnifico sesso» la corresse lui.

    «Magnifico? È passato tanto tempo che...»

    «Mettiamo fine a questa situazione.» Clay coprì d'un balzo la distanza che li separava e le respinse una ciocca di capelli dalla fronte, poi le si avvicinò ancora di più e

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