Il ritorno del cowboy: Harmony Collezione
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Sandra Marton
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Anteprima del libro
Il ritorno del cowboy - Sandra Marton
successivo.
1
Travis Baron era dietro le quinte del palco improvvisato all'Hotel Paradise in attesa di essere messo all'asta e aggiudicato alla migliore offerente.
Certo un uomo avrebbe potuto trovare qualcosa di meglio da fare in quella bella serata estiva di inizio giugno, pensò Travis, pentito di essersi lasciato coinvolgere in quella iniziativa.
Sospirando si passò una mano tra i capelli prima di abbottonare la giacca dello smoking. Da dove si trovava non poteva vedere le persone riunite nel grande salone, ma poteva udire i gridolini, i fischi e i vari commenti.
Sarà presente il fior fiore della società di Los Angeles, gli aveva detto Pete Haskell. Forse era davvero così, ma dal tenore degli apprezzamenti che gli giungevano alle orecchie Travis avrebbe detto il contrario.
«Avanti signore, avanti, non siate timide... potete vincere l'uomo dei vostri sogni per un intero finesettimana» stava dicendo la voce del banditore.
Timide?, pensò Travis sconcertato. A giudicare da ciò che aveva udito nell'ultima ora, le donne riunite in quella sala gli erano parse tutt'altro che timide.
Ogni volta che un uomo appariva sul palco applaudivano, ridevano e facevano commenti salaci ad alta voce. Poi partivano le offerte e la sala si placava, per iniziare però ad animarsi di nuovo quando si presentava al loro cospetto un altro povero sventurato.
Non che tutti gli uomini fossero recalcitranti, a dire il vero. Molti di loro erano più che ansiosi di essere messi all'asta, e una volta sul palco sorridevano ed elargivano baci.
«Ehi, lo stiamo facendo per beneficenza, su col morale» gli aveva detto un ragazzo, forse notando la sua espressione ingrugnita.
Vero, pensò cupamente Travis, ma quel tipo probabilmente si era offerto volontario per quella farsa. Lui no. E a peggiorare le cose si era aggiunto il fatto che sarebbe comparso per ultimo.
Come si era potuto lasciar convincere a partecipare a quella stupida iniziativa?
«Aggiudicato!»
L'esclamazione trionfante del banditore e il colpo del martelletto furono salutati da applausi di giubilo.
«E un altro se n'è andato» mormorò una voce alle sue spalle. Apparteneva a un ragazzo magro e biondo che gli si fermò accanto, brontolando: «Preferirei affrontare un leone in un'arena».
«A chi lo dici, amico» concordò Travis.
«Andiamo, signori, un po' di verve!» intervenne Peggy Jeffers, una delle organizzatrici della manifestazione. «Fate un bel respiro, uscite su quel palco e divertitevi!»
«Divertitevi?» ripeté il ragazzo biondo.
«Sì, divertitevi» disse Peggy e posandogli una mano sulla schiena lo sospinse sul palco.
L'ovazione che si levò dalla sala fece raggelare il sangue nelle vene di Travis.
Peggy sorrise compiaciuta. «Hai sentito?»
«Sì» rispose lui, abbozzando un sorriso forzato. «Sembrano un branco di iene che ha trovato una traccia di sangue da seguire.»
«Più o meno» replicò lei divertita, poi indietreggiò di un passo e squadrò Travis dalla testa ai piedi, calzati con un paio di stivali da cowboy. «Perfetto... impazziranno quando ti vedranno. Non mi dirai che sei davvero nervoso? Un uomo come te...»
«No» mentì Travis, «perché dovrei essere nervoso all'idea di salire su un palco e di essere messo all'asta davanti a centinaia di donne urlanti?»
Peggy rise. «È per una buona causa» disse allontanandosi. «E poi verrai aggiudicato nel giro di un minuto.»
Era ciò che continuava a ripetersi, pensò Travis, oltre al fatto che era un avvocato trentaduenne, sano, normale, scapolo, e che di solito era abituato a scegliersele le donne.
Il suo problema, semmai, era far capire loro, quando arrivava il momento della verità, che tutto prima o poi doveva finire. Le relazioni amorose non duravano in eterno. Lo aveva imparato a proprie spese dopo un matrimonio fallito e un burrascoso divorzio.
Non era pregiudizialmente contrario alle donne che amavano prendere l'iniziativa, anzi apprezzava quelle intraprendenti, sia a letto che fuori... le considerava intriganti.
Ma una donna che corteggiava un uomo incontrato a una festa era una cosa, una che pagava per averlo come se fosse stato un pezzo di carne...
Quella era un'altra cosa.
Si era fatto trascinare in quel guaio qualche mese prima, durante un pranzo di lavoro con alcuni colleghi. Se solo avesse immaginato dove volesse arrivare Pete Haskell...
«Ehi, Baron» aveva esordito Pete, «stavo parlando di te l'altro giorno con alcuni avvocati dello studio legale Hannan e Murphy.»
«Ti hanno raccontato che mi avevano fatto una buona offerta per lavorare con loro?»
«No, stavamo parlando dell'asta degli scapoli. Sai quell'asta annuale, il cui cospicuo ricavato va poi in beneficenza?»
«La fanno ancora?»
«Sì.» Pete aveva imburrato una fetta di pane, poi aveva aggiunto quasi distrattamente: «Sostengono che il loro nuovo assunto verrà pagato a peso d'oro».
«Figuriamoci!» aveva replicato John.
«Loro sono pronti a scommettere che sarà così. Affermano che nessuno riuscirebbe a batterlo, considerato il suo record.»
«Quale record?» aveva chiesto John sprezzante. «Io credo che quel tipo si sopravvaluti. Sai come sono gli uomini, a parole hanno sempre molto successo con le donne, in realtà la maggior parte delle volte sono solo un bluff, a parte il nostro Travis, naturalmente.»
Pete aveva annuito pensieroso.
«Sono d'accordo con te. Travis non dice mai nulla, non ci racconta mai con chi esce e che cosa fa.»
«Io sono un gentiluomo» aveva detto lui, posando la tazza del caffè. «Non parlo mai delle donne che frequento e la mia riservatezza vi fa morire di curiosità, non è così?»
«Ah, ma noi lo sappiamo che sei un vero dongiovanni» aveva proseguito Pete. «Durante la pausa pranzo le segretarie non fanno che parlare della tua ultima conquista. L'abbiamo vista una sera arrivare in taxi. E scommetto che mandi anche grandi mazzi di rose rosse a stelo lungo.»
«Non mando mai rose... le rose sono banali.»
«E che tipo di fiori regali?» aveva chiesto Sullivan.
«Il tipo di fiore che mi sembra più adatto alla donna in questione.»
«Comunque, ho detto agli avvocati di Hannan e Murphy che, se noi mandassimo il nostro uomo all'asta, il loro non avrebbe scampo» aveva ripreso Pete.
«Ma il vostro uomo non ha nessuna intenzione di partecipare» aveva precisato Travis con fermezza.
«Oh, questo lo so, lo sappiamo tutti, non è così, ragazzi?»
«E loro che cosa hanno risposto?»
Pete aveva sospirato. «Che siamo tutti avvocati e che sappiamo perfettamente che è impossibile sostenere una causa in mancanza di prove evidenti.»
Alcuni avevano riso, altri scosso la testa. Il vecchio Sullivan aveva aggrottato la fronte e si era sporto in avanti incuriosito.
«E... Peter?»
«Ci hanno lanciato una sfida» aveva risposto Pete dopo una pausa a effetto. «Dicono che dobbiamo avere il coraggio di presentare il nostro uomo.»
«Scordatevelo» aveva dichiarato Travis.
«Solo allora si potrà sapere chi è il migliore e lo studio che perderà dovrà offrire ai vincitori un finesettimana al club di golf di Pebble Beach.»
«Mica male!» aveva esclamato qualcuno e tutti gli altri avevano riso.
«Ehi, aspettate un attimo...» aveva cercato di protestare Travis, ma il vecchio Sullivan già gli sorrideva, dicendo che era certo che avrebbe tenuto alta la loro bandiera e che sarebbero stati tutti orgogliosi di lui.
In poche parole, si era ritrovato in trappola. Era stata una cospirazione. Come si sarebbe potuto tirare indietro? I colleghi glielo avrebbero rinfacciato per mesi!
E ora si trovava lì, in procinto di salire su quel palco davanti a una folla di donne impazzite. Si sentiva come un agnello destinato al macello e se fosse stato venduto per meno di cinquemila dollari, cifra che era stata sborsata per l'avvocato di Hannan e Murphy, non sarebbe sopravvissuto all'onta.
«Non avevo proprio scelta» aveva spiegato a suo fratello al telefono. «Comunque è per una buona causa, il denaro ricavato andrà a un ospedale per bambini.»
«Ma certo!» aveva mormorato Slade divertito.
«È tutto assolutamente legale» aveva precisato Travis, infastidito dalla sua ironia. «Dovresti dimostrarmi un po' più di comprensione.»
«Coraggio, fratellino, sono con te.»
Slade era scoppiato a ridere e infine anche lui aveva fatto altrettanto.
Tutti i soci e i praticanti dello studio legale erano presenti tra il pubblico, mentre gli impiegati e le segretarie erano rimasti in ufficio in attesa di notizie, perché quella vicenda era diventata di interesse generale e il giro delle scommesse si era allargato a macchia d'olio.
Quanto avrebbero offerto per lui? Avrebbe superato il tizio di Hannan e Murphy? A che posto della graduatoria si sarebbe piazzato? E la donna che se lo sarebbe aggiudicato sarebbe stata attraente?
Travis non avrebbe mai potuto sopportare di essere svenduto per una cifra irrisoria o di finire tra le mani di qualche vecchia megera. Chi poteva prevedere come sarebbe andata una volta che avesse messo piede su quel palco e che avesse affidato il suo destino a quelle belve? Perché non ci aveva pensato prima?
Avrebbe potuto acquistare un biglietto per Sally... no, Sally no. Le aveva appena mandato un mazzo di violette e un flacone di Chanel. Bethany, allora. Avrebbe potuto prendere un biglietto per Bethany e dirle di offrire mille dollari più di quanto avrebbero offerto per il suo rivale. Naturalmente poi le avrebbe restituito la cifra... con gli interessi.
Ma sarebbe stato felice di vincere slealmente?
Non gli restava che affidarsi al destino, pur sapendo che non sempre era clemente.
«Poi tocca a te, cowboy.»
Travis trasalì udendo la voce di Peggy.
«Bene» grugnì, «prima si conclude questa faccenda e meglio è.»
«Vuoi che dia un'occhiata in sala? Che controlli chi non ha ancora sborsato un quattrino e potrebbe essere interessata a pagare una cifra decente per averti?»
«Non è importante» disse lui con tutta la dignità di cui era capace.
Peggy rise.
«Be', io provo a vedere.»
«Vedere? E come?»
«C'è un piccolo strappo nelle tende laggiù... ah...ah...»
«Che c'è?» chiese Travis, nonostante la sua intenzione di apparire disinteressato.
«Ce ne sono un paio davvero niente male, e qualcuna... passabile» aggiunse Peggy con un sospiro.
«Bene, meglio così» replicò lui, facendosi coraggio.
«E... oh... oh...»
Travis si sentì raggelare.
«Che altro c'è?»
«C'è una tizia nel centro della sala che... be', deve avere una forte personalità.»
«Ah, ne sono certo.»
«E quella con il boa di piume di struzzo e il diadema di brillanti, seduta al tavolo dietro di lei, sono certa che ti lascerà senza fiato.»
«Mio Dio, non mi dire!»
«E poi c'è una bionda con gli occhi azzurri che è appena arrivata. La detesto a prima vista. Bei capelli, bel viso, e anche uno splendido corpo da quel che si può vedere da qui. Una cosa è certa, una donna come quella deve avere un cervello da gallina!»
Travis scoppiò a ridere.
«È naturale, è una legge di compensazione! E ora» Peggy gli si avvicinò e gli lisciò il bavero dello smoking, «va' là fuori e fatti onore. Se sarai fortunato, potrai far colpo sulla donna dall'affascinante personalità, ma se fossi in te mi dimenticherei la Principessa dei ghiacci.»
Travis sorrise. Ora che era arrivato il momento della verità, si rendeva conto di quanto fossero stupide tutte le sue preoccupazioni, grazie a Peggy. Le prese la mano e se la portò alle labbra. «Ti devo infinita gratitudine. Al diavolo Pebble Beach e la mia reputazione!»
«Che cosa?»