Il principe è solo mio (eLit): eLit
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Info su questo ebook
Sono incinta! La principessa Liliana è disperata, ha appena scoperto di aspettare un bambino e la cosa dovrebbe riempirla di gioia se non fosse per un piccolo, insignificante particolare: il padre è il sexy e fascinoso, ma anche arrogante e pieno di sé, Alexander Bravo-Calabretti. La loro è stata la pazzia di una notte e ora è in arrivo la cicogna. Alex e la sua famiglia hanno già deciso: dovranno sposarsi. Anche il padre di Lili, il re Leo, è dello stesso avviso. A Liliana non rimane altra scelta che cedere, sperando che non sia la più grossa sciocchezza della sua vita. L'unica nota positiva è che Alex è l'uomo che tutte le donne vorrebbero e adesso sarà solo suo.
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Anteprima del libro
Il principe è solo mio (eLit) - Christine Rimmer
Immagine di copertina:
Depositphotos / konradbak
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Prince She Had To Marry
Harlequin Special Edition
© 2012 Christine Rimmer
Traduzione di Raffaella Fontana
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-438-5
1
«Chi è stato a deflorare mia figlia e a metterla incinta?» tuonò re Leo talmente forte che le sue parole sembrarono rimbalzare contro le pareti rivestite di damasco. Percorse la stanza con sguardo accusatorio e infuocato.
Liliana, Principessa di Alagonia, nonché ex vergine in questione, fece una smorfia. Si sarebbe sentita volare la proverbiale mosca.
La famiglia Bravo-Calabretti, sorpresa durante la colazione, restò ammutolita. Rimasero tutti seduti immobili a fissare alternativamente Lili e il furente sovrano. Erano tutti riuniti negli appartamenti personali del palazzo di Montedoro: Sua Altezza Reale Adrienne e il principe consorte Evan, i loro quattro figli maschi e le cinque femmine. Erano altresì presenti i due giovani figli dell’erede al trono e la novella sposa del secondo in linea di successione, Rule.
Re Leo, il viso rosso come un’arancia di Montedoro, ricominciò a gridare: «Chi è il responsabile? Chi ha osato disonorare la mia unica figlia?».
Lili avrebbe semplicemente desiderato scavarsi una fossa nel pavimento di marmo e sparire per sempre. Che situazione imbarazzante. Ce l’aveva messa tutta per nascondere la verità al padre, almeno finché non fosse riuscita a parlare col principe col quale era finita a letto. Purtroppo però le sue lettere erano rimaste senza risposta, così come le sue telefonate. Poi, prima che potesse decidere come comportarsi, suo padre aveva scoperto ogni cosa.
Lili era la sua unica figlia e il padre la adorava. In qualche modo sembrava sempre sapere quando qualcosa non andava, ma la sera prima, a cena, era stato l’agnello a far precipitare la situazione: le era bastato sentirne l’odore per precipitarsi in bagno. L’uomo l’aveva seguita, persuaso che l’adorata figlia fosse gravemente malata. Lili ce l’aveva messa tutta per rassicurarlo, ma non era servito a nulla. Il re si era rifiutato di tranquillizzarsi e aveva iniziato a informarsi presso il personale. La servitù aveva finto di non sapere nulla per conservare il segreto, ma alla fine una giovane cameriera aveva vuotato il sacco. «Signore, mi dispiace, Signore. Sua Altezza è... incinta.»
Per il resto della notte il sovrano non aveva dato tregua alla figlia: voleva a tutti i costi sapere il nome del cane che si era approfittato così della sua ingenuità. Lili però si era rifiutata di dirglielo e così l’uomo, convinto che si trattasse di un Bravo-Calabretti, aveva deciso di passare all’azione.
E sfortunatamente non si sbagliava. Quella stessa notte i due erano saliti sul jet privato di famiglia, destinazione Montedoro, un principato della Costa Azzurra, a poche ore di volo da Alagonia, un piccolo regno sulla costa spagnola. Per evitare di ascoltare le insistenti richieste paterne, Lili aveva trascorso il volo chiusa nella sua cabina. Aveva provato a dormire ma non era riuscita a chiudere occhio.
E adesso eccola lì, in piedi in quella sala, intenta a salvare il salvabile: non poteva certo vomitare proprio in quel momento. Non di fronte ai principi Calabretti al gran completo.
Ce la stava anche mettendo tutta per non guardare in faccia colui che l’aveva privata della propria verginità. Lo stesso uomo che si era rifiutato di rispondere alle sue lettere e telefonate. Forse adesso avrebbe finalmente accettato di rivolgerle la parola.
Pur non osando guardarlo in faccia, tra sé e sé pregava che, almeno per il momento, lui rimanesse in silenzio. Quella scena era assurda e suo padre prima o poi si sarebbe calmato. A quel punto, lei e il padre del suo bambino avrebbero potuto discutere a quattr’occhi.
«Ho chiesto chi è il responsabile» insistette Leo, ma la sua richiesta cadde in un silenzio persino più tombale. Infine le teste di tutti i presenti si voltarono in direzione del Principe Damien. Lili non fu particolarmente sorpresa: Damien era il donnaiolo di famiglia. Di certo non poteva essere stato Rule. Lui era stato a un passo dal farle una proposta di matrimonio, ma tra loro non c’era mai stato niente più che un sincero affetto fraterno. Oltretutto Rule si era sposato da poco con un’americana, Sydney O’Shea, una donna che Lili ammirava sinceramente.
E in effetti Rule non c’entrava niente, proprio come Damien, ma erano solo in due in quella stanza a saperlo.
Re Leo notò l’occhiata che tutti avevano rivolto a Damien. «Ah, e così sei stato tu. Proprio come sospettavo. Alzati!» ordinò sguainando la scimitarra.
Che figuraccia. Ci mancava soltanto la scimitarra, la situazione non avrebbe potuto essere più mortificante di così.
«Padre, ti prego» balbettò Lili, rossa in volto, «la questione riguarda solo me e il padre del mio bambino. Adesso voglio che tu la smetta.»
L’uomo la ignorò.
Damien fece per alzarsi e Lili aprì la bocca per ammettere che Damien non c’entrava niente, ma prima che potesse parlare, il gemello di Damien, Alexander, scostò la sedia e si alzò. «Signore, si sbaglia. Damien è innocente. Sono io il responsabile.» Alexander era alto, le spalle ampie, gli occhi azzurri e scintillanti.
Lili si portò una mano alla bocca. Certo, capiva che Alexander non poteva starsene lì senza far niente mentre, per una volta, il fratello veniva accusato ingiustamente di aver sedotto e abbandonato una donna, però... E adesso cosa sarebbe successo?
Erano tutti sconvolti; faticavano a credere che il responsabile fosse Alexander, e Lili li capiva: stentava a crederci lei stessa. Sapevano tutti che disprezzava Alex e che la cosa era reciproca. Inoltre, ecco, ad Alex le donne non interessavano, non da quando aveva fatto ritorno dall’inferno dell’Afghanistan.
Eppure...
Avevano fatto l’amore. Solo una volta. Una sola volta, che però era bastata a concepire quella creatura che cresceva nel suo grembo e a cambiare la sua vita per sempre.
Alex. Aveva perso la verginità con Alex. Stentava ancora a crederci.
Anche suo padre sembrava sconvolto come il resto dei presenti. «Alexander?» chiese, improvvisamente senza forza, semplicemente incredulo.
Un attimo dopo però la forza gli tornò. Con un grido estrasse nuovamente la scimitarra e si scagliò contro il giovane che rimase immobile.
«Smettila!» gridò Lili, ma il padre non sembrò sentirla, così corse a intromettersi tra i due uomini, ma Adrienne, la madre di Alex, fu più veloce.
La donna si alzò con la massima calma e col viso soddisfatto nell’apprendere che il suo figliolo più tormentato era tornato ad aprirsi alla vita il tempo sufficiente per mettere incinta Lili, che per lei era come una figlia.
«Leo» disse con la sua voce gentile e melodiosa, «sono così felice che siate venuti. Credo che sia il momento più indicato per discutere del matrimonio, non ti pare?»
2
Gli incontri segreti proseguirono per tutta la giornata.
Opporsi al matrimonio sarebbe stato impossibile. Dovevano sposarsi. Nel giro di un paio di giorni, erano tutti d’accordo. Tutti tranne Lili, ma nessuno le dava ascolto. Parlava d’amore, di relazioni, del suo diritto di essere una donna del ventunesimo secolo.
«La questione riguarda solo Alexander e me» insisteva. «Mi rifiuto di sposare un uomo che non mi ama. È sbagliato, tutto qui.»
La lasciarono parlare senza curarsi di lei, tanto lo sapevano tutti che era una chiacchierona.
Rivolse più di una volta uno sguardo supplichevole ad Alex. «Alex, per favore. Lo sai che dobbiamo parlare.» Ma lui si limitava a fissarla senza dire una parola e con uno sguardo privo di espressione.
Alex rimase in silenzio per tutto il tempo. E del resto cosa avrebbe potuto dire? Era ancora sotto shock per il fatto che la Sciocca Lili, come la chiamava quando erano bambini, fosse rimasta incinta. Perché diavolo non aveva risposto alle sue lettere? Perché non aveva risposto alle sue telefonate? Si era convinto che lei si stesse comportando in maniera drammatica e sopra le righe, come suo solito, secondo il temperamento tipico della sua famiglia.
Come aveva fatto a toccarla? Il suo comportamento lo disgustava. Non si era mai comportato in quel modo. Non fino a quel giorno di due mesi prima, quando aveva sentito qualcuno piagnucolare fuori dall’uscio del suo appartamento a palazzo. Ancora non capiva perché gli fosse venuto in mente di aprire la porta per vedere chi fosse.
Era Lili, di bianco vestita, con i lunghi capelli biondi che le coprivano le spalle fragili e scosse dai singulti. Lei aveva sentito la porta aprirsi e aveva sollevato il viso. Con un grido era balzata in piedi. «Oh, Alex, è successo qualcosa di terribile. Si tratta di Rule. Si è sposato con un’altra.»
Avrebbe dovuto chiudere la porta a quel punto, e lavarsene le mani. Invece non lo aveva fatto. L’aveva fatta accomodare ed era stato ad ascoltare il suo sfogo: Rule era innamorato di un’altra. Lili non era mai stata altro che una sorta di sorella minore.
Alla fine le aveva porto un fazzoletto. «Calmati, Lili. Al mondo c’è così tanta sofferenza. Non ti rendi conto di quanto siano insignificanti i tuoi problemi?»
Lei non l’aveva presa bene. Aveva emesso un altro gridolino e aveva cercato di schiaffeggiarlo. Avrebbe dovuto lasciarla fare, lasciare che si sfogasse ancora un po’. Invece no. Le aveva afferrato il polso al volo prima che riuscisse a colpirlo.
Ed era stato allora che era successo.
Ancora non capiva come o perché.
All’improvviso lei era finita tra le sue braccia. Profumava come un fiore esotico. Gli... aveva fatto perdere la testa. La Sciocca Lili gli aveva fatto letteralmente perdere la testa. Non c’era altro modo per spiegarlo. In quel momento, stringerla tra le braccia era stato come possedere ancora la gioia, la speranza e tutte quelle belle cose che credeva perdute per sempre. La sua pelle era così morbida e i suoi occhi erano azzurri come lapislazzuli.
E poi le loro labbra si erano incontrate, si erano dischiuse...
Qualcosa in lui aveva ceduto.
Ciò che era successo a quel punto era inaspettato, perfetto e davvero magico.
Con Lili.
Proprio lei, con tutte le donne che c’erano al mondo.
Lei gli aveva sorriso. Sembrava così contenta. Gli aveva sfiorato la guancia con una mano. «Alex» aveva sussurrato il suo nome come se fosse una specie di magia. La cosa lo aveva infastidito. Non sopportava di essere guardato a quel modo, così aveva tagliato corto: «Dovresti andartene, ora».
E lei se n’era andata. Alex si era pentito amaramente del proprio comportamento e dopo essersene dette dietro di tutti i colori, aveva deciso che la cosa migliore per tutti era lasciarsi quel piccolo incidente alle spalle.
Perlomeno era quello che aveva cercato di fare. Poi lei gli aveva mandato una lettera che Alex non aveva mai aperto e lo aveva chiamato. Due volte. In entrambi i messaggi gli aveva chiesto di richiamarla, ma senza mai dare spiegazioni sul perché. Ora