Un desiderio impossibile (eLit): eLit
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Info su questo ebook
Sebbene le loro famiglie siano nemiche da secoli, questo non ha impedito alla bellissima e audace Lady Henrietta Seldon e a Lord Crispin, trasgressivo Visconte Dale, di alimentare nel corso degli anni la loro segreta passione. I loro trasgressivi e fortuiti incontri, però, sono sempre culminati in disastrosi epiloghi.
Finché la sorte non li porta a ritrovarsi chiusi nella cantina di Owle Park, rendendo loro impossibile negare l'amore e la lealtà che li ha avvicinati e allontanati più e più volte. Sarà quest'ultima, fatale occasione a farli bruciare nel fuoco mai estinto della passione, quali ne siano le possibili, catastrofiche conseguenze? NOVELLA INEDITA
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Anteprima del libro
Un desiderio impossibile (eLit) - Elizabeth Boyle
successivo.
1
Mai guardare negli occhi una donna Seldon. Se non vuoi essere stregato per tutta la vita.
Massima della famiglia Dale
Owle Park, 1810
Dopo aver riordinato la casa di campagna di suo nipote, Lady Juniper, da ragazza Lady Henrietta Seldon, diede uno sguardo ai rivestimenti in stile olandese e ai luminosi pavimenti tirati a lucido, e sorrise compiaciuta.
«È tutto a posto» disse, rivolta a Mr. Muggins, l'enorme cane al suo fianco, con la speranza di inculcare un senso di responsabilità nel superbo terrier irlandese. Purtroppo, Mr. Muggins aveva dei ben miseri precedenti in fatto di ordine, e puntò il muso verso di lei come se non avesse la più pallida idea di quello di cui stava parlando.
Henrietta sospirò. Nessuna meraviglia che la padrona del cane, Tabitha Timmons da nubile, l'attuale Duchessa di Preston, fosse stata riluttante a lasciare a casa la bestiaccia. Di certo, inoltre, si spiegava il senso delle parole di commiato di Sua Grazia: Non vi disturba prendervi cura di lui, vero? Può essere un po'...
Tabitha non aveva completato la frase, poiché Henrietta si era affrettata ad assicurarle che Mr. Muggins non avrebbe dato alcun fastidio.
Mai furono pronunciate parole più fatali.
Mr. Muggins dava fastidio di continuo.
L'enorme cane indisciplinato aveva rovinato uno dei migliori manicotti imbottiti di Henrietta e aveva anche attentato alle piume del suo cappellino preferito.
«Bene, da un momento all'altro ce ne andremo a Londra, e tu sarai di nuovo un problema di Tabitha» disse Henrietta al cane.
Il cane diede un'occhiata in giro come per identificare chi fosse l'oggetto di un'affermazione simile.
Henrietta sospirò ancora e si guardò attorno un'ultima volta. Le restava una sola cosa da fare: chiedere al figlio della governante di andare in cantina a prendere la cassa di vini che suo nipote, Christopher Seldon, il Duca di Preston, le aveva chiesto di portare in città; poi lei, Mr. Muggins e la sua cameriera, Poppy, potevano fare ritorno a Londra.
Questo, nonostante Poppy si opponesse con veemenza all'idea di viaggiare proprio quella sera – la notte di Halloween – sostenendo che gli antichi spiriti avrebbero infestato le strade.
Possono accadere fatti inattesi, milady, l'aveva messa in guardia.
Una credenza che Henrietta aveva scartato in un battibaleno come del tutto assurda, mentre osservava dalla finestra il viale alberato, dove le foglie secche sospinte dal vento frusciavano sul ghiaino, intanto che più in alto le poche foglie tenaci ancora attaccate ai rami svolazzavano in baldanzosa sfida dei cambi di stagione.
Eppure, l'avvertimento di Poppy le tornava inquietante alla mente per tormentarla.
Fatti inattesi...
Quelle parole le sibilavano lungo la spina dorsale, dandole un'irrequieta percezione del destino, che Henrietta tentò di scrollarsi in fretta di dosso come la polvere dagli scaffali.
I desideri irrequieti non facevano più parte della sua vita, ricordò a se stessa.
Era una vedova rispettabile ormai.
Be', se si può esserlo ad appena ventotto anni e dopo aver sepolto tre mariti.
Matrimoni che aveva deciso d'impulso, nello stesso modo in cui aveva seguito i suoi desideri...
E come il vento che sospingeva le foglie qua e là, quella sola parola – desideri – solleticava il suo cuore.
Oh, sta' attenta a quello che pensi, tentò di dirsi.
Il fatto era che la parola desideri portava con sé l'immagine inattesa e del tutto non richiesta di un uomo con l'aria da canaglia, diabolicamente bello, il tipo per cui avrebbe potuto liberarsi degli stivaletti e correre a piedi nudi sul grande prato verde.
Guardando alle sue spalle verso la scala, si chiese dove mai si trovasse Poppy, e a che punto fosse Lord Halwell, che stava venendo a prenderle da Londra con la carrozza.
Era proprio tempo che se ne andasse da Owle Park e dai ricordi che quel luogo le evocava quando meno se lo aspettava. Per quel motivo, e anche perché le sole anime rimaste in casa erano lei, Poppy, la governante, Mrs. Briar, e suo figlio.
E Mr. Muggins, aggiunse Henrietta desolata, guardando il cane, che era accucciato con il muso rivolto verso la porta.
Mentre rialzava lo sguardo, lo scricchiolio delle ruote di una carrozza sul viale la avvisarono che era finalmente tempo di andarsene.
Hen non riuscì a farne a meno. Sospirò. Lord Halwell era piuttosto attraente, ma non proprio il tipo che ispira desideri pericolosi e sconsiderati.
La qual cosa andava bene, si disse. Per l'ennesima volta. Dato che d'ora in poi aveva tutta l'intenzione di rimanere salda, indifferente e riservata.
Una vedova rispettabile, impeccabile.
Finché riuscite a stare alla larga da lui, Poppy le avrebbe detto con il suo modo fin troppo brusco.
E con lui la sua schietta cameriera non intendeva Lord Halwell.
Ma proprio lui.
Il primo uomo che avesse mai baciato Henrietta. L'unico che avesse mai trovato la strada del suo cuore. Il solo che lei avrebbe dovuto disprezzare e disapprovare più di ogni altro.
Quello che la tentava come nessun altro. Era capace di ridurla in preda al tremore, incredula dei desideri proibiti che lui le suscitava con la pura e semplice presenza.
Hen rabbrividì e si rese conto che forse era davvero una provvidenziale combinazione che ci fosse Lord Halwell a impedirle di commettere, d'impulso, qualche errore madornale. Quel tipo di tentazione anche troppo a portata di mano a Owle Park.
Così si affrettò verso la porta, pronta a dimenticare il passato, soltanto per scoprire che quell'unico ma assai increscioso errore le si stava per ritorcere contro.
Un fantasma del passato, avrebbe commentato Poppy.
Un evento davvero inaspettato, oltre ogni dire.
Poiché il gentiluomo che stava saltando giù dalla predella non era il solare e affabile Lord Halwell, bensì un certo visconte Dale dall'aspetto torvo.
O meglio, lui.
E al solo vederlo Henrietta si trovò catapultata nel passato, al giorno in cui si erano conosciuti. Il giorno in cui lei aveva perso la testa.
Owle Park, nove anni prima
Lady Henrietta Seldon guardò oltre l'ampia distesa del prato verso un lontano angolo di bosco, chiedendosi se avrebbe potuto osare. Il verde cupo degli alberi con l'allettante promessa di ombra e forse di una lieve brezza proveniente dal fiume retrostante le suggeriva una tregua dalla calura di quella giornata.
E dal momento che di rado riusciva a trascorrere del tempo in campagna, decise che lo avrebbe fatto. Cioè, avrebbe osato.
Perché si sa, alla figlia di un duca non era permesso molto. Almeno non senza essere accompagnata. E soltanto qualora fosse ben sorvegliata e tutelata secondo le restrizioni dettate dall'etichetta dell'alta società.
Va bene, ma non oggi, si disse.
Hen, come la chiamavano in famiglia, sgattaiolò fuori dalla carrozza, lasciandosi alle spalle l'accompagnatrice allora in funzione, la prozia Zillah, che, com'era prevedibile, russava beata. Ci mancò poco che Hen danzasse mentre attraversava il soffice mare d'erba verde smeraldo, lasciando cadere lo scialle e la mantella lungo il percorso. Non appena si fu allontanata a sufficienza dalla carrozza, si tolse gli stivaletti e le calze in modo da poter correre a piedi nudi, come una comune ragazza di campagna.
Si lasciò in testa il cappellino che le piaceva tanto, sia per l'incantevole tesa rivolta all'insù, sia per le piume sbarazzine appuntatevi sopra. Meglio così che tornare a Londra con il volto abbronzato e pieno di lentiggini. Sua madre sarebbe inorridita, soprattutto nell'imminenza del ballo di debutto e della presentazione a corte.
Non che Hen avesse bisogno di nessuna delle due cose. In pratica era già fidanzata con Lord Astbury – era così dal tempo della loro prima giovinezza – ma sua madre voleva a tutti costi che Hen trascorresse una Stagione a Londra come si conviene.
Comunque, quel giorno avrebbe vissuto qualcosa di più avventuroso.
Sospirava per la delizia di sentire l'erba umida e fresca sotto i piedi, mentre si teneva a posto il cappellino dandogli dei lievi colpetti. Quello sì che era il paradiso, tutto quanto: dall'aria tersa e frizzante al terreno soffice sotto i piedi, fino all'allegro richiamo degli uccelli che cinguettavano giocosi sopra la sua testa.
Com'era possibile che suo padre e sua madre preferissero Londra a quella beata esistenza bucolica, lei non lo avrebbe mai capito.
Mentre si lanciava un'occhiata alle spalle, fu sorpresa da un attimo di tristezza. Per quanto Owle Park fosse gradevole, era una dimora su cui incombeva la tragedia. Il fratellastro assai più anziano di lei, James, e quasi tutta la sua famiglia vi erano morti a causa di una terribile febbre.
Chiuse gli occhi e si sforzò di richiamare alla memoria la fugace immagine del fratello, che era stato l'unico frutto del primo matrimonio del loro padre. I ricordi di James erano vaghi, in gran parte perduti, mentre quelli che riguardavano i suoi figli – in pratica coetanei di Hen, dal momento che suo padre si era risposato con sua madre in età avanzata – i loro volti e le loro voci, erano molto più vividi. La bella e dolce Dove; Freddy, alto ed eretto, quello che avrebbe dovuto ereditare; il malizioso Felix, con una scintilla negli occhi che prometteva guai e un gran divertimento; e la cara piccola Lydia, che aveva appena imparato a camminare, proprio su quel prato.