Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Un segreto da custodire
Un segreto da custodire
Un segreto da custodire
E-book220 pagine3 ore

Un segreto da custodire

Valutazione: 4.5 su 5 stelle

4.5/5

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Inghilterra, 1825 - Dotata di uno straordinario fiuto per gli affari che l'ha aiutata dopo essere stata abbandonata all'altare, Miss Jane Rathbone è davvero soddisfatta di aver concluso l'acquisto di un edificio messo all'asta, soprattutto perché lo ha soffiato all'odiato ex fidanzato, Milton. La frustrazione però è grande quando scopre che quest'ultimo voleva impossessarsi dell'immobile per conto del fratello Jasper, amico d'infanzia di Jane, appena tornato dalle Americhe più bello che mai. Ma la delusione cede subito il passo a un'idea che a Jane sembra perfetta: lei cederà l'edificio - e magari anche altro - a Jasper in cambio di una proposta di matrimonio che le permetta di muoversi più liberamente all'interno della rigida società londinese. Lui accetta sperando che la sua nuova, bellissima moglie non scopra mai il suo segreto.
LinguaItaliano
Data di uscita20 ott 2017
ISBN9788858971567
Un segreto da custodire

Leggi altro di Georgie Lee

Autori correlati

Correlato a Un segreto da custodire

Ebook correlati

Narrativa romantica storica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Un segreto da custodire

Valutazione: 4.5 su 5 stelle
4.5/5

2 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Un segreto da custodire - Georgie Lee

    successivo.

    1

    Londra, 1825

    Cosa ci fa qui quel verme? Jane Rathbone serrò i pugni quando vide comparire nella casa d'aste Milton Charton, il suo vecchio fidanzato. Di Camille, la sua insignificante consorte, non c'era traccia.

    «Diamo inizio alle offerte per la tabaccheria con annessa abitazione su Fleet Street» annunciò in quel momento il banditore. «C'è un'offerta di apertura?»

    Milton alzò la mano.

    Un prepotente desiderio di vendetta si fece strada nel cuore di Jane. Se Milton voleva quell'edificio, lei avrebbe fatto di tutto per impedirgli di averlo. Sollevò la mano a sua volta, attirando l'attenzione di tutti i presenti, Milton compreso. Gli uomini d'affari intervenuti la osservarono con disapprovazione. Milton, invece, sgranò gli occhi per la sorpresa prima di concentrarsi di nuovo sul banditore.

    «Che cosa pensate di fare?» sussurrò accanto a lei Justin Connor, con tono più divertito che critico. Aveva accompagnato all'asta il fratello di Jane, Philip Rathbone, che intendeva acquistare un capannone lungo il Tamigi e la fanciulla era andata con loro perché non aveva di meglio da fare.

    «Faccio un'offerta per un edificio» rispose come se stesse parlando dell'acquisto di un cappellino. Grazie al cielo, Philip era uscito a parlare con un collega e non era presente per interferire con la sua reazione spontanea. Non che potesse più controllare l'eredità di cui Jane era entrata in possesso l'anno prima, dopo avere raggiunto la maggiore età, ma di sicuro avrebbe potuto interferire con la gestione di quel patrimonio.

    «Immagino che il vostro improvviso interesse per la tabaccheria non abbia niente a che vedere con Milton Charton» osservò sorridendo Justin.

    «Oh, invece ha proprio tutto a che vedere con lui.» Non le importava nulla di acquistare una casa dalla pessima reputazione, né di dovere sopportare le sicure rimostranze di Philip. Milton non l'avrebbe avuta vinta.

    «In tal caso, lungi da me l'intento di trattenervi» commentò Justin in tono asciutto. Intanto il banditore invitò ad aumentare l'offerta. Milton sollevò la mano e Jane si affrettò a scimmiottarlo.

    I presenti in sala la guardarono con ancora più evidente disapprovazione, ma Jane li ignorò, come del resto aveva ignorato i ghigni derisori dei loro figli e i commenti pungenti delle loro figlie e consorti quando Milton aveva sposato a sorpresa Camille Moseley.

    Il banditore continuò a sollecitare nuove offerte e la gara andò avanti finché gli altri partecipanti si ritirarono, lasciando in ballo soltanto Jane e Milton. Questa volta, però, lui esitò prima di alzare di nuovo la mano.

    Ce l'ho quasi in pugno. Jane soffocò un sorrisetto trionfante mentre alzava la mano senza esitazione. Milton non disponeva dei mezzi per competere con lei. Grazie all'eredità, Jane possedeva il denaro necessario per quell'acquisto, e grazie all'innato senso degli affari avrebbe escogitato un sistema per trarre profitto dall'immobile. Era un peccato che la mentalità comune si opponesse all'imprenditorialità femminile, altrimenti avrebbe fatto strada nel mondo degli affari esattamente quanto il fratello. Invece non era altro che una zitella, e questo solo per colpa di Milton. Dio, quanto lo detestava!

    Aumentò l'offerta ancora tre volte prima che Milton cedesse.

    «E uno!» gridò il banditore.

    Milton si allentò il nodo della cravatta, ma non rispose.

    Ho vinto.

    «E due!»

    Milton la guardò accigliato, ma lei ricambiò scoccandogli un'occhiata di trionfo. Dopo l'umiliazione a cui l'aveva esposta, meritava davvero di provare quell'imbarazzo di fronte ai colleghi.

    «E tre! Venduto a Miss Rathbone.» Il martello del banditore si abbassò sul piano di battuta, scatenando un brusio tra i presenti. Nessuno si sarebbe azzardato a protestare apertamente, dato il rispetto che tutti nutrivano per Philip, ma di certo avrebbero pensato che Jane era stramba. A lei non importava più niente. Non avendo un marito, né una casa tutta sua, quell'edificio le avrebbe dato uno scopo e un futuro.

    Justin si portò una mano al cappello in segno di apprezzamento. «Congratulazioni per la vittoria. Vogliamo andare a ritirare il premio?» Le indicò il banco dei pagamenti. Sarebbero dovuti passare davanti a Milton, per raggiungerlo.

    «Sì, certo, andiamo» assentì lei, ansiosa non soltanto di rigirare il coltello nella piaga di Milton, ma anche di ufficializzare l'acquisto prima che il fratello facesse ritorno.

    Fissò gli occhi sul fidanzato di un tempo, mentre gli si avvicinava, sfidandolo a sostenere il suo sguardo. Il buon senso le suggerì di tirare dritto senza rivolgergli la parola, ma il desiderio di vendetta ebbe la meglio. «Vi ringrazio per l'esaltante battaglia al rialzo, Mr. Charton.» Era decisa a fargli provare almeno in parte l'umiliazione che aveva sopportato lei due anni prima, quando Milton l'aveva, in pratica, abbandonata all'altare. «Non ero venuta qui per acquistare una tabaccheria, quest'oggi, ma sono felice di averlo fatto.»

    Lo sgomento sul volto di Milton scomparve improvvisamente. «L'acquisto non era per me, ma per Jasper.»

    «Jasper?» Il cuore le fece un balzo nel petto, colmo di un entusiasmo che non provava da anni. «Non è in America?» Come tante altre persone a lei care, anche Jasper era partito per l'America con l'intento di non fare più ritorno.

    «Non più.»

    «Lo abbiamo comprato?» La voce che ricordava sin dai tempi dell'infanzia risuonò alle sue spalle, portando con sé ricordi sopiti. Jane ripensò alla gioia dei giorni in cui lei e Jasper correvano insieme lungo il fiume Fleet, quando si divertivano a origliare i discorsi delle sorelle maggiori di lui o a fare progetti sul futuro. Quante volte Jane aveva sperato di vederlo tornare, o di ricevere una lettera con cui le confessava di avere cambiato idea riguardo al loro futuro. Quella lettera non era mai arrivata.

    Serrò le dita intorno alla reticella, pronta ad allontanarsi anziché affrontare Jasper e vedere calpestare quei bei ricordi così come Milton aveva calpestato i suoi. Un tempo lontano, loro tre erano stati inseparabili. Eppure chissà cosa pensava adesso Jasper di lei, soprattutto se il fratello gli aveva riempito la testa di chissà quali storie sul suo conto. Jane non voleva vedere nello sguardo di Jasper la stessa espressione untuosa che scorgeva in quello di Milton.

    No, Jasper non è come Milton, tentò di rassicurarsi prima che antichi timori le oscurassero la ragione. Allora perché non mi ha mai scritto? Perché l'ho spaventato, così come ho sempre spaventato ogni uomo da allora.

    Falla finita, si ingiunse. Non avrebbe permesso a nessuno dei fratelli Charton di avere la meglio su di lei. Si sarebbe comportata con il consueto buon senso. In fondo non si trattava d'altro che di un'infatuazione infantile.

    Si girò traendo un profondo respiro, risoluta ad affrontare il passato, anche se non fu il passato a sorriderle, ma il presente. Il quindicenne allampanato da cui si era separata nove anni prima era diventato un uomo, più alto e robusto del fratello Milton, che pure aveva un anno di più. Nel periodo trascorso in America a imparare dallo zio i segreti del commercio del cotone, il volto di Jasper aveva assunto i tratti dell'uomo adulto, con le guance spigolose e una robustezza tutta nuova. Inoltre, era cresciuto talmente in altezza, che Jane dovette arretrare di un passo per potergli guardare il viso incorniciato da una zazzera castana striata di biondo. Indossava un'elegante giacca scura con rifiniture di velluto nero sul colletto e ai polsini, messa in risalto dal panciotto azzurro scuro. La permanenza a Savannah aveva aggiunto un tocco di eleganza al fisico mascolino.

    «Bentornato a casa, Mr. Charton. Non avrei mai pensato di rivedervi in Inghilterra.» Jane dovette fare uno sforzo per imbrigliare l'entusiasmo che le vibrava nella voce.

    «Nemmeno io, in realtà.» Jasper si tolse il cappello per rivolgerle un inchino e un lampo allegro gli illuminò lo sguardo. Qualsiasi cosa Milton gli avesse raccontato, non era riuscito a inimicarle Jasper. «È meraviglioso ritrovarvi. Non vedevo l'ora, anche se non mi aspettavo di incontrarvi qui.»

    Voleva ritrovarmi! Parole ben diverse da quelle pronunciate dal ragazzino che l'aveva esortata a non aspettarlo, il giorno lontano in cui lei aveva finalmente trovato il coraggio di rivelargli che da lui desiderava qualcosa di più di una mera amicizia. Jane serrò le dita intorno alla reticella e le ci volle qualche istante per riprendersi dalla sorpresa. Si accingeva a rispondergli, però, quando Milton la interruppe in tono beffardo.

    «È lei che ha acquistato l'immobile.»

    Jane trattenne un sorriso quando vide tentennare quello di Jasper. Serrò le dita intorno alla reticella con tanta forza da spezzare una delle pietre che la ornavano, maledicendo Milton e la sua impetuosità. Era Milton, quello che voleva ferire, non Jasper.

    «Mi congratulo con voi per l'acquisto» concesse graziosamente questi. «Avete sempre posseduto lo stesso talento di vostro fratello, negli affari. Sono certo che farete buon uso di quell'edificio.»

    «Ne sono certa anch'io.» Jane respinse la vergogna che la attanagliava con la stessa potenza del giorno in cui Mr. e Mrs. Charton le avevano parlato della fuga d'amore di Milton e le avevano chiesto perdono per il comportamento del figlio maggiore. «Se volete scusarmi, vado a saldare il mio debito.»

    «Si capisce.» Jasper sollevò il cappello per salutarla mentre si faceva da parte. «Sarò lieto di rincontrarvi, Jane.»

    Pronunciò il suo nome con naturalezza e, quando lei alzò gli occhi, scorse nei suoi un lampo di quella malizia che ricordava dall'adolescenza. Quel lampo le strappò un sorriso. Era quello il ragazzo che aveva sempre adorato, e il rivederlo cancellava di colpo il ricordo del giovane che era partito abbandonandola.

    «Anch'io sarò lieta di rincontrarvi, Jasper.» Di certo non sarebbe stato per scorrazzare nel giardino dei Rathbone, ma Jane aveva la certezza che sarebbe stato ugualmente divertente.

    L'inebriante profumo di gardenia di Jane continuò a stuzzicargli i sensi anche quando lei si fu allontanata con Mr. Connor. Rivedere Jane non era certo una delle esperienze che Jasper si sarebbe aspettato di vivere quel giorno. La sua voce si era ammorbidita, così come la rigidità dei movimenti di un tempo. Nel corso di quel breve scambio di convenevoli, era stato come se gli ultimi nove anni non fossero mai trascorsi.

    «Ti sei lasciato soffiare l'acquisto da quella piccola arrogante soltanto perché non eri qui» lo accusò Milton.

    L'esaltazione di un attimo prima svanì all'istante. «Sono stato trattenuto» replicò brusco Jasper, sfinito dallo sforzo necessario a nascondere ai familiari la propria attività notturna. «E bada a come parli di lei. Data la vigliaccheria con cui l'hai tradita, non c'è da sorprendersi che abbia cercato di batterti all'asta.»

    «Sempre pronto a prendere le sue parti contro di me, vero?» ribatté il fratello irritato, anziché avere la decenza di vergognarsi del proprio operato.

    Jasper si accigliò. Non era Jane, l'unica a essere cambiata durante la sua assenza. Era sbarcato a Portsmouth ansioso di riabbracciare Milton e di confidargli l'angoscia e il tormento che aveva vissuto a Savannah durante l'epidemia di febbre gialla, ma Milton non era affatto una persona fidata. Se Jasper gli avesse rivelato ciò che era accaduto a Savannah e poi a Londra, era certo che il fratello lo avrebbe usato contro di lui alla prima occasione senza curarsi di tradire un segreto. Jasper non sapeva cosa aveva fatto per guadagnarsi il disprezzo del fratello maggiore, ma di sicuro stentava a riconoscere in lui il ragazzino a cui era stato tanto legato un tempo.

    In quel momento si pentì di non avere mai scritto a Jane durante la lunga assenza. La sua amicizia lo avrebbe senza dubbio rincuorato, soprattutto quando la febbre gialla si era portata via lo zio Patrick.

    Intanto dette un'occhiata all'elenco degli edifici messi all'asta, cercandone un altro che si adattasse alla sua attività meglio di quello che occupava attualmente. Dannazione, non ce n'erano!

    «Se fosse una vera lady, non si sarebbe presentata qui oggi» sibilò Milton rancoroso lisciandosi la manica della giacca. «E se si fosse comportata come una vera lady, avrei potuto perfino sposarla.»

    Jasper non riuscì a trattenersi. «Sei soltanto un idiota, Milton. E ti conviene chiudere il becco, se non vuoi che ti metta a tacere a suon di pugni.»

    Era soltanto colpa di Milton, se quel giorno tutti i suoi progetti erano andati in fumo. Mentre usciva dalla casa d'aste, Jasper si sforzò di regolare il respiro per tenere a bada la rabbia e la frustrazione che lo animavano. Nessuno attorno a lui poteva comprendere l'angoscia che ancora lo attanagliava al ricordo della terribile epidemia che aveva decimato la popolazione di Savannah. Nessuno riusciva a immaginare cosa significasse essere circondati dalla morte, se non i poveri diavoli che vivevano confinati nei sobborghi di St. Giles e Seven Dials.

    Proprio mentre quei pensieri funesti minacciavano di soffocarlo, un lampo rosso attrasse il suo sguardo: era il landò dei Rathbone, che gli passò accanto. Jane parlava agitata con il fratello. I riccioli scuri dondolavano sotto il nastro rosso del cappellino. Quel movimento lo ipnotizzò quasi quanto la forma morbida e piena delle sue labbra.

    Non si accorse di lui, eppure Jasper non riuscì a distogliere lo sguardo. Vederla era stato come varcare la soglia della casa paterna dopo nove anni trascorsi in America e respirare l'odore della sua infanzia, la familiare fragranza di brandy e cannella.

    Jasper continuò a osservare Jane fino a quando il landò non scomparve nel traffico e in quel momento si sentì travolgere da un terribile senso di isolamento. La ragazzina che scorrazzava con lui e Milton era scomparsa per sempre, così come era scomparso il ragazzino che lui stesso era stato un tempo. Un intero oceano di esperienze e di tradimenti lo separava da tutti coloro che aveva conosciuto in passato eppure, in quei brevi istanti trascorsi con Jane, gli era parso di sfiorare ancora una volta l'innocenza dei tempi andati. Chissà se trascorrere più momenti con lei lo avrebbe fatto tornare alla spensieratezza della gioventù? No, impossibile. Non poteva opprimerla con l'odiosità del suo passato, né tantomeno con gli inganni del presente.

    Scese le scale della casa d'aste per dirigersi verso la gioielleria dall'altro lato della strada, pronto a spendere un paio di sterline per un bel bastone da passeggio o per qualche altro oggetto ugualmente costoso. Poteva anche avere il morale sotto i tacchi, ma non si sarebbe lasciato andare. Era scampato alla morte e adesso aveva tutte le buone intenzioni di godersi appieno la vita.

    «Mrs. Townsend e io ti abbiamo insegnato a condurre diversamente gli affari, Jane» sentenziò Philip in tono di rimprovero prima di rivolgersi a Justin. «E voi avreste dovuto fermarla.»

    «Non è mia sorella» protestò questi. «Senza contare che è abbastanza grande per decidere cosa fare del suo denaro.»

    «Su questo dissento.»

    «Io, invece, sono d'accordo» insistette Jane. «È la mia eredità e intendo spenderla come meglio mi aggrada.»

    Philip tacque, rifiutando di lasciarsi trascinare nella discussione che evidentemente la sorella moriva dalla voglia di fare scoppiare.

    «Tu sapevi già che Jasper Charton era tornato a casa, vero?» lo incalzò la sorella, irritata dal suo silenzio.

    «Sì» rispose lui serrando la mascella.

    «E per quale motivo non me lo hai detto?»

    «Perché Mr. Charton mi ha chiesto di non farlo. Jasper ha vissuto momenti difficili, a Savannah. Era molto malato, quando è tornato a casa, e aveva bisogno di tempo per riprendersi.»

    Già. Mrs. Charton le aveva parlato dell'epidemia di febbre gialla che aveva devastato Savannah e aveva condiviso con lei l'ansia per la salute del figlio. In quanto a Jane, era da nove anni che non aveva notizie di Jasper, ma non per questo aveva smesso di volergli bene. E fare compagnia a Mrs. Charton le ricordava i tempi ormai lontani in cui era stata la gentildonna a farle compagnia durante la malattia di sua madre. A quell'epoca Jane aveva pregato incessantemente il Padreterno affinché la facesse guarire. Il Signore, tuttavia, non aveva ascoltato le sue preghiere e sua madre era morta.

    «Come mai Jasper è tornato a casa?»

    «L'epidemia ha fatto fallire l'azienda per il commercio del cotone e lui è tornato in patria con l'idea di avviare una diversa attività. È per questo che gli serviva l'edificio su Fleet Street che gli hai soffiato sotto il naso. E visto che a te non serve, domattina faremo visita ai Charton e tu gli offrirai di rivenderglielo.»

    «Niente affatto. Lo userò per avviare un'attività tutta mia.»

    Philip serrò i pugni. «Cerca di ragionare, Jane.»

    «È quello che faccio sempre. Ho bisogno di fare altro, oltre che curare le rose in giardino e sentire i miei nipotini scorrazzare per casa.»

    «Mi sembra di averti dato ampia opportunità di farlo.»

    «Certo, ma sempre all'ombra della tua reputazione e del tuo nome, mai dimostrando la mia capacità di gestire affari di successo.»

    «Soltanto perché i commercianti della zona rifiuterebbero di condurre affari con una donna e i nostri affari ne soffrirebbero.»

    Jane serrò la reticella tra le mani. Philip aveva ragione, purtroppo. «Detesto il

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1