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Cuore di ghiaccio
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E-book188 pagine2 ore

Cuore di ghiaccio

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Info su questo ebook

Anne Latimar sa esattamente quale genere di uomo vorrebbe come sposo: aitante, di ottima famiglia e raffinato. Un uomo, insomma, che sappia uguagliare il fascino di suo padre. Ma competere con Harry Latimar non è cosa facile, e proprio per quello nessuno dei pretendenti della giovane è mai stato degnato di un secondo sguardo. Quando Anne conosce Jack Hamilton, l'antipatia tra i due è immediata. Ben presto, però, lei si rende conto che dietro la facciata di freddezza ostentata dal vecchio amico del padre si celano un animo nobile e un cuore generoso. Certo è un problema il fatto che Jack si sia chiuso per sempre all'amore dopo la morte della prima moglie, ma ora Anne ha deciso chi sposare.
LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2017
ISBN9788858963197
Cuore di ghiaccio

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    Anteprima del libro

    Cuore di ghiaccio - Laura Cassidy

    successivo.

    1

    Il giorno del matrimonio di suo fratello George, Anne Latimar si alzò tardi. Non si trattava di un fatto raro, comunque: la pigrizia di Anne era ben nota a tutta la sua famiglia.

    Quel giorno, però, si era ripromessa di compiere uno sforzo e di scendere presto ad aiutare la madre nei preparativi. Così, non appena ebbe aperto gli occhi, invece di trattenersi come di consueto sotto le coperte, saltò subito in piedi. Rivolgendo un'occhiata compiaciuta alla splendida veste che avrebbe indossato più tardi per la cerimonia, si infilò un semplice abito da casa. Dopo essersi spruzzata un poco d'acqua sul volto, scese al piano inferiore.

    Sua madre Bess, ovviamente, era già in attività da ore. Accolse Anne con un sorriso indulgente. «Buongiorno, tesoro mio. Vedo che non ci siamo pettinate, questa mattina!» Quell'ultima osservazione era in verità stata aggiunta più per rispetto alle apparenze che per criticare davvero la figlia. Tra sé e sé, infatti, Bess trovava che la sua Anne apparisse deliziosa più che mai appena alzata, con i lunghi ricci neri sparsi sulle spalle e gli occhi resi più languidi dal sonno.

    A dire il vero, l'aspetto fisico di Anne Latimar non si poteva definire altro che incantevole, in qualsiasi momento del giorno o della notte. La natura l'aveva dotata di una carnagione diafana e luminosa, di bellissimi occhi azzurro scuro, incorniciati da folte ciglia nere, e di una cascata di capelli corvini. Anche il suo corpo era perfetto: snello e slanciato, ma con forme inequivocabilmente femminee.

    Anne abbracciò la madre con affetto e prevenne qualsiasi altro commento, dichiarando: «Non mi sono ancora acconciata perché volevo subito scendere ad aiutarvi. Dunque ditemi che cosa posso fare».

    Bess rise. «Se ci fosse ancora qualcosa da fare a quest'ora, mia cara, mi strapperei i capelli dalla disperazione! Tra meno di due ore Sua Maestà la regina sarà nella cappella, non possiamo certo farla attendere!»

    Anne si guardò attorno con aria delusa. Il salone era, in effetti, pronto a ricevere gli illustri ospiti. I giardini erano stati saccheggiati dei loro fiori più belli, che ora adornavano la grande stanza, ravvivandone il mobilio di legno scuro. Il profumo delicato delle corolle si mescolava agli aromi provenienti dalla cucina.

    Il lungo tavolo di quercia era apparecchiato con stoviglie d'argento, bicchieri di cristallo e tovaglioli di fiandra. La luce che entrava dalle grandi finestre metteva in risalto il centrotavola, costituito da boccioli di rosa circondati da piccole candele.

    Il maniero dei Latimar, Maiden Court, era di dimensioni relativamente modeste, ma era sempre stato in grado di accogliere in modo degno ogni visitatore, dal più umile al più altolocato. Sebbene di quei tempi si fosse diffusa la moda di ampliare le dimore nobiliari aggiungendovi un'ala centrale, in modo da conferire alla costruzione la forma di una E, in omaggio al nome della regina, Harry Latimar si era sempre rifiutato di modificare la sua amata casa. Ne era infatti già pienamente soddisfatto.

    A parte qualche piccolo intervento di ristrutturazione, Maiden Court non era in pratica mutata da quando un invasore normanno ne aveva posto le fondamenta.

    «Dunque non posso fare proprio nulla?» insistette Anne. «Dov'è Hal?»

    Hal, o meglio Henry, era l'ultimo nato di casa Latimar. Ben diciotto anni dividevano i gemelli, George e Anne, dal bambino, ma quel piccolo tiranno riusciva già a far sentire il peso della propria presenza. Avere un figlio così avanti negli anni era stato per lady Bess al tempo stesso una benedizione e una fonte d'ansia. Era delizioso poter giocare con lui, cullarlo, aiutarlo a scoprire il mondo, eppure tutto ciò richiedeva anche una gran risorsa di energie che, talvolta, iniziavano a scarseggiare in lei.

    «Walter lo ha portato alle scuderie» rispose con un sospiro. «Grazie a Dio, perché mi stava facendo impazzire! Credo...» E l'espressione di lady Bess si accigliò, «sì, credo che non si sia ancora rassegnato ad aver perso Judith.»

    «Oh, ma non l'ha affatto persa!» ribatté Anne in un tono veemente, che le procurò un'occhiata sospettosa da parte di sua madre.

    In verità era Anne a non essersi ancora rassegnata all'idea che George avesse deciso di sposare la bambinaia di Hal, quando avrebbe invece potuto ambire alla mano delle dame più in vista del regno.

    Judith Springfield era giunta l'anno prima dall'ovest per occuparsi di Hal e aveva da subito stregato l'erede di casa Latimar. Era stato dapprima un amore contrastato, ma anche ora che le principali avversità erano state superate, in cuor suo Anne non aveva ancora accettato l'unione tra due persone separate da un tale divario sociale.

    «A che cosa stai pensando, cara?»

    «Io? A nulla!» Anne conosceva bene il punto di vista della madre sull'intera faccenda, ben più aperto e tollerante del suo. Bess si era lasciata subito intenerire dai due giovani innamorati.

    Le cose sarebbero andate diversamente per lei, pensò la giovane con una punta di stizza. Quando e se si fosse sposata, l'avrebbe fatto solo e unicamente con un uomo suo pari in tutto e per tutto, per nascita e per ricchezza. Un uomo, ne era convinta, che sarebbe stato quanto più possibile simile al suo adorato padre.

    «Se siete certa di non aver bisogno del mio aiuto» riprese, «allora tanto vale che vada a vestirmi. Dove sono mio padre e lo sposo?»

    «George è nella sua stanza con i suoi compari. Un gruppetto di facinorosi, decisi a far arrivare tuo fratello ubriaco all'altare!» Bess rise. «Tuo padre è andato da un fittavolo.»

    Anne sorrise. «Andrò a controllare che il mio caro fratello sia ancora sobrio, allora.» Corse su per le scale canticchiando, seguita dallo sguardo affettuoso della madre.

    L'annuncio delle nozze di George Latimar aveva suscitato parecchi commenti maliziosi tra vicini e conoscenti. Molti di quei commenti si riferivano ovviamente alla bassa estrazione sociale della sposa, ma altri si erano invece concentrati sul fatto che, ora che uno dei bellissimi gemelli Latimar si era accasato, ne restava l'altro, la bellissima Anne, non solo non ancora sposata, ma nemmeno fidanzata.

    Alcuni biasimavano Harry e Bess Latimar per quello stato di cose. Erano troppo indulgenti con la figlia, si sosteneva, avendole permesso di rifiutare parecchie proposte di matrimonio senza mai tentare di influenzarla, come accadeva invece nella maggior parte delle famiglie nobili. Altri davano la colpa alla stessa Anne, per cui nessun gentiluomo sembrava andare bene. E il cielo sapeva che le attenzioni non le erano mancate, bella e ricca com'era!

    Alcuni di quei corteggiatori erano piaciuti molto a Bess e Harry, che erano quindi rimasti delusi quando la cocciuta Anne li aveva puntualmente respinti. Ciononostante, non avevano mai tentato di costringerla, ben sapendo che Anne, in tutto e per tutto simile al padre non solo nell'aspetto, ma anche nel carattere, non avrebbe mai accettato imposizioni.

    Tuttavia Bess non poteva fare a meno di sentirsi ferita da quei rimproveri. Forse avrebbe potuto fare di più. Tutte le figlie delle sue amiche, coetanee di Anne o anche più giovani, erano già sposate, spesso con prole. Sembrava un gran peccato che proprio Anne, la più graziosa, la più ambita, fosse ancora nubile.

    Concedendosi un ultimo sospiro rassegnato, Bess si riscosse e andò in cucina a controllare i preparativi per il banchetto.

    Nel frattempo Anne aveva raggiunto la porta della stanza di George. Bussò leggermente. L'invito a entrare fu accompagnato da uno scroscio di risa maschili. Dapprima aprì solo di poco l'uscio e sbirciò dentro, per assicurarsi che la scena all'interno fosse perlomeno decorosa, quindi spalancò la porta ed entrò. George era accanto alla finestra, con un calice di vino in mano. I suoi compari erano adagiati in pose scomposte sulle varie poltrone, ma non appena la videro scattarono sull'attenti, cercando di ricomporsi.

    «Benvenuta, sorella!» l'accolse George. «Sei venuta ad accertarti che io sia pronto ad affrontare le fatiche che mi attendono?»

    «Sì.» In verità Anne non nutriva la benché minima preoccupazione riguardo a George, la cui morigeratezza nel bere era risaputa. Ma gli altri... Rivolse uno sguardo carico di disapprovazione ai quattro volti resi paonazzi dal vino, poi andò fino al tavolo e prese la brocca. Era quasi vuota. «Bene!» esclamò, in tono di rimprovero. «Vedo che vi siete dati ai festeggiamenti con un certo anticipo!»

    I quattro arrossirono ancora di più, quella volta per la vergogna.

    «Non berrete più fino a dopo la cerimonia» decretò Anne. I giovani gentiluomini chinarono il capo in segno di assenso. Stavano pensando tutti e quattro la medesima cosa: nessuno sapeva impartire una ramanzina come Anne Latimar! Perfino con il viso accigliato e l'espressione minacciosa, restava incantevole. Se soltanto fosse stata meglio disposta verso i suoi corteggiatori...

    I quattro giovani posarono i bicchieri, ma Anne non aveva ancora finito.

    «E ora correte a darvi una sistemata mentre io scambio qualche parola con mio fratello» ingiunse loro. «Non vorrete presentarvi in chiesa in questo stato!»

    Le obbedirono all'istante. Anne andò così a sedersi accanto a George, sul sedile ricavato nel vano della finestra. La somiglianza tra i due era davvero sconcertante: erano entrambi scuri di capelli, con la pelle candida e il fisico aggraziato.

    «Sei felice, fratello?»

    «Sai bene che lo sono. E tu, Anne, sei felice?»

    «Certo. Stai per ottenere ciò che desideri, non è così?» Anne gli posò il capo sulla spalla e George le cinse la vita con il braccio.

    «Bene» affermò il giovane. «O almeno, bene per me. Ma tu? Molti dei nostri ospiti avranno l'impressione che le cose qui a Maiden Court procedano al contrario, che saresti tu a doverti sposare oggi. Anzi, che ti saresti dovuta maritare anni fa!»

    Anne scrollò le spalle. «Quando mai ci è importato di quel che pensano gli altri? Succederà quando succederà.»

    «Ma non succederà affatto, se ti ostini a rifiutare ogni proposta che ricevi. Ti sei resa conto, nell'entrare in questa stanza, poco fa, che l'unico uomo presente a non averti mai chiesto in moglie ero io?»

    Anne giocherellò con uno dei bottoni di madreperla del giustacuore di George. «Lo so, ma...»

    «Sei di gusti troppo difficili. Perché? Che cosa stai cercando? O meglio, chi

    Anne abbassò lo sguardo senza replicare, ma George conosceva già la risposta. Sua sorella aspettava di trovare qualcuno capace di reggere il confronto con l'unico uomo sempre al centro dei suoi pensieri: suo padre. Harry Latimar, il cui fascino era rimasto immutato con il passare degli anni, era in grado di ammaliare qualunque signora rivolgendole solo poche parole e un sorriso. Anne lo adorava.

    Ma George, che pure desiderava per Anne la stessa felicità toccata a lui nell'incontrare Judith, era convinto che lei non avrebbe mai trovato un uomo come il padre. Anzi, dubitava che un tipo come Harry Latimar fosse davvero ciò di cui sua sorella avesse bisogno.

    «Comunque...» Anne si districò dall'abbraccio e si alzò, avvicinandosi alla finestra. «Oggi è il tuo gran giorno, basta parlare di me.» Aprì la finestra e guardò fuori. «Che strano! Sta arrivando un uomo a cavallo. Se si tratta di un ospite è in grande anticipo.»

    George le andò accanto. «Ma è Jack Hamilton!» esclamò sorpreso. «Non avrei mai detto che sarebbe venuto.»

    «E chi sarebbe?» Anne si sporse dalla finestra per vedere meglio il nuovo arrivato. Dalle agili mosse con cui scese da cavallo si sarebbe detto ancora giovane, eppure aveva i capelli grigio argento di un uomo maturo. Anche il suo cavallo era inconsueto: non un elegante, snello destriero adatto a cavalcate di piacere, bensì uno stallone poderoso, di certo più a proprio agio sui campi di battaglia che nelle campagne inglesi.

    «Un tempo era lo scudiero di nostro padre» le spiegò George, «ancora prima di Richard de Vere, di cui forse ti ricorderai. Jack ha servito nostro padre per tre anni ed è stato poi fatto cavaliere su sua raccomandazione. Sono rimasti amici.»

    «Ora ricordo di aver udito il suo nome, ma non l'ho mai visto prima d'ora. Perché pensavi che non sarebbe venuto, oggi? Chiunque sarebbe onorato di essere incluso in un ritrovo a cui presenzierà la regina!»

    «A dire il vero l'hai già conosciuto, proprio qui a Maiden Court, ma allora avevamo solo tre anni. Da più di quindici anni Jack comanda una guarnigione militare nel nord del paese. Non mi aspettavo che accettasse l'invito di nostro padre perché so che rifugge ogni evento sociale.»

    «E perché mai?» Anne era intrigata.

    George si frugò nella memoria. «Dieci anni fa perse la moglie in un terribile incidente e da allora, in segno di rispetto alla sua memoria, evita qualsivoglia forma di svago.»

    «Davvero?» Anne rimase a guardare l'uomo dai capelli brizzolati affidare il cavallo a uno stalliere e incamminarsi verso la casa. «Che strano...»

    George guardò la clessidra posta sul tavolo. La sabbia era scorsa quasi per metà. «Devo finire di vestirmi, Anne. Non voglio mettere Judith in imbarazzo arrivando in ritardo.»

    Anne sarebbe stata una delle damigelle d'onore della sposa. Lei e altre tre giovani avrebbero seguito Judith nel breve tragitto a piedi dalla casa alla cappella, spargendo petali di rosa sul suo cammino. Poco dopo George sarebbe arrivato, scortato dai suoi fidi compari, anch'essi a piedi. Lungo la via si sarebbero accalcati i vari fittavoli dei Latimar e gli abitanti del villaggio vicino, per gettare altri fiori e gridare i loro auguri.

    Dato che Judith sarebbe arrivata dalla fattoria dei suoi zii, presso la quale aveva trascorso la notte, George sarebbe dovuto rimanere segregato in camera, onde evitare l'incresciosa possibilità d'imbattersi nella sposa prima del tempo, cosa che, secondo la tradizione, sarebbe stata di pessimo auspicio.

    Anne stava appunto apportando gli ultimi ritocchi alla propria tenuta, quando sua madre bussò alla porta della stanza ed entrò.

    «Sei splendida, mia cara» si complimentò, avvicinandosi per aiutarla a fissare

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